Quarantuno

Torino, 17 settembre 2017

Il ritorno da Barcellona è stato abbastanza traumatico per alcuni ragazzi. Non si aspettavano di certo una batosta del genere, nonostante giocare contro i blaugrana non sia propriamente una passeggiata di salute.

Federico non l'ha presa tanto male; certo, è deluso, ma non appena ci siamo visti al suo ritorno mi ha trattata come mai prima d'ora. Aveva una luce particolare negli occhi, come se non mi vedesse da secoli, mi ha stretta forte a se e non mi ha lasciata andare per tutta la notte.

Amo i nostri momenti di tranquillità dove possiamo dare sfogo a tutto il nostro amore. Lui è il mio porto sicuro e non mi sono mai sentita così a mio agio come tra le sue braccia.

Giovedì ho un esame, l'unico che riuscirò a dare in questa sessione di settembre, e non ho intenzione di uscire dall'università con un voto inferiore al 30. Mi dispiace solo non poter andare a vedere la partita contro la Fiorentina, ma lo studio è più importante.

"Che palle, non ho voglia di andare a giocare oggi, sono stanco" borbotta Federico con il viso contro il cuscino.

Non lo biasimo: sono le sei di mattina e ieri sera abbiamo fatto tutto tranne dormire, nemmeno io sono molto in forma.

"Lo so ma ti devi muovere, tra un'ora avete il treno che vi porta a Reggio Emilia, avete i minuti contati!" Cerco di smuoverlo dal letto sedendomi in fianco a lui accarezzandogli i capelli.

"Vieni anche tu" mugugna, aprendo leggermente gli occhi ancora assonnati.

"Non posso, amore" sussurro avvicinandomi al suo viso per lasciargli un dolce bacio sulla guancia.

"Ridimmelo" sorride chiudendo nuovamente gli occhi, che riapre subito dopo inquadrandomi nel suo campo visivo.

È l'uomo più bello che io abbia mai visto in tutta la mia vita.

"Amore" ripeto ad un tono di voce più basso rispetto a prima. "Amore, alza quel meraviglioso culo sodo e vestiti, non puoi andarci nudo a giocare" puntualizzo, dato che stanotte non si è preoccupato di mettersi qualcosa addosso dopo aver fatto l'amore.

"Va bene, capo" si toglie il lenzuolo di dosso, in modo da lasciare il suo corpo statuario completamente nudo davanti ai miei occhi. Rimango per un attimo impietrita ad ammirare i suoi muscoli contrarsi mentre si alza e si dirige in bagno.

"Chiudi la bocca che entrano le mosche" scherza, lanciandomi un cuscino per farmi rinsavire.

"Cretino, è colpa tua" sussurro e grazie a Dio non mi ha sentito, altrimenti me lo avrebbe rinfacciato per sempre.

"Tornate stasera?" Lo abbraccio da dietro mentre si lava i denti a torso nudo davanti allo specchio. Annuisce e accenna una risposta non capibile a causa del dentifricio che ha in bocca. Lui posa una mano sulla mia, che si trova sui suoi addominali, e la accarezza dolcemente, guardandomi negli occhi attraverso lo specchio.

"A proposito di stasera, devo chiederti una cosa" Federico si gira verso di me e prende le mie minuscole mani nelle sue.

"Cosa? Non farmi venire l'ansia" taglio corto, volendo che arrivi al punto in fretta.

"Venite a cena con me stasera?" Mi domanda e non posso fare a meno di ridacchiare sentendo le sue parole.

"Cos'è, adesso mi dai del voi?" Quello che era iniziato come un sorriso si è trasformato in una vera e propria risata.

"Intendevo te e Corrado." Il tono di voce utilizzato dal mio ragazzo è talmente neutro che mi fa venire i brividi.

Come può chiedermi una cosa così importante in questo modo così calmo? Non sono psicologicamente pronta, avrei avuto bisogno di un mese di tempo per ritenermi in grado di affrontare questo passo.

"Perché non rispondi?" Mi incalza subito Federico.

Mi conosce troppo bene, non c'è nulla da fare: non posso nascondergli niente.

"Mi hai spiazzato. Va bene, glielo chiedo" mi mordo il labbro inferiore a causa del disagio che mi provoca questa situazione. Federico lo capisce al volo e mi abbraccia stringendomi dolcemente a se.

"Stai tranquilla, amore mio, andrà tutto bene" mi da un bacio sui capelli e lentamente mi lascia andare, ormai in ritardo per il ritrovo con gli altri ragazzi.

Mentre lui mi coccola tra le sue braccia, inizio a pensare a quel giorno di giugno inoltrato quando ci siamo scontrati la prima volta, a tutta la strada che abbiamo fatto insieme e a tutto quello che il futuro ha in serbo per noi.

***

L'anticipo delle 12:30 è l'orario che odio di più al mondo. Ma chi lo ha inventato? Non ha minimamente senso far giocare le partite durante l'ora di pranzo. Il pranzo della domenica è sacro: è un momento di festa in cui si riunisce la famiglia a parlare di tutto quello che è successo durante la settimana. Invece, per colpa dell'anticipo delle 12:30, si accende la tv e vige il silenzio assoluto a tavola, cosa che per tutti gli italiani è uno scempio vero e proprio.

Io e mio padre siamo sul divano in camera, abbiamo ordinato cinese dal ristorante dell'albergo in modo che niente e nessuno possa disturbarci per i prossimi 90 minuti.

"Papi, stasera Fede ci ha invitati a cena" sgancio la bomba, aspettando una risposta da mio padre, che rimane impassibile a quella domanda.

"Va bene pulce, non c'è problema per me anzi, mi fa molto piacere" si gira verso di me addentando un raviolo di carne.

"Sul serio ti va bene?" Domando nuovamente, voltandomi di scatto verso mio papà. 

Probabilmente sono l'unica di noi tre che si fa questo problema, ma a me sembra una cosa seria presentare ufficialmente mio padre al mio ragazzo. Dovrei stare più tranquilla e pensare positivo come fanno loro, ma proprio non ci riesco: questa cosa mi mette in ansia e non posso farci niente.

"Certo, mi piace Federico. Dove sta il problema?" Ecco la domanda del secolo alla quale non so dare una risposta.

"Nessun problema, solo che mi fa strano. Quando stavo con Giacomo non c'è mai stata una cena di famiglia, tu e la mamma sapevate che stavamo insieme ma..." rivangare il passato, per quanto lontano, fa sempre male.

"Non nominarmi quell'infame! Tesoro, tu lo ami vero?" Mio padre si accorge delle mie insicurezze, è come se mi leggesse dentro, e vuole cercare di mettermi il più possibile a mio agio.

"Sì papi, lo amo tanto" dico semplicemente. Sento le guance accaldate e mi mordicchio il labbro inferiore. Per quanto io abbia un rapporto magnifico e totalmente trasparente con lui, queste conversazioni mi creano sempre un po' di imbarazzo.

"Si vede e anche tanto" sorride, mettendo una mano sulla mia guancia rossa. "E anche lui ti ama, me ne sono accorto da come vi guardate. Non avere paura del futuro, io approvo la vostra relazione perché lui è un ragazzo d'oro e ti tratta benissimo, non come quel coglione là" aggiunge. 

A lui non è mai piaciuto Giacomo: già dai primi tempi in cui uscivamo insieme mi diceva che non gli andava a genio.
Lui ha una specie di super potere: guarda in faccia una persona o ci parla insieme per alcuni minuti e riesce a capire se è sincera o meno. Con il mio ex ragazzo è successa la stessa cosa. Quando lo ha conosciuto mi ha detto che aveva un brutto presentimento su di lui. Io non gli ho dato retta perché mi piaceva tantissimo, ma poi a distanza di un anno l'ho beccato a letto con la mia compagna di banco. Ecco perché il suo giudizio è il più importante per me: come le capisce lui le persone, nessuno.

Stringo forte tra le mie braccia mio padre e dopo pochi minuti Dybala ci regala la prima gioia della giornata. L'argentino sblocca la partita al sedicesimo minuto ricevendo un pallone splendido da parte di Mandzukic. La butta dentro di prima intenzione con il mancino, segnando il suo gol numero cinquanta in bianconero.

"Questo ragazzo è un fenomeno" sentenzia mio padre, baciando il vecchio stemma bianconero sulla maglia di Alessandro Del Piero.

"E pensare che aveva paura di deludere i tifosi portando la dieci" scuoto la testa esultando per il gol facendo la Dybala Mask.

Paulo ci fa sorridere nuovamente all'inizio del secondo tempo quando, dopo aver ricevuto un pallone da parte di Cuadrado, lo controlla in area di rigore e da fermo lo calcia in rete. È 2-0 al Mapei Stadium, io e mio padre ci abbracciamo urlando e gioendo per quel gol tirato senza pensare, solo d'istinto.

Appena due minuti dopo Politano accorcia le distanze a causa della confusione creatasi nell'area di rigore bianconera.

"Ma porca puttana, non è possibile!" Mi alzo in piedi sbraitando contro la televisione, arrabbiandomi come se stessimo perdendo la finale della Coppa del Mondo.

Ma la Joya si carica tutta la squadra sulle spalle e cala il tris a Reggio Emilia. Calcia una punizione gioiello e centra l'angolino sotto al sette con il suo sinistro fatato. 3-0 Juve e seconda tripletta di Dybala in quattro giornate.

"A me ricorda Pirlo quando le tira così" commenta mio padre dopo aver esultato per il gol del numero dieci.

"Speriamo rimanga a vita" concludo, stringendomi nella maglietta di Federico. Non vedo l'ora di rivederlo, anche se siamo stati lontani solo per poche ore. Anche se la prossima volta che ci troveremo nella stessa stanza saremo con mio padre seduto al tavolo con noi.

***

Io e papà siamo arrivati al ristorante dove Federico ha prenotato per noi. È la nostra prima uscita di coppia in pubblico e coincide con la presentazione ufficiale tra papà e il numero 33 bianconero.

"Ciao Corrado, come va?" Federico stringe la mano a mio padre che, per l'occasione, si è messo giacca e cravatta.

Lui odia vestirsi elegante quando deve uscire perché, visto che è un ingegnere alla FIAT e viaggia spesso per il mondo, usa sempre vestiti eleganti; perciò quelle poche volte che va fuori a cena preferisce stare comodo. Ma data l'occasione, si è voluto mettere in tiro 'per non sfigurare', come dice lui.
Federico è altrettanto elegante nel suo completo blu scuro che gli fascia perfettamente i muscoli delle gambe, la camicia bianca ha il primo bottone slacciato e la giacca gli calza a pennello, mettendo in risalto le sue spalle larghe.

È così bello da far girare la testa.

"Ciao splendore" dopo aver scambiato i saluti e alcune frasi di circostanza con papà, Fede si rivolge a me, regalandomi il sorriso più genuino e dolce del mondo e squadrandomi da capo a piedi.

"Ciao campione, anche tu non sei niente male" gli do un leggero bacio sulle labbra, il quale mi crea un notevole imbarazzo dato che siamo di fronte a mio padre, ma non devo vergognarmi del nostro amore.

"Mi piace questo vestito" mi sussurra all'orecchio in modo che solo io possa sentirlo, approfittandone per baciarmi i capelli.

Indosso un vestito lungo blu notte, con uno scollo profondo sul davanti e le spalline spesse, sopra una giacca di jeans e le scarpe dello stesso colore dell'abito. È molto semplice, ma faccio la mia bella figura.

"Andiamo che sto morendo di fame" mio padre ci prende a braccetto mettendosi in mezzo a noi ed entriamo nel ristorante.

Dopo i primi minuti di imbarazzo generale, la conversazione si sblocca grazie a Federico: è stato lui ad introdurre l'argomento calcio, che accomuna tutti e tre. Abbiamo parlato a lungo della partita di oggi pomeriggio e di quanto la squadra stia crescendo sia fisicamente, sia mentalmente.

"Siete in un ottimo momento di forma, si vede" commenta mio padre, dopo aver finito la sua sogliola alla mugnaia.

"Grazie, tua figlia ci massacra, lo sai?" Federico mi indica mentre si avvicina all'orecchio di mio padre, ma riesco a sentire chiaramente il suo commento.

"Pensi che il Real Madrid abbia vinto due Champions League di fila scrivendo post su Instagram? Bisogna correre, caro il mio caro Bernardeschi" gli tengo testa, alzando le sopracciglia.

"Giuro che fa paura anche a me" è il commento di mio padre rivolto esclusivamente a Federico, il quale sorride sotto i baffi sistemando il suo tovagliolo sul tavolo.

"Ma la smettete di fare comunella voi due?" Ho creato un mostro. Ma di cosa avevo paura? Questi due vanno d'amore e d'accordo. Sembrano loro i fidanzatini.

"Che c'è tesoro, questa cena è per farci conoscere, no? Beh, io lo trovo sempre più simpatico" mio padre beve un sorso d'acqua rigorosamente frizzante per schiarirsi la voce.

"Lo adoro" aggiunge Federico guardandomi negli occhi ma indicando mio padre al suo fianco.

"Non essere gelosa, non te lo rubo mica" mio papà si alza dalla sua sedia e mi si avvicina da dietro, lasciandomi un bacio sulla spalla per poi andare in bagno, lasciando me ed il mio ragazzo da soli l'uno di fronte all'altra.

"Che hai da guardarmi così?" Chiedo, dopo aver preso un sorso di vino. Ne avevo assolutamente bisogno per affrontare questa serata e devo dire che mi ha aiutato molto.

"Niente, sto pensando a quando hai fatto lo sciopero della fame per due giorni perché nessuno aveva pianto al funerale della tua tartaruga" cerca di trattenere le risate mentre mi guarda negli occhi, allungando una mano per intrecciare le dita con le mie.

"Guarda che ci ero rimasta male! È stato il mio primo animale domestico e ci ero molto legata! Meno male che papà ha raccontato tutti gli episodi imbarazzanti della mia vita, sono proprio contenta" aggiungo abbassando lo sguardo, mentre sento le sue dita sfiorare le mie.

È come se sentissi una scossa tutte le volte che c'è un contatto – anche minimo – tra di noi.

"La mia piccola. Sono cose tenere, mi piace saperle. Voglio conoscere tutto di te" abbassa il tono di voce e questo fa alzare immediatamente il mio sguardo per incrociare i suoi occhi, che mi guardano come se mi stessero spogliando.

"Scemo, da me non saprai niente di umiliante. Ormai hai un nuovo migliore amico" faccio un cenno verso mio padre, che è tornato dal bagno e riprende posto in mezzo a noi.

La serata prosegue tra risate e racconti divertenti su tutti noi, ci divertiamo molto e per qualche ora lasciamo alle spalle tutti i nostri pensieri. Devo dire che mi preoccupavo per nulla: papà e Fede vanno d'accordo, sembra che si conoscano da una vita intera e ho fatto fatica a separarli quando è arrivato il momento di andare a casa. Avrei tanto voluto passare la notte con il mio ragazzo, ma non volevo rovinare quella stupenda serata e sono tornata a casa con papà.

"Non preoccuparti, questo vestito te lo tolgo la prossima volta" mi sussurra sulle labbra prima di darmi un bacio che dura di più rispetto a quello che mi ha dato prima di entrare nel ristorante.

Mi lascio andare per qualche manciata di secondi intanto che papà è andato a recuperare la macchina al parcheggio.

"Stai tranquillo che anch'io un giorno o l'altro te la strappo di dosso questa camicia" poso le mani sul suo petto coperto dalla camicia bianca e gli tasto i pettorali. Lo sento irrigidirsi sotto al mio tocco e mi mordo il labbro inferiore, consapevole del fatto che anch'io riesco ad avere potere su di lui.

"Quando vuoi, bimba" mi bacia un'ultima volta. Questa volta mi lascia davvero senza fiato, mi fa girare la testa e quando ci stacchiamo per poco non perdo l'equilibrio.

"Buonanotte, ananas" lo saluto, salutandolo mentre salgo in macchina da mio padre.

"Buonanotte, amore mio" ricambia lui, chiudendo la portiera dell'auto e salutando mio papà con un ampio sorriso.

"Preparo le fedi e fisso la data" commenta mio padre, non appena mette in moto.

Per poco non soffoco sentendo le sue parole.

"Ma che ti viene in mente?" Mi giro nella sua direzione e gli do una pacca leggera sul bicipite.

"Avete i cuoricini che escono dagli occhi. Oh, che bello l'amore" mi prende in giro guardandomi per un istante con un sorriso compiaciuto sul volto, per poi tornare immediatamente a concentrarsi sulla strada.

"Non ti ci mettere anche tu" sospiro, appoggiando la testa contro il finestrino.

"In che senso?" Mio padre aggrotta le sopracciglia cambiando marcia, immettendosi in tangenziale.

"Niente, Fede ogni tanto inizia a parlare di bambini" la butto lì così, non voglio mentire alla persona più importante della mia vita.

"Ma sei impazzita? Vuoi farmi venire un infarto mentre sto guidando?" Il mio autista rimane scioccato e si porta una mano sul cuore.

"Papi, calmati, non volevo dire che vogliamo fare un bambino, assolutamente no, è troppo presto! Dicevo soltanto che ogni tanto mi dice che saremo bravi genitori e che sarebbe bello avere un figlio un giorno" spiego subito al mio vecchio per tranquillizzarlo.

"Amore, non siete stupidi. Io mi fido sia di te sia di lui, siete due ragazzi in gamba. Non bruciate le tappe, godetevi la vita nel migliore del modi e per carità del cielo, usate le precauzioni!" Conclude mio padre, mentre io sprofondo nella vergogna.

"Stai tranquillo, non ho intenzione di rimanere incinta per un bel po' papi" ridacchio cercando di pensare a tutto tranne che alla bizzarra conversazione appena avuta con mio padre.


Torino, 20 settembre 2017

Oggi c'è il turno infrasettimanale della Serie A e la Juventus dovrà affrontare la Fiorentina in casa. Purtroppo non sarò sulla panchina bianconera perché domani mattina ho un esame prestissimo e non posso mancare. Non voglio buttare all'aria completamente questa sessione di settembre, perciò ho studiato come una matta e domani voglio essere in università per prima in modo da togliermi subito questo peso.

Sono le 18:30 e so che Fede sarà in procinto di dirigersi allo stadio. Mi dispiace non aver potuto passare la giornata insieme per distrarlo prima della partita ma purtroppo non ho potuto.
Per lui non è una partita qualsiasi: la Fiorentina è la sua ex squadra.
L'anno scorso giocava insieme a quelle persone che ora sono i suoi avversari. Non è una cosa facile da gestire, soprattutto per i tifosi. I tifosi si affezionano ai giocatori che vestono la maglia della propria squadra del cuore e quando se ne vanno per vestirne un'altra con colori diversi è sempre un colpo al cuore.
Federico ha fatto la scelta più giusta che potesse fare venendo a Torino per crescere a livello calcistico, ma al popolo viola questo non interessa: lui l'anno scorso era uno degli imprescindibili undici della Fiorentina mentre quest'anno è sulla panchina della Juventus.

Avrei voluto essere a casa con lui oggi a farlo distrarre il più possibile, ma anche io ho una vita e non posso permettermi di rimanere indietro. Mi mancano tre esami se voglio laurearmi a marzo perciò non posso fallire un colpo.


Chat Whatsapp tra Olivia e Federico

Olivia: Amore come stai?

Federico: Agitato tu?

Olivia: Sto ripassando per domani

Stai tranquillo non ci devi pensare

Federico: Mi manchi Liv

Olivia: Anche tu amore

Domani ci vediamo prometto

Federico: E se fallissi anche qui?

Olivia: Cosa stai dicendo?

Federico: Ho deluso la Fiorentina
Non posso deludere anche la Juve

Olivia: Federico Bernardeschi, ascoltami bene
Tu non hai deluso nessuno ok?
Sei un calciatore fantastico
Un ragazzo d'oro
E il fidanzato migliore del mondo
Non ti permetto di buttarti giù così

Federico: Fossi qui ti sbatterei al muro

Olivia: Fossi lì te lo lascerei fare

Federico: Domani ti do tanti baci in base al voto che prendi

Olivia: La cosa si fa interessante...

Federico: Vedi di prendere 30

Olivia: Se no?

Federico: Niente sesso per una settimana

Olivia: Saresti tu a cedere per primo

Federico: Non ci giurerei...

Non sai resistermi

Olivia: Nemmeno tu, comunque non vale

Federico: Vero

Certo che vale
Comunque prendi 30

Olivia: Lo spero

Federico: Ti amo da impazzire 💚

Olivia: Anch'io, campione 🖤

Federico: Spacca tutto domani all'esame

Olivia: Sarà fatto capo


Blocco il cellulare e lo ripongo sul comodino attaccato al caricatore. Devo ripassare tutti gli schemi che mi mancano per arrivare preparatissima domani. Non so perché ma mi sono messa in testa di prendere 30 all'esame. Non sono mai stata una di quelle persone che rifiuta voti alti perché vuole una media superiore a quella del 28, assolutamente no. Io prendo i voti che mi merito, non ne faccio un dramma. Ma stavolta ho visto che l'esame tratta argomenti che mi interessano molto e riesco ad esporli in modo eccellente.

Domani deve essere 30, non meno.

Accendo la tv giusto in tempo per il fischio d'inizio per liberare il cervello e vedere i ragazzi combattere una battaglia difficile. La Fiorentina è un avversario di tutto rispetto, ha la capacità e i giocatori per metterci in difficoltà, cosa che infatti fa.

La palla fa fatica ad andare dentro sia da una parte che dall'altra. Il possesso è nettamente a nostro vantaggio, ci creiamo occasioni e crossiamo molte volte in area, senza però far gonfiare la rete viola.

Dopo un primo tempo insipido e senza grossi colpi di scena, prendo il cellulare e mando un messaggio sul gruppo che condivido con i ragazzi bianconeri.

"Muoviamo il culo e sblocchiamo sta cazzo di partita! FINO ALLA FINE! ⚪⚫"

Compongo velocemente il messaggio e lo invio, voglio far sentire ai ragazzi che, anche se non sono lì fisicamente, sono sempre con loro.

Un messaggio in particolare mi fa sorridere: è da parte di Mario, il quale mi risponde con poche parole che lo rispecchiano completamente.

Messaggio da Mario No Good
"Ci penso io qua."

Semplice, ma d'effetto.
D'altronde Mario è così: un uomo grande e grosso, che parla poco. Quando parla però si fa sentire e dice sempre cose giuste. È un giocatore che tutte le squadre vorrebbero avere. È un attaccante formidabile, con il suo fisico si fa sentire sempre in area di rigore, partecipa alle azioni, aiuta sempre il compagno in difficoltà; è generoso e non pensa solo a se stesso ma quando si trova davanti alla porta con un compagno smarcato in fianco gli passa il pallone per permettergli di fare gol, si fa in quattro per la squadra e aiuta anche in difesa.

È ovunque.

È un gladiatore.

È il guerriero bianconero.

"Mario, vai e uccidi." Questo è l'ultimo messaggio che gli invio, convinta del fatto che Mario sarà sicuramente protagonista nel secondo tempo.

Il croato quando dice una cosa la fa, non dice parole al vento.

Al minuto cinquantadue, il numero 17 trasforma il tiro di Higuain fallito su cross di Cuadrado in uno splendido gol di testa. Salto sul divano insieme allo Stadium: il guerriero c'è e porta in vantaggio la Juventus. Mario Mandzukic non delude mai, è l'elemento in più di questa squadra.

Vado a dormire contenta della vittoria che abbiamo avuto sulla Fiorentina, il gol di Mario è stato fondamentale per permetterci di portare a casa tre punti preziosissimi per la classifica. Chiudo gli occhi pensando all'esultanza del croato insieme ai suoi compagni, sorrido e prendo quell'immagine come portafortuna per darmi la carica domani mattina.


Torino, 23 settembre 2017

L'esame di storia della lingua russa è andato come speravo, anzi ancora meglio: 30 e lode. Inutile dire come abbiamo festeggiato io e Federico il pomeriggio seguente alla vittoria della Juventus contro la Fiorentina a casa sua. I baci sono stati molti più di trenta come aveva promesso il toscano, ma sinceramente non mi è dispiaciuto più di tanto.

Mercoledì è stata una giornata inusuale e complicata per lui dato lo scontro con la sua ex squadra perciò aveva bisogno di sfogare tutta la tensione accumulata. Io mi sentivo in colpa per non avergli fatto compagnia, ma ancora una volta mi ha stupito in modo positivo perché ha capito la situazione senza fare scenate. All'inizio avrebbe messo il broncio se non fossi corsa a casa sua per tenergli compagnia, ora invece capisce che anche io ho le mie priorità e per quanto lui sia una parte fondamentale della mia vita, non posso mollare l'università perché amo un calciatore. Sarebbe come chiedere a lui di smettere con il calcio per avere una vita noiosa e normale con me. Non avrebbe il minimo senso.

***

Oggi è una giornata molto importante per tutti.

Non si gioca una partita qualsiasi, si gioca il derby di Torino.

Il Derby della Mole.

Juventus contro Torino.

Zebra contro Toro.

Bianconero contro Granata.

Non è soltanto una partita di campionato, è la lotta di una città.

Torino è in subbuglio da giorni: in giro ci sono striscioni e poster che raffigurano i beniamini di entrambe le squadre. La maggior parte sono di Andrea Belotti, capitano granata; e Paulo Dybala, la nostra Joya bianconera.

Oggi si scrive la storia, chi vince tinge la città con i propri colori.

La tensione è palpabile, si può tagliare con un coltello già all'entrata dell'Allianz Stadium. In spogliatoio la situazione non è diversa perché, a differenza del solito, i ragazzi sono in un silenzio quasi inquietante, ognuno di loro ascolta la musica isolandosi dal mondo esterno prima di vestire la maglia che oggi pomeriggio devono onorare più delle altre volte.

"Venite qui e toglietevi quei cosi dalle orecchie. Oggi non è una partita come le altre, lo sappiamo tutti. Lo sappiamo noi, lo sanno loro, lo sanno i tifosi, lo sa questa città e lo sa tutta l'Italia. Cosa vogliamo fare, farci intimidire dal Toro solo perché questo è un derby? No. Vogliamo vederli vincere a casa nostra? No. Vogliamo lasciargli campo anche solo per creare una misera azione? No." Prendo un respiro profondo prima di dare il colpo di grazia ai miei giocatori.
"Sono venuti nella tana delle zebre e oggi prenderanno un sacco di schiaffi."

Non ho provato il discorso motivazionale davanti allo specchio, anzi non l'ho provato per niente. Mi è venuto spontaneo e devo dire che ha fatto venire la pelle d'oca anche a me.

I ragazzi si scambiano occhiate d'intesa e poi guardano me. Vedo nei loro occhi la voglia e la cattiveria di portare a casa questi tre punti che valgono oro non solo per la classifica, ma per l'orgoglio di conquistare una città intera.

"Cristo Santo, vieni qui" Federico si fionda su di me e mi bacia con passione, subito dopo che i ragazzi avevano sciolto l'abbraccio di gruppo con cui ci siamo dati la carica a vicenda.

Non mi ribello alle sue labbra, lascio che la sua lingua danzi con la mia all'interno della bocca e gli getto le braccia al collo, accarezzandogli e tirandogli leggermente i capelli. A quel gesto mi morde il labbro inferiore e di conseguenza apro gli occhi, trovandolo già intento a fissarmi con lussuria, come se non ci fosse nessun altro a parte noi.
Non so in che modo riesco a rinsavire dallo stato di trance che il suo bacio mi aveva procurato e, dopo aver fatto poggiato un'ultima volta le labbra sulle sue, mi dirigo verso l'uscita, lasciando i ragazzi liberi di cambiarsi in pace.

"Ce l'ho sempre più duro" commenta Paulo dopo che io e Fede abbiamo dato spettacolo.

"Non dirlo a me" risponde il numero 33 mentre io abbasso lo sguardo e noto il rigonfiamento nei suoi pantaloncini bianchi.

Mi lascio scappare una risata e chiudo la porta dietro di me, andando a prendere posto sulla panchina.

In un Allianz Stadium tutto esaurito inizia il 145° Derby della Mole.

Entrambe le squadre sentono il peso e l'importanza di questa partita sulle loro spalle: questa è una guerra e chi vince ha la supremazia sulla città.

I tifosi granata provano ad incoraggiare i propri giocatori ma non appena provano a intonare un coro vengono sovrastati dai Drughi, trascinatori di uno stadio intero.

Non c'è storia, all'Allianz non esistono altri colori se non il bianco che abbraccia il nero.

Subito Cuadrado ci fa trattenere il fiato sfiorando la traversa, dopo aver concluso un'azione personale dove aveva dribblato tre avversari. Questo è lo spirito giusto: crearsi occasioni e puntare alla porta.

Baselli commette un fallo stupido e stende Dybala che stava correndo verso l'area di rigore avversaria con la palla. L'arbitro estrae il primo cartellino giallo e ammonisce il centrocampista granata.

Al sedicesimo minuto la Joya fa urlare lo Stadium con un gol straordinario. Il numero 10 sgattaiola in mezzo a due avversari, riesce a smarcarsi e tira un sinistro micidiale rasoterra sul secondo palo.
La Dybala Mask è accompagnata da una scivolata da parte dell'argentino che fa esplodere ancora di più i tifosi.

Mio padre sventola la bandiera dalla tribuna d'onore, se ne frega se è in mezzo a gente che solitamente viene allo stadio per stare ferma e muta a guardare la partita in modo passivo. Lui il calcio lo sente ed esulta come un bambino, cosa che ho ereditato da lui e che mi rende molto fiera.

Pochi minuti dopo Baselli commette un altro fallo bruttissimo su Miralem. Mi alzo in piedi di scatto seguita a ruota da tutta la panchina e mimo virtualmente il cartellino verso il direttore di gara.

"È da galera questo intervento, oh!" Sbraito preoccupata per il mio migliore amico, che è rimasto a terra dopo il doloroso contatto con il giocatore avversario. L'arbitro estrae il cartellino giallo e, appena dopo, quello rosso.

Il Torino si ritrova in 10 uomini dopo ventiquattro minuti di gioco e sotto di un gol. Miralem si rialza zoppicando e riprende il suo posto in campo, pronto a dare il cento per cento in questa gara.

Ormai conosco il bosniaco senza neanche il bisogno di guardalo. Sul finire del primo tempo Cuadrado serve Pjanic, il quale tira una sassata dal limite dell'area con il suo destro a giro sul secondo palo. La rete si gonfia e la Juventus raddoppia il vantaggio sul Toro al quarantesimo minuto.

È un gol straordinario quello del bosniaco e tutto il popolo bianconero presente allo stadio glielo fa capire: standing ovation per lui che cerca nelle tribune d'onore il piccolo Edin, al quale dedica tutti i suoi gol. Il centrocampista si avvicina alla panchina e mi guarda sorridendomi soddisfatto mentre mi manda un bacio volante.

"Daje Mire!" Urlo alzandomi per dargli il cinque con la mano, mentre anche gli altri suoi compagni di squadra si complimentano per la rete appena realizzata.

All'intervallo la Juve è avanti di due gol ed ha mantenuto la porta inviolata.

"Ragazzi, avanti così. Vi voglio aggressivi a centrocampo, continuiamo a non subire e a non farli giocare e proviamo a fare quanti più gol possibili. Bravi Paulo e Miralem, due gol strepitosi. Fino alla fine!" Max è piuttosto breve ed esce dallo spogliatoio, dato che la squadra è tranquilla e sta gestendo la partita nel migliore dei modi.
Basta mantenere la calma, la lucidità e sfruttare ogni occasione.
Non bisogna mai lasciare andare niente.

Al rientro in campo, Miralem batte un calcio d'angolo dopo aver preso la sua solita rincorsa e Alex Sandro la butta dentro con un bellissimo colpo di testa sul primo palo. Triplo vantaggio bianconero e prima rete stagionale per il terzino brasiliano.

I giocatori granata iniziano a non crederci più, si legge chiaramente nelle loro facce e anche i loro tifosi raggruppati nello spicchio di stadio riservato agli ospiti non sanno più cosa fare per incitare i propri ragazzi.

Nel gergo calcistico, quando le partite sono sul 3-0 si definiscono "chiuse" perché è difficile per la squadra in svantaggio recuperare tanti gol. Questa è la situazione del Torino in questo momento, quando manca all'incirca mezz'ora alla fine.

Ma la Juventus ha sempre fame, non si accontenta di ferire l'avversario, lo uccide dandogli il colpo secco che arriva proprio sullo scadere del tempo.

Al novantesimo Higuain passa a Dybala in area di rigore, a lui basta solo spingerla dentro di destro per scrivere la parola 'fine' su questo incontro.

Doppietta di Dybala, gol di Pjanic e Alex Sandro.

La Juventus cala il poker.

Esplode l'Allianz, è un tripudio di sciarpe e bandiere bianconere.

I ragazzi corrono a festeggiare sotto alla curva sud mentre l'inno della Juve risuona per tutto lo stadio.

Vivere il derby sul divano di casa è una cosa, essere presenti sul campo mentre lo si gioca è tutt'altra. Sento molto questa partita perché l'ho sempre vista come una rivalità tra due popoli agguerriti della stessa città. Oggi non c'è stato modo per il Torino di riaprire la gara, quando la Juve decide di non far passare niente è così, non passa nemmeno l'aria.

Ancora una volta, posso andare a dormire tranquilla perché so che la mia squadra non mi deluderà mai, nemmeno nelle partite più importanti, nemmeno quando si decidono i colori di una città.

I granata si inchinano alla supremazia juventina per l'ennesima volta.

La Juventus vince il Derby della Mole.

Torino è bianconera.

TORINO È BIANCONERA.


Eccomi qui amici miei con un nuovissimo capitolo! 🍀

L'ho scritto ieri sera e l'ho finito alle 2:30, ma lo pubblico oggi perché aveva bisogno di essere riletto e non avevo più le forze di farlo ieri, scusate.

Spero che il capitolo vi piaccia, come al solito lasciate stelline e commenti che mi fa piacere. Ho descritto una partita che io personalmente sento molto come il Derby di Torino. Ho uno zio torinista in famiglia quindi c'è una rivalità interna. Mi auguro che questa descrizione così dettagliata non vi abbia annoiato ma anzi vi abbia fatto rivivere quelle emozioni perché io avevo i brividi mentre lo scrivevo. La scelta delle parole non è casuale, i pensieri di Olivia rispecchiano per una volta i miei e spero di aver trasmesso le emozioni che sento io.

Mi sembrava giusto che arrivasse il momento della famosa cena abbozzata da Federico nel capitolo quaranta e devo dire che mi ha divertito molto descriverla.

Corrado è, come al solito, un grande e lo amiamo tutti.

Per quanto riguarda la partita di ieri sera posso dire finalmente di aver visto la vera Juventus, dopo tre partite consecutive scandalose. Aggressivi in campo, tre gol (uno più bello dell'altro), porta inviolata e +11 sul Napoli. Con questa squadra e il ritorno della BBC posso sorridere un po' di più in vista dell'Atletico Madrid tra 10 giorni.
L'altro ieri ho visto il derby di Madrid e l'Atletico è messo male fisicamente, l'unico giocatore che mi impensierisce un po' per capacità e mentalità è Antoine Griezmann. Lui è sempre pericoloso, però c'è speranza.

Vi voglio un bene dell'anima e voglio ringraziarvi per le oltre 37 mila visualizzazioni. Ho ricevuto alcuni commenti davvero bellissimi in questi giorni che mi hanno fatto commuovere perciò vi dico solo GRAZIE, tutto questo è merito vostro.

Detto questo, vi lascio per davvero.

Pace amore e fino alla fine forza Juventus ⚪⚫

A presto,
C.

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