Capitolo 10 - Jamie
È passata più di una settimana e Alexis non mi ha ancora chiamato.
Non capisco cosa mi stia facendo, non mi sono mai comportato così. Sono sempre stato uno che non si lasciava influenzare dalla bellezza o dalla bravura delle ragazze, l'unico interesse che avevo nei loro riguardi era solo uno. Poi, dopo tanto tempo, è arrivata questa fata dalla pelle candida a sciogliere il mio cuore di ghiaccio. Mi sento così vulnerabile.
Sto andando in agenzia da Alan per via di una pubblicità, ma tenterò di estorcergli almeno il numero di telefono o la mail. Se non trovo il modo di contattarla impazzirò!
Arrivo nel suo studio e parliamo della nuova pubblicità che dovrò fare per Nike. Dopo un lungo dibattito, tiro fuori l'argomento che realmente mi interessa.
"Amico, non è che mi puoi dare il numero di Alexis? O la mail, qualsiasi cosa, anche un piccione viaggiatore va bene se le recapita i miei messaggi!"
"Non ti ha chiamato, vero?" chiede.
"No, amico" mi sento sconfitto, è la prima volta in vita mia che non ottengo quello che voglio.
"Non posso, Jamie. Mi spiace".
"Dai, aiutami! Te lo chiedo in ginocchio, ti leccherei le suole delle scarpe se potesse servire. Dopo il consiglio che ti ho dato non puoi lasciarmi così!"
È ufficiale: non sono più me stesso.
Alan guarda severo, ma non proferisce parola.
Mentre mi passo le mani sul viso mi chiede: "Che fine ha fatto il Jamie che conosco da tanti anni, quello a cui non piaceva impegnarsi e che avrebbe preferito vendere un testicolo piuttosto che fidanzarsi?"
"Lo so amico. Quella ragazza mi tormenta. Ho provato a fare come ho sempre fatto, ma ogni volta che mi svegliavo con una ragazza mi sentivo in colpa. Non tanto nei confronti di quella ragazza, ma nei confronti di me stesso".
"Abbiamo deciso magicamente di crescere eh?" ride sotto i baffi.
D'improvviso bussano e dalla porta entrano Victoria e Alexis. Alan saluta prima la mia fata dandole un bacio sulla guancia e poi sbaciucchia la sua fidanzata.
Alexis si gira verso di me e si allunga per salutarmi dandomi due baci sulle guance e per un momento al mio cuore manca un battito. Che strano sortilegio è mai questo?
"Le ragazze oggi vengono a pranzo con noi, ti dispiace?" chiede Alan.
Faccio cenno di no con la testa.
"Comunque" continua lui, "io ci vedrei bene Vic a fare la pubblicità per Nike, ha un fisico molto atletico".
"Sei tu che decidi, capo!" gli faccio l'occhiolino.
Usciamo dal suo ufficio e andiamo in ascensore. I due fidanzati si scambiano smancerie diabetiche mentre Alexis è in notevole imbarazzo. Fortunatamente il tragitto in ascensore non è lungo e appena si spalancano le porte io e la fata schizziamo fuori sia da li che dal palazzo.
Mentre ci dirigiamo verso il ristorante mi arriva un messaggio:
Da: Alan
Non ringraziarmi, fratello! ;-)
Immaginavo ci fosse sotto il suo zampino.
Appena arriviamo apro la porta alle due ragazze e la reggo fino a quando anche il mio amico non è entrato. La cameriera ci fa accomodare ad un bel tavolo, coperto con la tovaglia rossa. Siamo praticamente davanti alla vetrina e vediamo le persone passare veloci sul marciapiede.
"Meno male che non siamo usciti in macchina, guardate che casino" afferma Alan come se per una città come New York fosse anormale non trovare parcheggio nell'ora di punta.
Le pietanze che abbiamo ordinato arrivano. Ovviamente le ragazze hanno preso un piatto sano e con poche calorie, si vede che sono modelle!
Mentre mangiamo in un silenzio quasi imbarazzante, Alan incalza: "Comunque, amico, qualche volta dovremmo invitare Alexis alla risata del poker, è un vero mostro!"
"Ah si?" chiedo rivolgendomi a lei, "Dove hai imparato?"
"Mi ha insegnato mio padre, è uno dei pochi giochi che facevamo in famiglia e quando venivano a casa i suoi amici per giocare imparavo sempre nuovi trucchi" dice, dopo aver masticato un pezzo del suo petto di tacchino.
Io e Alan continuiamo a parlare del torneo di Poker che si è tenuto la scorsa notte sulla tv nazionale e le ragazze pensano a ciò che le attenderebbe una volta a casa.
Finito il pranzo, io e Alan ci alziamo per pagare, Alexis tenta di seguirci ma la blocchiamo ancora prima che il suo bel culetto si stacchi dalla sedia. Dividiamo in due il conto e torniamo al tavolo per recuperare le ragazze. Mentre usciamo tengo la porta ad Alexis che mi ringrazia arrossendo.
Le chiedo di lasciarmi il suo numero così le avrei fatto sapere quando si terrà la prossima partita di poker.
***
Dopo aver passato l'intero pomeriggio ad eliminare fogli di carta, scrivo su WhatsApp al gruppo del poker:
Jamie: Allora amici, quando organizziamo la prossima partita?
Alan: Ti pareva che non avesse fretta! ;-)
Jamie: Fottiti Al!
Mark: Dopodomani sera? Ci state?
Jamie: Per me ok, dove?
Alan: Facciamo da me?
Jamie: Ok, ma verrà anche Vic?
Gregory: Chi è Vic?
Alan: Certo che verrà, non vorrai mica che la tua invitata si senta sola, no??
Jamie: Va bene.
Gregory: Oh, ragazzi non ci sto capendo niente. Qualcuno che mi spiega?
Jamie: Niente Gre, ci vediamo dopodomani a casa di Al alle 21, non tardare eh!
Lascio perdere il gruppo e cerco il numero di Alexis per scriverle brevemente un messaggio: "Ciao! Dopodomani alle 21 a casa di Alan ci sarà una partita di poker, tu e Vic venite?".
Attendo una risposta e nel frattempo mi butto sul divano a fare zapping. Dopo poco più di un ora vado a lavarmi i denti, metto il pigiama e mi infilo a letto.
Di Alexis ancora nessuna traccia.
***
Dopo due giornate intense di lavoro arriva la fatidica sera del poker. Quando torno a casa sono già le 20, fortunatamente ho mangiato un boccone in ufficio. Faccio una bella doccia calda e poi metto dei jeans con un maglioncino nero. Stasera è una serata perfetta per andare in moto, dunque prendo la mia giacca da motociclista e il casco e vado in garage. Salgo in sella alla mia Yamaha e sfreccio tra le macchine per arrivare in tempo da Alan.
Una volta arrivato a destinazione lascio la mia moto nel parcheggio, mi avvicino alla porta e suono in citofono. Mi apre e entro in ascensore. Ovviamente il signorino non poteva prendere un appartamento come i comuni mortali, doveva esagerare prendendo l'attico. Premo il bottone per andare all'ultimo piano e aspetto.
Non appena entro vedo che sono già tutti pronti per giocare e non posso fare a meno di notare che Mark è troppo vicino alla mia fata dai capelli rossi.
Saluto tutti, mi scuso per il ritardo e iniziamo la partita.
Dopo 10 minuti Alexis ha già fatto impoverire praticamente tutti i giocatori.
Dopo mezz'ora Gregory rinuncia: "Basta, la ragazza è troppo forte!"
Ovviamente si sa già chi vincerà la partita, ma cerco di tenere duro.
"Bella partita" dice Alexis.
"Ci credo che ti è piaciuta, hai vinto tu!" scherza Alan.
Tutti ridono tranne me. Sembra che tutti abbiano più confidenza con Alexis di quanto ne abbia io.
Vado in cucina a prendere un bicchiere di vino. Non chiedo nemmeno il permesso ad Alan, sono praticamente a casa mia. Appena apro la credenza per prendere un calice, Alexis mi raggiunge.
"Vuoi un po' di vino?" chiedo. "Si, grazie" risponde lei delicatamente.
Appoggio i due calici sul mobile della cucina e apro la cantina refrigerata dove Alan tiene il vino.
"Comunque, io non avrei abbinato quei jeans scuri con il maglione nero" esordisce lei.
"Come mai?" chiedo mentre apro la bottiglia di bianco.
"Perché i colori così scuri non ti rendono giustizia".
Le porgo un calice e lo faccio tintinnare con il mio: "Salute".
Dopo un breve silenzio imbarazzante torniamo dagli altri. Mi siedo al mio posto e mi rivolgo ad Alan: "Domani devo passare nel tuo ufficio, dobbiamo parlare di una nuova pubblicità".
"Perfetto" risponde lui senza smettere di sbaciucchiare la sua ragazza.
Mark e Gregory decidono di andare a casa, quindi ci salutano.
Dopo un attimo mi alzo, vado in cucina a prendere la bottiglia di bianco che ho aperto prima e la porto in soggiorno. "Vuoi?" chiedo ad Alexis e lei in risposta fa un lieve cenno con la testa. Riempio il suo bicchiere e subito dopo il mio. Durante la mia assenza i due innamorati sono andati a sedersi sul divano e continuano a bisbigliarsi qualcosa nelle orecchie.
"Alex" esordisce Victoria, "Ti spiace se stasera rimango qui a dormire?"
"Ma va, fai pure!" le risponde l'amica sorridendo.
"Bene, allora puoi prendere la mia macchina per andare a casa e domattina mi passi a prendere!"
"No Vic, non se ne parla. La tua auto non la guido, se succedesse qualcosa? Proprio non se ne parla, prendo un taxi!"
Alexis è una ragazza così brava e con la testa sulle spalle. Mentre la guardo Alan alza le sopracciglia, come se fosse il mio momento. Non capendo bene cosa fare rifletto sorseggiando il vino.
Ad un tratto tutto si rivela chiaro. "Alexis, se vuoi ti porto io a casa!" esordisco.
"Ma va Jamie, non è necessario. Non..."
Non le faccio finire la frase e subito rispondo: "No, non farti problemi per niente. Sono per strada e ti posso portare" mento, "basta che Alan ci presti il suo casco".
Il mio amico acconsente e va a prenderlo, tirandolo fuori da un baule nero opaco. Lì dentro tiene tutta la sua attrezzatura da moto.
Facciamo passare ancora cinque minuti, dopodiché decidiamo che è il momento di andare. Se rimaniamo li ci verrà il diabete per quanto zucchero c'è nell'aria.
Salutiamo i due amici e usciamo.
Mentre siamo in ascensore la situazione è molto più tesa del previsto. Una volta arrivati alla moto le porgo il casco, ma noto che non ha nemmeno una giacca da mettersi.
Anziché metterla, le do la mia: "tieni, prenderai freddo. Alan non me lo perdonerà mai se ti facessi prendere un malanno" scherzo.
"Ma no, non..." non finisce la frase perchè la sto guardando male. Infila la giacca e successivamente il casco, che le sta molto largo. Nel frattempo prendo il mio casco e lo indosso. Salgo in moto e accendo il motore. Alexis mi raggiunge subito dopo, ma noto che non sa bene come sistemarsi.
"Alex, scendi un attimo" obbedisce e lo faccio anche io. Le apro i due poggiapiedi e le indico dove deve sedersi. Successivamente torno sulla moto, levo il cavalletto e aspetto che la mia passeggera si sieda. Una volta pronti le dico: "ora devi tenerti a me". Lo fa e partiamo. Decido di passare dal centro per allungare la strada: vorrei che il viaggio non finisse mai.
Dopo una decina di minuti, purtroppo ci troviamo fuori dal suo appartamento. Scendiamo entrambi dalla moto e ci togliamo i caschi.
"Grazie per il passaggio, è stato abbastanza divertente!" afferma la mia bellissima fata. Dopo avermi restituito le cose mi saluta con un bacio sulla guancia e entra nel palazzo.
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