Trevor Nott - L'udienza

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Settembre 2024 [presente]

Trevor aveva un colorito giallognolo, quasi malsano, accentuato dal riflesso delle candele che riempivano ogni angolo della piccola aula scavata nella scura, solida pietra. Inseriti con fierezza nelle loro tuniche ufficiali, i maghi e le streghe del Wizengamot sedevano su di una fila serrata di panche, disposte ognuna più in alto delle altre, così da godere di una vista perfetta sulla sedia nella quale era stato fatto accomodare il giovane mago indiziato.

Si trovavano per chilometri sotto terra, e l'atmosfera cupa e inquietante non aiutava il ragazzo a sentirsi meno intimidito. Al centro esatto della fila più in basso sedeva Hermione che, in quanto Direttrice dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, aveva il compito di dirigere l'interrogatorio.

Pur essendo molto curiosi di ascoltarlo, nessuno sembrava incline a esprimere giudizi affrettati. L'unico che li avrebbe espressi molto volentieri, ma che non aveva alcuna voce in capitolo, era Draco Malfoy, che sedeva in un angolo dell'ultima fila accanto a Rose. Dalla parte opposta sedeva anche Theodore Nott, il padre del ragazzo, che prima di prendere posto aveva scambiato sguardi di fuoco con l'ex compagno di scuola.

Pochi giorni prima, Theo era stato assolto da qualsiasi accusa e considerato estraneo ai fatti. Era riuscito a dimostrare che lui e sua moglie erano rimasti addormentati per giorni, a causa di un potente filtro somministratogli dal padre il quale, una volta entrato in casa, aveva assunto le sue sembianze. Il Theodore Nott che aveva aperto la porta a Rose, era stato quindi lo stesso Mago Oscuro che la ragazza aveva poi affrontato quella notte. Sebbene Draco avesse fatto della diffidenza la propria corazza, anche Rose - come il Wizengamot - era sicura che quella di Theodore fosse la verità.

"Tu non c'eri, laggiù, nella brughiera." Aveva cercato di spiegare a Draco, in un sussurro rapido e discreto alla fine dell'interrogatorio, mentre si avviavano verso l'uscita in mezzo agli Inquisitori. "Quel posto sembrava disabitato da secoli. Nott Senior non poteva che essere il solo ad albergare là dentro."

In piedi, vicino alle sedute, troppo agitato per prendere posto, c'era anche Harry Potter.

"Possiamo cominciare." Affermò Hermione, scandendo le parole con voce chiara e limpida. "Non vogliamo metterti sotto pressione, Trevor. Dobbiamo soltanto sapere cosa ricordi di quanto accaduto con tuo nonno, e come ti abbia convinto a prendere il suo posto ad Azkaban."

Considerando che il ragazzo non sembrava stare molto bene e che fosse anche piuttosto giovane, Hermione aveva cercato di metterlo a suo agio. Draco non si sentiva altrettanto comprensivo, e Rose lo sentì borbottare qualcosa. Fissò le labbra del mago, provando a riconoscere il suono di qualche parola. Non ci riuscì e, imbarazzata, si affrettò a riportare l'attenzione al centro della stanza, ripetendosi che, per quanto gli somigliassero, quelle non erano le stesse labbra di Scorpius e che lei non avrebbe dovuto esserne attratta per nessun motivo.

"Non ne sono sicuro..." Biascicò Trevor. "È tutto molto confuso. L'ho già detto agli Auror, credo di avere subito la Maledizione Imperius."

Draco brontolò ancora un volta, riuscendo a fare voltare alcuni maghi, compresi Harry e Theo. Anche Hermione doveva averlo sentito, ma lo ignorò e andò avanti.

"Raccontaci tutto dall'inizio."

Sembrava che Trevor non avesse molto da dire. I suoi rapporti con Scorpius non erano mai stati idilliaci, nel senso che non erano mai esistiti, anche se ammetteva di essere stato preso di mira da lui, di tanto in tanto.

"Si sentiva migliore di me, perché io in effetti non sono bravo in niente... Spesso mi prendeva in giro per fare ridere i suoi amici. Una volta mi ha Trasfigurato la faccia in quella di un topo."

Continuò dicendo che, malgrado gli episodi di prevaricazione fossero diventati più frequenti nell'ultimo periodo, dalla fine della scuola non aveva saputo più niente di lui, almeno fino a quando non si era svegliato al San Mungo e Harry Potter gli aveva raccontato cos'era accaduto in estate.

Rose sapeva che questo lato di Scorpius avesse colpito molto sua madre, che fino a quel momento ne aveva sempre avuto un'ottima opinione. Lei stessa starebbe soffrendo molto di più, se non avesse saputo che Trasfigurare i compagni per scherno fosse praticamente niente in confronto al resto.

Ciò che si stava domandando, e che forse si chiedeva anche Draco accanto a lei, era se Trevor fosse a conoscenza dell'esistenza dei Figli di Salazar, e se qualcuno dei compagni Slytherin avesse mai sospettato qualcosa.

"Ogni tanto andavo a trovare mio nonno." Aggiunse il ragazzo. "Quando tornavo per le vacanze e in estate. Non era mai molto felice di vedermi. Non credo di essergli mai piaciuto, perché non avevo niente di glorioso da raccontargli. Ricordo che quest'estate mi ha chiesto notizie su Scorpius, invece che su di me. Lo faceva spesso. Io mentivo perché mi vergognavo del modo in cui mi trattava, ma quella volta non ho resistito e gli ho raccontato tutto. Lui ha fatto una faccia strana, e da quel momento non ricordo più nulla."

Tra le file degli Inquisitori si levarono una serie di sussurri: come poteva Nott lanciare un Imperius al nipote senza disporre di una bacchetta? E come erano riusciti nonno e nipote a procurarsi la Polisucco? Era una pozione troppo complessa e occorreva troppo tempo, perché il ragazzo potesse realizzarla da solo.

Draco cercò con lo sguardo l'impenetrabile Theodore, come se sospettasse di lui.

"Credi sia possibile che un mago, chiuso da decenni in prigione, impari a manovrare la Magia senza bacchetta?" Gli domandò Rose.

Si sentiva al sicuro vicina a lui. Draco era l'unico che poteva rispondere a tutte quelle domande sulle potenzialità più remote delle Arti Magiche a cui lei, con le sole conoscenze scolastiche, non riusciva ad arrivare.

"La Magia si spegne quando sei ad Azkaban. Con tutti quei Dissennatori intorno, finisci per dimenticarti persino com'è essere un Mago." Spiegò Draco, dando l'impressione di conoscere bene la sensazione. "A meno che tu non sia uno che si nutre di tormenti. In quel caso potresti sopravvivere, ma ne usciresti devastato."

Draco non era mai stato ad Azkaban, ma quasi tutta la sua famiglia sì. Rose aveva già fatto i conti con il passato violento dei Malfoy quando aveva scelto Scorpius come compagno, e lo aveva accettato. Con l'arrivo dei Figli di Salazar, però, il passato si era annullato, divenendo niente di più che un vecchio incubo rispetto al presente.

"Hai sentito Trevor, ha detto che suo nonno gli chiedeva spesso di Scorpius. Non credi sia la prova che, per tutto questo tempo, si sia nutrito di vendetta? Corrisponde a quello che Nott ti ha detto al Manor. Forse non stava mentendo, voleva davvero colpire Scorpius per colpire la tua famiglia! Penso che dovremmo tenerne conto, se vogliamo trovare lo Sparviero. Potrebbe essere chiunque, anche un altro Mangiamorte rinchiuso ad Azkaban col quale Nott si era alleato."

Draco avrebbe voluto rispondere alle obiezioni della ragazza, ma Harry si era avvicinato per discorrere col Mago seduto proprio sotto di loro.

"Come ti pare, ma non dimenticare chi è il vero nemico." Le mormorò sbrigativo.

Rose non avrebbe scordato facilmente la ferocia che aveva visto negli occhi dei Figli di Salazar. Se ripensava ad Albus, sentiva ancora il cuore spezzarsi. Come nuovo capo di una congrega di criminali, era stato lui a uccidere o fare uccidere Scorpius. Era questo il breve riassunto di quanto Dorian aveva detto a Draco, e di quanto Draco aveva raccontato a lei. Non riusciva ancora ad accettarlo così come, anche sforzandosi, continuava a non capire quale collegamento potesse esserci tra loro e i Mangiamorte.

"Ti ricordo che non puoi mentire, Trevor." Disse Hermione con gentile fermezza, quando le chiacchiere dietro di lei si furono fermate.

Il ragazzo si guardò le mani.

"Beh, qualcosa in effetti la ricordo. Mio nonno mi disse che poteva risolvere i miei problemi, se gli avessi procurato della Polisucco. Credo di essere stato almeno un'altra volta, ad Azkaban, per portargliela. Non so dove l'ho presa, probabilmente a Knockturn Alley. Dopodiché, l'unica cosa che ricordo è la parete del San Mungo colorata di lilla chiaro."

Dai mormorii di un paio di Streghe vicino a lei, Rose seppe che del suo secondo ritorno ad Azkaban ci fosse traccia nei registri. In quella stessa occasione, il Nott più anziano doveva essersi liberato.

Un'ora dopo, il Wizengamot emanò il suo verdetto. Non tutti erano convinti dell'innocenza di Trevor. Pur ritenendolo complice dell'evasione secondo diversi livelli di gravità, tennero conto del fatto che fosse minorenne e che il nonno, prima di morire, avesse pienamente rivendicato le proprie responsabilità davanti a più testimoni. Trevor venne assolto con obbligo di svolgere dei lavoretti disciplinari, a Hogwarts dopo le lezioni, per la durata di sei mesi.

Quando Trevor si rese conto di essere stato assolto, non fu meno a disagio. Saltò dalla sedia e si precipitò fuori dall'aula senza nemmeno aspettare suo padre. Theo cercò di raggiungerlo, ma la strada gli veniva sbarrata dal passaggio degli Inquisitori davanti a lui.

"Vai da Trevor, io devo scambiare due paroline con suo padre." Le mormorò Draco, che passò dai sedili superiori semivuoti e lo raggiunse in fretta.

Rose non aveva fatto in tempo a chiederlo, ma immaginava che anche Malfoy fosse rimasto deluso dalla mancanza di informazioni utili. Persino le domande che erano state rivolte a Trevor a proposito di Madama Jocastra - ipotizzando che fosse stata proprio lei a vendergli le dosi di Pozioni Polisucco - erano state vane, dato che Trevor aveva risposto di non averla mai sentita nominare.

La ragazza lasciò i due uomini a fronteggiarsi e scivolò con eleganza in mezzo ad alcune Streghe, per farsi largo fino alla porta. Harry e Hermione stavano parlando ad alcuni colleghi e non la videro mentre sgattaiolava in corridoio, sperando vivamente che Trevor non si fosse già dato alla fuga.

Rose lo trovò di fronte a una di quelle finestre finte, che quel giorno stavano mostrando un cielo burrascoso.

"Stà lontano da me!" Sbottò il ragazzo, che si ritrasse non appena la vide.

Rose si domandò se il completo formale che stava indossando non lo avesse tratto in inganno.

"Guarda che io non faccio parte del Ministero. Sono Rose Weasley ed ero..."

"So benissimo chi sei." Ruggì lo Slytherin ancora una volta. "Sei una Weasley e sei pure Mezzosangue. Non azzardarti a toccarmi, mi insudici!"

La ragazza non credeva di avere mai visto un suprematista così anacronistico e, soprattutto, così poco convincente. Trevor si sforzava di provare repulsione, ma era come se stesse recitando, ripetendo delle parole che erano già state pronunciate da suo nonno. Era un atteggiamento illogico: se qualcuno del Wizengamot avesse assistito alla scena, avrebbe forse fatto richiesta per un'altra udienza.

Rose non era del tutto sicura di quel che stava per fare, ma qualcosa le suggeriva che se anche lei fosse uscita allo scoperto non avrebbe sbagliato.

"Io so chi era davvero Scorpius, e credo che lo sappia anche tu." Gli sussurrò, osservando qualcosa fiammeggiare nella sua faccia distorta dal finto disappunto. "L'altro giorno hanno interrogato anche me, ma io non ho parlato. Qualcosa mi dice che tu hai appena fatto lo stesso. Credimi, non potevi prendere una decisione migliore."

Trevor era rimasto a bocca aperta. Somigliò di più a se stesso quando rispose, sottovoce:

"Non mi sorprende che tu conosca il suo gruppo, quanto piuttosto che una come te non voglia che il Wizengamot lo scopra!"

Rose si sentì più leggera, capendo di avere centrato il bersaglio. Forse aveva trovato un aggancio; magari Trevor era davvero a conoscenza di qualcosa che faceva al caso suo. Con un po' di lavoro, poteva cavargliela fuori.

"È una lunga storia. Se mi aiuti, forse te la racconterò."

In quel momento, tutti gli adulti rimasti in aula si riversarono all'esterno e l'ultimo a uscire dalla stanza richiuse la porta a chiave. Harry e Hermione stavano ancora parlando tra di loro, ma Draco e Nott scivolavano come ombre scure l'uno accanto all'altro, senza profferire parola. Nott fece al figlio un cenno col capo, e Trevor venne via.

Draco passò accanto a Rose e proseguì oltre come se non la conoscesse. Non potevano mostrarsi in confidenza in pubblico, per di più davanti alla sua famiglia. Si sarebbero scritti più tardi. Vederlo allontanarsi da lei, però, le aveva lasciato un forte senso di vuoto.

"Malfoy è proprio scappato. Dev'essersi offeso. Lui voleva che condannassimo il ragazzo, in questi giorni non ha parlato d'altro." Sentì dire a Harry, mentre lo zio e sua madre la raggiungevano.

"Oh, non credere, non è per questo che è scappato. Aveva paura delle domande." Lo corresse Hermione prontamente, indispettita. "Mi ha confessato di essere sempre stato in pena per suo figlio, temeva di non averlo cresciuto al meglio. Non capivo di cosa parlasse, ma adesso..."

"Quando avete parlato di suo figlio?" Domandò Harry. Non dubitava affatto della cognata, ma era abituato a fare domande e a cercare indizi.

Hermione ebbe un momento di smarrimento, poi rispose senza mostrare la minima esitazione:

"Il giorno della morte di Nott, ricordi? Abbiamo discusso di molte cose e mi sono tutte servite per il processo, ma casualmente ha dimenticato di parlarmi del passato da spaccone di Scorpius."

"Non pensi che si vergognasse? Forse gli ricordava troppo se stesso. Credo si sia impuntato sulle colpe di Trevor proprio perché non si è mai perdonato per ciò che ha fatto alla sua età."

A quelle parole, Hermione si addolcì visibilmente, ma Rose sapeva che sua madre avesse pensato a una ragione molto più precisa. Non sapeva cosa Draco le avesse raccontato su Scorpius - né era sicura del quando - ma conoscendola doveva trovarsi pericolosamente vicina a scoprire qualcosa.

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