CAPITOLO 4
Logan
Resto altri cinque minuti e me ne vado.
Me lo ripeto da mezz'ora, ma stavolta è vero. Lo faccio.
La Caffettiera dove ci siamo fermati è occupata per tre quarti solo da noi: titolari e riserve della squadra di basket, cheerleader, ma Marika non mi leva gli occhi né le mani di dosso e inizia a darmi sui nervi.
Se fossimo solo noi due sarebbe diverso. Potrei lasciarmi andare e divertirmi un po' come abbiamo già fatto a Miami. In fondo, è una delle ragazze più belle con cui abbia mai scopato e ha un corpo pazzesco. Solo un idiota si lascerebbe scappare l'occasione di farsela, ma se cedessi all'istinto, qui davanti a tutti, la situazione potrebbe essere fraintesa.
Io e Marika non stiamo insieme e non voglio che si pensi il contrario.
Quando esco con una ragazza, lo faccio in privato. Non coinvolgo mai i miei amici per evitare che le cose si mescolino. Sono già sotto pressione tra le mura di casa mia. Quando sono fuori, non voglio vincoli. Le ragazze che mi faccio sono una cosa, la mia vita è un'altra e Marika, per quanto bella, disinvolta e sexy, non deve illudersi del contrario.
Mi tolgo la sua mano dalla coscia e provo a staccarmi un po' sul divanetto. Lei mi guarda subito con disappunto, ma me ne frego. Mi giro verso Martin che ci prova con una delle sue amiche, da quando siamo arrivati, e fingo di non notarlo.
«Che ne dite se mangiamo qualcosa? Ho fame.» Martin si rivolge a tutti, ma capisco subito che il suo è uno stratagemma per prolungare questo appuntamento improvvisato ancora un po'. Holly, Dolly, Molly, o come cavolo si chiama la brunetta seduta accanto a lui, deve piacergli parecchio ma io mi sono rotto e poi si sta facendo tardi. Devo andare da Nicole.
«Passo.» Cerco il portafogli per pagare il mio caffè freddo.
«Perché? Che devi fare?» Martin mi lancia un'occhiataccia.
«Voglio avvantaggiarmi e cominciare a studiare il programma di storia» dico la prima cosa che mi viene in mente.
Se dicessi la verità, inizierebbero tutti a fare delle battute del cazzo e non mi va, soprattutto davanti a Marika e le sue amiche.
Non voglio nascondere niente. Tutti sanno che io e Nic siamo amici, ma non sono dell'umore adatto ora, per sopportare commenti.
«C'è tempo. È solo il primo giorno e poi tu hai Nicole che ti aiuta, quindi puoi anche prendertela comoda.» Mi ferma la mano sul tavolo quando poso cinque dollari vicino al mio bicchiere.
Che cazzo, Martin!
«Nicole Matthews? La carota?» Il modo in cui Marika pronuncia il suo nome e poi questo nomignolo mi fa saltare i nervi.
Mi giro verso di lei come una molla e non faccio in tempo a mascherare il mio disappunto. «Carota?» Come cazzo si permette?
«Per i capelli.» Holly, Dolly, Molly o come cazzo si chiama, ridacchia tra sé.
Nic ha i capelli rossi e allora? Che cazzo c'è da ridere? Non mi sembra che qualcuno abbia fatto dei commenti sul colore di merda dei suoi.
«Come conosci la Matthews?» chiede qualcuno prima che possa parlare.
«Eravamo amiche alle medie. Se fossi in te, le starei alla larga.» Mi guarda con la coda dell'occhio e giochicchia con la cannuccia del suo tè. Sembra un po' a disagio.
«Perché?» chiede Holly, Dolly, Molly o come cavolo si chiama.
«Perché è una bugiarda schifosa.» Il tono di voce stizzito contrasta con l'espressione del suo viso. «Quando andavamo a scuola insieme, lei era brava ma io ero migliore e non lo sopportava. Ha cominciato a spargere falsità sul mio conto e ho rischiato di essere espulsa. I miei genitori mi hanno fatto cambiare scuola prima che mi rovinasse la reputazione.»
«Davvero?» Martin sembra sorpreso e ha ragione di esserlo. Lui non conosce bene Nic, ma io sì.
Sono tutte cazzate, queste! Nicole non farebbe mai una cosa del genere. Non può essere!
«Lo so che sembra strano.» Marika mi legge nel pensiero. «Lei è brava. Inganna tutti con quell'aria timida e ingenua, ma lo fa solo per non attirare l'attenzione. È falsa e bugiarda. Io la conosco bene.»
«Sei stata in Francia per tre anni. Come fai a conoscerla? Eravate delle bambine. Anche se è vero quello che hai detto, la gente cambia.» Non riesco a trattenermi.
«E tu come fai a dirlo?»
«È la sua fan numero uno!» Denny, dal tavolo accanto, si intromette. Si sporge sullo schienale del divanetto che divido con Marika e io sono tentato di spingerlo all'indietro dopo questa battuta del cazzo.
Lo so che è il buffone del gruppo e non dice mai niente con malizia, ma non sono tutti come lui. Tra noi ci sono anche ragazzi che non conosco bene e non mi piace che si parli di Nicole in questo modo davanti a loro.
Davanti a me!
Eppure, non dico niente. Chissà perché ho l'impressione che se intervenissi, peggiorerei la situazione.
«Che significa? Ha una cotta per te?» Marika mi guarda infastidita. È gelosa? Perfetto. Ci mancava solo questo.
«Siamo amici» taglio corto.
«Ma lei vorrebbe che usassi il tuo potere su di lei, Capitano.» Denny si sporge verso di me e mi dà una spallata.
Ora sta esagerando, però.
Scatto in piedi e lui per poco non cade in avanti.
«Va bene, io me ne vado a casa.»
«Non arrabbiarti, Capitano! Stavamo scherzando.»
Accenno un saluto disinteressato ed esco dalla Caffetteria fingendo che non mi importi quello che è appena successo anche se non è così.
Io e Nic siamo amici e anche se "vorrebbe che usassi il mio potere su di lei", e so che è così, gli altri non devono dire niente a riguardo.
Cazzo, avrei dovuto mandare tutti a fanculo, Marika per prima!
Non credo a una sola parola di quello che ha detto, ma se fosse vero, non ha comunque il diritto di sputtanare Nicole, nel presente. Erano due bambine, all'epoca.
«Logan?» Sento la voce di Marika alle spalle.
Mi fingo indifferente e monto in sella alla mia Duke parcheggiata davanti al locale.
«Non volevo farti arrabbiare, scusa. Non avevo capito che tu e Nicky foste così amici.»
«Non mi sono arrabbiato, devo solo tornare a casa. Da domani iniziamo sul serio gli allentamenti e voglio avvantaggiarmi.» Non so perché le do tutte queste spiegazioni, né perché sto mentendo.
Io e Nicole siamo amici. Dovrei dirle che non mi va che si parli male di lei e che il tono che ha usato davanti a tutti mi ha infastidito, ma l'espressione sul viso di Marika, ora che siamo soli, mi confonde. Sembra davvero dispiaciuta e quindi taccio.
«Allora ti lascio andare ma» mi sfiora il braccio, «mi giuri che non sei arrabbiato con me?»
«Non sono arrabbiato. Sul serio.»
«Lo so che quello che è successo a Miami non significa che stiamo insieme, adesso, ma tu mi piaci molto. Non sarei mai venuta a letto con te, altrimenti. Non voglio che pensi che sono una facile, okay?»
Ma che le salta in mente?
«Non lo penso.» Il mio braccio si muove in automatico e le faccio alzare il mento. «Anche tu mi piaci, splendore.» Non so perché lo dico. Questa sarebbe stata l'occasione giusta per mettere le cose in chiaro tra di noi e invece sembra che ci stia provando di nuovo con lei.
«Mi piace quando mi chiami così.» Sorride e una strana dolcezza le illumina gli occhi. «Sicuro che non posso venire con te?»
"Magari un'altra volta" dovrei rispondere, e invece l'attiro prima che possa capire cosa sto facendo e la bacio.
Non so perché. Non so che mi prende, ma anche se non dovrebbe, il mio istinto prende il comando.
Stringo il corpo di Marika finché le sue forme si adattano alle mie e il calore del suo corpo mi dà una sensazione di controllo.
Il sapore del tè sulla sua lingua è piacevole e fresco. Lei mi bacia coinvolta e sembra già pronta a venire quando le agguanto una natica e l'avvicino di più.
Siamo in mezzo alla strada, ma non mi ferma, non si tira indietro e mi piace che sia così coinvolta da non pensare che stiamo dando spettacolo.
Mi geme in bocca come se la stessi scopando con la lingua e io capisco che se allungassi la mano sotto la gonna della sua divisa, la troverei bagnata e pronta a levarsi le mutande per me.
Cazzo. Forse i miei amici hanno ragione. Questo è proprio il mio super potere e anche se non dovrei perché, in fondo, questo bacio non mi sta piacendo granché, mi sento potente, capace, e questo, al contrario, mi piace.
Mi piace così tanto che continuo a baciare Marika per non so quanto tempo e mi dimentico di Nicole che mi aspetta, ma soprattutto che, a pochi metri da me, al di là di un muro fatto di vetrate, i miei amici guardano me e Marika e vedono tutto.
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