Capitolo 1 - Alexis
Seguo questo dannatissimo camion da un paio d'ore, dovrei essere quasi arrivata, ma il tempo non passa mai.
Trasferirsi a New York non è affatto facile come pensavo e l'impresa più ardua è stata cercare un appartamento che non fosse troppo costoso o troppo lontano dal centro. Grazie a Dio esistono gli appartamenti per modelle! Dividerò la mia nuova dimora con un'altra ragazza, è vero, ma per iniziare può andare più che bene.
Finalmente il camion imbocca l'uscita per la grande mela... ci siamo!!
Qui è tutto così diverso, mi mancherà il Connecticut. E la mamma. E la torta di mele della mamma. E mio padre. E i miei fratelli. E... basta deprimersi, Alexis!
Mentre sono immersa nei miei pensieri ecco che effettuiamo l'ultima svolta a destra e intravedo il complesso di villette a schiera dove si trova il mio appartamento. Il camion accosta vicino all'entrata mentre io infilo la macchina nel parcheggio libero. Spero sia quello giusto, le indicazioni non erano molto chiare. Mentre apro la porta, i tre bestioni sono già all'opera e si accingono a prendere i pezzi per comporre i miei mobili. Se non fanno il lavoro come si deve mi verranno i nervi a fior di pelle, considerando quanto ho pagato per il servizio! Fortunatamente il mio appartamento è al primo piano, quindi non si farà nemmeno molta fatica. Cerco di mettere le chiavi nella serratura ma non riesco. Allora suono il campanello, più e più volte. Quando, per la rassegnazione, tiro fuori il telefono per chiamare l'agente immobiliare la porta si apre e appare una ragazza dalla folta chioma bionda. È alta, molto magra, forse più di me ma non ne sono sicura, ha la carnagione chiara e occhi color oceano. Dopo avermi scrutata un attimo mi butta le braccia al collo.
«Come sono contenta di conoscerti! Io sono Victoria, ma puoi chiamarmi Vic!» dice tutto d'un fiato.
Mentre cerco di uscire dalla morsa delle sue braccia rispondo: «Piacere, io sono Alexis!». Non aggiungo altro perchè so che i tre uomini ci stanno fissando.
Li facciamo entrare e li conduco nella mia nuova camera, dove portano i pezzi dei miei mobili. Victoria mi aiuta a portare un po' di scatoloni mentre continua a rassicurarmi dicendomi che vivere assieme sarà uno spasso. Non ne dubito, Vic. In men che non si dica il nostro soggiorno si è riempito di scatoloni.
«Victoria, ma i mobili del soggiorno e della cucina sono i tuoi?» chiedo.
«No Alex, quelli li ha messi l'agenzia immobiliare. Non te l'hanno detto quando sei venuta a vedere l'appartamento?»
«Direi che questo dettaglio l'hanno tralasciato, però il costo dell'affitto l'hanno ricordato numerose volte, eh!» rispondo ridendo.
«Effettivamente sono molto pignoli! Quando sono arrivata io sono stata tre mesi senza lavoro, non mi contattava nessuna agenzia. Non potendo pagare rimandavo sempre, ma mi giravano attorno come sciacalli, se capisci cosa intendo. Fortunatamente i miei mi hanno aiutata altrimenti avrei dovuto tornare a casa da loro e cestinare il mio sogno. Ma ora sono qui e non ti libererai facilmente di me!»
Mentre continuiamo a ridere e scherzare svuotiamo gli scatoloni con dentro gli utensili da cucina nuovi di zecca. Mia madre mi ha comprato tutto, nonostante sapesse che qui non mancava praticamente niente. Io e Vic decidiamo che è meglio lavare il tutto con la lavastoviglie, così nel frattempo possiamo passare ad altro. Ci avviciniamo agli scatoloni con dentro i vestiti e Vic capisce, grazie alle mie smorfie, che avrei lavato anche tutti i vestiti. Iniziamo dallo scatolone dei jeans, li tiriamo fuori, controlliamo che le tasche siano vuote nonostante siano passate per anni sotto lo sguardo vigile di mia madre e avviamo anche la lavatrice. Quando torniamo in salotto, ci sediamo momentaneamente sul divano.
Vic conta i miei numerosi scatoloni e legge le scritte che avevo fatto con l'indelebile per ricordarmi il contenuto di ognuno: «Libri, Libri... mmm, libri, libri.... Ma quanti libri hai?»
«Un po', ringrazia che molti li ho buttati» rispondo ridendo.
Ma lei sembra non sentirmi e continua: «Vestiti bianchi, vestiti rosa, vestiti gialli, vestiti arancio... ma quanti sono, Alex?!» Rido vedendo la sua espressione stupita mista a terrore... esatto cara, ci saranno molti panni da lavare, asciugare e stirare almeno per la prossima settimana.
Accendiamo la televisione e facciamo un po' di zapping ma a quanto pare in televisione oggi non c'è niente.
Guardo l'ora e mi accordo che da quando sono arrivata e ho iniziato a sistemare le mie cose sono passate due ore, infatti è già mezzogiorno. Io e la mia nuova coinquilina decidiamo di ordinare una pizza d'asporto, rigorosamente margherita perchè già stiamo trasgredendo, figuriamoci se avessimo preso una pizza farcita con di tutto e di più!
Nel mentre, i tre bestioni escono dalla mia stanza e uno mi si avvicina: «Signorina, noi avremmo finito. Guardi se va bene, così poi le faccio firmare la carta e ce ne andiamo.»
Entro nella stanza, i mobili sono stati sistemati propio come volevo io. Prendo la penna e la cartelletta che mi porge e firmo. Mi salutano stringendomi la mano e augurandomi buona fortuna, dopodiché chiudo la porta alle loro spalle.
Mi avvicino al divano per tornare a sedermi ma nello stesso istante suona la lavastoviglie. Vado in cucina e Vic mi segue per darmi una mano si arma di asciugamani e mi aiuta a tirare fuori le cose.
«Tiriamo fuori le pentole e mettiamole nello scolapiatti, così non dobbiamo asciugarle, poi io asciugo i piatti e tu le posate» dice con fare autoritario.
Seguo le istruzioni e in men che non si dica la lavastoviglie è praticamente vuota. Per fortuna abbiamo deciso di riempirla in maniera omogenea, con un paio di pentole, un po' di piatti e di posate altrimenti saremmo ancora ad asciugare tutto oppure non avremmo spazio per mettere le pentole. Decidiamo quindi di seguire la stessa tattica anche per il lavaggio successivo. Mentre avviamo, la lavatrice ci ricorda della sua presenza.
Andiamo in bagno e mettiamo i miei jeans nell'asciugatrice, mentre Vic mi illustra tutte le funzioni di quell'arnese a me sconosciuto.
«Ok, dell'asciugatrice te ne occuperai tu» affermo.
Prendiamo lo scatolone con le lenzuola leggere e le mettiamo in lavatrice, considerando il fatto che me ne servono un paio per stanotte.
Finalmente suona il citofono e Vic corre a prendere il portafogli urlando: «oggi offro io, non si discute!» Dopo due minuti torna con il cartone e lo appoggia sul tavolino del soggiorno. Ci sediamo e incominciamo a pranzare. La pizza qui è davvero ottima, altro che quella che fanno a Middletown!
Appena finiamo di mangiare, programmiamo il nostro intenso pomeriggio dove, tra la lavatrice e la lavastoviglie, decidiamo anche di stirare e di iniziare a mettere a posto un po' di libri e di vestiti.
***
La giornata trascorre in fretta, sono già le 18:30 e Vic è corsa a prepararsi per uscire a cena con delle sue amiche.
«Sei sicura di non voler venire?» mi chiede premurosa.
«Stai tranquilla!»
Ci abbracciamo e si avvia verso la porta d'ingresso.
Una volta sola collego il mio cellulare al Wi-Fi e solo in quel momento mi ricordo che ho una famiglia in Connecticut. Cazzo! Corro in camera e mi affretto a tirare fuori il mio laptop da un borsone, lo collego in fretta alla connessione e accedo a Skype. Ho giusto il tempo di leggere chi è in linea che mi arriva una chiamata da parte di mio fratello. Oh, Tyler!
Appena accetto la chiamata vedo io fratello che gioca nervoso con il suo piercing al labbro.
«Ciao fratellino!»
«Alexis, ma dove lo tieni quel telefono?!» mi rimprovera visibilmente irritato, «è tutto il giorno che provo a scriverti e non ti arrivano i messaggi, mi sono preoccupato da morire! Non mi hai nemmeno avvisato quando sei arrivata!»
«Lo so Tyler» cerco di scusarmi, «hai ragione da vendere, ma capiscimi. Appena sono arrivata ho scaricato la mia roba e ho iniziato a lavare tutto e a sistemare. Se non fosse stato per Victoria non so a che punto sarei ora».
Controllo la carica del computer e decido di portarlo in sala, dove lo appoggio sul mobile e avvicino l'asse da stiro per continuare a stirare la montagna di vestiti che devo sistemare.
«Chi è Victoria?» chiede curioso.
«È la mia coinquilina, è molto simpatica!»
«Bene dai, aspetta che avviso mamma e papà che sei in chiamata così ti salutano» e si alza dalla sedia, svogliato come sempre. Nel frattempo sento suonare la l'avviso della lavatrice, scrivo veloce un messaggio nella chat dicendogli di aspettare e corro a mettere i panni nell'asciugatrice e a riempire nuovamente la lavatrice.
Torno davanti al computer e vedo tutta la mia famiglia schierata davanti alla Webcam del computer di mio fratello.
«Ciao amore!» dice mia mamma.
«Ciao!»
«Come stai? Com'è andato il viaggio? A che punto sei con gli scatoloni?» parla in fretta e furia, visibilmente ansiosa.
«Bene mamma, tutto procede bene»
«Ti ha richiamato l'agenzia?» chiede mio padre.
«Non ancora, sanno che arrivavo oggi a New York, aspetteranno che mi sistemi prima di chiamare. Se non chiamano loro li contatto io settimana prossima».
Mio padre, in risposta, fa cenno di sì con la testa e mia madre appoggia la mano sulla sua.
«Alex, Ti ho già rubato la camera così non dovrò più dormire con quel puzzolente di Tyler!» ecco il mio David!
«Bravo scricciolo, hai fatto bene!» dico ridendo.
Vedendomi indaffarata, i miei genitori e David mi salutano e torno a parlare con mio fratello.
«Oggi papà era più strano del solito in edicola.» dice.
«Dobbiamo capirli, Tayler. Per loro non è facile, hanno appena visto la loro figlia maggiore andare via di casa. È normale che si comportino in maniera strana. Poi questo mese per loro sarà difficile, questo trasloco è costato un occhio della testa. Va bene che avevo soldi da parte, ma non sarei riuscita a pagare tutto. In più mi sono trovata 100 dollari nel portafogli. Se l'agenzia mi chiama questa situazione durerà poco, ma se non lo farà ci sarà anche il mio affitto da pagare».
«Lo so» risponde.
«Non ti scoraggiare, sii positivo e vedrai che andrà bene. Ho già parlato con mamma e papà, la paghetta che davano a me la daranno in gran parte a te, ma anche a David ovviamente spetta una parte. So che stai tenendo soldi da parte per l'università o per qualsiasi altra cosa tu voglia fare, per questo ho fatto quella proposta».
Esordisce con voce nostalgica: «Grazie Al!»
«Prego! Ricordati anche che sono sempre tua sorella, nonostante ci separino due ore di macchina. Quando hai bisogno puoi scrivermi o chiamarmi. Ti prometto che da oggi starò più attenta. Se ne avrai bisogno puoi anche venirmi a trovare. Ne parlavo oggi con Vic, in soggiorno abbiamo il divano letto e per lei non ci sono problemi se vieni qui.»
«Mi manchi tanto, Al.»
Ci salutiamo e chiudiamo la chiamata.
Continuo fino a mezzanotte a lavare e stirare panni, ma alla fine decido di andare a riposare, è stata una giornata molto lunga.
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