Cinquantasei

Monaco, 25 maggio 2018

Le luci della baia di Monte Carlo illuminano tutta la città ai miei piedi, che sembra essere lei stessa piena di vita. Monaco è quasi la definizione di feste e bella vita ma durante il weekend del Gran Premio si trasforma ulteriormente. L'aria è frizzante e la cittadina ospita più personaggi famosi rispetto al solito. Chiunque significhi qualcosa nel mondo dello sport o che abbia un conto in banca da fare impallidire tre quarti della popolazione mondiale è a Monte Carlo.

Questa cosa mi fa sentire a tratti quasi immeritevole di stare qui, ma mentre mi appoggio alla ringhiera della terrazza della suite "Carré d'or" dell'hotel Metropole vedo Federico e mi sento nel posto giusto con la persona giusta. Non c'è motivo di sentirmi inadeguata quando vedo quegli occhi verdi incrociare i miei mentre avanza a passo lento nella mia direzione.

"Tutto bene, amore?" mi chiede Federico appoggiando le mani sulla ringhiera alle mie spalle, in modo tale da intrappolarmi tra il suo corpo ed il metallo nero dietro di me. Alzo lo sguardo e gli sorrido, prendendo un sorso del cocktail arancione assolutamente analcolico che ho in mano.

"È tutto meraviglioso, mi sento come Grace Kelly" dico in sussurro appoggiando il bicchiere sul tavolino alla mia destra ed accarezzandogli una guancia. "Solo che lei è diventata la principessa di Monaco" aggiungo, alzando le sopracciglia ed azzardando una risata che soffoco immediatamente.

"Non sfottere, Diviani" ridacchia Federico mordendomi scherzosamente la mascella.

Lo abbraccio di slancio mettendogli le braccia attorno al collo, lo stringo a me e mi godo la vista del mar Mediterraneo, dipinto dei colori del tramonto e del sole che sta lentamente sparendo dietro i profili degli edifici del Principato.

"C'è un letto gigante di là" farfuglia Federico contro il mio orecchio, facendomi rabbrividire all'istante.

"Che occhio!" lo prendo in giro per mascherare l'eccitazione che mi provoca parlando con quel tono di voce così vicino al mio orecchio mentre mi bacia il collo.

"Sarebbe un peccato non usarlo, no?" prosegue la sua lenta tortura baciandomi tutta la pelle che va dalla mascella fino alla base del collo, suscitandomi dei leggeri gemiti che trattengo come meglio riesco.

"Peccato mortale" concordo ispirando quanta più aria possibile. Gli prendo il viso tra le mani ed inchiodo i miei occhi nei suoi facendomi cullare dalle sue braccia possenti ancora attorni ai miei fianchi. 

"Ho paura di farti... farvi male" sussurra con un filo di voce, apparentemente quasi in imbarazzo, appoggiando la fronte contro la mia. 

"Tu non puoi farci del male, nemmeno se lo volessi" gli alzo il mento con l'indice della mano destra e faccio combaciare le nostre labbra che si schiudono in un dolce bacio.

In risposta, sposta un braccio attorno alla mia spalla ed intreccia le dita tra i miei capelli con la mano ben salda sulla nuca. Allargo la bocca per permettere alle nostre lingue di danzare e diventare una cosa sola sotto al cielo sempre più scuro di Monte Carlo.


Monaco, 26 maggio 2018

Dopo questo pomeriggio di una cosa sono certa: vedere un Gran Premio di Formula Uno sul divano di casa è una cosa, esserci dentro è tutt'altra. Le emozioni, l'adrenalina ed il caos presenti all'interno del paddock non rendono giustizia visti dallo schermo della televisione. Io e Federico siamo abbastanza fortunati da vivere tutto questo all'interno del box Ferrari ed è una di quelle esperienze che non dimenticherò mai per tutta la mia vita. 

Mio padre mi ha sempre detto che le qualifiche sono la parte più importante del weekend di gara nel mondo dei motori. Da piccola non capivo cosa intendeva, gli davo del matto; chiunque sano di mente penserebbe che il momento più importante del weekend sia la domenica, la gara effettiva. È quella che muove questo mondo, che fa appassionare milioni di spettatori talmente innamorati di questo sport da svegliarsi all'alba o non andare a dormire per seguire i piloti nelle loro imprese. 

Ma la verità è che senza le qualifiche non esisterebbe nulla di tutto ciò. La gara è suspance, brivido, batticuore ma anche istinto e follia. La qualifica è intelligenza, calcolo, strategia. Mi ha sempre affascinato la Formula Uno proprio per questo: sembra che siano soltanto venti incoscienti che giocano con la morte a 300 km/h ogni settimana, invece dietro allo spettacolo ci sono menti geniali che studiano ogni particolare nel minimo ed insignificante dettaglio. 

Ecco perché essere lì, dietro le quinte dove tutto accade, mi ha dato una sensazione che ho provato soltanto poche volte in vita mia. Certo, le emozioni di una gara te le danno pochissime altre cose al mondo, ma preparare le qualifiche del Gran Premio di Monaco è affascinante. È un circuito cittadino quindi, per definizione, sinonimo di ansia. Sorpassare è quasi impossibile perciò partire in prima fila - o meglio ancora, in pole position - è di vitale importanza per chiunque voglia vincere uno dei Gran Premi più ricchi della stagione. 

La Ferrari si guadagna il secondo ed il quarto posto in griglia di partenza, rispettivamente con Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen. Davanti a Kimi partirà il campione del mondo in carica Lewis Hamilton mentre invece la pole position se la aggiudica Daniel Ricciardo. Domani si prospetta una giornata intensa, emozionante e, sono sicura, divertente. Non vedo l'ora di sentire il rumore di venti monoposto sfrecciare a pochi metri da me.

"Quanti anni aveva Hamilton quando ha vinto il suo primo mondiale?" domando a Federico mentre usciamo dal paddock ormai quasi vuoto. 

"Non ne ho idea, perché?" mi risponde con una mano nella tasca dei jeans attillati e l'altro braccio attorno alle mie spalle. 

Mi sforzo di non guardarlo anche se la sua bellezza sembra continuare ad attrarre i miei occhi sul suo viso. Non è molto diverso dal solito, ma gli occhiali da sole neri gli danno un'aria sbarazzina che, mischiata alla camicia bianca che indossa sopra ai jeans scuri, lo rendono ancora più bello. 

O forse sono i miei ormoni impazziti, cosa più probabile.

"Ventitré" dice pochi secondi dopo Federico, girando il viso per guardarmi dall'alto, data la nostra differenza di altezza. 

"Cosa?" scuoto la testa, sperando vivamente di aver dissimulato abbastanza bene il mio essermi totalmente distratta da ciò che stessimo facendo e dicendo fino a pochi secondi prima. 

"Hamilton" ridacchia lui con un ghigno stampato sul viso, chiaro segno che le mie capacità attoriali vanno decisamente migliorate. "Il primo mondiale l'ha vinto nel 2008, a ventitré anni" continua mettendo poi il suo cellulare nella tasca anteriore sinistra dei jeans. 

"Io tra due mesi compio ventitré anni" arresto la camminata guardando dritta davanti a me con un'espressione sconvolta in viso. 

Mi sento improvvisamente vuota, come se la mia vita sia del tutto insignificante di fronte a quella di un campione come Lewis Hamilton, o qualsiasi altro personaggio rilevante nel mondo dello sport e dello spettacolo in generale.

"Amore, sei il secondo allenatore di una delle squadre top team d'Europa, hai cambiato vita dall'oggi al domani, tra poco diventerai dottoressa e parli cinque lingue. Cosa vuoi di più?" stringe il braccio attorno a me fino a farmi appoggiare il viso sulla sua spalla mentre mi lascia un bacio affettuoso tra i capelli.

"Non tralasciare che ho un fidanzato meraviglioso che mi ha regalato un weekend da sogno" aggiungo con un sorriso sulle labbra, con gli occhi rivolti verso l'alto per provare ad intercettare i suoi nascosti dietro le lenti scure degli occhiali da sole.

"Beh, direi che quella è la parte più importante" si abbassa quel poco che basta per lasciarmi un bacio a fior di labbra che ricambio mentre ci dirigiamo a piedi verso il nostro hotel. 

*** 

Se il pomeriggio era iniziato bene con le qualifiche, non potevo immaginarmi che potesse continuare ancora meglio. Federico ha deciso di non badare a spese e ha pensato ad ogni minima cosa per questo sabato pomeriggio primaverile che però, dato il clima della Costa Azzurra, sembrano già estive. 

"Allora, che cosa hai mente?" chiedo a Federico una volta tornati nella nostra suite ed esserci dati una rinfrescata. 

"Preparati, sarà abbastanza intenso" risponde il numero trentatré con un ghigno malizioso sul viso. 

Aggrotto le sopracciglia e mi siedo a gambe incrociate sul letto, guardandolo dal basso mentre si infila una maglietta bianca a maniche corte che, per i miei gusti, è fin troppo attillata e gli risalta eccessivamente i muscoli delle braccia, i dorsali e gli addominali. 

"Non hai qualcosa di più largo?" sussurro a mezza bocca provando a trattenere tutto il mio fastidio. 

"Che c'è, sei gelosa?" ridacchia il ragazzo di fronte a me dopo essersi sistemato meglio la maglietta sui fianchi.

"Non c'entra essere gelosa o meno. Andare in giro con questa maglietta o senza non fa differenza, ti si vede ogni cosa e ti fanno la radiografia" incrocio le braccia al petto sbuffando ed interrompendo il contatto visivo con lui. 

Maledetto stress, maledetti ormoni, maledetti sbalzi d'umore.

"La mia gelosona" Federico sorride salendo sul letto e gattonando lentamente verso di me, che indietreggio fino ad appoggiare la schiena contro il muro tenendo il più possibile un'espressione imbronciata.

"Non mi freghi" penso ad alta voce, mentre le sue labbra sono sempre più vicine al mio viso.

Non dice nulla, si limita a trascinarmi sotto di lui che, tenendo in tensione le braccia per non pesare su di me, inizia a baciarmi il collo fino ad arrivare alla mia bocca. Schiudo le labbra in attesa di un bacio che però non arriva. Una tortura. Una lentissima ed inesorabile tortura. Lo vedo sorridere ad un centimetro di distanza senza darmi la soddisfazione di baciarmi. 

"Non ti sopporto" sono le mie ultime parole prima di togliermi la maschera da acida e circondargli il collo con le braccia per poggiare le mie labbra sulle sue.

Non aspettavamo altro, nonostante i milioni di baci che ci siamo scambiati da quando stiamo insieme sembriamo non averne mai abbastanza ed ogni occasione è buona per farlo. 

"Amore?" dice lui, contro le mie labbra tra un bacio e l'altro.

"Che c'è?" rispondo con il fiato corto e le labbra gonfie. 

"Dobbiamo andare" sussurra sulle mie labbra dandomi un ultimo bacio a stampo prima di percorrere il percorso che ha fatto poco fa all'indietro e tornare in piedi.

"Spero che ne valga la pena" commento alzandomi a mia volta.

Mi do una sistemata al vestito con stampa floreale che indosso e, una volta inforcati gli occhiali da sole, usciamo dalla camera d'albergo diretti al piano terra. Federico ha organizzato una giornata a tema James Bond che, a quanto mi ha spiegato, è un pacchetto extra messo a disposizione dall'hotel. 

"Ti piacerà, vedrai" commenta Federico una volta usciti dall'ascensore ed io, in tutta risposta, intreccio le dita con le sue. 

All'esterno, un leggero venticello mi scompiglia i capelli ed attutisce il caldo esagerato del maggio monegasco. Appena svoltato l'angolo, Federico lascia la mia mano per andare a parlare con un ragazzo con la divisa dell'albergo. Non capisco cosa stia succedendo e non nascondo di essere curiosa: Federico è un mistero con le sorprese. Non si può mai sapere cosa aspettarsi e se la cosa in un contesto normale l'avrei vissuta molto più tranquillamente, ora non mi fa stare così serena. 

"Sei pronta ad essere una Bond girl?" domanda all'improvviso il mio ragazzo tornando davanti a me con un sorriso infinito dipinto sul volto. 

"Una Bond girl?" non faccio in tempo a concludere la frase che avevo in mente perché una Aston Martin parcheggia in fianco a noi. "Oddio..." riesco a formulare, dopo un primo momento di stupore ed incredulità.

"Proprio così" annuisce Federico soddisfatto, notando con piacere che la sorpresa è stata assolutamente gradita. Mi prende per mano e mi porta al lato del passeggero aprendomi lo sportello come un vero gentleman. "Prego, signorina" si inchina e con il braccio mi invita a salire a bordo.

"Merci, monsieur" rispondo in francese con un leggero movimento della testa prima di salire in macchina. 

Non sono a bordo di una macchina qualsiasi, sono a bordo della macchina di James Bond. Una macchina d'epoca, una di quelle intramontabili, una di quelle che segnano la storia. Ed al mio fianco c'è la sola ed unica persona con la quale voglio condividere ogni momento della mia vita. 

Mi sento elettrizzata, felice, libera. Non penso a nulla. Non penso alla tesi, non penso ad organizzare la festa di laurea, non penso alla mia situazione interessante, non penso al Gran Premio di domani. Sono libera, nel vero senso della parola.

"Ti amo, lo sai?" mi giro verso Federico con un sorriso a trentadue denti e le lacrime agli occhi per l'emozione. 

"Lo so" risponde semplicemente e, dopo aver chiuso la portiera ed essersi messo la cintura, mette in moto facendo sentire il rombo del motore a tutta Monaco. 

Alza un braccio e tira giù la cappotta, in modo tale da non sprecare una giornata così bella e permettere ai brutti pensieri di volare via per un po'.

"Dove mi porti?" domando, quando la macchina inizia a muoversi. 

"Al mare" mi strizza l'occhio e si concentra non solo sulla strada ma anche a non combinare nessun disastro, dato il valore dell'auto che sta guidando. 

Vedere Monte Carlo su un Aston Martin non è una cosa che avevo in programma di fare. Non avrei mai pensato - nemmeno nei miei sogni più felici - che un giorno io, Olivia Diviani, avrei avuto il privilegio di poter fare una cosa simile. Se ci aggiungiamo anche il fatto che il pilota al mio fianco è Federico Bernardeschi tutto questo sembra più un film che la realtà. 

Federico inizia a guidare con scioltezza solo dopo dieci minuti buoni, quando riesce a famigliarizzare con un'auto così diversa rispetto a quelle che guida di solito. 

"Bella è bella, per carità, ma è di una scomodità infinita" commenta in tono quasi sofferente mentre la baia di Monte Carlo scorre dal finestrino.

"Considerando che i primi cinque chilometri li abbiamo fatti a trenta allora avrei qualcosa da ridire anche sul pilota" replico scherzosamente, lanciandogli una frecciatina che Federico coglie immediatamente. 

"La prossima volta chiamo Verstappen" mi sfotte lui con un leggero sbuffo. 

"Verstappen sarebbe capace di farci schiantare anche in mare" continuo alzando le sopracciglia e mettendo un braccio fuori dal finestrino. "Però ora che ci penso non sarebbe tanto male come alternativa" mi metto il pollice e l'indice sul mento pensando all'eventualità.

"Quanto dura l'agonia?" domanda stizzito il calciatore.

"Quale agonia?" gli faccio eco girandomi nella sua direzione, continuando a stuzzicare la sua gelosia.

"Sentirti parlare dei piloti di Formula Uno come se fossero degli dei scesi in terra" sospira con un braccio sul volante e l'altro sul cambio. 

Approfitta nel semaforo rosso per sporgersi verso di me, prima si toglie gli occhiali da sole e poi sfila anche i miei, in modo che i nostri occhi possano scrutarsi a vicenda.

"Beh amore, non puoi lamentarti se dico che sono belli, è la verità" gli accarezzo una guancia godendomi la sua espressione gelosa ancora per qualche secondo.

"Allora anche io posso fare apprezzamenti sulle modelle di Victoria's Secrets" asserisce alzando gli occhi al cielo per qualche istante.

Alzo un sopracciglio e non proferisco parola, sperando vivamente che stia scherzando. 

"Assolutamente no" pongo fine alla questione regalandogli un sorriso fintissimo mentre ripartiamo al verde del semaforo. 

Anche se sto guardando il panorama appoggiata al finestrino, riesco a sentire la risata appena accennata che cerca di soffocare ma che capto benissimo. Amo questi battibecchi: siamo gelosi, quasi possessivi a volte ma va bene così. Sappiamo entrambi che non potremmo mai guardare un'altra persona con gli stessi occhi con cui ci guardiamo reciprocamente, e ne abbiamo passate troppe per buttare tutto all'aria per una fantasia. 

Vivo di questi momenti di normalità, come se fossimo una coppia qualunque e non un calciatore della Juventus con il suo allenatore su una Aston Martin a "sfrecciare" lungo la riviera della Costa Azzurra.

"Wow, è bellissimo" sussurro quando Federico ferma la macchina in uno spiazzo lungo la strada dopo circa mezz'ora. 

Vedo la città dall'alto, il Principato è ai miei piedi ed ogni cosa sembra lontana nonostante la vicinanza. Spegne il motore ed avvolge le mie spalle con il braccio tatuato ed io intreccio immediatamente le dita con le sue. 

"Talmente bello da sembrare quasi finto, non trovi?" mormora Federico dandomi un bacio sui capelli non appena io appoggio la testa sulla sua spalla.

"Sì, sembra tutto così perfetto, sembra che ogni cosa sia esattamente dove deve essere" aggiungo, perdendomi a guardare le sagome degli edifici che sovrastano il mare limpido ed azzurro. 

"Le cose perfette a volte non hanno un'anima" commenta distrattamente Federico, con un tono di voce che sembra distante anni luce da quel luogo. 

"Come siamo profondi, Bernardeschi" alzo il viso e lo guardo, lasciandomi andare ad un piccolo sorriso. 

"Ho i miei momenti" alza le spalle dandomi un bacio sulla fronte, gesto dolce che non avrei mai pensato di apprezzare. 

"Ci conviene andare o ci scade l'ora di affitto" sospira leggermente, dato che non ho la minima voglia di andarmene. Vorrei guardare la città da questo posto per sempre, ma bisogna tornare alla realtà. 

Il viaggio di ritorno a Monte Carlo dura molto meno rispetto a quello di andata, ma lo spettacolo è nettamente migliore. Il mare si tinge d'oro con il sole che riflette i suoi raggi da dietro le colline nell'acqua limpida. Scatto qualche foto per ricordarmi di questa giornata per sempre, pensando già a qualche stampare come gigantografia per incorniciarla ed appenderla a casa mia come ricordo. 

Torniamo in hotel che è quasi ora di cena e, appena saliti in camera, noto qualcosa di diverso. La stanza è illuminata soltanto dalle luci della città che penetrano dalla finestra e una serie di candele rende l'atmosfera ancora più romantica. Io e Federico camminiamo fianco a fianco finché non notiamo il letto completamente ricoperto da petali di rosa che formano un cuore con al centro una lettera.

Gentilissimi signor Bernardeschi e signorina Diviani, 

la vostra "Goldeneye Experience" non è ancora finita.Godetevi la serata in puro stile James Bond!I nostri omaggi,
Staff Hotel Metropole Monte Carlo

Federico si avvicina all'armadio alle nostre spalle e mi indica le due grucce appese ad esso. 

"Non hai badato a spese, amore mio" sorrido mettendomi al suo fianco, mentre lui prende il porta abiti e se lo mette sotto braccio. 

"Tutto per te, tesoro" si sporge verso di me e mi bacia dolcemente sulle labbra. "Facciamo così, io vado in bagno a cambiarmi e tu rimani qui. Così è una sorpresa per entrambi" ammicca con le sopracciglia e sorride non appena gli annuisco in risposta. 

So già che qualsiasi abito si cela sotto al suo porta abiti gli starà d'incanto e risalterà sicuramente la sua bellezza ancora di più. Lui è abituato ad indossare capi eleganti, di alta sartoria e fatti su misura, mentre io mi sento più un pesce fuor d'acqua che altro. Ma so anche che questa è un'opportunità che capita una volta nella vita - nella migliore delle ipotesi - e non voglio sprecarla a pensare a cosa negative. Voglio godermi la serata con il mio uomo e niente e nessuno potrà impedirmelo.

Prendo coraggio ed abbasso la cerniera del mio porta abiti quasi con le dita tremanti, per paura di rovinare qualsiasi tessuto ci possa essere al suo interno. Una volta abbassata la zip, faccio scivolare le mani lungo i lati per ammirare il vestito più elegante e raffinato che io abbia mai visto con i miei occhi da vicino. 

È un abito lungo e nero, senza spalline e senza troppi fronzoli. È semplice, se non per il top con perline nere che brillano al minimo movimento. La gonna parte subito sotto il seno, è morbida e di raso, che le conferisce ancora più leggerezza e morbidezza. 

Lo adoro. Sembra fatto apposta per me. Semplice ma raffinato. 

Il look è completato da orecchini argentati che illuminano il viso, una borsa e un paio di décolleté dello stesso colore. 

Prendo un profondo respiro e mi cambio ma, mentre sono mezza nuda e con in mano il vestito, mi accorgo dell'etichetta ricamata accanto alla zip: GIORGIO ARMANI

"Cosa?" strabuzzo gli occhi e mi sento quasi in colpa ad indossare un capo così costoso senza avere la minima idea di come si possa portare con rispetto. 

Scuoto la testa ed infilo lentamente l'abito, dopodiché è il turno degli orecchini che, nonostante la dimensione, sono leggerissimi ed aggiungono ulteriore bellezza al vestito. Raccolgo i capelli al meglio che posso e mi trucco con pazienza, con il rossetto rosso - il preferito di Federico -, una riga di eyeliner ed una passata di mascara sulle ciglia. Infilo le scarpe e prendo la pochette e mi guardo allo specchio, riconoscendo a stento la mia immagine riflessa. 

"Sei pronta?" domanda Federico entrando timidamente in camera mentre si aggiusta i polsini della camicia bianca. 

Penso che entrambi abbiamo la stessa espressione in viso: stupore. Lui è bello, è sempre bello, anche appena sveglio con i segni del cuscino sulla guancia , anche in pigiama e anche mentre corre tutto sudato. Ma così, in smoking, è qualcosa da far perdere la testa. 

"Wow" pronunciamo insieme, senza neanche metterci d'accordo, il che ci fa scoppiare a ridere di gusto. 

Si avvicina a me e mi fa fare un giro su me stessa, facendomi sentire ulteriormente una principessa. 

"Sei meravigliosa" dice guardandomi, senza riuscire a staccare gli occhi da me.

"Anche tu non sei affatto male" rispondo leggermente imbarazzata con le guance che si tingono di una sfumatura di rosa acceso. 

"Mademoiselle, s'il vous plait" Federico sfoggia il suo miglior accento francese e mi porge il braccio, al quale non voglio staccarmi per tutto il tempo. 

L"Odyssey" è il ristorante più bello che io abbia mai visto in vita mia. Sembra uscito da un catalogo di arredamento e la sola aria che si respira sulla terrazza profuma di ricchezza e regalità. Così come la location, anche i piatti dello chef da tre stelle Michelin sono sublimi. Il mio palato ed il mio stomaco ringraziano mentalmente per tutto ciò che sto gustando in un angolo di paradiso con il ragazzo che amo di fronte a me. 

"A che pensi?" domanda infatti Federico, probabilmente notando il mio sguardo perso nei suoi occhi. 

"Penso che ti amo e non so come farò a ringraziarti abbastanza per tutto questo lusso in cui mi hai portato" dico sinceramente con il cuore che accelera improvvisamente il battito nel mio petto. 

"Ti amo anch'io, bimba e sono felice che ti piaccia" risponde prendendo la mia mano sopra al tavolo ed intrecciando le nostre dita. 

Ci godiamo il resto della serata ammirando la luna e le lucine attorno al perimetro della veranda che illuminano fiocamente il ristorante. L'atmosfera è magica e parlare è superfluo. Io e Federico siamo abbracciati contro la ringhiera della terrazza che dà sul mare ed il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia è l'unica cosa che riesco a sentire oltre al battito incessante del mio cuore. 

Dopo una serie di baci, carezze, abbracci e parole dolci entrambi sentiamo il bisogno di tornare in camera per poter finalmente smettere di trattenerci da fare ciò che vogliamo. Appena rientrati in camera Federico mi prende in braccio e, come se pesassi poco più di una piuma, cammina verso la camera da letto. 

Mi fa scendere e si prende qualche attimo per guardarmi, mi fa voltare ed accarezza con le dita ogni centimetro della mia pelle scoperta dal tessuto dell'abito. Rabbrividisco all'istante, non riuscendo a trattenermi quando mi sfiora in quel suo modo che è delicato ma deciso al tempo stesso. 

"Vorrei guardarti così per ore" mormora con le labbra contro il mio orecchio, cosa che non fa che peggiorare la quantità di brividi su tutto il mio corpo. 

Aggancio le braccio dietro al suo collo e faccio aderire il suo petto contro la mia schiena per sentirlo più vicino. Giro la testa quel poco che basta per sfiorare le labbra con le sue e protrarre ulteriormente l'agonia.

Federico abbassa la zip del mio vestito e lo fa scendere lentamente fino ai miei piedi. Rimango mezza nuda con addosso soltanto i tacchi, gli orecchini e le mutandine. Mi giro verso di lui e poso le mani sul suo petto, le infilo sotto la giacca e gliela sfilo, sentendo i suoi muscoli contrarsi e distendersi ad ogni movimento. 

"È quasi un peccato sprecare un completo così bello" sussurro nel modo più malizioso possibile, conscia di avere tra le mani un GIORGIO ARMANI originale. 

"Sarebbe un peccato non fare l'amore per tutta la notte" commenta lui sfilandosi la cravatta dandole uno strattone, gesto che mi porta immediatamente a mordermi il labbro inferiore dall'eccitazione. 

Gli sbottono la camicia mentre lui si toglie distrattamente le scarpe e le lancia disordinatamente in una parte della stanza. Una volta a torso nudo la camicia fa compagnia alla giacca per terra ed infine Federico si toglie anche i pantaloni, rimanendo in boxer davanti a me. 

"Hai ragione, sarebbe un peccato mortale" poso lo sguardo su tutto il suo corpo nonostante lo conosca alla perfezione e gli prendo il viso tra le mani, facendolo abbassare quel poso che basta per incollare le nostre labbra in un bacio che è solo l'inizio di una notte di passione in una camera di lusso con Monte Carlo ai nostri piedi. 


Monaco, 27 maggio 2018

Le domeniche del Gran Premio le ho sempre vissute sul divano con mio papà, a guardare le interviste pre gara per non perderci nemmeno un minuto della magia che stavamo per vedere attraverso lo schermo. Fin da bambina sentivo l'energia e l'adrenalina scorrermi nelle vene più o meno alla stessa velocità con cui sfrecciano le macchine sulla pista, ma esserci dentro ad un Gran Premio è tutt'altra cosa. 

Le emozioni percepite direttamente dal paddock non possono essere paragonate a nulla, nemmeno ad una partita di calcio. Anche se stare sulla panchina è diventato ormai il mio lavoro - che amo profondamente - non è la stessa cosa. Sentire i motori di venti monoposto che sfrecciano davanti a me è qualcosa di viscerale. 

Perché non c'è solo l'adrenalina, c'è anche il rischio. Il rischio di guidare una macchina a quasi trecento chilometri orari, il rischio di fare un incidente, il rischio di non uscirci più da quella monoposto. Ma è per questo stesso motivo che è così eccitante. 

Il Gran Premio di Monaco è uno tra gli storici e sicuramente uno dei più dispendiosi di tutti, battuto soltanto da quello dall'ultimo di Abu Dhabi. Il lusso si respira in tutta la città, per le strade, sui balconi della gente che si affaccia a vedere le macchine correre sotto di loro, sugli yacht attraccati al molo e lungo le vie di Monte Carlo. 

Dopo settantotto giri, il Gran Premio di monaco del 2018 viene vinto da Daniel Ricciardo, seguito da Sebastian Vettel e Lewis Hamilton. Il box Ferrari festeggia il buon secondo posto del pilota tedesco, ma la vera festa proviene dal box Red Bull.

"Sei contenta?" domanda Federico mentre ci spostiamo verso il paddock per provare ad intercettare qualche pilota. 

"Contentissima! Se Seb avesse vinto ancora di più, ma Daniel ha fatto una gara fantastica considerando che si è fatto quasi tutta la gara con due marce in meno" commento entusiasta senza riuscire a smettere di muovermi a causa dell'adrenalina mista all'eccitazione del momento.

"È vero, è stato grandissimo. E poi mi sta simpatico" aggiunge Federico stringendo la mano nella mia ed intrecciando le nostre dita per non perdermi di vista e, contemporaneamente, marcare il territorio. 

"Beh, a chi non sta simpatico Daniel Ricciardo? Penso sia umanamente impossibile non amarlo" gli faccio eco saltellando leggermente al suo fianco.

"Amarlo? Vacci piano con le parole" ridacchia alzando le sopracciglia e, anche se non posso vedere i suoi occhi a causa delle lenti scure che indossa, posso giurare che mi stia squadrando dalla testa ai piedi.

"Vacci piano? Ma come si fa..." lascio la frase in sospeso non riuscendo a capacitarmi di quello che sta succedendo davanti ai miei occhi. 

Il paddock è pieno di persone: meccanici, ingegneri, giornalisti, famigliari dei piloti. Ma nonostante la folla riesco a scorgere Sebastian Vettel, probabilmente per dirigersi verso la sala conferenze per le interviste post gara. Ci passa accanto e mi faccio coraggio, allungo una mano e gli chiedo se gentilmente possiamo fare una foto insieme. 

Sebastian non è un ragazzo di molte parole ma è indubbiamente gentile e disponibile con quante più persone possibili. Accontentare tutti non è semplice - anzi, è quasi impossibile - ma nel mio caso non si è limitato a farsi un selfie con me e Federico ma mi ha addirittura fatto un autografo sul cappellino numero cinque della Ferrari che ho comprato per papà. Ci saluta entrambi con un bel sorriso e poi scompare in mezzo alla marea di gente che ci circonda.

"Ma ti rendi conto? A papà gli verrà un infarto!" fisso il cappellino tra le mie mani e quasi tremo dalla gioia che provo in questo momento. 

"Stai attenta che non venga a te l'infarto" mormora Federico dandomi una gomitata sul fianco e facendomi immediatamente alzare il viso.

Spalanco la bocca nel vedere Hamilton e Ricciardo venire verso di noi, facendo lo stesso percorso che ha fatto Sebastian pochi minuti fa. Sbarro gli occhi quando entrambi si fermano per scambiare due parole con i fan che girano per il paddock e, mentre Hamilton è fuori dalla mia portata per potergli chiedere una foto, Daniel è a pochi passi da me. 

"Hai perso l'uso della parola?" mi incalza Federico, vedendomi nettamente in difficoltà. 

Svegliati! C'è Ricciardo che occupa il tuo campo visivo, parlaci!

Rimango quasi ipnotizzata nel vedere il suo sorriso così da vicino e la mia espressione non deve sembrare particolarmente intelligente quando alla domanda "Vuoi un autografo?" di Daniel annuisco con poca enfasi e con lo sguardo perso chissà dove. 

Datti una sveglia, Olivia! Non avrai un'altra occasione. Ora o mai più.

"Scusa, possiamo fare una foto?" chiedo a Daniel che, con un italiano più macchinoso di quanto mi aspettassi, mi investe in pieno con uno dei suoi sorrisi migliori e mi mette una mano sulle spalle. 

Non ho idea di come io possa essere venuta nella foto, ma non mi interessa. Ho "parlato" con Daniel Ricciardo e penso che dopo questo io possa morire felice. 

Anche Federico ne approfitta per farsi un selfie con il vincitore del Gran Premio e, nel giro di pochi secondi, entrambi ci ritroviamo a salutare il pilota australiano che ricambia il saluto con la mano ed un sorriso che sembra essere incorporato al suo viso. 

"Olivia?" mi chiama Federico.

Mi giro nella sua direzione, ancora un po' scossa dall'accaduto, e noto Federico con il telefono in mano a scattarmi una foto. 

"Che cosa stai facendo?" gli chiedo con poca convinzione nella voce.

"Creo del materiale per prenderti in giro a vita" risponde sicuro di sé bloccando il cellulare ed infilandolo nella tasca dei jeans. 

"Ah beh, grazie tante" gli do uno scappellotto sulla spalla e mi faccio coinvolgere dalla sua risata.

"Sembravi una dodicenne che vede il suo cantante preferito" mi sfotte nuovamente il mio ragazzo.

"Oh, ma che vuoi? Vorrei vedere te se ci fosse stata Adriana Lima!" ribatto camminando al suo fianco cercando di avvicinarci all'uscita. "Ma poi scusa, sono due giorni che fai il geloso e adesso che stavo letteralmente sbavando per Daniel Ricciardo non dici niente? Anzi, addirittura mi sfotti? Che ti è successo? Chi sei tu e che ne hai fatto di Federico Bernardeschi?" domanda a raffica aggrottando le sopracciglia. 

"Non sono geloso di Ricciardo e nemmeno di Verstappen o Hamilton. Non mi importa, io so che tu mi ami e mi fido di te" confessa in tono neutro, spiazzandomi leggermente.

Tutte queste emozioni non mi fanno bene.

Mi fermo in mezzo al paddock, ancora gremito di persone, mi metto davanti a lui e gli getto le braccia al collo. Prendo un po' di slancio ed intreccio le gambe attorno al suo bacino, come se fossi un koala su un ramo d'albero di eucalipto. Stringo Federico più forte che posso. 

Non voglio dimenticare questo momento e anche se tutti i passanti ci stanno guardando non mi interessa. Qualcuno si è persino fermato a farci un video ma, onestamente, in questo momento esistiamo solo noi due. Abbracciati, felici, a perderci nei nostri occhi e con Monte Carlo a farci da sfondo. 

Se questo non è il paradiso, sicuramente ci assomiglia.


Eccomi qui con nuovo capitolo! 🍀
Come sempre è passato un secolo ma chi mi segue su Instagram (nowhereissafe_wattpad) sa che ormai la storia è alla fine e anche le idee vengono a mancare dopo cinquantasei capitoli! Vi informo che il prossimo sarà l'epilogo e poi anche questa avventura sarà giunta al termine. Non mi dilungo troppo perché poi farò i ringraziamenti veri e propri in un capitolo a parte dove vi dirò tutto quello che vi voglio dire. 

Fatemi sapere con stelline e commenti che cosa ne pensate ✨

Vorrei tanto allegarvi i vestiti di Olivia e Federico (davvero di Giorgio Armani) ma per motivi di copyright non mi fa caricare le foto. 

Ecco però la terrazza del ristorante Odyssey dell'hotel Metropole di Monte Carlo 😍

Sogniamo tutte insieme. Ci conviene sicuramente sognare piuttosto che fare il weekend da sogno che hanno fatto Olivia e Federico!

A presto,
C.

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