Nuove strade

*

Quando Dorian se ne fu andato, Draco stava ancora riflettendo sugli indizi. Normalmente, nessuno penserebbe a Greengrass come a una fonte attendibile, ma ogni tanto gli spunti che offriva erano talmente ragionevoli che pareva sciocco dubitarne.

"Hogwarts." Commentò il mago. "Avrei dovuto pensarci subito. Quel castello è sempre stato il centro propulsore di qualunque cosa abbia mai riguardato la Magia."

Rose si sentiva talmente vicina alla soluzione che restare in attesa, senza fare nulla, sembrava solo uno spreco di tempo. Voleva dire a Draco che dovevano correre a Hogwarts per dare inizio alle ricerche, ma poi le venne in mente qualcos'altro:

"Mi dispiace averti dato tanti problemi. Non immaginavo che qualcuno avrebbe sparlato di te. Se lo preferisci andrò via. Ho parecchi galeoni alla Gringott fin dalla nascita, quindi per il momento potrei..."

Draco si portò la mano alla fronte. Era da un po' che non lo faceva.

"Dacci un taglio, va bene? È troppo tardi per scusarti per il disturbo. Mi servi qui, dobbiamo organizzare il nuovo piano."

"Ma continueranno a pensare che tra di noi c'è qualcosa."

"Gli daremo qualcosa di più eclatante su cui spettegolare." Disse lui, avvicinandosi al tavolo e raccogliendo dieci centimetri di lettere già impilate ordinatamente. "Stasera discuteremo del piano. È fuori dubbio che dovrai incontrare Trevor, non appena potrà andare a Hogsmeade. Intanto, prendi queste. Ovviamente, hai ricevuto posta anche oggi."

Rose prese le lettere dalle sue mani e scorse i mittenti. Arrivavano da parte di entrambi i suoi nonni, dalla zia Ginny, dalla cugina Victoire e da Lily. Non moriva dalla voglia di leggerle, perché conosceva già il contenuto e sapeva che vi avrebbe trovato soprattutto un insieme di stupore, suppliche e rimproveri, non per forza in quest'ordine.

Inoltre, non riusciva a concentrarsi. Pensava ancora a Trevor, allo Sparviero, alle minacce di morte e a Hogwarts. Non credeva che sarebbe riuscita a fare qualcos'altro, quel giorno, se non avesse iniziato a seguire gli indizi.

"Proveranno a ucciderci, Draco." Gli disse. Si accorgeva di avere paura per lui più di quanto non ne avesse per se stessa. Forse perché Albus era suo cugino e non poteva immaginarlo così meschino da uccidere il suo stesso sangue. O forse perché teneva a Draco.

"Non sono sopravvissuto al Signore Oscuro per morire per mano di un branco di ragazzini. Non accadrà. E non accadrà neanche a te, te lo assicuro."

L'aveva guardata coi suoi occhi penetranti e Rose aveva compreso che fosse sincero. Avrebbe continuato a lottare per se stesso, ma anche per lei. Di conseguenza, stava ancora lottando per Hermione. Esserne consapevole le faceva male, ma Rose ne aveva avuto abbastanza di menzogne. Preferiva guardare in faccia la dura realtà.

"So che lo fai per mia madre, ma mi è di conforto sentirtelo dire."

"Ti proteggerei anche se lei non ci fosse."

Il mago abbassò lo sguardo. La sua espressione risoluta mal celava il fastidio di essere stato costretto, ancora una volta, ad aprirsi con lei, rivelandole delle emozioni di cui non parlava neanche a se stesso.

Se Rose non fosse già stata innamorata di lui, sarebbe potuta crollare proprio in quel momento. Desiderava tanto un suo bacio. Spontaneo, carico dello stesso amore che provava per lui. Com'era possibile che fosse rimasto solo per tutti quegli anni? Come mai Astoria era stata l'unica, a parte lei e forse sua madre, ad accorgersi che meritava di essere amato?

Non riusciva a comprendere, perché se fosse stata una sua coetanea non se lo sarebbe lasciato sfuggire. Gli avrebbe dimostrato di essere la donna giusta per lui.

Pensieri del genere indicavano che stesse di nuovo perdendo la testa. Doveva allontanarsi da lui, rifugiarsi da un'amica ospitale che non avrebbe fatto domande, fino a calmarsi. Solo che non ci riusciva. Draco era magnetico. Voleva stargli accanto, sentire il suo calore, baciarlo, amarlo, per sempre.

"Scommetto che molte streghe purosangue sparlano di te per gelosia. Ti sei preso in casa una Mezzosangue di diciotto anni, ma non loro. Dev'esserci tanta invidia nel loro disprezzo. Chissà come avrebbero reagito se avessero saputo di te e mia madre..."

Draco rimase impassibile all'accenno a Hermione; soltanto i suoi occhi si dipinsero di amarezza.

"Immagino che, in quel caso, sarei piaciuto di più a un mucchio di maghi e streghe." Ammise. "Ma allora non ci pensavo. Non so se fossi più interessato a lei o a me stesso..."

"Non voglio i dettagli, non credo di poterli sopportare." Si era perso nei suoi pensieri e Rose ne aveva approfittato per bloccarlo. "Mi basta sapere che, se piacevi a lei, vuol dire che con te ci ho visto giusto anch'io. Mi fido del suo giudizio come del mio."

Draco scosse la testa, afflitto. "Se non vuoi sapere com'è andata, allora non fare supposizioni."

Rose decise di non insistere. Strinse le lettere tra le mani e si avviò verso la porta. Si girò di scatto, sorprendendo il padrone di casa a massaggiarsi la fronte.

"Senti, devo proprio dirtelo. Quella tua elfa anziana pensa che mi sposerai. Ogni giorno cerca di aiutarmi a farmi bella per te."

"Non ne avevo idea!" Esclamò Draco, genuinamente allibito. Non aveva avuto nemmeno il pudore di provare imbarazzo, come se l'eventualità di sposare Rose fosse talmente ridicola da non avere bisogno di emozioni. "Com'è possibile che creda...? Mi dispiace, le parlerò io. È anziana, forse non ha capito chi sei e quanti anni hai."

"Bene. Mi fa piacere." Commentò, atona, scoprendo di stringere le lettere tra le dita con molta più forza del necessario. "È proprio il caso di spiegarlo, a Daisy, che non ho speranze con te."

Rose riteneva di avere assorbito il colpo con dignità. In fondo, se l'era cercata. Sperò soltanto che fosse l'ultima volta che cedeva all'impulso di umiliarsi di fronte a lui.

"Rose, ti prego." Biascicò Draco, fiaccamente.

Non si era commosso. Era protettivo con lei, come forse lo sarebbe stato con qualunque altra ragazza nella stessa situazione, ma non c'era altro.

"Va tutto bene." Lo rassicurò lei, forzando un debole sorriso. "Mi passerà, alla fine. Spero solo che mio padre e mia madre non si lascino mai."

Andò a sistemarsi in giardino, in una zona che da diversi giorni aveva scelto come rifugio. Sedeva sull'erba, con la schiena poggiata alle fondamenta del Manor, vicino a un rovo di fiori che portava il suo stesso nome.

Rose aprì le lettere e le lesse. Come previsto, erano tutte cariche di commozione, rimproveri, richieste di ripensamento e maldestri tentativi di condiscendenza, ma lei lo aveva già spiegato molte volte: avere chiesto un tetto a Draco Malfoy non significava in alcun modo aver tagliato i ponti con la famiglia. Se non voleva vivere alla Tana, era per altre ragioni. Si era aggrappata alla vicinanza con la tomba di Scorpius per sembrare più credibile, ma aveva anche precisato che il Manor era un posto come un altro in cui stare mentre decideva cosa fare della propria vita.

I Weasley non si davano pace, ma ripensando alle parole di Dorian, Rose capì perché: la credevano plagiata. Forse non si erano spinti a credere che avesse una relazione sentimentale con Draco, e sicuramente ogni singolo parente stava facendo i salti mortali per mettere a tacere quei pettegolezzi scabrosi; Hermione, però, doveva aver raccontato all'intera famiglia ciò che aveva scoperto durante la discussione al Manor: cioè che Rose avesse preso una cotta per Malfoy.

Sua madre l'aveva già raccontato alla Tana la sera stessa in cui erano tornate dal Manor. Richiamata in cucina un'ora dopo, Rose aveva dovuto affrontare un piccolo esercito composto dai nonni, suo padre e sua madre, uniti contro di lei.

Si dicevano preoccupati e avevano provato a spiegarle che Draco Malfoy non fosse affatto una brava persona. Ron le aveva raccontato di tutti i dispetti che aveva subito da lui a scuola, e ciò che aveva combinato quando era diventato un Mangiamorte e Voldemort lo aveva incaricato di uccidere Silente. Sorvolò su quanto era avvenuto durante la caccia agli Horcrux solo per rispetto a Hermione, che per tutto il tempo aveva soltanto osservato la figlia messa all'angolo, chiusa in un insolito silenzio.

Rose conosceva già quelle storie. Circolavano da anni, e anche Scorpius gliene aveva parlato qualche volta, con la sfacciata pretesa di volere che tra di loro non ci fossero segreti. Almeno sul padre aveva raccontato la verità, forse per renderlo inattendibile nel caso in cui avesse nuovamente cercato di separarli.

Quando Ron ebbe terminato il suo monologo, lei spiegò alla famiglia che stavano continuando a giudicare Draco per il passato, senza tenere conto di chi fosse ora. Anche con lei si era comportato male, ma poi l'aveva accolta, l'aveva ascoltata e le aveva permesso di fare visita a Scorpius ogni volta che voleva. Come poteva non essergli riconoscente?

La sua risposta, però, allarmò nonna Molly, che ricadde sulla sedia boccheggiando, subito soccorsa da nonno Arthur che le versò del tè. Hermione rimase in silenzio, ma i suoi occhi si riempirono di lacrime. La famiglia si era resa conto che l'infatuazione di Rose per Malfoy era vera.

"È solo perché suo figlio è appena morto!" Insistette Ron, che non aveva alcuna intenzione di arrendersi. "Cambierà, ti tratterà male! Non hai bisogno di lui, tu hai già una famiglia che ti ama e che si prende cura di te!"

"È proprio questo il problema." Rose non sapeva di pensare realmente ciò che stava per dire. Lo scopriva parola dopo parola. "Vi occupate di me fin troppo. Non sono una bambina, ho una testa, so quel che faccio. L'unico vero problema è che voi non vi fidate di me!"

Mentre Ron, Arthur e Molly si affannavano a ribadire che si fidassero ciecamente di lei, Rose fissò Hermione, defilata in un angolo, col fazzoletto in mano e gli occhi umidi. Doveva essere sconvolgente per lei osservare la sua adorata figlia prendere le parti di un uomo che, usando le sue stesse parole, "non le era indifferente".

Forse temeva che, nella foga di difendere se stessa e Draco, avrebbe messo in mezzo anche lei e il suo segreto. C'era stato un momento in cui Rose aveva pensato di farlo. Guardò Hermione con aria di sfida. Lei era l'unica altra persona in quella stanza a sapere che Draco non fosse solo il cattivo esempio che tutti credevano, ma preferiva tacere.

Quando la famiglia ebbe esaurito gli argomenti, anche Rose aveva messo un punto ai suoi. Si era dimostrata malleabile, disposta a conformarsi ai loro ragionamenti, secondo i quali avrebbe dovuto condividere la sua crisi con la famiglia, piuttosto che con gli estranei.

Nessuno continuò a prendere seriamente la faccenda dell'infatuazione. La considerarono solo un comprensibile momento di debolezza, niente di duraturo.

Soltanto Hermione continuò a pensarci, anche quando la discussione terminò senza scossoni e sembrò che il pericolo di perdere la ragazza fosse rientrato.

Seguì Rose fino in camera sua e provò a parlarle. I rimproveri erano durati talmente a lungo, e Hermione aveva mantenuto il silenzio per così tanto tempo, che Rose aveva quasi dimenticato che sua madre sapesse parlare.

"Non tornerai da lui. Come ti ho già spiegato, non sta bene che lo frequenti." Bisbigliava, e un nodo le si formò in gola. Anche se si erano chiuse in camera della ragazza, aveva paura che qualcuno in corridoio la sentisse.

"So cosa vuoi dirmi. Tu sei l'unica a credere che tra me e Draco possa succedere qualcosa, perché sono tua figlia e ti somiglio molto. Ma lui vuole te. Non preoccuparti, non racconterò mai il tuo segreto." Gli occhi di sua madre si distesero di stupore e gratitudine. "Non voglio fare soffrire papà."

Hermione uscì dalla stanza più in crisi con se stessa di quanto non lo fosse Rose. Aveva assorbito i rimproveri e i discorsi piovuti addosso alla figlia, e questi avevano messo sottosopra tutto ciò che aveva creduto di sapere su Draco e sui rischi che stava pensando di assumersi per lui. Rose, invece, si riscoprì del tutto calma e lucida.

Aveva recitato la parte della ragazza obbediente perché i suoi parenti credessero di avere vinto e la lasciassero andare. Ma lei aveva avuto un'idea, e non era mai stata più sicura di ciò che stava per fare. Alla Tana non la trattavano da adulta; pensavano di poter controllare la sua vita. Gli avrebbe dimostrato che si sbagliavano, e soprattutto l'avrebbe dimostrato a se stessa.

Scrisse poche righe su di un foglio di pergamena, che lasciò visibile sulla scrivania: Me ne sono andata di casa. Potete trovarmi al Malfoy Manor. Vi voglio bene.

Aveva acciuffato l'essenziale, preso alcuni abiti, e gettato tutto in uno zaino. Poi si era Smaterializzata, ma non prima di avere osservato malinconica la propria stanza, chiedendosi se l'avrebbe rivista ancora.

Soltanto sua cugina Lily dava prova di capirla. Rose aveva lasciato la sua lettera per ultima, sapendo che con lei avrebbe trovato del conforto, sufficiente a stemperare la desolazione che il resto della famiglia le aveva lasciato.

Cara Rose, aggiornami su come vanno le cose al Manor - le scriveva - perché se a un certo punto dovessi trovarti male e non avessi il coraggio di dirlo ai tuoi, io interverrò in tuo aiuto. Qui a scuola è tutto estremamente noioso e monotono. Neanche le lezioni di Kettleburn riescono a darmi gioia. Da quando è stato male, è cambiato molto. È serio, circospetto, non si fida di nessuno. Adesso le sue lezioni sono soprattutto teoriche. Ci parla sempre di creature mostruose, ne è ossessionato. I miei pomeriggi sono pieni d'impegni, da quando sono diventata capitano della squadra, ma mi annoio lo stesso. I ragazzi più grandi che frequentavo si sono già diplomati e quelli rimasti non mi piacciono. Pensare a te è l'unica cosa che mi rallegra. A te che hai avuto la faccia tosta di andartene da casa, di trasferirti nel posto più impensabile, con l'uomo più improbabile tra tutti. Il Manor sarebbe diventato comunque casa tua, ma senza Scorpius dubito che sia la stessa cosa. Sei stata una folle! Ma ammetto che ammiro il tuo coraggio.

Rose terminò la lettura con affetto. Lily era così diversa da Albus, e così simile a James, che stentava a crederli fratelli. Il pensiero del cugino la intristì di nuovo - gli mancava ancora, anche se lui aveva deciso di fare di lei una nemica - ma pure le tornò in mente che doveva mettersi in azione.

Doveva scrivere sia a Lily che a Hugo per farsi raccontare tutto ciò che sapevano di Trevor, che era del loro stesso anno. Avrebbe poi confrontato le loro informazioni con quelle ricevute da Dorian. Draco sarebbe stato d'accordo: non potevano fidarsi ciecamente di quel biondo idiota, era meglio indagare.

Tornò a rileggere la lettera di Lily. Il nome di Kettleburn continuava ad attirare la sua attenzione. Sua cugina aveva scritto che il professore più cool della scuola era ormai diventato un tetro insegnante ossessionato dalle creature mostruose. Normalmente, Rose avrebbe soltanto provato del dispiacere per il tracollo del suo professore preferito. Ormai, però, non riusciva a smettere di pensare che il responsabile di tante sventure potesse essere proprio Kettleburn.

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