Sospetti

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Ottobre 2024 [presente]

"Le lettere di Trevor si fanno sempre più imbarazzanti. Vuoi che ti legga l'ultima? Cara Rose, spero stai bene. Le cose non sono molto divertenti a Hogwarts per me, dopo i fatti dell'estate e i lavori extra che mi hanno assegnato dal Ministero, che occupano gran parte del mio tempo. Questo è anche un bene, perché come già sai riesco a evitare le persone indesiderate, per quanto ce ne sia sempre qualcuna che continua a darmi fastidio. Ti rinnovo l'invito a incontrarci a Hogsmeade appena possibile. Sarei felice della tua compagnia. Con simpatia, Trevor."

Dopo la lettura, Rose aspettò con impazienza la reazione di Draco. Avevano già parlato in altre occasioni delle lettere che riceveva da Hogwarts, ed era al corrente di come lei la pensasse. All'inizio si era convinta che fossero dei messaggi in codice, ma dopo molti giorni in cui i toni non erano cambiati né le metafore si erano fatte più chiare, aveva iniziato a temere che la realtà fosse molto più banale e che Trevor la stesse semplicemente corteggiando.

"Sei una bella ragazza. Credo proprio che gli piaci." Commentò Draco, appartentemente indifferente. Stava versando nel suo calderone delle erbe e dei fiori secchi, sminuzzati, un'operazione che sembrava assorbire tutta la sua attenzione.

Rose si costrinse a ignorare il fatto che lui la trovasse bella, ma non riuscì a impedire alle guance di arrossire. Cercò di nasconderle tra i capelli sciolti, lieta che i vapori che si stavano accumulando nel sotterraneo dei Malfoy avessero già riscaldato l'atmosfera, camuffando il suo compiacimento.

Ripiegò la lettera, alquanto delusa dal ragazzo, che si stava rilevando tutt'altro che utile. Scriveva in un modo così vago e melenso che era difficile capire cosa volesse da lei. Ogni tanto le ricordava di volerla incontrare, ma facendola sentire come una specie di sogno proibito con cui scacciare la solitudine.

Sperava ancora di scoprire che ci fosse dell'altro nelle sue lettere e per questo anche le sue risposte erano state vaghe. Non voleva rischiare di metterlo in difficoltà se le loro conversazioni fossero state intercettate, ma nemmeno incoraggiarlo qualora avesse avuto altre intenzioni. Doveva pensare a un modo gentile per fargli capire di non avere speranze con lei.

Pensò che Draco doveva essersi sentito esattamente così, qualche settimana prima, quando era stata lei a trovarsi nel pieno di uno scoppio ormonale che l'aveva messo al centro dei suoi pensieri. Dopo quella volta nella brughiera, per qualche tempo i loro incontri si erano fatti più rari. Rose aveva compreso quanto bisogno avesse di stare lontana da lui.

Gli indizi scarseggiavano, non sapevano ancora nulla dello Sparviero e Dorian, che aveva detto di volerli aiutare, continuava a negare di conoscerne l'identità. Così, lei ne aveva approfittato per tornare a uscire con le sue amiche, si era distratta e, ogni tanto, era riuscita persino a dimenticarlo.

Quando però Draco le aveva scritto che avrebbe ripreso a lavorare alla Pozione della Resurrezione, Rose si era sentita morire dalla voglia di rivederlo e gli aveva risposto di non cominciare senza di lei. L'aveva pensata come un'occasione per passare del tempo insieme e per parlare di Trevor, ma aveva finito per riaccendere in lei il solito marasma interiore.

Il lato positivo, era che ormai riusciva a controllarlo. Frequentare le amiche era stata la sua cura, e ora poteva restargli accanto senza perdere la testa, a patto che nella sua vita non esistesse soltanto lui.

"È possibile che anche il corteggiamento sia un codice. Forse c'è ancora qualcuno del gruppo a scuola che lo controlla e che legge la sua posta. A conti fatti, credo che dovrei incontrarlo."

"Sì, lo credo anch'io."

Nessuna smorfia o scatto nervoso lo avevano scalfito, restando semplicemente concentrato sugli ingredienti. Lei lo aveva pregato perché non ci fosse più tensione tra loro, e così era stato. Rose non aveva motivi per lamentarsi. Soltanto la sua vanità ne usciva un po' delusa.

"Vuoi che ti aiuti?" Gli domandò, mettendo via la lettera.

Draco aveva disposto di fronte al calderone una vipera morta. Il contenuto era una poltiglia rosso sangue dall'odore ferroso che stava già cuocendo a fuoco lento quando lui aveva accompagnato Rose nei sotterranei.

La ragazza non vedeva quel posto dal giorno dello scontro, e si era sorpresa di trovarlo perfettamente in ordine. Quella era stata la prima volta in cui aveva avuto un contatto con Draco, e ancora serbava quel ricordo con affetto. Era stato bello averlo tra le sue braccia. Avrebbe approfittato di più di quel momento, se avesse saputo fin dal principio quanto si sarebbe affezionata a lui e quante poche speranze avrebbe avuto di restarci.

"So che il tuo orgoglio da saputella potrebbe risentirne, ma non vedo come potresti aiutarmi. Devo mescolare altre otto volte in senso antiorario e poi aggiungere la vipera. Vuoi avere tu questo onore?"

Draco era più rilassato nei suoi confronti, al punto che ogni tanto si rivolgeva a lei con un sarcasmo niente affatto fastidioso. Lei lo trovava divertente. Sapeva stuzzicarla in modo innocuo nei punti giusti.

"Magari la prossima volta." Gli rispose, esaminando incerta il serpente e le sue squame lucide.

Lo sguardo di Rose ricadde sul libro di Clodoveo e sugli appunti che sporgevano dalle pagine del libro chiuso. Decise di aprirlo per dargli un'occhiata. Nel momento in cui lei lo aveva toccato, Draco aveva spalacato la bocca come a volerla rimproverare, ma poi l'aveva richiusa senza dire una parola e aveva continuato a mescolare.

Incoraggiata, la ragazza iniziò a sfogliare le pergamene. Ricordava perfettamente come lui ne avesse nascoste alcune sotto al palmo della mano, la prima volta che le aveva mostrato quel libro, e ora voleva scoprire perché l'avesse fatto.

"Uccidere un Unicorno?" Strillò Rose all'improvviso. Aveva trovato la pergamena giusta, quella intitolata ingredienti base. "Sangue di vergine? Un neonato?"

Le tremavano le mani. Cercò in Draco la conferma che quelle parole non fossero solo uno scherzo di cattivo gusto. Non voleva crederci. Provava così tanto orrore da avere lo stomaco sottosopra.

Draco la guardò sottecchi. Aveva afferrato la testa del serpente e lo stava immergendo lentamente all'interno del calderone, partendo dalla coda. Non sembrava affatto la persona giusta a cui chiedere del conforto.

"Volevi sapere cos'altro ti nascondevo su Scorpius." Le disse soltanto.

"Anche Albus è coinvolto in questo. E Dylan." Rose avrebbe voluto andare a insultarli fino a perdere la voce. "Non è possibile. È anche peggio di quanto credevo. Hanno sempre avuto sulla coscienza il sangue di un bambino, e si comportano come se nulla fosse. E tu... Ormai è evidente. Vuoi riportare indietro un assassino! È inutile chiederti perché non l'hai fermato, tanto la tua risposta sarà sempre la stessa: non potevo impedirglielo."

Gli fece il verso, ma lui non si scompose. Il serpente era ormai del tutto immerso nella pozione. Lo lasciò a ribollire placido e si rivolse a lei.

"Fossi in te non farei tanto la supponente. Sei stata con lui per mesi e non ti sei accorta di niente. E dov'è finita tutta quella tua grande voglia di aiutarlo a cambiare?"

Se n'era andata da tempo e quanto continuava a scoprire su Scorpius non faceva che allontanarla sempre di più. Guardando la pozione ribollire, Rose si sentiva così sporca che avrebbe voluto rovesciarla e sabotare i piani di Draco.

Si sollevò dalla sedia, decisa ad affrontarlo. Non poteva fingersi cieca. Era già stato abbastanza orribile averlo fatto quando Scorpius era ancora in vita.

"Quella dannata Bacchetta è stata forgiata nel sangue, e tu lo sapevi! Come hai potuto tenermi all'oscuro? Andrebbe distrutta! Se la usiamo, diventeremo complici degli assassini!"

"Ormai sono morti!" Sbottò Draco, alterato. "Noi possiamo fare in modo che ci sia un morto in meno. Il loro sacrificio andrebbe sprecato se non ne approfittassimo."

"Cosa speri che faccia Scorp, una volta vivo? Dovrebbe essere un ragazzo diverso solo perché ha avuto una seconda possibilità? Tu stai perdendo di vista la realtà. Lo vuoi così disperatamente, che non riesci a pensare alle conseguenze! Non so cosa speri che accada, ma io so quello che tornerà a casa sarà soltanto un folle in cerca di vendetta!"

Draco rimase colpito dai suoi avvertimenti. Rose non aveva mai conosciuto il vero Scorpius, ma ormai si era fatta un'idea così precisa su chi fosse stato, che le sue supposizioni non potevano essere smentite.

"Avevi detto che volevi farlo per me, perché ero io a meritarlo." Le ricordò, così nervoso da fare uscire le parole in un lento mormorio. "Ma non mi sorprende che tu abbia già cambiato idea anche su questo. I tuoi sentimenti non sono immortali, come hai preteso di farmi capire una volta, cambiano più velocemente di quanto tu stessa ti renda conto. Ecco qualcosa in cui siamo diversi."

"Non ho cambiato idea, né su questo, né su... altro." Per Rose era diventata una questione di orgoglio. "Ricordo bene cosa ti dissi il quindici agosto, e lo ribadisco. Se Scorpius fosse stato chi diceva di essere, non avrei mai smesso di amarlo. Tu mi hai detto chiaramente chi sei, lui non l'ha fatto. E proprio perché so chi sei vorrei che aprissi gli occhi. Scorpius ha accecato entrambi, ma quello che stiamo facendo non è normale e ho paura che tu ti stia perdendo."

Draco si fermò a riflettere ancora una volta, per poi rispondere, in tono mellifluo:

"Quando riavrò mio figlio, racconterò ogni cosa a Potter. Lo vendicherò. I ragazzi pagheranno per quello che hanno fatto e Scorpius potrà cominciare da capo. Sono vincolati, non possono accusarsi l'un l'altro. Se la caverà, andrà avanti."

Rose aveva considerato che sarebbe stato difficile convincere Draco a prendere la decisione giusta, ma ne rimase comunque delusa.

"Vuoi dire che non hai intenzione di raccontare nulla su di lui? Dovresti sapere che lo zio Harry non si limiterà ad ascoltare la tua versione. Ti farà anche parecchie domande."

"Denunceresti mai i tuoi figli?" Le domandò a bruciapelo.

Rose annuì seriamente: "Se fossero davvero colpevoli, sì. Credo proprio che lo farei."

"È quello che mi aspetterei di sentirmi dire da tua madre. Cerca meglio la risposta dentro di te, potrebbe sorprenderti."

Aveva parlato con tanta fermezza che Rose si ritrovò a rivalutare le sue certezze, domandandosi se queste fossero davvero sue o soltanto prese in prestito dai genitori.

Forse Draco aveva voluto instillarle il dubbio per metterla a tacere, ma l'insicurezza restava. Soltanto un fattore pareva confermarsi, ovvero il potere che quell'uomo continuava a esercitare su di lei. Malgrado i suoi difetti, non aveva ancora smesso di affascinarla. E questo significava che aveva di nuovo urgente bisogno di allontanarsi da lui.

Poco dopo, Smaterializzandosi nel giardino della Tana, Rose continuò a pensare alle sue parole. Come qualsiasi altro Slytherin, anche Draco tendeva a trarre profitto dalle circostanze, anche a costo di calpestare gli altri. Era sicuramente l'aspetto di lui che non le sarebbe mai piaciuto.

D'altra parte, non era stato lui a uccidere quelle persone e non aveva nemmeno voluto che accadesse. Sfruttare il loro sacrificio per restituire una vita poteva anche avere un significato catartico, ma non se il fortunato in questione era Scorpius. In quel caso, era soltanto mostruoso.

Stavano portando indietro un assassino. Non che non lo avesse già sospettato, ma aveva sperato fino all'ultimo che non fosse vero. Ricordò degli organi umani immersi nella formalina che aveva trovato nella sua stanza privata. Ripensò alla sua finta facciata da giovane brillante, ai momenti di intimità avuti con lui. Dietro a un cespuglio, si piegò credendo di dover rimettere.

"Rose, cos'hai?"

Sua madre non poteva scegliere un momento peggiore per raggiungerla in giardino. Hermione doveva averla vista arrivare sbirciando dalla finestra della cucina, dove Rose poteva vedere i suoi nonni e suo padre che ancora la osservavano, mormorando qualcosa.

"Sto bene!" Si affrettò a precisare la ragazza, prima che Hermione tornasse a pensare a quell'assurdità della gravidanza. "È solo la Materializzazione, ogni tanto mi dà il mal di mare."

"Devi essere a stomaco vuoto." Commentò lei con senso pratico, spingendola verso casa. "Ti stiamo aspettando da ore. Dove sei stata?"

"Ero con Mary, a casa sua."

Hermione si fermò. Indossava ancora uno dei suoi tailleur eleganti da lavoro e anche la sua espressione, seria e indecifrabile, era molto simile a quella usata durante le udienze.

"Non è vero. Tuo padre ha scritto a Lee Jordan due ore fa, e tu te n'eri già andata."

Entrando in cucina, Rose si ritrovò di fronte agli altri tre volti amareggiati e giudicanti. Capì cosa fosse successo. La sua famiglia aveva discusso di lei, dei numerosi lassi di tempo in cui spariva durante i pomeriggi, del fatto che con sempre più evidenza stava nascondendo loro qualcosa.

Non aveva mai visto i suoi nonni così dispiaciuti, né suo padre così deluso. Rose avvertì il bisogno infantile di abbracciare i suoi genitori perché smettessero di essere arrabbiati con lei, però non poteva farlo. Non era più una bambina, aveva preso delle decisioni con la propria testa, e che fossero sbagliate o meno non aveva importanza. Aveva già stabilito con se stessa che le avrebbe rivelate alla famiglia solo al momento opportuno.

"Volevo passare del tempo da sola." Spiegò loro, senza esitazione. "Ogni tanto ne ho bisogno. È così difficile da capire?"

"Non è assolutamente difficile da capire." La rassicurò Hermione. "Io, tuo padre, i tuoi nonni, possiamo tutti aiutarti se ci spieghi cosa c'è non va. È solo che non può andare avanti così, sei distratta da troppo tempo. Devi pensare alla tua vita e alla tua carriera."

Rose cercò il sostegno del padre e dei nonni. Tutti e tre abbassarono la testa. La pensavano esattamente come sua madre.

"Io sto bene! Se proprio vuoi tenermi impegnata, allora potrei lavorare con papà e lo zio George. Sarebbe sicuramente meno odioso che andare al Ministero!"

Aveva pensato a quella soluzione fin da quando Draco le aveva detto che il lavoro le avrebbe garantito una parvenza di normalità. Il negozio di scherzi non sarebbe stato un ambiente così impegnativo da impedirle di pensare anche ai propri affari, e in questo modo avrebbero ottenuto tutti ciò che volevano.

"Scordatelo!" Ribadì sua madre, incollerita come se avesse ascoltato una parola molto volgare. "Non è il tuo posto. Tu sei troppo in gamba per un negozio di scherzi!"

Nella cucina della Tana esplose una bomba silenziosa. Le parole non potevano descriverne l'intensità, ma Rose sapeva che ognuno dei presenti ne avesse sentito sia il suono che il senso catastrofico della tragedia imminente.

Ron fece ricadere la mascella in un'espressione di addolorato stupore. Fissava la moglie come se non la riconoscesse più. Anche Hermione si era pietrificata. Le parole le erano sfuggite di bocca senza pensare. Mortificata, si rivolse al marito.

"Ron, io non volevo dire... Sai quanto ammiri te e George. Non era quello il senso..."

"Pensavo di meritare qualcosa in più della tua ammirazione. Ma, in fondo, io sono solo un perdente che ha fallito anche come Auror."

"Ron, per favore, non è di te che stiamo parlando. C'ero anch'io, ricordo bene com'è andata. Hai dovuto lasciare il Ministero per essere di sostegno a tuo fratello. Quello che hai fatto merita ogni rispetto."

"Che bugiarda." Ron la guardò con disprezzo, prima di dileguarsi al piano di sopra.

La moglie lo aveva osservato andare via col cuore a pezzi. I nonni non avevano voluto immischiarsi, ma Molly seguì il figlio dopo avere sussurrato a Hermione: "Ci penso io."

"Vi lascio parlare da sole." Concluse nonno Arthur, strisciando mesto i piedi fino in giardino.

Hermione era ancora molto scossa quando tornò a concentrarsi sulla figlia. Rose aveva provato sofferenza fisica alle parole del padre e un nuovo risentimento era cresciuto nei confronti della madre, colpevole di averlo fatto soffrire ingiustamente. Si preparò a ricevere l'ennesima ramanzina, sapendo già come rispondere. Le accuse, però, si rivelarono molto più concrete di quanto si sarebbe aspettata.

"Albus ti ha vista al Malfoy Manor." Le rivelò Hermione, con gravità. "Si trovava da quelle parti assieme alle altre reclute, per un'esercitazione. Durante una pausa aveva deciso di fare visita a Scorpius e quando è arrivato tu eri già lì, davanti al portone ad aspettare di essere ricevuta. È da Malfoy che vai tutte le volte?"

Il panico immediato nel rendersi conto di essere stata scoperta si tramutò in rabbia. Aveva capito perfettamente la strategia del cugino e lo odiò con tutta se stessa.

"Albus dice qualcosa e voi gli credete? Da quando è diventato il tipo più affidabile della famiglia?"

"Perché dovrebbe mentire su di te? Non era da solo, anche i suoi compagni ti hanno visto."

"Quindi se Albus va al Manor va tutto bene, ma se ci vado io devo essere sottoposta al giudizio del Wizengamot?"

"Io non sono la madre di Albus. Sono tua madre e mi aspetto una spiegazione da te. Hai appena ammesso di esserci stata!"

"Sì, ci sono stata. Anche io volevo fare visita a Scorpius. Era la prima volta che ci andavo e ho dovuto insistere un po' perché Draco mi ricevesse."

"Draco? Tu lo chiami per nome?"

La situazione stava sfuggendo di mano troppo rapidamente.

"Lo faccio per dispetto. Lo sai, mi sta antipatico e mi sfogo così."

Non era stata convincente. Hermione era sconvolta. Si era portata una mano alla bocca e l'altra al petto.

"Ci andiamo subito. Qui sta succedendo qualcosa."

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