• XV •
Quante frasi non dette,
quanti sguardi non ricambiati.
Molte volte la vita ci passa accanto
e noi non ce ne accorgiamo nemmeno.
Ferzan Ozpetek
"A volte mi gira la testa. Testacoda, sto con la mia tipa su una Tesla. Chiappe sode, mmh, emoticon della pesca. A centottanta mettendo la sesta..."
Cantiamo a squarciagola canzoni talmente commerciali che sono alla portata di tutti, persino dei ragazzini delle medie.
Stoniamo, urliamo, la tensione non si avverte poi così tanto quando la vita ti scorre nelle vene come in questo momento.
Ridiamo, smettiamo di cantare solo per riprendere fiato.
Siamo sull'autostrada, diretti al parco giochi; il contachilometri segna i 120, il vento ci sferza accanto nonostante i finestrini siano chiusi. In questo momento non penso a niente, solo a non perdermi le parole della nostra compilation.
Arriviamo che sono le 10.30, a causa dell'attesa del pulman che ci avrebbe portati vicino casa di Filippo per prendere la macchina dei genitori. Sia lui che Libera hanno detto la verità alle proprie madri, solo io e Giulio non abbiamo chiamato a casa.
<< Sono trentacinque euro a persona >> c'informa la signora all'accoglienza.
Paghiamo subito ed entriamo ammirando le enormi montagne russe, la casa degli orrori, i giochi ad acqua...
<< Da dove partiamo? >> domando estasiata.
<< Da quelle! >> indica Libera.
Nota il mio scetticismo e il mio sguardo incerto.
<< Devi scioglierti, quando finirà il giro mi darai ragione >>
<< Soffro di vertigini! >> le ricordo.
<< Dura trenta secondi, ce la puoi fare >> mi consola mentre già si sta dirigendo verso le montagne russe più alte, con Giulio e Filippo che la seguono felici.
A guardarli così, sembrano tre bambini che stanno scoprendo il mondo.
Sospiro, non voglio essere la solita guastafeste. Corro e li raggiungo, salto e butto le braccia al collo della mia migliore amica, che mi stampa un bacio sulla guancia.
<< Se muoio, mi avrai sulla coscienza! E soprattutto, ti siedi accanto a me perché devo tenere la mano a qualcuno >>.
Mi sorride e accetta. È un giorno feriale, di fila non ce n'è quasi per niente e prima di dubitare della mia scelta e non affrontare le mie paure, occupo un sedile e lascio che un ragazzo si assicuri che io sia legata ben stretta.
La giostra parte lentamente, arriva in cima tra un rumore e l'altro e, prima che scenda a tutta velocità, chiudo gli occhi e stringo più forte che riesco la mano di Libera.
La sensazione di vuoto mi blocca quasi il respiro, sento di cadere e la paura mi avvolge; vorrei che il giro fosse già finito, vorrei che i miei piedi toccassero terra mentre una strana acidità risale dallo stomaco.
La voce della mia migliore amica mi giunge strozzata all'orecchio, si diverte, lo riconosco dalla sua euforia.
<< Urla, ti sentirai meglio! >>
Apro gli occhi un istante, siamo sottosopra, subito li richiudo.
<< Vi odio! >> e mentre lo dico, realizzo di aver superato la mia paura.
Sono in alto, di nuovo, vedo lontanissimo le macchine in coda, una rotonda, tutte persone che stanno andando incontro alla routine omicida di tutti i giorni. Voglio godermela, io adesso mi sento viva, voglio sentirmi sempre così.
Lascio la mano di Libera, proprio mentre stiamo cadendo di nuovo e apro gli occhi, vedo tutto al contrario e urlo.
Il giro finisce, noi scendiamo e le gambe mi tremano.
<< È l'adrenalina. Come ti senti? >> mi domanda Giulio guardandomi con tenerezza.
<< Mi sento bene. Voglio rifarlo! >>
Ridono tutti, io torno in fila. Una mano mi blocca, mi volto ed è Libera.
<< Ci torniamo dopo, ci sono tante altre giostre da provare >>.
Ha ragione.
"Amore" lampeggia sul display, credo sia ora che io gli risponda e lo affronti.
<< Amo, perché non mi rispondi ai messaggi? Com'è andata la verifica di matematica? >> chiede premuroso.
<< Ad essere sincera, non sono andata a scuola... Non volevo prendere un'altra insufficienza, non ora che la scuola è quasi finita >> gli rivelo, preparandomi mentalmente alla sua sfuriata.
<< Capisco. E dove sei ora? >> domanda dopo essere rimasto in silenzio per qualche secondo.
È infastidito, ma a differenza delle volte precedenti mi sta venendo incontro, o quantomeno non sta sbraitando.
<< Sono al parco giochi >> dico, guardando i miei amici che chiacchierano tranquilli.
Incrocio gli occhi di Filippo, ha un'espressione totalmente indifferente eppure la scorsa sera, mi ha detto di essersi innamorato di me ed è anche convinto che io ricambi i suoi sentimenti.
Forse era un po' ubriaco anche lui, forse nemmeno si ricorda di quelle parole...
Ciccio continua a parlare, tuttavia la sua voce è come un eco lontano, lo sento ma non lo ascolto davvero. Mi trovo incatenata a quegli occhi scuri che mi guardano sfrontati, pronti ad osservare ogni mia mossa e nessuno, a parte me, sembra accorgersene.
Nuovamente mi sento vulnerabile e fragile davanti a lui.
<< Mi ascolti? >> chiede dall'altro capo del cellulare.
<< No, non prende molto bene. Ti sento a tratti >> mento.
Lo sento sospirare, dopodiché mi saluta tornando al suo lavoro.
Non appena mi avvicino, ho la sensazione che lo sguardo di Filippo si schiarisca, ma sicuramente sarà solo una mia impressione.
<< Andiamo nel tunnel dell'amore! >> decide Libera.
Ho un sussulto che non sfugge a nessuno dei tre, mi guardano incuriositi, tranne Filippo che tenta di nascondere un piccolo sorriso arrogante.
<< Che hai da ridere? >> gli chiedo scontrosa, stanca di litigare con il mio ragazzo a causa sua.
<< Che problemi hai? Mi fai ridere, non è la prima volta, perché ti arrabbi tanto? >> domanda sarcastico, conscio del fatto che non voglio rivelare a nessuno ciò che è successo tra noi.
<< Voi due andate. Non credo che Azzurra voglia venire e francamente, neanche io >> dice sorridendo a Libera e Giulio, che ricambiano ammiccanti.
Questo comportamento è fastidioso, a volte non li sopporto proprio. Non mi staranno nascondendo qualcosa? Li guardo allontanarsi mano nella mano mentre parlano di chissà cosa, quando sento qualcuno afferrare la mia.
Mi volto, Filippo mi sorride, d'istinto ricambio.
<< Andiamo >>
<< Dove? >> gli chiedo, ma lui m'ignora.
Gli cammino dietro, ma lui non accenna a voler lasciare la mia mano, la tiene ben stretta nella sua.
Guardo l'asfalto bruciare sotto il sole, così come il mio viso. Non volevo rimanere da sola con lui, eppure eccoci qui: da soli.
Se solo volesse, lui potrebbe...
Mi riscuoto dai miei pensieri, cosa mi salta in mente? No, non deve più accadere!
<< Mi dici che ti prende? >> domanda voltandosi e inclinando la nuca per guardarmi meglio.
Non riesco neanche a guardarlo negli occhi, il cuore batte all'impazzata, mi sento così in imbarazzo.
<< Niente >> gli rispondo provando ad essere il più convincente possibile.
Siamo sotto la chioma di un albero, al riparo da questa primavera che sembra estate inoltrata.
<< Non mi guardi in faccia, non mi parli, a malapena sorridi. Mi stai evitando per caso? >>
Qualche ciuffo riccio gli è caduto davanti gli occhi, in questo momento troppo profondi per affrontarli o per mentirgli, lui lo capirebbe e io non saprei più dove nascondermi.
Come sono finita in questa situazione?
Poggia la mano sulla corteccia dell'albero e si avvicina di più, sento il suo respiro caldo solleticarmi la pelle. Deglutisco, il mio respiro diventa affannato.
Cosa devo fare?
<< Scusa >>.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top