• IV •

Ancora oggi
non conosco nulla di più sincero
di una solida e sincera amicizia.
Herman Hesse

Ho sperato vivamente per tutta la sera di tornare a casa.
Non sapevamo dove ci avrebbero portato, francamente non volevo neanche saperlo.

Dopo mezz'ora di macchina tra il silenzio generale, Filippo ha parcheggiato sul lungomare.

La sabbia bagnata, il leggero vento che ci fa compagnia e, sembra strano, ogni onda che s'infrange diventando schiuma, m'invita a raggiungerla. Sopprimo quel desiderio e allungo il passo, in modo che Giulio e Libera possano godere di un momento romantico che appartenga solo a loro.

Ci sediamo sulla sabbia, incuranti delle prove che lasceranno quei granelli scuri.
Mi stringo le ginocchia al petto e ci appoggio il mento, tento di resistere all'impulso di tuffarmi in acqua.

Non ho mai fatto il bagno di notte, però mi sono sempre chiesta se davvero l'acqua rilasci il calore imprigionato durante il giorno, lo stesso che con fatica ha rubato al Sole.

Filippo è seduto a gambe incrociate e il silenzio tra noi è brutto, pesante, troppo perché io lo sostenga da sola.

<< Perché ti comporti così? >> gli chiedo.

Lui neanche mi guarda, sospetto che si aspettasse quella domanda.

<< A cosa ti riferisci? >>

<< Mi prendi in giro? >> lo apostrofo, cercando di sottomettere la rabbia al mio volere.

<< No >> mi risponde tranquillamente.

Lo guardo e finalmente incrocio il suo sguardo. È buio, il faro ci illumina per pochi secondi, tuttavia i suoi occhi li conosco benissimo e noto che mi guardano con freddezza, anche se non ne conosco la motivazione, ma conosco lui e so che un motivo c'è.

<< Perché non mi parli? A volte ti sto simpatica e altre mi odi? >>

Sorride scoraggiato.

<< Tu non capirai mai >> mi risponde.

Vorrei chiedergli tante cose, a volte mi parla senza sbilanciarsi mai e riesce sempre a lasciarmi coi dubbi. Non ricordo una volta in cui non abbia dovuto pregarlo affinché mi chiarisse un concetto che era chiaro solo nella sua mente.

È un ragazzo strano, a volte stupido, altre intelligente come non te lo aspetteresti.

Mi guarda fisso negli occhi e io mi sento nuda, vulnerabile e scoperta sotto il suo sguardo.

Mi volto e scruto il mare, esso sa tutto di me, ma a differenza delle persone non tradisce, i segreti che gli racconto non mi potranno più far male.

Il telefonino vibra nella tasca dei jeans neri e non appena leggo il nome che compare sul display, deglutisco perché capisco ciò a cui andrei incontro se rispondessi.

<< Non gli rispondi? >>

E per evitare le sue domande scomode e i suoi silenzi, mi dirigo in riva al mare e lo richiamo.

Ho scelto la cosa che sembrava meno peggio tra le due.
Mi sono dimenticata di avvisarlo che non sarei rimasta a casa, Ciccio detesta quando non gli dico ciò che faccio, la realtà è che odia quando esco senza di lui.

<< Perché non ti arrivano i messaggi su Whatsapp? >>

Già dal tono di voce sembra infastidito. Potrebbe andare peggio di così?

<< Non sono a casa. È successo un cas... >>

<< Sei uscita anche stasera con i tuoi amichetti, vero? Non sono stupido, è inutile che t'inventi cavolate per pararti il culo! >> mi aggredisce.

Inizialmente non era così geloso, anzi non lo era per niente, tanto che ho avuto dubbi per i primi mesi della nostra relazione. Adesso è cambiato: diventa irascibile non appena gli dico che esco con il mio gruppo di amici, non li sopporta dal momento che è convinto che loro possano allontanarmi da lui, soprattutto Filippo.
Sostiene che se usciamo in quattro e due sono ufficialmente una coppia, io e lui avremo l'opportunità di passare molto tempo da soli quindi potrebbe nascere un interesse reciproco. Altre volte mi accusa di uscire appositamente in quattro, perché Libera sta tentando di dividerci, altre ancora mi accusa di tradirlo perché passo più tempo con Filippo che con lui.
Non comprende che potrebbe uscire con noi sempre se solo gli andasse, però si giustifica dicendo che lavora tutto il giorno, di conseguenza la sera preferisce rilassarsi sul divano. Sembra quasi che pretenda che anch'io stia a casa...

<< Non sto inventando niente! Se solo mi lasciassi spiegare, invece di accusarmi come fai sempre! >> gli urlo contro, dopo essermi accertata che gli altri non possano sentirmi.

<< Divertiti, tanto ormai fai sempre quello che ti pare senza neanche chiedermi cosa ne penso! >>

Chiude la chiamata in modo che non abbia l'opportunità di rispondergli. Resisto all'impulso di scagliare il cellulare in acqua e mi avvicino nuovamente a Filippo.

<< Se ne vuoi parlare... >>

Gli passo il telefonino e mi tolgo la felpa, rimanendo con una canotta e i jeans.

<< Dove stai andando? >>

Evito la sua domanda, stufa di dispensare giustificazioni a chiunque. È la mia vita, merito di viverla rincorrendo la felicità. Sento una mano afferrarmi il polso e voltarmi con decisione.

<< Che cazzo stai facendo? >> mi domanda nuovamente.
<< Voglio farmi il bagno! >>
<< Ti ammalerai! Ti sembra il periodo dei bagni di mezzanotte? >>

Sta cercando di farmi ragionare, ma la rabbia che tento di sopprimere sta uscendo fuori.

<< È tutto il giorno che non mi parli e sono stanca di questo tuo comportamento! Lo fai sempre e non mi dici mai il perché. Continuo a scusarti e a fingere che non succeda nulla, ma questa sera voglio che mi lasciate tutti stare quindi, per favore, continua a non parlarmi! >> gli urlo fuori di me, liberando il polso con uno strattone.

Mi dirigo verso le ondicelle che sembrano accarezzare dolcemente la sabbia e prima che i dubbi affiorino, l'acqua ha già raggiunto le mie cosce. I brividi mi ricoprono la pelle istantaneamente, i jeans diventano gelidi e mi si attaccano addosso, però mi sforzo di non pensarci e d'ignorare il freddo che sento.

M'immergo con la testa e avanzo nuotando in apnea; sento freddo, è vero, ma avverto la pace che mi sovrasta. Non so quanto tempo rimango lì, con il viso rivolto verso le stelle che adornano il cielo, ma decido di uscire quando sento il corpo indolenzirsi.

Libera mi aspetta sul bagnasciuga, sorride perché è l'unica che capisce il valore simbolico che il mare ha per me e l'unica che non mi giudica nelle mie scelte impulsive e talvolta poco sagge.

<< Tu sei folle! >> dice, ma nelle sue parole non riconosco scherno o giudizio, solo affetto.

Cerco di farle capire di tornare da Giulio, perché questa è la loro serata e non dovrebbe sprecarla appresso ad una "folle" che aveva voglia solo di sentirsi bene.

Mi sorride riconoscente e torna dal proprio ragazzo, mentre io vado a sedermi dov'ero prima.

<< Ti senti meglio adesso? >> mi domanda.

Mi giro a guardarlo e mi rendo conto che lui lo stava già facendo. Il suo tono di voce ora sembra cambiato, è più tranquillo, riconosco il solito Filippo a cui voglio bene. Mi limito ad annuire, non riesco a spiccicare mezza parola, sento come se il mio corpo avesse smarrito la rabbia nell'acqua gelata del mare lasciandomi vuota, senza pensieri, senza niente.

<< Spogliati >> mi ordina in modo bonario .
<< Eh? Tu sei scemo! >> alzo un po' la voce, pensando a quanto sia sfacciato.

Filippo mi guarda senza comprendere e prova ad avvicinarsi, tuttavia si blocca non appena nota che m'irrigidisco e mi stringo le ginocchia al petto. Lascia ricadere la mano e sorride.

<< Ti faccio tanto ridere? Dio, vaffanculo! >> mi alzo, non so per andare dove dal momento che siamo venuti con la sua macchina, l'importante è allontanarmi da lui, da Ciccio e da tutti gli altri.

<< Dove vai stupida? >> mi urla dietro.

Lo ignoro, perché sapevo che questa serata sarebbe stata un totale fiasco, ma non mi sarei mai aspettata che andasse così. Guardo il cielo per evitare che le lacrime scivolino sulle guance, però non ci riesco. Allora mi siedo lontano da tutti e con gli occhi coperti dalle mani, piango e sfogo così la frustrazione dovuta alla situazione.

<< Ti ho detto di spogliarti altrimenti rischi di ammalarti >> mi dice dolcemente mentre mi accarezza i capelli.

Mi porge la felpa e lo ascolto farmi tante raccomandazioni affinché domani non mi risvegli con la febbre alta. Mi sento una stupida per aver dubitato delle sue intenzioni, non capisco proprio cosa mi stia succedendo questa sera. I miei jeans sono fradici e sono attaccati alla pelle, i calzini sono zuppi, la canotta è diventata trasparente e le mie labbra stanno cambiando piano piano colore.

<< Questa felpa sta lunga anche a me, quindi penso ti coprirà bene fino alle cosce in modo che non si vedrà nulla >>

Gli sorrido grata e aspetto si volti per togliermi gli indumenti bagnati. Aveva ragione, la sua felpa è calda e sto meglio non appena la indosso.

Si siede affianco a me e smettiamo di parlare, a unirci adesso basta il silenzio e qualche stella.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top