Scorpius & Rose
AVVERTENZA
Alto contenuto di splatter e violenza.
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Febbraio 2024 [flashback]
Non potendo evitare di affrontare il giorno di San Valentino, con i suoi vezzi, il rosa shocking e le grandi aspettative, per Scorpius era una gran fortuna che Rose non fosse una di quelle ragazze schizzinose e piene di pretese, che non sapevano essere felici se non riuscivano a compiacere la loro vanità. Aveva pur sempre una dignità da difendere, e non avrebbe mai messo piede in un languido pub come quello di Madama Piediburro - la meta preferita di ogni coppietta per San Valentino come per il resto dell'anno - neanche se fosse stata Rose a chiederglielo.
Aveva già fatto il pieno di schifezze sdolcinate durante la colazione in Sala Grande, che quella mattina era stata tappezzata di cuori e riempita di putti svolazzanti, che vagavano lungo le tavolate delle Case facendo piovere lettere d'amore sulle teste dei malcapitati - lettere che Scorpius, ovviamente, non aveva né scritto né voluto ricevere. Per celebrare l'evento, riteneva più che sufficiente portare Rose a fare due passi nel viale di Hogsmeade appena sgombrato da trenta centimetri di neve, con le luci dei negozi che alimentavano un'atmosfera romantica che persino lui poteva sopportare, brillando di bianco, rosa, rosso e riflettendo quanto bastava la luce dei loro sentimenti.
Scorpius e Rose si tenevano per mano, uniti attraverso gli spessi guanti invernali. Da quando stavano insieme, erano diventati l'oggetto della curiosità di molte persone e in particolare dei professori, che avevano ancora un ricordo molto nitido dei loro genitori. Dovevano essersi divertiti a immaginare un futuro in cui due famiglie così apparentemente inconciliabili ne avrebbero formato una sola.
Rose aveva già rassicurato il suo ragazzo sul fatto che per lei il passato dei Malfoy non aveva importanza. Lo amava, voleva stare con lui e niente le avrebbe fatto cambiare idea. Da parte sua, Scorpius non pensava molto al futuro o, almeno, evitava di farlo, sapendo già che la loro storia non fosse destinata a durare. Preferiva apprezzare il presente e riusciva persino a provare delle emozioni, passeggiando con lei tra i viottoli di Hogsmeade, come una giovane coppia come tante altre, volendo conservare i ricordi di ogni prezioso attimo insieme. Era tutto nuovo e magico in un modo che non aveva niente a che vedere con la loro natura di Maghi. La magia che si respirava nell'aria e che risvegliava dolci e sconosciuti pensieri, era legata a quel sentimento così estraneo a Scorpius, eppure così potente, da essere riuscito a plagiare persino lui.
Quando arrivarono nei pressi della Stamberga Strillante, in una zona appartata e poco illuminata, Rose si appoggiò alla staccionata. Tirò Scorpius per i bordi del giubbotto e lo avvicinò a sé per baciarlo. Anche se le sue labbra erano gelide, Scorpius le avrebbe scaldate. La passione che sentiva arrivare da Rose rischiava di fargli perdere il controllo. Si sentiva divorato, voluto con ogni fibra del suo essere. Per quanto fosse abituato a sentirsi importante, doveva ammettere che raramente riceveva la dimostrazione di esserlo davvero, per qualcuno. Il suo orgoglio faceva faville, mentre a sua volta la baciava con impazienza, come un assetato alla fonte.
Scorpius era sorpreso per ciò che stava provando. I sentimenti lo sconcertavano, ma ne voleva ancora. Erano trascorsi molti anni dall'ultima volta che aveva avuto la sensazione di essere l'unico, il più prezioso e amato. Sperava di renderla felice più di quanto qualsiasi altro uomo avrebbe mai fatto in futuro, ma non era sicuro di esserne capace. Si sentiva limitato, a causa di quella parte prorompente della sua personalità che era rimasta indietro, nascosta nella sua mente, ma non del tutto scomparsa.
L'altro Scorpius, quello più oscuro, temendo di perdere la lotta contro quei sentimenti ignoti - percepiti come un potenziale pericolo - lo indusse a interrompere il bacio. Rose non poteva immaginare quali maremoti stessero scuotendo l'animo del ragazzo, e gli sorrise radiosa, credendo che dovesse riprendere fiato.
La strada era serenamente chiassosa. Nessuno si era accorto di quei due studenti del settimo anno, dai cognomi altisonanti, una Gryffindor e uno Slytherin che, poggiati alla staccionata, assaporavano per la prima volta una passione che era più annebbiante del migliore Confundus.
Scorpius sperava soltanto che nessuno dei Figli di Salazar lo vedesse in quella veste di innamorato, dato che con Rose aveva liberato a una parte di sé che persino lui stentava a riconoscere. Soltanto il proprio occhio interiore lo preservava dalla totale vulnerabilità.
"Va tutto bene?" Gli domandò Rose, dolcemente. Gli accarezzava le labbra, come se non ne avesse mai viste di più belle. Sapeva che volesse baciarle ancora, perché lo voleva anche lui.
"Va sempre benissimo, quando tu sei con me."
Era così tenera che era guardarla negli occhi era sofferenza. Il ragazzo si voltò verso la strada, e lì si accorse che qualcuno li stava spiando: un'alta figura coperta da un mantello nero, del cui volto non si riusciva a distinguere nient'altro che un ghigno sarcastico.
Scorpius si irrigidì. Indeciso su quale delle sue personalità fare emergere per l'occasione, scelse di battere in ritirata. Prese Rose per mano e la condusse a passeggiare.
"Ti va una Burrobirra? Scommetto che i Tre Manici di Scopa saranno più sopportabili di Madama Piediburro. E poi staremo al caldo." Le disse.
"A me sta bene quello che vuoi tu, l'importante è che siamo insieme."
La tenerezza disarmante di Rose gli fece scordare di essere ancora osservati.
"E lo saremo sempre." Le rispose, scendendo a baciarla.
I Tre Manici di Scopa erano un trionfo di luci e colori, così affollato che non si riusciva a muoversi. La maggior parte dei clienti erano gruppi di amici che non avevano un compagno o una compagna con cui festeggiare. Tra loro c'era anche Mary Jordan, l'amica di Rose dal sarcasmo sfacciato, che teneva banco gesticolando al tavolo dei Gryffindor. Da quel che Scorpius poteva vedere, era già perfettamente guarita dalle pustole.
"Vuoi andare a salutare i tuoi amici?" Domandò Scorpius a Rose, ragionando che Mary l'avrebbe trattenuta per almeno un quarto d'ora.
Due Hufflepuff del quarto anno abbandonarono i posti a sedere accanto alla porta, e Rose si precipitò ad occuparli, raggiante per la fortuna che avevano avuto.
"Oh, non importa. Li vedo in continuazione."
Scorpius andò a ordinare due Burrobirre al bancone, dall'adorabile Madama Rosmerta. Tornando indietro, gettò un'occhiata alle vetrine e si accorse che la figura sghignazzante in nero li aveva seguiti, e che continuava a spiarli con il naso schiacciato al vetro. Malfoy persistette a ignorarlo, sempre più irritato.
Durante la breve assenza, il suo posto al tavolo era stato occupato da Mary Jordan. Sedeva di spalle e Scorpius l'aveva riconosciuta dalle treccine nere, arrotolate in una complicata acconciatura dietro la testa. Qualsiasi cosa fosse riuscita a raccontare a Rose in quei pochi minuti, era servito a toglierle il buonumore.
"Beh, io vado." Concluse la ragazza seriamente, non appena si accorse del ritorno di Malfoy. "Ciao, bello."
"Devo andare a cercare Lily." Rivelò Rose, poco dopo, quando Scorpius sedette. Madama Rosmerta portò le ordinazioni, anche se la ragazza non aveva più voglia di festeggiare. "L'hanno vista piangere fuori da Madama Piediburro, deve avere litigato con uno dei suoi ragazzi."
"Devi proprio?" Domandò lo Slytherin, forzando un'espressione dispiaciuta.
"Farò in fretta, te lo prometto! Non vedo l'ora di tornare da te."
Rose gli diede un bacio sulla guancia e uscì correndo dai Tre Magici di Scopa. Un attimo dopo, la porta si aprì e dal fondo del locale si levò un urlo che sovrastò le altre voci:
"Siamo al completo!" Urlò Madama Rosmerta al nuovo arrivato. "Non ho più posti liberi!"
"Sicura? E questo cos'è?" Urlò Dorian di rimando, rimuovendo il cappuccio nero che lo copriva fino alle sopracciglia.
Indicò la sedia libera di fronte a Scorpius e ci si sedette senza ulteriori inviti. I compagni di scuola lo avevano riconosciuto e avevano iniziato a bisbigliare come mosche. Dorian non era mai stato un personaggio molto amato e Scorpius, ora più che mai, avrebbe avuto bisogno di non essere associato a soggetti indesiderati. Era furioso con lui, ma in pubblico non poteva fare altro che mostrare buon viso a cattivo gioco.
"Eravamo d'accordo che non ti saresti fatto beccare da nessuno." Lo rimproverò, a denti stretti. "Perché diavolo non fai mai quello che ti dico?"
Dorian, per tutta risposta, bevve a gran sorsi la Burrobirra di Rose.
"Senti, fuori fa freddo e io non avevo alcuna intenzione di morire assiderato per colpa tua. Mi avevi detto di presentarmi a Hogsmeade intorno alle sei, e adesso sono le sei in punto. Se dovevo aspettare che finivi di fare il cavaliere con la tua dama, facevo prima a tornare a casa. Mi ordini l'Idromele? Questa robaccia dolce fa schifo."
"No." Rispose Scorpius, secco. "Dovevi aspettarmi. Stavo giusto cercando un modo per liberarmi di Rose e venirti a cercare. Ora che intenzioni hai, vuoi consegnarmi le ampolle davanti a tutti?"
"Perché no? Le ho Ridotte e le ho infilate in questo adorabile pacchettino. Prendilo, è tutto per te. Ci ho impiegato ben dieci secondi a confezionarlo." Dorian tirò fuori dal mantello una piccola scatola rosa, quadrata, chiusa da un nastro color magenta e accompagnata da un bigliettino che recitava: Buon San Valentino.
"Tu sei pazzo." Bofonchiò Scorpius, sentendo qualcuno alle sue spalle che rideva. Acciuffò la scatola e la nascose in gran fretta dentro le tasche del giubbotto.
"Al massimo sono sadico, ma so quel che faccio." Rispose lui, allegramente. "Vuoi sapere come li ho uccisi?"
*
Dopo mesi di ricerche tra le scuole della periferia di Londra, aveva trovato la famiglia che più corrispondeva alle sue esigenze: una giovane madre che cresceva da sola due figli, un maschio di pochi mesi e una bambina di circa dieci anni che aveva già maturato le forme di una ragazza più grande. Iniziò a seguirli fino a casa, studiando le loro abitudini in attesa che arrivassero le idi di febbraio. Poi, quel giorno aveva agito.
Era piombato nella striminzita casa monofamiliare e aveva recuperato un coltello affilato tra gli sportelli della cucina. Aveva sorpreso la donna davanti alla TV e, senza darle tempo di urlare, le era saltato addosso e le aveva reciso la gola con un taglio netto e profondo. Il sangue aveva creato intorno al corpo una pozza rossa e nauseabonda, nella quale la donna si abbandonò alla morte.
La figlia, che avrebbe dovuto trovarsi a letto, era comparsa al pian terreno in pigiama, attirata dai rumori. Dorian aveva il volto macchiato di sangue e brandiva ancora il coltello, che ne era completamente intriso. La bambina, terrorizzata, chiamò la madre per chiedere aiuto, ma quando la vide annegata nel suo stesso liquido rosso, gettò un urlo e fuggì al piano di sopra.
Dorian la seguì correndo e si intrufolò nella camera intinta di rosa in cui la bambina non aveva fatto in tempo a chiudersi a chiave. Lei scappò sotto il letto, piangendo e invocando aiuto, ma l'assalitore l'afferrò per un piede e riuscì a trascinarla allo scoperto.
Non poteva sgozzarla, o il suo prezioso sangue avrebbe schizzato dappertutto. La inchiodò al pavimento, tenendole le braccia ferme, e preferì inciderle la pancia alla maniera in cui si apre in due un maiale. La bambina non era più cosciente e Dorian potè risucchiare il sangue in tutta calma attraverso con la bacchetta. Lo riversò poi in una delle due grandi ampolle che aveva portato con sé.
Una volta finito con lei, Duplicò il sangue sul suo corpo così da non fare vedere che fosse stata svuotata, la lasciò sul pavimento e cercò la camera del neonato. Le urla lo avevano svegliato ma sorrideva, aveva voglia di giocare. Dorian lo fissò un momento, contemplando il mistero della vita e della morte, riflettendo sul fatto che la scintilla che animava quel corpicino e che lo induceva a sorridere di lì a poco si sarebbe spenta per sempre. Lo tagliò in due e ripetè quanto fatto per la sorella. Risucchiò anche il suo sangue in un'ampolla, lo Duplicò e lo sparse per la culla, perché la polizia Babbana - e soprattutto gli Auror - non capissero che fosse avvenuto un salasso.
A lavoro finito, si ricordò che Scorpius gli avesse raccomandato di inscenare una rapina. Doveva rubare soldi e oro da quella casa, che però non dava l'idea di doverne nascondere molti. Spalancò tutti i cassetti e sparse abiti e lenzuola sul pavimento. Con un Accio, un centinaio di sterline e due coppie di orecchini d'oro volarono nelle sue mani direttamente da angoli remoti. Il lavoro era finito.
*
"Stamattina ho controllato sui giornali babbani." Continuò a raccontare Dorian, a bassa voce. "Stanno indagando su di una gang locale. Ho anche scritto a Stella per sapere se al Ministero fosse trapelato qualcosa, e in effetti..."
"Cosa?" Chiese Scorpius con irritazione, sapendo che con Dorian c'era sempre da preoccuparsi. Poteva anche elaborare per lui un piano infallibile, ma il compagno più grande sarebbe riuscito comunque a mandarlo a monte facendo di testa sua.
"Potter ha mandato una squadra, ma non sono riusciti a trovare nulla da ricollegare al nostro mondo. È fatta."
"Bene." Sentenziò aspro Scorpius. "Ma non mi complimenterò con te, sei già abbastanza arrogante così come sei."
"Gli altri sono già nella Foresta Proibita?" Domandò Dorian, cambiando argomento, ma sembrava offeso.
"Non ancora, ma so che si stanno preparando. Ho avuto occasione di appurare che la fedeltà di Dylan è superiore persino alla tua. Lui i miei ordini li esegue alla lettera."
Scorpius aveva fatto di proposito a provocarlo. Come previsto, tutto il rancore di Dorian esplose nel momento in cui il suo orgoglio veniva colpito:
"Ormai sei un fan dei Mezzosangue." Esclamò, sarcastico. "Prima Corner di Ravenclaw, ora la Weasley di Gryffindor... Qual è il prossimo passo, un picnic coi Mudblood di Hufflepuff? Per Salazar, non ho mai visto uno spettacolo più grottesco di te avvinghiato a quella ragazza! Fai sul serio, o sei sotto l'effetto di un filtro d'amore da due zellini?"
Le parole di Dorian si confondevano nell'allegro vociare del pub, che le rendeva incomprensibili anche a chi gli sedeva accanto, ma Scorpius gli impose comunque di abbassare la voce.
Per quanto odiasse gli atteggiamenti sovversivi, le rimostranze di Dorian finiva per ascoltarle volentieri. I due Slytherin condividevano la stessa mentalità e le sue obiezioni potevano aiutarlo a mettere luce in circostanze che lui stava sottovalutando. In questo caso, comprese che la principale conseguenza del frequentare Rose, sarebbe stata quella di apparire sempre più debole agli occhi dei Figli di Salazar. Capì che avrebbe dovuto agire di conseguenza. Sarebbe rimasto con lei, ma avrebbe dimostrato al gruppo che la sua autorità fosse ben lontana dall'infrangersi.
Poco dopo, sbirciando alla finestra scorse una chioma riccia in avvicinamento. Non voleva che Rose lo vedesse parlare a Dorian, e lo costrinse a Smaterializzarsi prima del suo arrivo. La Gryffindor sapeva già che fossero amici, ma Dorian a scuola si era fatto conoscere per essere un tipo eccentrico, e Scorpius voleva evitare a ogni costo gli argomenti scabrosi. Rose rientrò e tornò al suo posto, di nuovo libero, combattuta tra la gioia di essere di nuovo con Scorpius e il dispiacere per quanto era capitato alla cugina.
"Ha litigato con Lou Smith, dice che è uno che allunga le mani." Gli raccontò. "Gliel'avevo detto di non portarlo da Madama Piediburro se non era convinta, ma lei voleva dargli una possibilità. Hai bevuto anche la mia Burrobirra?"
"Sì, scusa... Te ne ordino un'altra."
Scorpius tornò al bancone, pensieroso. Parlare con Dorian gli aveva tolto la voglia di fingere di essere un bravo ragazzo. Aveva premura di tornare a Hogwarts, infilarsi nella Foresta Proibita e dare inizio ai giochi. Rose, con tutta la sua melassa di sentimenti sdolcinati, era diventata un peso. Era arrivato il momento di fare partire il piano. Prima, però, doveva appartarsi nel bagno, richiamare Aiden e mandarlo ad inviare alcuni messaggi urgenti.
*
To Be Continued
*
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