Capitolo 23

Jamie pov

Sono passate poco più di due settimane dal compleanno di Alexis e domani scopriremo il sesso del nostro bambino.

Questa mattina mi sono alzato presto per andare a lavorare, ma prima ho preparato la colazione ad Alex.
Opto per andare in moto, così mi potrò muovere con più velocità.

Sfreccio tra le numerose macchine che circolano per la grande mela e non riesco a fare a meno di pensare che la mia sia stata la scelta migliore, visto che c'è un traffico allucinante.

Una volta in ufficio, controllo frettolosamente le mail in arrivo e la mia assistente mi ricorda che tra un ora dovrò essere sul set per un servizio fotografico. Mi lascia l'indirizzo, anche se so perfettamente la strada, ed esce dalla porta per non disturbarmi. Quando finisco, corro a prendere la mia moto per andare sul set, non prendo un taxi perché arriverei troppo tardi.

Una volta sul set, appoggio il mio portatile sul tavolo ed inizio a sistemare tutto l'occorrente. Accendo le luci e mi accorgo che non sono ancora state puntate. Visto che nessuno qui sembra interessato ad altro all'infuori del buffet, decido di sistemarli da solo.

Mentre stringo l'ultimo bullone per far rimanere in posizione la luce, la porta del camerino si apre e Jane varca la soglia. Spero sia uno scherzo di pessimo gusto.

«Che piacere, signor Carter» afferma lei con un ghigno.

«Ciao Jane» rispondo educatamente, evitando tutti gli aggettivi poco simpatici che mi vengono in mente quando la incontro.

«Come sta Alexis?» chiede mascherando un sorriso da serpe.

«Benone» incalzo io, «aspettiamo un figlio, meglio di così». Dopo aver sentito le mie parole si irrigidisce, quasi fosse una statua del Bernini.

«Iniziamo!» ordino battendo le mani per richiamare i miei dipendenti all'ordine.

Impugno la mia macchina fotografica mentre Jane mi segue. Quando mi volto lascia cadere l'accappatoio e rimane solo con l'intimo che le hanno dato per il servizio. Accenna un altro passo verso di me ed io la fulmino con lo sguardo, così decide di andare al suo posto.

Quando finirà questa tortura?

«Sono pronta!» afferma lei con fare da diva. Dovrebbe darsi una ridimensionata, visto che ci sono modelle molto più brave e belle di lei. Sicuramente si sarà infilata tra le lenzuola di qualche pezzo grosso e magari gli avrà pure fatto qualche bel servizietto pur di essere qui oggi, conoscendola so che è capace di arrivare a tanto.

Ignoro completamente il suo atteggiamento ed iniziamo con il servizio.

Dopo una decina di minuti sbotto: «Jane cara, sai che non siamo su un set per un film porno? Stai posando per una delle più importanti case di intimo mondiali, non per PlayBoy. Se quello è il tuo target esci immediatamente da qui e cambia agenzia!». Chi pensa di poter sedurre con quelle sue pose da diva del porno? Magari tutti gli altri uomini presenti, di certo non me.

«Ma come ti permetti?!» lancia un urlo talmente forte che penso che le sue corde vocali si stiano per rompere.

«Allora smettila di tirare in fuori il seno e chiudi un po' quelle maledette gambe! Tanto potrai aprirle davanti a qualcun'altro una volta fuori di qui!» la riprendo.

Mi guarda scioccata, come se non credesse alle sue orecchie.

«Se non hai intenzione di portare avanti seriamente il servizio puoi accomodarti fuori dalla porta, ci sono almeno un centinaio di modelle che aspettano in coda il loro turno per un servizio come questo» le dico cercando di calmarmi, anche se sarebbe divertente farla uscire da qui in lacrime.

«Carl, porta alla ragazza un bicchiere d'acqua. Due minuti e riprendiamo» ordino e tutti sgattaiolano frettolosamente in girlo per la stanza, chi per andare in bagno, chi per prendere il cellulare e mandare un sms e le make-up artist corrono sul set per sistemare quella sottospecie di maschera che Jane ha sulla faccia.

Una volta finita la pausa rincominciamo a lavorare e finalmente scattiamo delle foto discrete, anche se praticamente un quarto del servizio è da buttare.

Dopo quasi un'ora, finalmente appoggio la macchina fotografica sul mio tavolo e controllo le foto che abbiamo scattato. Forse qualcuna andrà bene, ma non ne sono convinto. Se al posto di questa cretina ci fosse stata la mia Alex avremmo ottenuto un risultato migliore.

Mentre sono immerso nella selezione delle foto, Jane si siede sulla parte del tavolo libera e si avvicina più possibile a me.

«Allora, signor fotografo, come sono andata?» chiede maliziosa giocando con la spallina del reggiseno. Ovviamente non è ancora andata a cambiarsi.

«Ho visto di meglio» le rispondo senza staccare lo sguardo dallo schermo.

«Ah sì? Magari in fatto di foto, ma dubito tu abbia visto qualcuna più brava di me in... altro» cerca di stuzzicarmi. Una volta avrebbe funzionato, ma ora non più.

«Levati dalle palle e fammi lavorare» sbotto. Ovviamente non se ne va ed inizia a fare la gatta morta con i membri dello staff, saltellando da una parte all'altra della stanza per attirare l'attenzione.

Ad un tratto sento la porta sbattere, forse è la volta buona che quella stronza si levi dalle palle. Sento dei tacchi picchiettare nella mia direzione e mi volto, sperando che non sia ancora quella strega. Quando vedo la mia bellissima fidanzata che sorride e saluta tutti i presenti non posso fare a meno che tirare un sospiro di sollievo e andarle incontro per salutarla.

La stringo forte a me, le bacio la fronte e il mio naso viene invaso dal fantastico profumo del suo balsamo.

«Sono venuta a chiederti se ti andava di venire a pranzo con me, Vic ed Alan» chiede sorridendo.

«Certo tesoro» le sorrido, anche se non posso far a meno di pensare ai peggiori insulti che potrei dire al mio amico. «Io però sono in moto» continuo, quasi me ne stavo dimenticando.

«Nessun problema» incalza e a quelle parole sbianco, ma poi riprende «tanto andiamo al solito posto, quindi ci possiamo pure incontrare là» spiega. 

***

Dopo pranzo seguo Alan nel suo ufficio.

Una volta entrati sbraito «Come cazzo ti è venuto in mente di mandare Jane!»

«Ehi, calmati» incalza lui cercando, inutilmente, di assumere un tono autoritario, «Non l'ho mandata io! Dopo il compleanno di Alex, Vic ed io siamo partiti, ricordi?».

Cazzo, come ho fatto a non ricordarmelo?

«Scusa amico, però davvero non potevano mandare persona peggiore» continuo io accomodandomi sul divano, «è incapace, non è adatta per questo lavoro e non capisco perché vi ostiniate ancora a tenerla».

«Jamie, sai che se fosse per me sarebbe già in centro a mendicare, ma purtroppo ha qualche pezzo grosso dalla sua» spiega. Chissà come mai non sono per niente stupito.

«Comunque, tornando a noi, ho trovato le modelle per i prossimi servizi» continua lui passandomi tre book. Li sfoglio accuratamente, con due di loro ho già lavorato e sono sicuramente meglio di quella vipera velenosa che mi sono ritrovato oggi.

Rimango nello studio di Alan tutto il pomeriggio a parlare del più e del meno. Quando ci accorgiamo che sono quasi le 20 corriamo verso l'uscita e ci salutiamo.

Sfreccio più velocemente possibile tra le vie della città, che a quest'ora è bloccata dal traffico.

Quando arrivo a casa appoggio la borsa del portatile sul tavolo all'entrata e corro a cercare Alex. Quando arrivo sul divano la trovo addormentata con una rivista in mano e la televisione accesa, vedendola così non posso fare a meno di sorriderle.

Rimango un po' a fissarla ma alla fine decido di portarla a letto. La prendo in braccio e mi accingo a salire le scale mentre lei incomincia a muoversi. Una volta arrivato in stanza la adagio delicatamente sul nostro letto. Le scosto i capelli da davanti al viso e le schiocco un tenero bacio sulla fronte.

Alexis pov

Ieri sera mi sono addormentata sul divano senza rendermene conto, Jamie deve avermi portato qui quando è tornato a casa.

Mi rotolo sotto il lenzuolo leggero e mi volto per cercare il mio fotografo, che ovviamente non c'è. La sveglia sul suo comodino segna le 9:30, probabilmente sarà appena arrivato in ufficio.

Mi ributto sul letto per riposare ancora un po', sono abbastanza in ansia perché oggi scopriremo il sesso del nostro bambino. Non trovando una posizione comoda decido di mettermi su un fianco. Ad un tratto la porta del bagno di spalanca e Jamie esce dalla stanza con solo l'asciugamano in vita.

«Buongiorno piccola» mi saluta una volta seduto sul letto accanto a me e chinatosi per darmi un leggero bacio.

«Buongiorno anche a te» sorrido ed appoggio nuovamente le mie labbra sulle sue. Jamie si lascia trasportare e si sdraia accanto a me. Il nostro bacio si fa più intenso ed ogni secondo che passa divento sempre più avida delle sue labbra. Le mie mani passano direttamente al suo asciugamano, con delicatezza glielo sfilo lasciandolo cadere sul letto. Afferro le sue spalle e lo faccio sdraiare a pancia in su, in modo da potermi mettere a cavalcioni sopra di lui. Una volta riuscita nel mio intento, Jamie si solleva e abbracciandomi inizia nuovamente a baciarmi, questa volta con più foga.
Le sue dita accarezzano dolcemente la mia schiena dal basso verso l'alto e viceversa, poi finalmente si decide a togliermi la maglietta. Adoro sentile la sua pelle a contatto con la mia, mi ricorda che il paradiso esiste e che si chiama Jamie.

Per via della pancia che inizia a crescere, sono costretta ad alzarmi per continuare a svestirmi completamente. Una volta tolto il resto sono di nuovo tra le braccia del mio amato, che sensazione magnifica. Questa volta lo faccio stendere completamente e mi poso piano su di lui, prendo la sua erezione e piano mi ci adagio sopra. Quando finalmente è dentro di me, lo senso sospirare piano, gli sorrido maliziosa e inizio a muovermi su e giù, sempre più veloce.

«Alex, fai piano» dice lui.

lo guardo perplessa «Perchè?!» chiedo stranita.

«Non so... non farà male al bambino tutto questo movimento?» dice un po' preoccupato.

Scoppio a ridere in una risata così forte che devo fermarmi per non farmi mancare il respiro, poso le mani sul suo petto per sostenermi e divertita gli dico «Ma che dici?!» e rido nuovamente, come una ragazzina spensierata.
Inizio nuovamente a muovermi su di lui, aggrappandomi stretta alle sue mani, ogni tanto lo sento emettere un gemito di piacere e lo stesso faccio anche io: fare l'amore con lui è fantastico.

Dopo aver consumato tutto il nostro piacere e il nostro desiderio, mi ritrovo con la testa appoggiata al suo petto, ad ascoltare il battito del suo cuore che va all'impazzata.
Lo sento sorridere e so già che sta per dire qualche sciocchezza.
«Tesoro, anche con la pancia riesci a muoverti ancora abbastanza bene» dice soffocando una risata.
«Approfittane ora che riesco ancora, tra qualche mese tutto questo sarà finito» dico sogghignando. Guardo la sua espressione con la coda dell'occhio ma non ha la reazione che mi aspettavo, è ancora divertito.
«Tranquilla tesoro, ci sono sempre altri metodi per soddisfare le voglie di un uomo» continua a ridere.

Gli do un colpo facendo finta di essere offesa «Sei un porco Jamie, non hai un minimo di rispetto per la madre di tuo figlio» e gli faccio la linguaccia, lui mi da un leggero bacio sui capelli e vorrei che tutto questo non finisse mai.

«Forza balenottera spiaggiata, dobbiamo prepararci, è ora di andare a scoprire se la discendenza dei Carter è a rischio» afferma con un sorriso talmente bello che il mio cuore manca un battito.

«Balenottera spiaggiata?! Che stronzo!» gli dico sollevandomi con l'intento di dargli una cuscinata in faccia,ma ovviamente lui la ferma. Entrambi ridiamo e la nostra risata si mischia nel silenzio del mattino.

Quando ci alziamo dal letto sono ormai le undici meno un quarto ed ho venti minuti per prepararmi se non vogliamo arrivare tardi. Mentre Jamie va a vestirsi io corro in bagno per farmi una doccia veloce.

Dopo essermi avvolta in un soffice asciugamano di cotone bianco ne prendo un alto per tamponare un po' i capelli. Siccome fa troppo caldo per asciugarli con il phon, li raccolgo in una treccia. Quando esco dal bagno mi dirigo nella nostra cabina armadio, indosso l'intimo e afferro un vestito, uno dei pochi carini che sono riuscita a trovare nel reparto premaman. Anche se la pancia non è ancora abbondante, ultimamente preferisco indossare qualcosa di comodo.

Raggiungo Jamie in cucina, che ha preparato le nostre colazioni. Lui punta, come al solito, ad un piatto abbondante di uova e bacon, mentre per me ha preparato una porzione di yogurt greco con miele e una scodella di fragole.

«Non sapevo cosa volessi allora ho pensato allo yogurt e un po' di frutta» dice Jamie premuroso.
«Va benissimo, grazie tesoro» mi avvicino e gli do un leggero bacio sulla guancia.

«Sei pronta per la visita?» mi chiede una volta che inizio a mangiare. Io faccio cenno di si con la testa e lui sorride. «Sei emozionata? Io molto!».

Finisco di masticare la frutta e poi rispondo calma: «Un pochino si, ma credo sia normale» in realtà, oltre ad essere emozionata sono anche un po' agitata, ho una strana sensazione, ma non voglio dirlo a Jamie, si preoccuperebbe inutilmente.

Dopo aver sistemato le stoviglie nel lavandino ci avviamo verso il garage e saliamo sulla macchina di Jamie. Fortunatamente il ginecologo è vicino, quindi il tragitto è molto breve e veloce.

Una volta arrivati nello studio, la segretaria ci fa accomodare nella sala d'aspetto dove Jamie in preda all'ansia inizia a camminare avanti e indietro.

«Tesoro, potresti sederti?» chiedo. Tutta questa ansia di Jamie è completamente infondata. Annuisce in risposta e si accomoda sulla poltroncina accanto alla mia e mi prende per mano.

Dopo un attimo di attesa trascorso in un silenzio tombale, la porta dello studio del medico si apre ed esce una ragazza che sarà di poco più grande di me. La porta si richiude alle sue spalle. Ora che lo studio è vuoto non ci resta che attendere che il dottor Forrester ci chiami.

Dopo cinque minuti la porta si spalanca e il dottor Forrester ci invita ad entrare. Ci dirigiamo verso la sua scrivania.

«Salve signorina Moore» mi saluta, «Piacere di conoscerla, signor Carter. Io sono il dottor Jackson Forrester. Sono felice di vederla, finalmente, così potrò spiegarle un po' la situazione della gravidanza di Alexis » a queste parole Jamie si irrigidisce, ma il dottore inizia a spiegare per filo e per segno ogni singolo termine, concetto, fase o qualsiasi altra cosa gli passi per la testa.

Dopo un quarto d'ora abbondante di spiegazione, il dottor Forrester mi invita a spogliarmi ed accomodarmi sul lettino.

Si posiziona affianco all'ecografo e fa accomodare Jamie dalla parte opposta in modo che possa tenermi la mano ma vedere lo schermo. Il dottor Forrester accende il monitor poi passa una salvietta fredda sulla mia pancia e subito dopo un gel ancora più freddo, a quella sensazione sussulto, anche se è piacevole. Un attimo dopo passa un oggetto sulla mia pancia, come una sonda, fa dei piccoli movimenti da destra a sinistra e viceversa, spalmando tutto il gel sulla mia pancia, si volta verso lo schermo e sorride. Lo sguardo di Jamie saetta dalla mia pancia, al dottore, allo schermo.

«Ecco vedete, questo è il vostro bambino» dice il medico.

Sia io che Jamie guardiano incantati quel piccolo esserino che si muove.

«Bambino?» Lo calza subito Jamie «quindi è un maschio!?».

Il dottor Forrester guarda Jamie e sorride: «Noi medici utilizziamo il termine "bambino" in modo generico ad ogni gravidanza, Signor Carter, finché non sappiamo esattamente il sesso di esso» sorride, «purtroppo per voi, ancora non è possibile stabilire il sesso del feto perché essendo girato non ci dà l'opportunità di vedere e stabilire se è un maschietto o una femminuccia. Mi dispiace Signorina Moore, so che tiene molto a saperlo. Posso dirvi però che sta crescendo e si sta formando bene». I suoi occhi sono pieni di sincerità e comprensione, a quell'ultima frase sospiro, come se mi si fosse alleggerito il cuore.

«Non c'è problema Dottore, sarà per la prossima volta, la ringrazio per avermi rassicurato» dico sorridendogli.

«Le consiglio comunque di stare a riposo signorina, anche un minimo sforzo potrebbe costarle il distacco della placenta e in tal caso non sarebbe una cosa da prendere alla leggera». Jamie ci guarda con gli occhi sgranati, accorgendosene, il dottor Forrester gli spiega che per ora è tutto ok ma vuole che io stia a riposo, sorridendo aggiunge: «meglio prevenire che curare, no?»

Stampa qualche immagine della visita appena fatta e ce la porge, rimaniamo in silenzio per un secondo ad osservare il nostro piccolo, senza dire una parola, È strano come una semplice fotografia possa dare tante emozioni. Jamie ha gli occhi lucidi e guarda incantato le foto che tengo gelosamente tra le mani.

Il Dottor Forrester mi pulisce la pancia con un altra salvietta poi mi aiuta a scendere dal lettino, fissiamo il prossimo appuntamento e ci saluta stringendoci la mano.

Una volta arrivati a casa, Jamie decide di ordinare una pizza per pranzo, mentre io ne approfitto per andare a mettere un po' in ordine la nostra camera. Sistemo la mia borsa su un ripiano della cabina armadio, ma prima tiro fuori il mio cellulare.

Leggo velocemente le anteprime dei messaggi, che sono tutti di mio fratello, di Vic o dei miei genitori e tutti mi chiedono di comunicargli al più presto il sesso del bambino.

Visto che ieri ho sentito velocemente la mia amica Lexy, decido di telefonarle. Una volta inoltrata la chiamata, risponde al terzo squillo.

«Tesoro, come stai? Come è andata la visita?»

«Ciao Lexy, io tutto bene, anche se purtroppo ancora non si sa niente. Tu come stai?»

«Ma come, io ero curiosa di sapere!» ribatte lei, «Comunque io sto bene, finalmente ho trovato il mio vestito dei sogni» spiega.

«Davvero? Wow! Appena avrai occasione dovrai mandarmi una foto perchè devo vederlo, non sto più nella pelle!» esclamo felice come una bambina.

«Ho nuovamente la prova tra due settimane, mi hanno preso le misure e devono stringerlo un pochino» continua lei entusiasta.

«Ecco, così mi manderai la foto» dico ridacchiando, «Io non ho il coraggio di andare a prenderne uno, sembrerà tipo un tendone da circo!»

«Ma smettila, sei stupenda, la gravidanza ti sta facendo solo bene» afferma la mia amica per rassicurarmi.

«Se lo dite voi... comunque prima o poi dovrò trovare il coraggio ed andare. Ho una marea di cose da preparare, se questo piccolo furbetto si fosse fatto vedere oggi saremmo andati a comprare le prime cose, ma niente!» continuo esasperata, mentre tolgo le lenzuola dal letto.

«Non vedo l'ora di vederlo, sarà una meraviglia!» afferma lei entusiasta.

«Jamie spera sia maschio, stamattina non ha fatto altro che parlare di portare avanti il nome o cose simili!» spiego, con voce leggermente affaticata.

«Il solito maschilista» scherza Lexy.

«Dai, povero» rido. Tra le nostre risate, riesco a sentire il citofono suonare: «Alex, scendi che è arrivata la pizza» urla Jamie dal piano terra.

«Tesoro, ti lascio che è arrivato il pranzo... non ci vedo più dalla fame! Ci sentiamo presto, un bacione!».

La mia amica mi saluta e chiudiamo la comunicazione.

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