Trevor Nott - Flashback
(continua dal precedente capitolo)
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Albus stava occupando lo stesso spazio sul divano che sarebbe bastato ad accogliere tre persone o poco più, se molto magre. Non gli importava. Rimase comodamente sdraiato anche quando percepì Calypso farsi spazio davanti alle sue gambe insieme all'amica Lavinia, ignorandolo e continuando a chiacchiere. Malgrado la loro presenza, il ragazzo non rinunciò al suo proposito di prendersela comoda. I momenti di relax come quello erano molto rari per il figlio dei Potter, teso tra lo studio e l'ansia per il giorno del rito.
Attirare e uccidere un unicorno non sarebbe stato uno scherzo, ma Scorpius continuava a comportarsi come se la faccenda non lo riguardasse. Era di nuovo uscito con Rose e, probabilmente, non lo avrebbero rivisto prima di cena. Albus non poté fare a meno di provare rancore. Mentre Scorpius si faceva gli affari suoi, tutto il peso della missione da lui stesso voluta ricadeva addosso agli altri. Guardò Calypso e si sentì furioso anche per lei. Non solo il suo promesso sposo le aveva impedito di guardare gli altri ragazzi, ma pure pretendeva che lei lo aspettasse intanto che, dall'alto della sua onnipotenza, si divertiva a uscire con una Mezzosangue portatrice di sventure.
Nel divano accanto, il butterato Caius Bulstrode stava ripetendo da venti minuti a Caleb Fogg, un ragazzo dai capelli giallo paglierino e il naso prominente, gli ingredienti di una pozione, che però continuava a scordare. Erano entrambi alti e in sovrappeso. A guardarli sdraiati malamente sul divano, somigliavano a delle grandi tartarughe capovolte, ma in piedi erano grossi come due armadi. Il primo Purosangue, il secondo Mezzosangue, erano la prova vivente che ogni tanto il sangue non era sinonimo di garanzia. Caius era potente nelle Arti Oscure e negli attacchi in generale, ma Caleb era forte in tutto il resto e anche particolarmente paziente, così tanto da accettare di aiutare l'amico a imparare gli ingredienti per il compito di Pozioni.
Albus desiderava soltanto un po' di riposo, e iniziava a infastidirsi tra i loro rumori e quelli sommessi che circolavano nel resto della Sala Comune di Slytherin, finché l'orecchio non gli ricadde su una frase pronunciata da Calypso:
"Lo sai chi mi ha invitato a Hogsmeade per San Valentino?" Diceva a Lavinia. "Trevor Nott! Riesci a crederci?"
Persino Caius e Caleb si incuriosirono. Albus capiva bene come il loro sarcastico stupore nascesse da un pizzico di gelosia, dato che la stava provando anche lui. Alla fine dello scorso anno l'aveva baciata, e ormai avrebbe dovuto essere il suo ragazzo; ma anche se non fosse stata sua, Calypso era una Purosangue troppo bella e aggraziata perché una nullità come Nott, che frequentava ancora il quinto anno, potesse anche solo pensare di rivolgerle la parola. In fondo, Albus lo ammirava anche un po': lui non avrebbe mai avuto tanto coraggio. Non con Scorpius nei paraggi, almeno.
"Oh no, non quella faccia da topo insulsa! Non ti ha fatto ribrezzo quando si è avvicinato?" Domandò Lavinia, che aveva gli occhi sporgenti e un viso cavallino, che neanche la sua chioma vaporosa di capelli castani, sempre pettinati intorno a una spalla, poteva aggiustare.
"Per Salazar, sì!" Ammise Calypso.
Caleb parve felice di potersi distrarre dal noiosissimo elenco di ingredienti che forse, proprio come Albus, non avrebbe scordato mai più:
"Io non vedo l'ora che lo scopra il capo!" Esclamò divertito, scivolando tra le pieghe del divano per stare più comodo.
Caius si guardò intorno, preoccupato, con i suoi occhietti scuri.
"Non chiamarlo in quel modo davanti a tutti, scemo."
"Parla quello che non ha ancora imparato a memoria una stupida ricetta!"
Obiettivamente, Albus non credeva che qualcuno sarebbe rimasto realmente sconvolto se li avesse sentiti chiamare Scorpius con gli appellativi tipici di qualcuno che è al comando. Riteneva, invece, che avessero tutti un'idea verosimile di chi o cosa lui fosse, dato che persino i ragazzini del primo anno avevano imparato a temere Malfoy. Non aveva mai beccato nessuno a sparlare di Scorpius, ma Albus non escludeva che delle strane voci girassero lo stesso, per quanto solo tra gli Slytherin e in una forma talmente discreta da non raggiungere mai le orecchie dei Figli di Salazar.
"Non dite niente a Scorp, farebbe solo un gran baccano." Si raccomandò Calypso, sottovoce. "Nott è sistemato, gli ho detto che se ci riprova lo affatturo."
Il passaggio segreto della Sala Comune si aprì. Albus aveva sentito scivolare la grande pietra all'ingresso, ma dalla sua postazione non poteva vedere chi fosse entrato. Solo quando sentì delle urla familiari si risollevò dal divano, così in fretta che per sbaglio diede dei calci alle schiene delle due ragazze.
L'entrata in scena di Scorpius e Trevor aveva attirato l'attenzione dell'intera Sala Comune. Decine di studenti verdeargento interruppero qualsiasi cosa stessero facendo, solo per osservare Scorpius tirare per l'orecchio il compagno più giovane - mingherlino e col muso appuntito - costretto a zampettare dietro al suo aguzzino.
Trevor si dimenava, ma le sue braccine non erano abbastanza forti da contrastare quelle di Scorpius. Malfoy lo trascinò fino al centro del ritrovo e lo scagliò per terra:
"Mi stavi spiando? Brutto topo impiccione, cosa ti da il diritto di seguirmi?"
Soltanto con la potenza della sua voce, Scorpius riusciva a diffondere il terrore nelle vene di chiunque. Sovrastava il compagno, minacciandolo con la bacchetta. Con l'orecchio destro arrossato, il discendente dei Nott era un misto di rabbia e imbarazzo:
"Sei paranoico, Malfoy! Non stavo facendo niente, mi hai attaccato senza motivo..."
Scorpius doveva essere ben lontano dal credergli. Il suo sguardo esagitato saettò tra i compagni di Casa che stavano osservando la scena col fiato sospeso, e sembrò trattenersi dal mettere in atto ciò che aveva in mente. Non disdegnò, però, di calpestare la mano di Trevor che poggiava a terra, con tutta la forza che avesse.
Il ragazzo urlò di dolore. Qualche compagno portò le mani alla bocca o corse direttamente in camera, terrorizzato.
"Lo so cosa stai cercando di fare." Lo avvertì Scorpius, parlando sopra ai suoi lamenti. "Un altro passo falso, e la pagherai cara."
Lasciò Trevor dolorante sul pavimento e corse infuriato nel suo dormitorio, sbattendo la porta. Albus, Caius e Caleb lo seguirono, lasciando Trevor alle cure di qualcuno che fosse più sensibile di loro tre. Quando entrarono, Scorpius stava già Trasfigurando il modellino di un Battitore famoso che Caius teneva sul comodino fin dal primo anno. Lo trasformò in un pupazzo a grandezza naturale con le fattezze di Trevor. Stava supino per terra, con gambe e braccia allargate e gli occhi aperti e vuoti, in una rappresentazione molto realistica di quello che sarebbe potuto accadere in Sala Comune se non ci fossero stati testimoni. Scorpius lanciò Bombarda alla bambola e le diede fuoco.
Albus sentì Caius trattenere un singulto. Adorava quel Battitore, ogni singolo giorno da che stava a Hogwarts aveva sempre augurato buona giornata o buonanotte al suo modellino. Caleb usò la bacchetta per fare Evanescere il fumo, prima che anche loro morissero soffocati. Il ritorno dell'ossigeno stimolò le fiamme, in un ciclo continuo.
Albus rimase a osservare la scena per cui il Trevor fittizio veniva consumato dalle fiamme, con Scorpius a fissare il corpo con occhi intrisi di fanatismo diabolico. Si domandava fin dove Malfoy avrebbe spinto la sua brutalità, immaginando una realtà in cui l'aria sarebbe stata intrisa dell'odore cadaverico del vero Trevor Nott.
"Ha scoperto qualcosa." Spiegò Scorpius una manciata di minuti dopo, quando del pupazzo non rimase altro che polvere e filamenti. Fece sparire il fumo e anche i residui.
"L'intera Casa di Slytherin sa che siamo più che un semplice gruppo di amici." Precisò Albus, inespressivo. "Tutti ti riconoscono come un leader, tutti hanno paura di te. E dopo lo spettacolo di poco fa, le voci aumenteranno."
"La paura li terrà a bada. Se parleranno, lo faranno per suggerirsi a vicenda di portarmi rispetto. Il vero problema è Nott." Spiegò Scorpius, manifestando ancora un forte rancore. "Non so di preciso che intenzioni abbia, ma se si è messo in testa di rovinarmi, giuro che lo trasformerò in un Inferius prima ancora che possa provarci."
"Ma Scorp, cosa stavi facendo quando lo hai beccato a spiarti?" Domandò Caius, con una cantilena sciocca.
Scorpius titubò e voltò la testa verso il muro.
"Non vi riguarda." Poi cacciò via i due compagni, dicendo loro di voler parlare in privato con Albus. "Tu dai l'impressione di essere il più equilibrato, tra noi. Sei pure un Potter, e la gente tende a credere alla tua buona fede. Parlagli, digli che sei dispiaciuto per come l'ho trattato, consolalo. Devi scoprire cosa vuole da me."
Albus sapeva che Nott fosse un povero babbeo, ma al punto da non arrivare a sospettare che dietro il suo improvviso interessamento ci fosse l'accordo con Scorpius, gli sembrava improbabile. Per nessun motivo al mondo, però, avrebbe contestato gli ordini di Scorpius, a meno di non volersi scontrare con lui e le sue urla per tutto il pomeriggio. Annuì soltanto ma, prima di andare, volle chiedergli:
"Eri con Rose, vero?" Sperò di sembrare neutrale, ma dentro di sé riusciva a malapena a trattenere la rabbia. Mancava poco che anche lui Trasfigurasse un pupazzo in Scorpius e, prima di dargli fuoco, gli infliggesse le peggiori torture.
Scorpius lo fulminò, a testa alta, dandosi aria di superiorità.
"È un problema? Io faccio quello che mi pare. Decido io cosa è giusto e cosa no, voi non vi dovete impicciare."
Albus lo assecondò, solo per sgattaiolare via dal dormitorio prima di perdere la ragione. Calypso sedeva ancora sul divano con Lavinia; Caius e Caleb avevano riottenuto i loro posti. Nessuno di loro fece domande, probabilmente per evitare di attirare l'attenzione sul gruppo e le sue dinamiche.
L'atmosfera in Sala Comune era tornata pressoché quella di sempre e Trevor non era più nei paraggi. Con tutta probabilità, se non era corso in Infermeria a fare la spia, doveva essere andato a rifugiarsi nel dormitorio del quinto anno, magari cercando tra i libri di scuola un rimedio magico facile per guarire la sua mano gonfia e piena di lividi. Era troppo presto per andare a parlare con lui. Albus si unì al gruppo sul divano e, fingendo di ascoltare la solita lista di ingredienti di Caius, si addolcì guardando Calypso, dispiacendosi per lei. Si domandò, per la centesima volta, perché mai non potesse invitarla a uscire per San Valentino, e perché entrambi dovevano avere tanto timore di contrariare un leader che pensava soltanto a se stesso.
Un incubo risvegliò Albus nel cuore della notte. Aveva sognato di baciare Calypso in Sala Comune e che Scorpius, per vendetta, lo avesse bruciato vivo davanti a tutti. Poteva ancora sentire la sua pelle andare in fiamme. Spostò le tende attorno al letto, provando repulsione per il baldacchino accanto al suo, dove Scorpius riposava nel più dignitoso silenzio. A tentoni nel buio, trovò una vestaglia, prese il libro di Trasfigurazione dal comodino e andò a ripassare la lezione in Sala Comune per calmarsi.
Raggiunti i divani, si accorse di non essere solo. Si era già seduto un ragazzino dall'aria fragile e arrogante insieme, che gli ricordava un po' un ratto e che indossava un pigiama della stessa tonalità di grigio. Albus pensò che se Trevor avesse saputo quale sorte avesse appena sfiorato, piuttosto che starsene davanti al fuoco avrebbe optato per un lungo bagno.
Andò a sedersi di fronte a lui. Le sopracciglia scure di Nott si incrociavano al centro della fronte, dando l'impressione di avere un unico lungo sopracciglio nero. Trevor non distolse lo sguardo dalle fiamme, ancora molto scosso e, probabilmente, dolorante: si massaggiava la mano sinistra, che era gonfia e macchiata di viola.
"La prossima volta che vai a Pozioni, ruba del Dittamo. Se non altro, servirà a sgonfiarlo." Disse Albus, con cautela. Il ragazzino non rispose. "Mi dispiace per quello che è successo. Scorp avrebbe dovuto darti modo di parlare."
"Prima o poi, Malfoy pagherà per la sua arroganza." Minacciò Trevor, lo sguardo ancora rivolto alle fiamme.
Non aggiunse altro e la sua profezia si perse tra lo scoppiettare del fuoco. Albus non sapeva se fosse il caso di insistere, così aprì il libro a una pagina a caso e finse di leggere. Parlò dopo qualche minuto, come se avesse avuto un'idea improvvisa:
"Senti, perché non mi racconti cos'è successo? Lo sai che Scorpius mi ascolta. Se mi spieghi tutto per bene, gli posso parlare io."
Trevor lo guardò con diffidenza:
"Forse stai cercando di fregarmi, ma va bene. Raccontagli quello che vuoi, io non ho niente da nascondere. Quando sono uscito dall'ora di Incantesimi ho visto Malfoy insieme a Rose Weasley. Stanno insieme, no? Beh, è strano. Lei sembra la classica brava ragazza, ma lui... Non ho ancora capito come abbia fatto a ingannare l'intera scuola. È così chiaro che sta recitando! Noi Slytherin siamo gli unici a vederlo per quello che è. In ogni caso, credo di averli fissati per qualche secondo di troppo, ed è questo che ha fatto scattare Malfoy. Ha mandato via Rose, mi ha portato qui e ha fatto la sua scenata. Questo è quanto."
"Vuoi dirmi che è stato solo un banale equivoco? Ma smettila, voi due vi punzecchiate già da un pezzo. Dev'esserci un motivo."
Trevor lo fissò intensamente. Le sopracciglia contratte e gli occhi cadenti lo facevano sembrare un vero stolto.
"Voglio entrare nel vostro gruppo." Ammise, deciso. "Non negare che ne esista uno, lo sanno tutti che siete invischiati in qualcosa. Qualunque cosa sia, io voglio farne parte."
Albus si rese conto che negare l'evidenza non sarebbe valso a nulla:
"Allora è per questo che hai chiesto di uscire a Calypso. Speravi che ti dicesse qualcosa su di noi!" Trevor non rispose, e Albus vide che non c'era alcuna umiliazione in lui, come sarebbe stato se l'invito fosse partito da ragioni romantiche. Il giovane Nott appariva solo un po' seccato. "Sei proprio stupido come sembri. Girare intorno alle ragazze di Scorpius è il modo migliore per farlo infuriare. Perché non ne parli direttamente con lui?"
"Credi che non ci abbia provato? L'ho fatto, ma hai visto anche tu come mi tratta. Non mi vuole, mi crede una nullità."
"E allora smettila, no? Perché continui a umiliarti?"
In quel momento, Albus vide in Nott tutta la forza della sua disperazione. L'astio per essere stato sempre trattato da perdente, il dolore dovuto alla consapevolezza dei propri limiti e la voglia di mettersi in gioco per scoprirsi migliore.
"Perché non posso perdere un'occasione del genere. Ho bisogno di essere all'altezza del sangue che porto. Il mio cognome è quello di un Mangiamorte, e ora voglio esserlo anch'io. Almeno sarò qualcosa."
Albus riapparve al cospetto di Scorpius l'indomani mattina. Non appena i loro due grossi compagni di dormitorio uscirono per andare a fare colazione, Potter raccontò al capo della chiacchierata notturna avuta con Trevor.
"È per questo che ti gira intorno. Non ti sta spiando, vuole diventare uno di noi."
Si stavano vestendo della divisa scolastica e avevano i capelli ancora spettinati, il che li faceva somigliare a dei ragazzini cresciuti troppo in fretta. Scorpius parve riflettere, mentre strattonava i bottoni della camicia, infilandoli frettolosamente nelle asole.
"Io non mi fido lo stesso. Per il solo fatto che ci creda dei Mangiamorte meriterebbe di essere Cruciato. Io non sono Voldemort, il mio sangue è Puro!" Sentenziò, col suo solito tono dispotico e appassionato. "E comunque non lo voglio, non me ne faccio niente di un idiota che non sa tenere in mano la bacchetta. È meglio che la smetta, o presto lo costringerò a farlo. Diglielo, la prossima volta che lo incontri, gli farà bene saperlo."
Trevor poteva anche essere un mago impacciato, ma la faccia tosta non gli mancava. Quando Albus e Scorpius si riversarono in Sala Comune, lui era lì ad attenderli davanti alla porta, con aria di sfida. Per sua fortuna, c'era ancora troppa gente in giro perché Scorpius potesse lasciarsi andare alle sue sfuriate, ma in qualche modo si sfogò lo stesso. Lanciò a Trevor una magia che rese il suo volto più peloso e appuntito di quanto già non fosse. Gli crebbero attorno al naso dei lunghi fili bianchi e le orecchie si ingrandirono fino a diventare morbide e grigie, proprio come quelle di un roditore.
Resosi conto di cosa gli stava accadendo, Trevor si toccò la faccia e per poco non scoppiò in lacrime. Corse dritto nel suo dormitorio, sopportando le risa dei compagni di Casa che incontrò lungo il tragitto. Non aveva avuto nemmeno il coraggio di fuggire in Infermeria.
Anche Scorpius se la rideva di gusto. Albus non aveva alcuna intenzione di metterlo in guardia - covava l'inconscio desiderio di poterla avere vinta su di lui almeno una volta - ma non credeva che continuare a tormentare Trevor Nott avrebbe condotto il suo capo a qualcosa di buono.
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