Trentotto
Torino, 27 agosto 2017
"Spiegami perché ci siamo svegliati così presto e mi hai costretto a girare tutti i negozi di Torino" sbuffa Federico, trascinando le gambe a fatica per le strade del capoluogo piemontese.
"Perché sì, dobbiamo prendere il regalo di Edin, non possiamo ridurci all'ultimo minuto come al solito. Hai qualche idea?" Chiedo al numero 33 bianconero, che si stropiccia gli occhi dal sonno, a causa delle ore di riposo perse stanotte.
"No, ho le scimmiette nel cervello che battono i piatti" sbadiglia e, mentre camminiamo per il centro di Torino, mi prende la mano ed intreccia le dita con le mie, accarezzando il dorso della mia mano con il pollice.
È un gesto semplicissimo, nessuno ci farebbe mai caso, ma io non posso che sorridere di fronte a tale spontaneità. Mi sento così bene al suo fianco e non vorrei mai staccarmi da lui. Sono i piccoli momenti di quotidianità che mi fanno innamorare sempre di più di lui.
"E comunque ce l'avete tutti con me, una volta che Max ci dà il giorno di riposo e posso dormire fino a tardi ci pensi tu a buttarmi giù dal letto" abbasso di poco lo sguardo, a causa della nostra notevole differenza di altezza, per fulminarmi con lo sguardo.
"Smettila di fare la vittima dai, mica stai andando in guerra, un po' di vita, su!" Lo sprono, entrando nell'ennesimo negozio di giocattoli.
"Oh mio Dio, questo è il paradiso!" Esclama Federico guardandosi attorno: sembra un bambino in questo momento ed è così tenero, mi si scioglie il cuore.
"Peggio dei bambini" scuoto la testa e tiro fuori il cellulare per scattargli qualche foto di nascosto, per immortalare quello sguardo sorridente e spensierato che ha stampato sul volto. Sembra così piccolo ed innocente con questa espressione.
È bello da star male.
"Pensiamo un attimo... Cosa piace a Edin?" L'attaccante bianconero sembra avere recuperato tutte le energie che sembravano morte e sepolte fino a pochi minuti fa e inizia a girare per gli infiniti scaffali del negozio.
"Le macchine!" Mi viene un lampo di genio mentre faccio passare corridoio dopo corridoio, sperando di farmi venire un'idea. Non ho neanche bisogno di pensare troppo perché, alla fine di un reparto di LEGO, vedo il regalo perfetto per il piccolo Pjanic.
"Non esistevano questi giochi alla mia epoca" commenta Federico, mentre ci avviciniamo all'oggetto in questione: un modello di Jeep Compass formato giocattolo.
"È perfetta per lui" batto le mani, contenta di aver trovato quello che fa al caso nostro.
"Scusi, gentilmente, può spiegarci come funziona?" Federico chiede a una commessa del negozio, la quale sembra fin troppo entusiasta di spiegare il funzionamento della macchina al mio ragazzo.
Mi avvicino all'attaccante bianconero e gli metto un braccio attorno alla vita per marcare il territorio, dato che la commessa sembra non capire che deve girare al largo.
È già occupato, smettila di guardarlo come se fosse un cioccolatino svizzero, grazie.
"Quindi funziona esattamente come una macchina normale, in pratica" aggiunge Federico, girandosi per dare un'ultima occhiata al mezzo.
"Io direi che è perfetta, che ne pensi?" Gli domando, sperando vivamente che risponda in modo affermativo.
"Sarà felicissimo" si gira verso di me e mi rivolge uno dei suoi sorrisi che farebbero sciogliere il Circolo Polare Artico, perciò mi sporgo leggermente e sfioro le labbra con le sue, dandogli un casto bacio a stampo. La commessa sembra non gradire il nostro momento romantico, infatti si schiarisce la voce per attirare la nostra attenzione.
Hai visto, stronza? Bacia me e non te.
"Allora, la prendete?" Ci stacchiamo, rimanendo abbracciati ed annuiamo, per poi dirigerci alla cassa a pagare.
Dopo una guerra infinita convinco Federico a fare metà per uno, dato che il toscano voleva pagare la macchina tutta di tasca sua.
"Sarà il bambino più figo di Torino con quella" commento, sorridendo istintivamente mentre penso alla reazione di Edin.
"Saremo i suoi zii preferiti" Federico mi guarda, mi fa l'occhiolino e gli do il cinque. Dopo esserci concordati con il proprietario del negozio per far arrivare la macchina il giorno dopo a casa Pjanic, usciamo per trascorrere il resto della giornata insieme.
Camminiamo mano nella mano per le vie principali della città, ridiamo e scherziamo come se fossimo a casa nostra, nella nostra bolla.
"Fede, potrebbero vederci e scattare foto, lo sai?" Sussurro, dato che mi è sembrato di vedere un paparazzo seguirci.
"Non mi interessa, stiamo insieme e non ho nulla da nascondere. Tu ti senti pronta?" Ci fermiamo davanti ad un negozio di Intimissimi e lui mi prende anche l'altra mano nella sua, intrecciando le dita.
I miei spazi tra le dita sembrano fatti apposta per essere riempiti da quelle di Federico.
"Sono pronta a tutto, basta che ci sei tu" gli rispondo, perdendomi in quegli occhi verdi che brillano solo per me.
"Vieni qui, piccola" allarga le braccia e mi fiondo tra di esse, aggrappandomi forte alle sue spalle larghe, guardando la vetrina del negozio che sta dietro a Federico.
"Spostiamoci da qui, quest'uomo ci perseguita" scuoto la testa e sciolgo l'abbraccio, mostrando al mio ragazzo il poster quasi a grandezza naturale di Cristiano Ronaldo in mutande che, a quanto pare, fa il testimonial anche di Intimissimi.
"Non prenderla sul personale, dai" Federico ridacchia, tenendomi sempre per mano, in modo da non farmi scappare via.
"Non la prendo sul personale, ma capisci che vederlo fa troppo male dopo Cardiff. È ancora presto per scherzarci su, magari non mi passerà mai. È mostruoso" ammetto, con gli occhi che mi brillano, mentre penso alla finale di Champions League, quel maledetto 3 luglio scorso.
"Ma ti immagini che figata sarebbe giocare con lui?" Gli occhi di Federico si illuminano e stavolta non per merito mio, ma per Cristiano Ronaldo. "Vorrei essere bravo almeno un quarto di quanto lo è lui" aggiunge, mentre ci avviciniamo ad un negozio di abbigliamento.
"Lo so, sarebbe un sogno. Comunque se continui a lavorare sodo diventerai davvero forte, fidati di me" lo rassicuro, non perché devo farlo stare tranquillo, ma perché è la verità.
"Ti amo, lo sai?" Si gira verso di me e mi guarda in quel suo modo speciale che mi fa mancare un battito.
"Ogni tanto devi rinfrescarmi la memoria" faccio la finta tonta mordicchiandomi il labbro inferiore.
Federico si abbassa e unisce le nostre labbra mentre io gli getto le braccia al collo. Sto per approfondire il bacio quando lo sento ridacchiare contro di me.
"Che ti ridi?" Sussurro, sfregando il naso contro il suo.
"Penso a quanto mi fai impazzire quando fai la gelosa" scuote leggermente la testa per poi posare la fronte contro la mia, in modo da inchiodarmi con i suoi occhi magnetici.
Ora sono in trappola.
"Gelosa? Ma di che stai parlando?" Aggrotto le sopracciglia perché in questo momento, con lui che mi fissa in quel suo modo, non riesco a pensare lucidamente.
"In negozio, la commessa che mi mangiava con gli occhi" spiega, facendomi tornare alla mente quella biondina slavata che avrebbe voluto vendere a Federico se stessa, più che la Jeep.
"Quella zoccola" penso, ma la risata di Federico mi fa intendere che l'ho detto ad alta voce. "Non c'è un cazzo da ridere, ti stava consumando a furia di guardarti come se avesse voluto scoparti a sangue" alzo le spalle, visibilmente infastidita.
"La mia gelosona, guarda quanto sei bella quando vuoi marcare il territorio" mi dà un leggero e dolcissimo bacio sul naso, che mi fa spuntare un debole sorriso e arrossare le guance.
"Per forza sono gelosa, guardati" appoggio le mani sul suo petto, che accarezzo lentamente da sopra la maglietta.
"Zitta" scuote la testa. Non ama parlare del suo aspetto fisico, anche se sotto sotto so che lui è consapevole dell'effetto che fa su tutte le donne e, perché no, anche alcuni uomini.
"Zitta ci sto solo in un modo" lo provoco, alludendo al fatto che tengo la bocca chiusa solo quando mi bacia.
"Lo so, ecco perché tra un secondo starai zitta per davvero" conclude, per poi abbassare il viso verso di me e comincia a baciarmi, inizialmente in modo dolce per poi intrecciare la lingua con la mia, facendomi dimenticare che siamo per strada e non possiamo andare oltre.
Ci stacchiamo dopo un minuto buono, entrambi senza fiato, con le labbra rosse e gonfie.
"Hai un sorriso da ebete sulla faccia" lo prendo in giro, leccandomi le labbra che sanno ancora di lui.
"Senti chi parla" mi fa notare lui, che si morde il labbro inferiore, probabilmente per sentire a sua volta il mio sapore sulla sua bocca.
Torino, 28 agosto 2017
"Fede, sei un imbecille!" Urlo dal bagno di casa del numero 33, una volta visto il mio riflesso allo specchio. Mi raggiunge sulla soglia della porta e lo sento ridere come un matto. "Non c'è un cazzo da ridere, scemo. Come faccio a coprirlo adesso?" Gli lancio un asciugamano, che prende al volo prima che possa colpire la sua faccia dannatamene bella.
"È colpa tua" alza le spalle, continuando ad avere quell'espressione compiaciuta sul volto.
"Colpa mia? Certo, me lo sono fatta da sola il succhiotto" sospiro infastidita.
Dobbiamo andare alla festa di compleanno di un bambino di quattro anni e io ho una macchia viola sul collo che non andrà via neanche lavandomi con la candeggina.
"Certo che è colpa tua perché ti sei comprata quel completino intimo che... Lasciamo perdere, altrimenti ti scopo qui sul lavandino" si avvicina a me e mi abbraccia da dietro, passando le labbra in modo sensuale sul succhiotto di cui va tanto fiero.
"Ti piace?" Gli do corda, alludendo sia al succhiotto sia al completo intimo che ho comprato stamattina. Non riesco a resistergli nemmeno io quando me lo trovo a torso nudo e in boxer, quindi capisco la sua situazione.
"Mi fa impazzire..." sussurra al mio orecchio, facendomi venire la pelle d'oca su tutto il corpo. "Tu mi fai impazzire, un giorno o l'altro mi manderai fuori di testa" continua, alzando gli occhi per incontrare i miei allo specchio.
"Stai fermo lì" allungo una mano per prendere il mio cellulare e scattarci una foto.
Siamo così naturali in questo momento: siamo una semplice coppia che si gode i momenti di intimità, che si bea dei piccoli istanti di quotidianità.
Federico mi abbraccia forte, con le braccia tatuate attorno alla mia vita, io ho la testa contro il suo petto, la mano libera sulla sua ad intrecciare le nostre dita, mentre lui mi bacia la tempia. Entrambi abbiamo un'espressione rilassata sui nostri visi: siamo felici e si riesce a percepire anche dalla foto che ho appena scattato.
"Pubblicala, siamo belli" asserisce, poggiando il mento sulla mia spalla, guardando il risultato dello scatto sul mio cellulare.
"Sicuro?" Gli chiedo, girando leggermente il collo per incontrare i suoi occhi.
"Certo" mi stringe un po' di più e mi lascia un bacio a fior di labbra.
Mi faccio coraggio e pubblico la foto su Instagram, metto un semplice cuore nero – il mio preferito – come didascalia e lo taggo.
O la va, o la spacca.
Ma con lui non ho paura di niente e nessuno adesso, che si fotta pure Veronica. Il mondo deve sapere che siamo felici e non si può vivere nell'ombra per sempre.
"Andiamo, se no faremo tardi" blocco il cellulare e usciamo dal bagno, dopo aver coperto il succhiotto con uno strato di fondotinta ed essermi truccata leggermente gli occhi e le labbra.
"Aspetta" mi blocca per un polso, facendomi girare verso di lui.
"Cosa c'è?" Gli domando, cercando di pettinargli quei capelli indomabili che si ritrova.
"Sei bellissima" sussurra sulle mie labbra per poi darmi un lungo bacio appassionato.
Quella frase, che può sembrare la più semplice del mondo, detta in quel momento e con quel tono di voce, mi fa venire le farfalle nello stomaco come se fosse la prima volta, Ricambio il bacio con tutta me stessa, per fargli capire che mi sento la persona più felice sulla faccia della Terra.
"Anche tu non sei male" rispondo scherzosamente, una volta staccati. Gli faccio l'occhiolino e poi usciamo finalmente di casa, saliamo in macchina e siamo pronti a festeggiare il quarto compleanno del bambino più bello di casa Juve.
***
"Tanti auguri a te,
tanti auguri a te,
tanti auguri a Edin,
tanti auguri a te!"
Edin soffia sulle quattro candeline posizionate sulla sua torta di compleanno a forma di campo da calcio e poi abbraccia il padre, in ginocchio in fianco a lui, mentre tutti noi invitati applaudiamo calorosamente.
Ammiro questa scena quasi con le lacrime agli occhi. Mi fa tornare alla mente i miei primi compleanni, perché mio padre si comportava così come Miralem si comporta con suo figlio. E allo stesso modo penso che mi piacerebbe, un giorno, avere un rapporto così bello con mio figlio.
Essere genitori è un dono, essere bravi genitori è un talento.
"Voglio aprire i regali, posso, papà?" Il piccolo Pjanic si rivolge al numero 5 bianconero, che annuisce e gli bacia la nuca.
Edin corre verso la pila di regali che tutti gli hanno portato, li scarta e ringrazia tutti uno per volta, da vero ometto educato quale è.
Dopo averli scartati tutti, mi avvicino a lui e gli do un bacio sulla guancia. Il piccolo sorride e arrossisce, mi getta le braccia al collo e ricambia il gesto d'affetto.
"C'è ancora un regalo per te, ma chérie" gli sussurro all'orecchio e, non appena pronuncio quelle parole, sul suo viso compare un sorriso che farebbe intenerire anche Mario Mandzukic.
"Dov'è?" Chiede, saltellando attorno a me e Federico, che si è appena avvicinato a noi.
"Guarda un po' là" Federico si inginocchia per essere alla stessa altezza del festeggiato e gli indica un punto alle sue spalle.
Edin si gira e rimane a bocca aperta per un secondo; passa lo sguardo da noi, a suo padre e alla macchina che è appena entrata in cortile e si vede lontano un miglio che non vede l'ora di provarla, ma non è ancora sicuro che sia vera.
"Vai, mon amour" lo incoraggia Miralem, che si gira verso me e Federico scuotendo leggermente la testa, come a voler dire 'Non ci posso credere'.
Il festeggiato sale sulla sua nuova Jeep Compass personalizzata, con la targa "EDIN" e comincia a guidarla per tutto il cortile.
"Olivia, Federico, je t'aime!" Urla il piccolo accompagnato da molte risate, segno che è contento del suo regalo. Fede mi cinge le spalle con un braccio e io appoggio la testa sulla sua spalla, godendomi la scena con un sorriso a 32 denti stampato in faccia.
"Chissà, magari un giorno avremo anche noi un piccolo mostriciattolo come lui." Federico se ne esce dal nulla con questa frase che mi fa sussultare e alzo gli occhi per guardarlo.
"Scusa?" Non può averlo detto davvero.
"Mi hai sentito" ridacchia, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Sei un pazzo" scuoto la testa sorridendo, realizzando che sarebbe un bel sogno per il futuro.
"Ragazzi, siete pazzi, non dovevate assolutamente, è felice come una Pasqua" Miralem si avvicina a noi e ci abbraccia, visibilmente contento di vedere suo figlio felice.
"Possiamo essere considerati zii preferiti di Edin a questo punto, direi" scherza Federico. Alle sue parole Miralem annuisce e gli dà ragione.
"Siamo gli zii preferiti, evvai!" Do il cinque a Federico e facciamo la nostra esultanza: un mix di gesti con le mani da fare in sincronia che risulta molto elaborato agli occhi dei presenti, dato che ci dedicano un applauso.
"Siamo una squadra di pazzi" scuote la testa Paulo, che abbraccia la sua Oriana.
"Tu il più pazzo di tutti, mi amor" commenta la sua fidanzata, che gli dà un bacio a stampo.
***
"Non tirartela adesso solo perché ieri hai fatto tripletta" scherza Mario, riferendosi alla prima tripletta stagionale dell'argentino realizzata ieri a Genova, partita poi conclusasi con il risultato di 4-2 per i bianconeri.
I ragazzi hanno improvvisato una partitella di calcio nel giardino di casa Pjanic e il numero 10 esulta come se fosse sotto la curva dopo il gol.
"Non è colpa mia se Edin para tutti i tuoi tiri" lo punzecchia di rimando Paulo, che si merita un'occhiataccia da parte del croato e un gesto d'intesa dal suo piccolo portiere fenomeno.
"Cresceranno mai?" Domanda Monica, seduta tra me ed Oriana. Noi ragazze ci siamo accomodate sul dondolo all'ombra, nella speranza di ricevere qualche boccata d'aria fresca ogni tanto mentre sorseggiamo degli ottimi spritz.
"Paulo nunca, è peggio dei ragazzini" commenta l'argentina, che guarda il suo fidanzato con gli occhi a cuoricino.
"Ci manca solo che si facciano male" intervengo, guardando con quanta poca serietà commettano falli stupidi, rischiando di farsi male sul serio.
"Se si fanno male Allegri li ammazza" se la ride Mel, la ragazza di Rodrigo.
"E io pure" replico immediatamente, non tollerando quando fanno gli stupidi.
"Olivia, io non so come ringraziarti, da quando ci sei tu ad aiutarli negli allenamenti, Gonzalo è dimagrito ed è sempre contento, dice che è merito tuo, quindi grazie." Le parole di Lara, la compagna del numero 9, mi colpiscono molto.
Non ho mai avuto l'occasione di scambiare due parole con lei ma oggi ho avuto modo di conoscerla ed è davvero una bellissima persona, sia dentro che fuori. La ringrazio di cuore, non sono certa di essere il motivo del dimagrimento di Gonzalo, ma sono contenta di dare una mano alla squadra.
"Liv, è tuo questo?" Monica mi porge il cellulare che avevo lasciato sul tavolo.
"Sì, perché?" Allungo una mano per prenderlo, lo sblocco e vedo una miriade di notifiche, sembra che il mio telefono stia esplodendo.
"Continua a vibrare, che cos'è?" Si sporgono tutte per sbirciare dal mio schermo e, una volta aperta l'applicazione di Instagram, noto tutti i 'mi piace' e i nuovi followers dopo la pubblicazione della foto con Federico.
"Ho messo una foto con Fede prima di venire qua e adesso sono bombardata" faccio notare, scorrendo la lista infinita delle nuove persone che mi seguono.
"È normale, ci farai l'abitudine" mi rincuora Oriana, sorridendomi gentile.
"Ci sono anche un sacco di fanpage su di voi, lo sai?" Si intromette nella discussione Roberta, la moglie di Claudio, nota per essere molto attiva sui social.
"Non ci credo, dici sul serio?" Roberta mi passa il suo cellulare, facendomi vedere tutte le nuove pagine dedicate a me e al numero 33 bianconero. "Oddio, ma dicono un sacco di cose carine" arrossisco e sorrido, contenta del fatto che la nostra storia piaccia a molte persone.
Non mi sono mai preoccupata del giudizio altrui, ma quando sei la fidanzata di un calciatore di successo della Juventus devi per forza stare attenta a tutto quello che fai, perché la tua vita diventa di dominio pubblico, anche se cerchi di tenerla il più possibile privata. Sono sincera, avevo molta paura di non piacere alle persone dopo la lunga storia di Federico con Veronica, ma adesso che vedo questi commenti, mi sento molto più tranquilla.
Alzo lo sguardo ed incrocio gli occhi del mio bellissimo ragazzo. Mi guarda, mi sorride dolcemente e mi manda un bacio volante. Gli sorrido di rimando e acchiappo il bacio al volo, lo afferro virtualmente con la mano e me la porto sul cuore, per fargli capire che quello è il posto dove deve stare.
Eccomi qui ragazzi con un nuovo capitolo! 🍀
Spero che vi piaccia, non dimenticatevi di lasciare stelline e commenti con le vostre opinioni!
Grazie mille per le ventiseimila visualizzazioni, siete dei cuori 🖤
Avrei voluto commentare una partita diversa sinceramente, ma una così imbarazzante e brutta erano anni che non la vedevo! Okay che abbiamo vinto e portiamo a casa i tre punti, ma non abbiamo giocato per niente. Sono contentissima che l'entrata di Federico abbia cambiato le sorti della partita, insieme ovviamente all'ingresso provvidenziale di Joao Cancelo che ha fatto gol. Sono molto felice per lui perché se lo merita, ha cercato per molte volte il gol senza mai trovarlo ed era ora che arrivasse. Mi spiace che sia andata così perché queste partite non mi entusiasmano anzi, sono mosce e oscene. Spero di non trovarmi davanti Emre Can in questa settimana perché potrei prenderlo a pedate nel culo! Migliore in campo, senza nessuna ombra di dubbio, Wojciech Szczęsny!
Ora scappo che questo spazio autrice sta diventando troppo lungo, come sempre.
PACE AMORE E FINO ALLA FINE FORZA JUVENTUS ⚪⚫
A presto,
C.
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