Cinquantuno

Firenze, 10 febbraio 2018

L'adrenalina causata dalla vittoria all'Artemio Franchi ha contagiato Federico per tutta la notte: sembrava non riuscire a smaltire l'euforia ed entrambi abbiamo dovuto trovare un modo per sfogare i nostri sentimenti. Mi sono addormentata tardi, sicuramente era quasi l'alba e mi sembra di aver dormito soltanto pochi minuti quando la voce di Federico mi costringe ad aprire gli occhi. È seduto sul letto e mi accarezza dolcemente i capelli, quando apro gli occhi lo vedo sorridere mentre i nostri sguardi si incrociano e non nego di rimanerci male quando noto che è già vestito e pronto a partire per tornare a Torino.

"Che ore sono?" domando con la voce ancora impastata dal sonno mentre mi libero in uno sbadiglio.

"Sono le nove, dobbiamo andare che è tardi" risponde lui semplicemente abbassandosi per darmi un bacio a fior di labbra.

"Non è tardi, vi allenate oggi pomeriggio, che fretta hai?" mi lamento abbracciando il cuscino posizionandomi su un lato, tentando invano di riprendere a dormire.

"Voglio presentarti una persona" aggiunge mentre si alza dal letto per aprire le tende in modo che la luce entri di prepotenza all'interno della camera d'albergo.

"Ma che cazz..." mugugno coprendomi la testa con il morbido cuscino bianco, completamente accecata dalla luce del sole. "Chi mi vuoi presentare?" domando curiosa mentre con calma mi metto a sedere sul letto coprendomi con il lenzuolo, dato che sono completamente nuda sotto di esso.

"Mia sorella" sorride entusiasta prendendo l'unico cambio che mi sono portata da dentro il mio zaino. "Per quanto mi piaccia vederti senza vestiti, temo che dovrai metterti qualcosa addosso. Adesso cambiati che siamo già in ritardo" mi lancia i jeans, la maglietta bianca e la felpa nera della Juventus e mi lascia da sola in stanza per cambiarmi.

Oggi conoscerò Gaia, sua sorella. Non credo di essere psicologicamente pronta a questo. In verità, nessuno è mai totalmente pronto ad affrontare una cosa del genere, ma in fin dei conti mi fa piacere conoscere la sorella del mio ragazzo, sono curiosa e felice di poter incontrare un membro della sua famiglia. Federico mi ha parlato spesso del suo rapporto con Gaia, le vuole un gran bene e so che anche lei tiene tanto a lui. Spero solo di piacerle e di andare d'accordo con lei, anche se Federico mi dice sempre che io piaccio a tutti ma penso che lui lo dica perché mi ama.

Nonostante sia sabato mattina, Firenze pullula di persone che sfrecciano per le via del capoluogo toscano. Ho visitato questa città tanti anni fa, ma ogni volta è sempre un colpo all'anima: Firenze è la culla della letteratura italiana, è la città natale di Dante Alighieri, è una fucina di arte e storia che ogni persona al mondo dovrebbe vedere almeno una volta nella vita.

Gaia ci aspetta in un piccolo bar lontano dalle strade principali, in modo tale da non essere disturbati o riconosciuti. Non appena ci vede da lontano, corre verso suo fratello e lo abbraccia di slancio per poi rivolgersi a me.

"Ciao, io sono Olivia, piacere di conoscerti" le porgo la mano sorridendole cercando di fare una buona impressione su di lei.

"Finalmente ti conosco. Mio fratello non fa altro che parlare di te! Io sono Gaia, il piacere è tutto mio" mi risponde calorosamente lei stringendo la mia mano. La stretta è forte, segno che è una persona determinata come Federico.

"Puoi anche evitare di fare la spia" mormora il numero trentatré dando una gomitata alla sorella.

"Voglio sapere tutto, sappilo" mi fa l'occhiolino la ragazza mentre ci sediamo in un tavolino all'interno del bar.

"I cazzi tuoi mai, eh?" la riprende nuovamente Federico, continuando a punzecchiarla.

"Che cosa vuoi sapere di preciso?" domando a Gaia mentre mi siedo di fronte a lei, con Federico in mezzo tra noi due.

"Innanzitutto, come hai fatto a far tornare in sé quel coglione di mio fratello. Ancora non riesco a credere che stavi con quella prima" inizia Gaia, facendomi ridere di gusto dopo aver sentito le sue parole.

"A dire la verità, all'inizio non sapevo neanche che lui fosse fidanzato, se proprio vogliamo essere precisi" sorrido dopo aver ordinato un cappuccino al ginseng e una brioches rigorosamente al pistacchio, il mio gusto preferito.

"Uomini" alza gli occhi al cielo scuotendo leggermente la testa, in segno di disappunto.

"Vi ricordo che ci sono anch'io qui, non sono invisibile" si lamenta Federico, sentendosi chiamato in causa in modo negativo.

"Come sei permaloso, non cambi mai, fratellino" Gaia circonda le spalle del fratello attirandolo a sé in modo affettuoso.

Osservo i due fratelli interagire tra di loro, notando il gran bene che si vogliono reciprocamente. Nonostante la distanza, il loro rapporto non ha subito alcuna ripercussione e sembra che niente sia successo in questi ultimi mesi, da quando Federico si è trasferito a Torino, allontanandosi da tutta la sua famiglia.

"Ancora non mi hai detto come vi siete conosciuti" la voce di Gaia mi fa tornare alla realtà, dato che la mia mente aveva intrapreso un lungo viaggio nei miei pensieri.

"Ci siamo scontrati per strada. Era il mio secondo giorno a Torino, avevo deciso di fare un giro per la città e sono andata a sbattere contro una massa di muscoli umana" spiego velocemente, facendo ridacchiare la sorella del mio ragazzo che continua a fissarmi come se fossi un'opera d'arte.

"Amore a prima vista?" domanda la ragazza seduta di fronte a me mentre sorseggia il suo caffè amaro.

"Non ho mai creduto all'amore a prima vista, diciamo che ho scoperto di essere innamorata di lui qualche tempo dopo, ma indubbiamente mi ha colpita fin da subito anche se non lo ammettevo neanche a me stessa" preciso tutto d'un fiato, liberando alcuni pensieri che non avevo mai esternato nemmeno al diretto interessato.

"Sei un ragazzo fortunato, lo sai?" domanda retorica Gaia girando il viso di lato verso Federico, posando la mano sulla sua sul tavolino.

"Lo so, è davvero straordinaria, vero?" risponde il toscano rivolgendomi un sorriso mozzafiato che mi lascia interdetta a guardare le sue labbra per una manciata di secondi.

"Sono davvero contenta che me la stai facendo conoscere, fratellino" mormora Gaia a Federico mentre finisce il suo cornetto alla marmellata di albicocche.

La mattinata scorre velocemente tra chiacchiere, risate e curiosità su Federico da piccolo raccontate in modo esilarante da Gaia che, devo ammettere, è davvero una ragazza fantastica e porta suo fratello sul palmo della mano. La prima impressione nei suoi confronti è assolutamente positiva e tutte le preoccupazioni che mi sono fatta prima di incontrarla si sono rivelate inutili, dato che è una persona molto simpatica e di compagnia. Mi ha confessato di non aver mai visto suo fratello così felice e spensierato, nonostante il grande cambiamento professionale di quest'anno. Era molto preoccupata del trasferimento e soprattutto della lontananza di Federico da casa sua e dalla sua famiglia, invece ha dimostrato di essere maturo e in grado di gestire la sua vita, sia in ambito professionale sia privato.

"Ti aspetto a Torino! Devi assolutamente vedere il tuo fratellino giocare. Sai, è migliorato molto ultimamente" saluto Gaia dopo aver finito la colazione, ormai pronti a tornare a casa.

"Appena riesco ad avere qualche giorno di ferie vengo su e organizziamo qualcosa" risponde dandomi due baci sulle guance ed un caloroso abbraccio.

"Ah, e non vedo l'ora di conoscere la piccola Olivia" aggiungo, stringendo la ragazza a mia volta.

"Sono sicura che ti adorerà" mi sorride la toscana liberandomi dalla presa per poi dedicarsi a salutare suo fratello.

Faccio qualche passo indietro per poter dar loro modo di salutarsi tranquillamente, non volendo sembrare irrispettosa e permettendo loro di dirsi le "cose tra fratelli" che sicuramente si stanno dicendo.

Il viaggio di ritorno verso Torino è stranamente breve, grazie al poco traffico e all'assenza di incidenti lungo il percorso. Inoltre, la guida di Federico è molto più veloce della mia e ci ha permesso di arrivare a casa in poche ore.

"Sei un pazzo, sappilo" sussurro mentre il numero trentatré si avvicina al casello dell'autostrada alle porte del capoluogo piemontese.

"Perché mai?" alza le spalle e abbassa la musica, in modo da poter sentire meglio il bip del telepass e non schiantarsi contro la sbarra a tutta velocità.

"Sembrava di essere al Gran Premio" mi giro verso di lui, godendomi appieno la visuale del mio fidanzato concentrato con la mascella squadrata e gli occhiali scuri assolutamente inutili, dato che non c'è nemmeno un raggio di sole.

"Eh, magari" sbuffa l'attaccante bianconero picchiettando le dita sul volante di pelle della mia 500x. "Dove vuoi andare con questa macchinina" si prende gioco della mia macchina, ricevendo uno sguardo di fuoco da parte mia.

"Scusa? Cosa avresti contro la mia bambina? È perfetta e poi scusami se non posso permettermi una Ferrari" sbuffo ironica, anche se nella mia ironia c'è un pizzico di fastidio.

"Mi piaci quando ti incazzi" commenta lui con un sorrisino stampato in faccia, si gira per un attimo verso di me e poi ritorna a prestare attenzione alla strada per non causare un incidente.

"Non fare il cretino e non insultare mai più la mia macchina" rimango ferma sulla mia posizione incrociando le braccia al petto e alzando il volume della musica.

Senza neanche farlo apposta, RDS manda in onda "Perfect" di Ed Sheeran – probabilmente la canzone d'amore più ascoltata negli ultimi tempi – e la sua voce calda si diffonde per tutto l'abitacolo. Inizio a canticchiare guardando fuori dal finestrino quando all'improvviso sento la mano di Federico sulla mia coscia. La accarezza dolcemente, stranamente senza un secondo fine, e cerca piano piano la mia mano. Intreccio le dita con le sue e mi mordicchio il labbro per trattenere probabilmente il sorriso più grande e spontaneo di tutta la mia vita.

We are still kids but we're so in love (siamo ancora bambini ma ci amiamo tanto)
fighting against all odds (lottando contro ogni probabilità)

I know we'll be alright this time (so che stavolta andrà tutto bene)

Ci guardiamo negli occhi approfittando del semaforo rosso, le parole di questa canzone sembrano state scritte apposta per noi, sembra che Ed Sheeran sia a conoscenza della nostra relazione e dei nostri problemi. Mi viene la pelle d'oca ed il battito del mio cuore accelera senza che io abbia modo di controllarlo. Siamo occhi negli occhi, sorridiamo come due idioti alle prese con la prima cotta e cantiamo quelle parole che sappiamo a memoria come se fossero una poesia.

Darling, just hold my hand (tesoro, prendi la mia mano e basta)

be my girl, I'll be your man (sii la mia ragazza, io sarò il tuo uomo)

I see the future in your eyes (vedo il futuro nei tuoi occhi)

Mi stringe la mano, le nostre dita sono intrecciate e sembra tutto così naturale che nessuno dei due ha la minima idea di staccarle. I nostri visi si avvicinano e le labbra si sfiorano, dandomi una scarica di adrenalina che sembra far tornare a battere regolarmente il mio cuore.

Proprio sul più bello, il semaforo diventa verde e, di conseguenza, costringe Federico a staccarsi da me per procedere verso il centro città, lasciando entrambi con le guance arrossate e la voglia di continuare quel bacio una volta tornati a casa.

Torino, 13 febbraio 2018

La fase a gironi della UEFA Champions League è giunta al termine. Il gruppo D ha visto trionfare il Barcellona con quattordici punti e la Juventus con undici, passando come seconda. Questa sera inizierà per la squadra bianconera una nuova fase, un nuovo capitolo verso la finale di Kiev.

L'Allianz Stadium è pronto a fare da cornice alla gara di andata degli ottavi di finale, dove la Juventus dovrà affrontare il Tottenham. La squadra inglese si presenta come prima del suo girone davanti al Real Madrid, insolitamente secondo.

La pressione è alle stelle: le partite di Champions League hanno un altro sapore rispetto a quelle di campionato, l'emozione è diversa, la tensione è a mille e i brividi dell'inno della Coppa dei Campioni mette sempre la pelle d'oca.

La cosa più bella delle partite di Champions è il pubblico: per una volta, tutti i tifosi sono il dodicesimo uomo in campo, sono parte integrante della squadra e, più di ogni altra partita, supportano i ragazzi per raggiungere l'unico risultato possibile: la vittoria.

Federico stasera potrà dimostrare di essere all'altezza di questa Juventus, schierata per portare a casa i tre punti in vista del ritorno in Inghilterra. È pronto ed è cresciuto molto, lo guardo fare riscaldamento insieme agli altri suoi compagni sulle note di "Highway to Hell" degli AC/DC che contagia tutto lo stadio. La partita di venerdì a Firenze è stata dura fisicamente e potrebbe aver stancato i ragazzi, ma non devono lasciare che la stanchezza giochi brutti scherzi. Devono rimanere concentrati sull'obbiettivo per novanta minuti e dare tutto per vincere questa partita.

La Vecchia Signora fa intendere agli amici oltremanica che lo Stadium porta soltanto due colori e nel giro di dieci minuti si porta in vantaggio con una bellissima doppietta di Gonzalo Higuain. Il primo gol nasce da un'azione incredibile: Miralem tira una punizione, Gonzalo la prende e con un destro al volo fa gonfiare la rete degli avversari al secondo minuto. Sette minuti dopo il vantaggio bianconero, una brutta entrata da parte di un giocatore inglese in area di rigore su Federico da alla Juventus la possibilità di aumentare il vantaggio con un calcio di rigore. Il Pipita si posiziona sul dischetto e va a segno anche dagli undici metri.

Lo stadio impazzisce ed osanna il bomber della serata. Quando il proprio numero nove segna due gol in meno di dieci minuti può solo portare buone notizie ed è di buon auspicio per il risultato della gara. Il Tottenham, tuttavia, non si fa intimidire ed imposta il proprio gioco sfruttando i suoi giocatori più importanti: Dele Alli ed Harry Kane.

Una parata di Gigi Buffon salva la rete bianconera, il portiere juventino nega il gol al capitano del Tottenham al suo primo tentativo. Poco dopo, la difesa della Juventus traballa e stavolta il numero dieci accorcia le distanze al trentacinquesimo.

Il secondo tempo non regala particolari sorprese ne' da una parte ne' dall'altra. Entrambe le squadre iniziano a dare i primi segni di cedimento ed è proprio quello che i ragazzi non devono fare. Mostrare all'avversario la propria stanchezza fisica porta inevitabilmente a commettere errori stupidi dettati dalla distrazione oppure a lasciargli troppo spazio e facendo indietreggiare tutta la squadra davanti alla propria porta. Questo è il modo più facile per prendere gol e – come insegna la storia del calcio – la squadra inglese riesce a pareggiare i conti al minuto settantuno grazie alla rete di Eriksen.

La partita si conclude con un deludente 2-2, che rimanda la decisione finale alla partita di ritorno, la quale si giocherà a casa del Tottenham in uno degli stadi più belli e caldi d'Inghilterra: il Wembley Stadium.

***

Tornare a casa dopo una partita come quella appena trascorsa è sempre deprimente: da una parte vorrei restare sola perché so che non sarei di molta compagnia, ma dall'altra vorrei chiacchierare con qualcuno per non continuare a pensare e ad analizzare gli errori compiuti dai ragazzi nel rettangolo verde.

La mia compagnia al momento è una vaschetta di gelato al pistacchio mentre sto comodamente seduta sul divano di casa mia a guardare un vecchio episodio di Grey's Anatomy. Il citofono mi fa sobbalzare leggermente, dato che ero talmente presa dalla puntata – anche se la so a memoria – da essermi estraniata dal mondo che mi circonda. Mi alzo controvoglia, dopo essermi tolta la comoda coperta di pile, mi avvicino alla porta di casa e noto con mio grande piacere dallo spioncino che Monica è venuta a trovarmi.

"Mo! Ma che ci fai qui a quest'ora?" domando cercando di non alzare troppo la voce per non ricevere lamentele dai vicini.

"Scusami. Lo so, è un orario improponibile ma ho bisogno di un'amica" la voce di Monica è stranamente piatta ed incolore.

"Vieni dentro, non c'è problema. Ma che succede? Mi fai preoccupare così" sussurro dopo aver fatto entrare la mia amica nel mio umile salotto e aver chiuso a chiave la porta.

"Non so neanch'io che ci faccio qui, scusami ancora. Non so cosa fare e ho bisogno di sfogarmi" solo ora mi accorgo che ad essere strana non è soltanto la sua voce, ma Monica stessa.

"Mo, io sono qui, dico davvero. Puoi parlarmi di qualsiasi cosa ma sai che odio i giri di parole quindi dimmi tutto quello che mi devi dire e facciamola finita" la sprono a parlare usando probabilmente un tono troppo duro per questa determinata situazione, dato il suo sguardo intimidito, ma questo è l'unico modo che conosco per risolvere i problemi.

"Ho un ritardo di dodici giorni" sputa il rospo con gli occhi pieni di lacrime, visibilmente sull'orlo di una crisi di pianto.

"Cazzo" è l'unica parola che esce dalla mia bocca, in quanto la notizia è talmente inaspettata che il mio cervello non ha avuto tempo di elaborare una risposta migliore di questa.

"Sono nel panico" continua Monica cercando parole confortanti da parte mia.

"Okay, cerca di calmarti perché agitarti non ti aiuta, anzi. Ragioniamo" prendo in mano la situazione, dato che se una ragazza forte e determinata come Monica è venuta a casa mia nel cuore della notte con un problema, significa che non riesce a venirne a capo e ha bisogno di qualcuno che sia concentrato e razionale al posto suo. "Sei regolare di solito?" faccio la domanda più ovvia che mi viene in mente, visto che non sono ne' una psicologa ne' tanto meno una ginecologa.

"In linea di massima sì, non ho mai avuto grossi ritardi. Al massimo un paio di giorni d'estate o quando vado in vacanza, ma niente di preoccupante" mi spiega chiedendomi silenziosamente il permesso di poter mangiare un po' del mio gelato ormai quasi del tutto sciolto.

"Ho capito. Succede anche a me" faccio avanti e indietro lungo il mio salotto con le braccia incrociate, cercando di trovare una valida spiegazione a quello che sta succedendo a Monica. "Okay, scusami se te lo chiedo, ma... tu e Mario... insomma, usate il preservativo?" chiedo imbarazzata alla mia amica, sperando che non scenda in dettagli del tutto non necessari.

"No, ma prendo la pillola" risponde la mora seduta sul mio divano con lo sguardo fisso su di me. "Ti prego, smettila di fare su e giù che mi fai girare la testa" continua dopo aver mangiato due cucchiai di gelato ed aver posato la vaschetta sul tavolino al centro del salone.

"La pillola è uno degli anticoncezionali più efficaci, Mo. Non dovresti essere incinta se la prendi regolarmente. Magari è solo stress e ti stai preoccupando per nulla" mi inginocchio davanti a lei e le prendo le mani nelle mie, provando a tranquillizzarla almeno un po'.

"Sì, ma se non è stress? Se fossi davvero incinta? È finita. La mia vita è finita" si butta di peso sullo schienale del divano con le mani tra i capelli e la voce rotta dal pianto.

"Stai calma, davvero. Molto probabilmente non sei incinta e ti stai facendo mille problemi per niente. Domani andiamo a comprare un test di gravidanza così siamo tutti più sicuri, va bene?" le chiedo e, dopo un breve gesto di assenso, la vedo leggermente più rilassata rispetto a prima. "E poi non dire così, i bambini sono bellissimi e non sono loro a rovinare la vita. Anzi, la migliorano" cerco di convincercela ma, purtroppo, invano.

"Non sono pronta ad avere un figlio e molto probabilmente non la sarò mai. E con Mario non è neanche mai venuto fuori questo argomento, d'altronde stiamo insieme da poco" sospira provando a farsi convincere dalle mie parole precedenti.

"Allora, adesso cerchi di dormire. Puoi rimanere qui, se vuoi, anche perché non ti faccio guidare fino a casa in questo stato. Sei troppo agitata. Vai in camera mia e riposati, io rimango qui che ho da studiare e devo fare mille cose. Domani facciamo il test e vedrai che non appena ti rilassi ti verrà il ciclo" abbraccio la mia amica accarezzandole dolcemente i capelli neri che, per la prima volta, vedo spettinati e disordinati.

"Ti voglio bene, Liv. Sei la migliore. Grazie mille per tutto, soprattutto per la camera" risponde contro la mia spalla e mi lascia un bacio sulla guancia prima di scomparire dietro la porta scorrevole che separa il salone dalla zona notte di casa mia.

Passo una notte insonne, non riesco a prendere sonno perché il mio cervello è bombardato da pensieri. La partita di stasera, il mio ultimo esame da preparare, la tesi ancora da cominciare, la laurea che – se tutto va secondo i piani – incombe tra pochi mesi, il problema di Monica, la nuova compagna di papà e il mio futuro dopo l'università.

A causa del sovraffollamento di pensieri nella mia mente, non riesco nemmeno a concentrarmi per memorizzare qualche pagina del libro di economia aziendale. Non è un esame difficile e mi interessa molto, ma questa sera non riesco a trovare un modo per concentrarmi su quello e liberare la testa da tutti gli altri problemi. Mi addormento quasi all'alba con la televisione ancora accesa sul telegiornale del mattino, il libro in grembo e la coperta della Juventus attorcigliata al mio corpo.

Torino, 16 febbraio 2018

Oggi è una giornata speciale perché Federico compie ventiquattro anni. Abbiamo parlato molto di cosa fare per il suo compleanno nell'ultima settimana, ma lui mi ha fatto capire che non aveva intenzione di fare nulla di speciale. "Voglio solo stare con te" è l'unica cosa che continuava a ripetermi, ma nonostante questo io e gli altri ragazzi gli abbiamo organizzato una festa a sorpresa a casa di Miralem.

Il bosniaco è sempre disponibile ad offrire casa sua come location delle feste di squadre ma anche private e, da ormai qualche giorno, lo sto aiutando con i preparativi tenendo Federico all'oscuro di tutto.

Ho pensato di invitare anche Gaia, dato che sono sicura che le farebbe piacere essere presente al compleanno del suo fratellino. È stata davvero entusiasta dell'invito e ha promesso che porterà anche la piccola Olivia, in modo che io possa finalmente conoscerla.

"Dovrei fare l'organizzatore di eventi, guarda che roba" la voce soddisfatta di Miralem giunge alle mie orecchie mentre guardiamo il risultato dei nostri sforzi.

"Siamo una bella squadra, dammi il cinque" ci scambiamo il gesto d'intesa e ci affrettiamo a scrivere sul gruppo Whatsapp che abbiamo creato appositamente per la serata, avvisando tutti che tra un'ora dovranno presentarsi tutti a casa del centrocampista bianconero per mettere in atto la sorpresa.

"Allora, tu vai da Federico e portalo qui con una scusa. Io vado a farmi una doccia veloce, mi cambio, preparo Edin e aspetto gli altri" mi informa il numero cinque togliendosi la maglietta e andando verso il bagno.

"Qualcuno qui si è allenato, direi" alzo un sopracciglio notando gli addominali del bosniaco che mi risponde con un occhiolino e un sorriso a trentadue denti.

"Corri dal tuo fidanzato e portate entrambi il culo qui" risponde ironico il mio migliore amico scomparendo nel corridoio.

Esco da casa di Miralem e guido verso casa di Federico, pronta a mettere in atto il piano per farlo uscire di casa senza farlo sospettare di niente. Il toscano crede che andremo a mangiare da soli in un ristorante a Torino, perciò ho con me il vestito che ho comprato apposta per la serata. Una volta a casa dell'attaccante, mi apre il cancello ed entro, trovandolo disteso sul divano ancora con i pantaloncini di allenamento e a torso nudo.

"Cosa ci fai ancora nudo? Per quanto mi piaccia vederti così, ti devi cambiare, amore mio" esordisco avvicinandomi al divano e appoggiando la mia borsa sulla poltrona di pelle.

"Stavo pensando... e se invece di andare al ristorante e rimandare quello che faremo dopo stessimo a casa?" propone il numero trentatré con un sorriso malizioso sul volto.

Non mi tentare, Bernardeschi.

"La proposta è allettante, ma ho comprato un vestito apposta per stasera quindi adesso alzi quel meraviglioso culo che ti ritrovi e vai a cambiarti. Mettiti qualcosa di elegante per non sfigurare al mio fianco" lo provoco facendo l'occhiolino, lui si alza svogliatamente dal divano, mi attira a sé con un braccio attorno alla vita e mi bacia, intrappolando le mie labbra contro le sue.

"Hai cambiato burro cacao?" si stacca momentaneamente dalle mie labbra, passando la lingua sulle sue per sentire il sapore.

"Ciliegia. Perché, non ti piace?" domando mentre gli accarezzo le guance dolcemente, perdendomi come sempre nei suoi occhi chiari.

"Lo amo quasi quanto amo te" risponde prontamente lasciandomi un ultimo bacio a stampo.

"Cerca di muoverti" gli do una pacca sul sedere e mi mordo il labbro, godendomi la visuale della sua schiena completamente tatuata che scompare in bagno.

Senza perdere ulteriormente tempo, mi spoglio e indosso il vestito nuovo che è ancora avvolto dal porta abiti per non sgualcirlo. È un tubino nero che arriva a metà coscia, mi fascia il corpo facendo risaltare le mie curve e ha degli inserti bianchi sparsi qua e là. Le scarpe sono delle semplicissime décolleté beige con il tacco a spillo. Ho deciso di non indossare i collant – anche se è metà febbraio – perché so che a casa di Miralem fa sempre molto caldo anche d'inverno, senza contare il fatto che saremo tantissimi e quindi di sicuro non patirò il freddo. Sistemo leggermente il trucco, ritocco la riga di eyeliner e metto il mascara, poi opto per un rossetto rosso – il preferito di Federico – per renderlo felice la sera della sua festa di compleanno.

"Sei splendida" la voce di Federico mi riporta alla realtà, mi giro e lo vedo in tutta la sua bellezza con un completo nero elegante e la camicia bianca.

"Anche tu non sei affatto male" rispondo nel modo più sensuale possibile avvicinandomi a lui e sistemandogli la giacca sulle spalle.

"Ripeto: potremmo stare a casa a provocarci fino a toglierci i vestiti di dosso" dice quasi in un sussurro, facendo aumentare i battiti del mio cuore e il rossore sulle mie guance.

"Dobbiamo andare, anche perché se me lo ridici così potrei seriamente valutare questa proposta" ammetto in tutta onestà, mi lecco le labbra improvvisamente secche e gli lascio un bacio all'angolo della bocca, quasi come a dare inizio ad una serata di provocazioni infinite.

"Aspetta" mi blocca per un polso e mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Cosa c'è?" chiedo mentre alzo lo sguardo per incrociare i suoi occhi.

"Ti amo" mormora sfregando il naso contro il mio e dandomi un ultimo bacio prima di lasciare casa sua.

"Ti amo anch'io" rispondo sorridendogli e pensando a quanto sarà felice di vedere tutti i suoi amici e sua sorella alla festa.

In pochi minuti siamo sulla sua Jeep e, come programmato, Miralem mi manda un messaggio informandomi che tutti gli invitati sono arrivati e il piano sta scorrendo a meraviglia.

"Amore, Mire chiede se possiamo passare da lui che Edin vuole farti gli auguri" mi giro verso di lui, notando con piacere che ha abboccato all'amo e annuisce.

Sapevo che fare leva sul suo affetto nei confronti di Edin era la scelta giusta.

Non sai cosa ti aspetta, caro Federico Bernardeschi.

Federico imbocca l'uscita della tangenziale per arrivare a casa Pjanic dove, grazie alla cura nei minimi dettagli del mio migliore amico, tutte le macchine degli invitati sono state parcheggiate sul retro in modo che sembri che ci sia soltanto il padrone di casa.

Messaggio a: Miralem 💛
Sei un genio. Siamo al cancello, aprici

La luce gialla del cancello lampeggia, Federico posteggia l'auto in fianco a quella di Miralem e in pochi secondi siamo davanti alla porta della villa. Sono nervosa e spero di riuscire a mascherare l'agitazione facendola passare per brividi di freddo e, con mia grande sorpresa, Federico sembra cascarci con tutte le scarpe.

"Fede, Oli, scusate se abbiamo interrotto la vostra serata romantica" la faccia di Miralem è impagabile – avrebbe potuto fare l'attore in un'altra vita.

"Non ti preoccupare Mire, per Edin questo e altro" l'attaccante bianconero entra in casa e, dopo aver chiuso la porta, la luce si spegne simulando un blackout.

"Ma che cazzo..." Federico fa appena appena in tempo a lamentarsi quando, nel giro di pochi secondi, la luce ritorna.

Tutti ragazzi, accompagnati dalla rispettive famiglie, sono davanti a noi nell'ampio salone di casa Pjanic urlando "SORPRESA". Mi volto verso Federico e noto che ha un sorriso smagliante sul viso, gli occhi leggermente lucidi e le mani sulle guance, dimostrazione del fatto che non si aspettava una cosa simile.

Ci mette poco a vedere anche Gaia e la piccola Olivia che, senza pensarci due volte, corro incontro a suo zio agitando le mani. Lui la prende in braccio e fa un giro su sé stesso, accompagnato da ampi sorrisi e piccole grida da parte della bambina che ha occhi soltanto per lui.

"Voi siete matti" scuote la testa passando a salutare tutti quanti e ringraziandoli per gli auguri e per essere venuti.

"Dovremmo mettere su un'agenzia di organizzazione eventi" commenta Miralem al mio fianco mentre ci scambiamo il nostro gesto d'intesa.

"Siamo stati bravi, è davvero felicissimo" sorrido quasi sull'orlo delle lacrime per la felicità nel vedere il mio fidanzato spensierato e contento come mai prima d'ora.

"Tu lo sapevi?" Federico si avvicina a noi e, come se ci leggesse nella mente, Miralem si allontana lasciandoci da soli in un angolo della sala.

"Certo che lo sapevo" annuisco accennando una piccola risata e sistemandomi i capelli dietro le spalle.

"Come posso ringraziarti?" mi prende le mani ed intreccia le dita con le mie senza staccare gli occhi dai miei.

"Aspetta a farlo, prima devi vedere il mio regalo" prendo una scatola dalla mia borsa e gliela porgo, impaziente di vedere la sua espressione quando vedrà il contenuto.

Una volta preso il regalo, Federico toglie il fiocco blu e apre la scatola, al cui interno ci sono due biglietti per andare a vedere il Gran Premio di Monaco dal box Ferrari.

"Non ci credo, è bellissimo amore mio" mi guarda entusiasta, sembra quasi sull'orlo di piangere dalla commozione ed il mio cuore si rilassa nel vedere che il mio regalo è stato apprezzato.

"Sono contenta che ti piaccia" dico sinceramente mordicchiandomi l'interno della guancia per frenare l'impulso di saltargli addosso davanti a tutti gli invitati.

"Sei la donna della mia vita, vieni qui" mi avvolge la vita con le braccia e mi bacia con passione, fregandosene di tutti i presenti che, come sempre, fanno partire l'applauso e alcuni fischi di approvazione.

"Ti amo da morire" sussurro sulle sue labbra con il fiato corto.

"Io ti amo di più" risponde lui con gli occhi fissi nei miei.

Eccomi qui, cari amici lettori, con un nuovissimo capitolo! 🍀

Lo so, è passata un'infinità di tempo ma, come ho detto più volte, la sessione estiva non si può evitare e molti impegni personali mi hanno tolto il tempo per scrivere. Nonostante tutto, spero che il capitolo vi piaccia, fatemelo sapere con stelline e commenti che apprezzo tantissimo!

Vi voglio ringraziare dal più profondo del cuore per le 110mila visualizzazioni, sono davvero TANTISSIME e non mi sarei mai aspettata un riscontro così positivo!

Non chiedetemi quando pubblicherò il prossimo capitolo perché è già un miracolo che io sia riuscita a scrivere questo. La sessione non è ancora finita, la settimana prossima è il mio compleanno e poi – forse – anche io andrò in vacanza come tutti i cristiani prima di riprendere a studiare per la sessione di settembre.

Non mi dilungo oltre perché il capitolo è abbastanza ricco e non voglio annoiarvi.

Ci vediamo alla prossima e come sempre

PACE AMORE E FINO ALLA FINE FORZA JUVENTUS ⚪⚫

A presto,

C.

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