Capitolo 1

 'Why can't you see this boat is sinking' *

 Stava affacciata dal parapetto e guardava di sotto la spuma prodotta dall'infrangersi delle onde al passaggio della nave.

La nave.

Quando erano arrivati al porto, lì al molo indicato sulla carta d'imbarco, aveva avuto il dubbio che si fossero sbagliati. Forse il numero era stato stampato male.

Si era animata, come era suo solito, ed era andata a cercare il comandante o chi per lui, responsabile di quel viaggio.

Di contro, Saverio l'aveva dissuasa dal farlo. Di sicuro, prima di salire, il personale avrebbe fornito spiegazioni, le aveva detto.

«Io le spiegazioni le voglio adesso».

Quando aveva trovato il gruppo dell'equipaggio, con sua sorpresa, aveva visto che anche altre persone si trovavano lì perplesse, in attesa di spiegazioni.

«Calma, calma», aveva annunciato con fare benevolo un uomo di mezza età, con i palmi tesi in avanti a voler tranquillizzare quella piccola folla. «È una nave normale, un po' più piccola di altre perché sono in pochi a scegliere questo itinerario, ma è normale, solo che l'abbiamo mascherata come fosse un'imbarcazione di altri tempi... Così, per dare a tutta l'esperienza un tono più avventuroso».  Aveva concluso con un sorriso intenzionato a tranquillizzare gli animi.

«Tu che ne pensi?» Si era rivolta a Saverio, «sembra la nave dei pirati».

Lui aveva sorriso. «Beh, hai appena ottenuto una spiegazione».

In quell'occasione aveva subito imbastito una conversazione con Marina. Quella donna stringeva la mano del ragazzino e non lo lasciava un istante.

Si erano presentate. «A me non dispiace, è suggestiva, a Eugenio piace».

Antonia aveva guardato il ragazzino. «Ti piace davvero?» Lui sembrava non avere ascoltato. Fissava un punto in alto. Lei aveva seguito la direzione di quello sguardo. Lassù, una grossa vela agganciata a un imponente albero vibrava leggera sotto il soffio della brezza e quel movimento formava a tratti delle ombre chiare e a tratti più scure.

«Quindi, anche le vele sono una messinscena?» Aveva domandato a voce alta.

«Certo, non vede quanto sono piccole? Non potrebbero mai spingere una bestia del genere».

Si era voltata per capire da chi provenisse quella voce e aveva trovato un giovane, moro, snello e sorridente che le tendeva la mano. «Piacere, Maurizio. Sono qui con mia moglie Chiara». Con un cenno del capo alla sua sinistra aveva indicato una giovane donna magra, con i capelli scuri, lunghi e lisci, girata di spalle, che passeggiava lungo la banchina.

Antonia si era limitata a mormorare il suo nome e non si era potuta impedire di osservare una serie di tatuaggi che facevano capolino dalla camicia sbottonata dell'uomo.

Non se ne trova più uno senza

Prima di udire il segnale di salita a bordo aveva cercato con lo sguardo Saverio, che non era più lì, vicino a lei. Quando lo aveva individuato, poco più avanti che camminava al fianco di una ragazza concentrato nella conversazione, aveva accelerato il passo, si era aperta un varco tra il gruppo in movimento e lo aveva raggiunto.

Che cafone, neanche mi aspetta

L'aveva già notata quella ragazza, appena erano arrivati sul posto e non le era sfuggito lo sguardo interessato di Saverio.

«Eccoti!»

«Oh, Antonia, lei è Ornella. Sai che abita nello stesso nostro quartiere?»

«Ah, sì? Vi conoscete?» aveva chiesto mentre con sguardo attento studiava la ragazza.

«Ma no, che dici».

«Mi sembrate così affiatati...»

Quella non aveva spiccicato parole. La guardava con espressione timida.

Una volta a bordo, aveva lasciato il suo bagaglio accanto a Saverio, seduto su una panchina dove aveva preso posto anche Ornella e si era appoggiata alla balaustra della nave per guardarsi intorno e studiare, ad uno ad uno, i compagni di viaggio.

Le tornò in mente il giorno che aveva deciso di acquistare quel soggiorno. Era la sua ora di buco. Antonia odiava le ore di buco. Erano solo una perdita di tempo. Che poteva fare in quella breve pausa tra una lezione e l'altra? Andare a casa a cucinare, per caso? No, perché abitava distante. Andare a fare la spesa? Detestava farla in fretta.

Poteva solo andarsi a sedere su una panchina del parco di fronte e leggere, se non era una brutta stagione. Per fortuna, quel giorno era vicino all'inizio dell'estate e aveva imboccato il corso adiacente alla via della scuola per fare una passeggiata e guardare le vetrine.

Si era fermata davanti a quel negozio, attratta da un grazioso vestitino dall'aspetto giovanile. Perfetto per l'arrivo della stagione estiva.

Guardava la sua immagine riflessa davanti a lei.

Come le veniva in mente? Sì, certo, avrebbe potuto indossarlo senza alcuna difficoltà, dato il suo corpo snello, ma quello era un modello adatto a giovani donne, non a quelle della sua età, anche se, ne mostrava almeno dieci di meno, di anni.

Era una caratteristica familiare. Anche sua madre mostrava meno anni di quanti ne aveva e anche suo padre, sebbene scomparso giovane, era sempre sembrato meno vecchio. E i suoi zii, tutti che sembravano ragazzi rispetto ai loro coetanei.

Saverio invece... Ottenuta la pensione era invecchiato di colpo. Si era accasciato, aveva messo su qualche chilo, con quell'aria spenta e annoiata. Aveva abbandonato ogni interesse né un po' di attività fisica o culturale. Se lei prendeva l'iniziativa sì, lui la seguiva, altrimenti nulla. Se ne stava tutto il giorno in casa in pantofole, a volte senza neanche radersi. Accendeva la televisione, non leggeva più, non ascoltava musica.

Ma davvero stava tutta lì la spinta vitale? Nel lavoro?

Lei, invece, che non vedeva l'ora di andarci in pensione, smaniava dalla voglia di dedicarsi alle cose piacevoli, anziché dover rubare il tempo a quel poco che gliene restava.

Desiderava seguire un corso di pittura e poi uscire tutte le mattine per fare attività fisica nel parco e voleva anche dare una mano a quell'organizzazione no profit che si occupava di aiuto scolastico ai bambini provenienti da situazioni disagiate. Bambini però, no adolescenti.

Da quando un anno prima, Lucio era andato a vivere per conto suo, non sopportava più i suoi studenti. Almeno, quando c'era lui, l'aiutava a capirli di più, ma adesso non li digeriva proprio. Superficiali, vuoti, senza idee, senza spirito critico. Opportunisti, ignoranti, strafottenti.

Da quando suo figlio se ne era andato a vivere in un'altra città, lei aveva perso quella motivazione che la faceva sentire necessaria.

Io non sono felice, si ripeteva come un mantra negativo almeno una volta al giorno.

Lo aveva desiderato con tutta se stessa quel figlio. Lo aveva voluto a tutti i costi.

A tutti i costi.

E per questi quasi vent'anni si era sentita utile e indispensabile per crescerlo, prendersi cura di lui. Ma adesso aveva preso la sua strada, com'era giusto che fosse e lei era ripiombata di nuovo in una sensazione di vuoto.

Saverio poi, non le era per niente d'aiuto. Impigrito, aveva perso ogni spirito di iniziativa. I dialoghi con lui erano ormai privi di qualsiasi passione, per non parlare del contatto fisico... Non dormivano neanche più nello stesso letto. Lui si coricava con la TV accesa; lei si intratteneva in studio, a leggere un libro, a correggere qualche compito, a controllare la posta o a seguire qualche dibattito nelle varie chat a cui era iscritta. E così capitava di finire addormentata sul divano. 

Nelle volte in cui non piombava nel sonno dentro lo studio, raggiungeva la loro camera, ma quando trovava Saverio addormentato con la televisione accesa, la bocca spalancata e gli occhiali scesi sul naso, si rigirava, tornava indietro e si coricava sul divano.

Non devi formulare quel pensiero, le diceva la sua amica Piera quando lei le riferiva sulla sua infelicità. Che poteva farci? Negare la realtà?

Piera le diceva che le affermazioni negative catturavano energie negative, così come le affermazioni positive ottenevano un effetto contrario.

Ma lei non riusciva a trovarne neanche una di affermazione positiva.

Si era incantata davanti a quella vetrina, nel frattempo aveva visto entrare una giovane, bellina, con un bel portamento, la felicità negli occhi. Si era rivista lei tanti anni prima.

Aveva conosciuto Saverio ai tempi dell'Università, era così intraprendente... E creativo!

Era un bel ragazzo dal portamento slanciato; le conversazioni con lui erano piacevoli, le gite, le feste da ballo.

Fino a che dopo la laurea si era associato a quello studio di architettura, lui era rimasto l'uomo che aveva conosciuto: spigliato, curioso, appassionato, divertente.

Ma quando aveva deciso di partecipare a quel concorso pubblico per entrare in Regione, le cose erano cambiate. Questo lavoro sarà sicuro, Antonia, per sempre.

Per sempre.

Trent'anni di matrimonio.

Non le sembrava possibile che fosse trascorso tanto tempo quando formulava il pensiero ad alta voce.

Che cosa c'era ancora da conoscere nell'altro, dopo trent'anni? Lei conosceva tutto di lui. La posizione che assumeva durante il sonno, lo sguardo corrucciato quando non condivideva quello che gli diceva, i silenzi che nascondevano disappunto; il modo con cui la mano destra teneva la forchetta, i sintomi che precedevano un malanno, le pause che metteva quando rifletteva sulle scalpitanti proposte di lei. Conosceva tutte le strategie di lui per evitare di bisticciare.

E infatti, non litigavano neanche più.

Così, era entrata e aveva acquistato il vestito. Senza provarlo, sapeva già che il modello era perfetto per il suo corpo.

Era uscita da lì col sorriso sulle labbra. Fare acquisti, a volte, può avere un effetto terapeutico.

Aveva proseguito a camminare, l'intenzione era raggiungere il crocevia e poi tornare indietro, ma dopo aver superato altri tre negozi, prima del semaforo che segnava il limite della sua passeggiata, un'altra vetrina aveva attratto la sua curiosità.

Una grossa locandina era affissa, occupando gran parte del vetro, sulla quale spiccava la foto di una magnifica isola lussureggiante.

Al di sotto di questa, uno slogan accattivante: "La vacanza dei vostri sogni a un prezzo sorprendente". Ottocento euro a persona per due settimane in un luogo da sogno? Ma no, avevano sicuramente sbagliato. Così, mossa dalla curiosità e anche smaniosa di intervenire sul quasi sicuro errore di stampa, era entrata.

L'impiegato che l'aveva accolta aveva un sorriso smagliante e l'espressione di chi sapeva già quali fossero le domande di chi entrava lì.

Aveva risposto a tutti i dubbi di Antonia. Le aveva spiegato che quel genere di vacanza era riservata a persone speciali, che desideravano davvero staccare la spina e avventurarsi in un'esperienza che li avrebbe portati a ritrovare se stessi. Il prezzo era promozionale, proprio per invogliare i clienti a prenotarsi. D'altra parte, le spese da sostenere per gli organizzatori, a parte il viaggio, non erano eccessive, data la caratteristica spartana di tutto il soggiorno.

Portati a ritrovare se stessi

Antonia aveva pensato subito a Saverio. Era curiosa di vedere in che modo si sarebbe trasformato, lontano da ogni elemento che gli facesse ricordare la sua vita spenta e noiosa e come avrebbe ritrovato se stesso, e lei, se stessa.

Quando era rincasata, alle due passate, aveva trovato Saverio intento ad apparecchiare.

«Non hai cotto i fagiolini?»

«Ma no, c'era l'insalata avanzata di ieri sera», si era giustificato lui.

L'insalata di ieri sera, insapore e appassita... Come lui.

Poi, aveva deciso di sorprenderlo. «Ho acquistato un soggiorno per due settimane. Partiremo tra una ventina di giorni».

«Va bene» aveva risposto piatto lui.

«Va bene? Non vuoi sapere dove?»

«Mi fido di te».

Antonia aveva infilzato con la forchetta un' abbondante porzione di insalata, non aveva aggiunto altro e un sorriso sbieco aveva increspato le sue labbra rosee.

Guardò ancora nella direzione di Ornella e suo marito. A quanto pare, l'idea di un lungo viaggio gli aveva già risvegliato i sensi.

Bene.

Poi, la sua attenzione fu presa ancora da quella coppia che era rimasta sempre in disparte, per fatti suoi. Lui aveva in mano un succo di frutta, di quelli con la cannuccia incorporata. Aveva allungato il braccio verso di lei, appoggiata alla balaustra con lo sguardo perso verso il mare infinito, per offriglielo, ma la ragazza, senza dire una parola, aveva girato la testa dall'altra parte. Allora lui aveva preso a bere dalla cannuccia ed era rimasto lì accanto, a condividere il silenzio di lei.

* dal brano "Why'
'Perché non riesci a vedere che questa nave sta affondando'

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