Nostalgia

Agosto 2024 [presente]

"Odio vederla così." Affermò Ron a tarda notte, sotto le coperte, il lenzuolo tirato fino al petto. "E odio sapere di non poterla aiutare in nessun modo. Non posso nemmeno picchiare Malfoy per il modo in cui l'ha trattata, dato che quello che è morto è suo figlio."

Era stata una brutta giornata alla Tana. Rose si era chiusa in camera sua e si era rifiutata di parlare con chiunque per tutto il giorno. Si era presentata a cena solo per farsi preparare un Distillato della Pace, così da trascorrere una notte serena. Non si era confidata con nessuno in famiglia, ma secondo Hermione non poter dire addio al suo ragazzo era stato per lei un dolore grande quasi quanto il lutto.

Draco Malfoy non aveva avuto alcun rispetto per i sentimenti di Rose, e lei d'altra parte lei sapeva bene che non ne avesse mai avuto nei confronti di nessuno.

"Non possiamo farci nulla, Ron. È appena successo. Ci vorrà del tempo."

Hermione si era girata verso il marito, accarezzandogli il braccio che era fuori dalle lenzuola.

"Non vorrei proprio trovarmi nei panni di Malfoy." Continuò Ron. "Oggi ha seppellito il suo unico figlio. Non posso neanche immaginare che possa capitare a noi, ai nostri figli. Non credo che lo sopporterei." Guardò la moglie col panico negli occhi.

"Neanche io. Ho i brividi solo a pensarci. Morirei, piuttosto." Ammise lei, e gli schioccò un bacio sulla guancia, stringendolo e andando ad appoggiare la propria fronte alla sua.

"E poi è solo. Non ha più sua moglie e non so cosa possa farsene di quella specie di amici Purosangue che gli sono rimasti. È strano pensare a lui com'era a scuola e poi guardarlo adesso. Era così sicuro di sé, dell'influenza della sua famiglia, così abituato a farsi obbedire dai suoi tirapiedi... Ora non gli è rimasto più nulla e il suo cognome morirà con lui."

"È ancora giovane abbastanza da sposarsi di nuovo e avere altri figli, se davvero lo volesse."

Non era sicura della ragione per cui l'avesse detto, ma sentir parlare di quanto la vita di Malfoy un disastro aveva acceso in lei un dolore sconosciuto. Era più che pietà. Malgrado il male che aveva ricevuto da quell'odioso Purosangue, provava ancora del dispiacere per Draco, così come l'avrebbe provato per se stessa se la sua vita fosse andata in frantumi.

"Dovrebbe cercare una moglie all'estero." Ribadì Ron, con un accenno di ironia. "Non ci sono molte donne Purosangue disponibili della sua età e, in ogni caso, la sua reputazione è tale che difficilmente farebbe perdere la testa a un'altra Astoria Greengrass. A meno che," continuò Ron, il tono di chi sta per dirne una più divertente della precedente, "non ha cambiato idea e stavolta si accontenterà di una Mezzosangue, o perché no, una Nata Babbana!"

Hermione si staccò da lui così in fretta che fece oscillare il letto.

"Allora probabilmente si lascerà morire da solo." Sbottò, e Ron la strinse con affetto. Doveva essersi convinto che i pensieri fossero andati a tutte quelle volte in cui Malfoy l'aveva tormentata per il suo stato di sangue.

"Lo penso anch'io." Confermò Ron. "Si potrebbe quasi dire che se l'è cercata, visto la strada che ha preso da ragazzo. Ma credo abbia ragione lui quando dice che gli hanno ucciso il figlio per annientare la sua famiglia. Si sono vendicati del fatto che i Malfoy siano stati gli unici a salvarsi da Azkaban."

"Non saprei, Ron." Disse Hermione, pensierosa. "Sono passati tanti anni. Perché proprio adesso?"

"Perché è adesso che i Mangiamorte sono riusciti a evadere. A Diagon Alley ne parlano tutti."

"Oh, Ron, non puoi crederci sul serio." Quella voce era arrivata anche al Ministero, ma Harry le aveva assicurato che non ci fosse nulla di vero.

"Quale altro motivo potrebbe esserci?"

Hermione sospirò, e rispose: "Non lo so. Ma siamo così fortunati che possiamo prenderci il lusso di non pensarci."

"Hai ragione." Esclamò Ron, e nel buio trovò le labbra di sua moglie.

Lei rispose d'istinto a quelle labbra che conosceva da una vita. Pur tenendo gli occhi chiusi, riconobbe per ciò che erano ognuno di quei piccoli e rapidi movimenti che avrebbero portato il corpo del marito sopra al suo. Ron infatti aveva spostato le lenzuola e aveva fatto scorrere una gamba in mezzo alle sue, senza smettere di baciarla.

"No." Disse Hermione, interrompendo il bacio. Pensò di essere stata troppo brusca, così diede al marito un altro veloce bacio e spiegò: "Non sono dell'umore giusto, Ron."

Ron era dispiaciuto, ma non insistette. Si limitò ad accucciarsi accanto al corpo della moglie, e a stringerla tra le braccia fino a crollare addormentato.

Più tardi, quando il brusio del suo russare si era fatto regolare, Hermione non aveva ancora smesso di pensare a Malfoy. Guardando l'orologio, vide che era quasi mezzanotte. Cosa stava facendo Draco nel maniero, tutto solo, la notte in cui aveva seppellito suo figlio? Non era affar suo, lo sapeva. Eppure, non riusciva a togliersi dalla testa l'idea che Draco, nella sua schiva solitudine, avesse bisogno di lei.

***

"Avevo detto a Potter che non volevo vedere nessuno di voi."

Hermione alzò lo sguardo su di lui, incredula. La bellezza che aveva da ragazzo c'era ancora e si era fatta più matura, ma sotto quella coltre di rancore e amarezza Draco era diventato l'ombra di se stesso: sembrava che un Troll cieco gli avesse azzannato i capelli, che infatti erano più lunghi da una parte e più corti dall'altra; due grosse occhiaie gli appesantivano il volto e nel complesso appariva sciupato e stanco come se non dormisse da giorni.

"Lo so." Rispose Hermione, semplicemente. "Ma non credevo che dicessi sul serio."

In cuor suo aveva sperato che per lei fosse disposto a fare un'eccezione, ma non c'era un vero motivo per cui dovesse farlo. Non si rivolgevano la parola da anni. Si erano incrociati qualche volta al Ministero e altre al Binario 9 e 3/4, ma anche in quei casi si erano parlati a malapena e il gelo tra loro era stato palpabile.

"Ero serissimo. E se proprio lo vuoi sapere, mi riferivo soprattutto a te." Sbottò infatti Draco, e le sue labbra si strinsero.

"Se vuoi me ne vado."

L'uomo non rispose, tutto preso dal combattere la propria lotta interiore. Quando, infine, si sedette scocciato sul divano in mezzo a un mucchio di cuscini ricamati, Hermione intuì che le fosse stato concesso di restare.

Cauta, prese posto accanto a lui, che la ignorava imbronciato. Cercando la cosa giusta da dire, si ritrovò ad accarezzare gli eleganti ricami sapientemente cuciti sui cuscini.

"Erano di Astoria." Borbottò Draco. "Li detesto."

"Sono meravigliosi. Ho un bel ricordo di lei, era una ragazza molto dolce."

"Lo era." Confermò il mago. Si riscosse, come se si fosse stancato di tenere il muso, e la guardò sottecchi. "Tuo marito sa che sei qui?"

"No." Ammise la strega, con un accenno di imbarazzo. "Ma non mi sembrava giusto lasciarti qui da solo."

Draco si voltò verso di lei. Sembrava che le sue parole lo avessero colpito. Si trovavano a pochi centimetri l'uno dall'altra e Hermione non sopportava di mantenere quella innaturale immobilità nel nome dei vecchi rancori. Decise di accorciare le distanze e, senza esitazione, lo cinse in un abbraccio.

"Mi dispiace così tanto." Mormorò, sfiorandogli la guancia con la sua.

Draco le passò il braccio attorno alla schiena. Sembrava a disagio, indeciso su cosa fare, sicuramente incapace di esprimere che provava.

Hermione non aveva più toccato la sua pelle per anni. Ora che era tornata tra le sue braccia, sentì crescere dentro di lei una passione irrequieta, una memoria sepolta dal tempo. Strane idee le attraversarono la mente, e tutte partivano da quelle labbra a pochi centimetri delle sue che fremevano per essere baciate.

"Come ti senti?" Gli domandò, accarezzandogli il viso. Draco socchiuse gli occhi, assecondando il suo tocco.

"Dolorosamente bene, adesso."

"Oh, scusa!" Allontanò la mano. Le era mancato così tanto da non rendersi conto di ciò che faceva.

"Dispiace anche a me. Doveva succedere una catastrofe per rivederti ancora." La contemplò con aria triste. Lo sguardo era puntato su di lei, ma dietro le pupille annebbiate stava rivivendo i loro giorni a Hogwarts.

Non era il momento adatto per quei discorsi, anche se Hermione, segretamente, aspettava da anni l'occasione per poterne parlare. Da allora era andata avanti, eppure non lo aveva mai del tutto perdonato.

"Lasciamo perdere il passato." Gli disse.

"Io non posso." Disse lui. "Cos'altro mi resta?"

Hermione scoppiò a piangere. Nascose il volto nell'incavo del suo collo, e cercò di stringerlo in vita, ma lui bloccò la sua mano.

"Ti va un goccio?" Le domandò.

La strega dai capelli ricci si ricompose. Asciugò le proprie lacrime e annuì. Lo guardò estrarre la bacchetta e puntarla sul tavolo basso di fronte a loro, dove comparvero due bicchieri e una bottiglia di Firewhisky.

"Allora, vuoi dirmi come stai?" Domandò Hermione poco dopo, mentre entrambi sorseggiavano il liquore. "Voglio dire, so che è una domanda sciocca, ma vorrei sapere come hai affrontato questi giorni."

"Mi sembra tutto orribilmente irreale." Iniziò col dire. Il suo sguardo era vacuo e attraversato da una tristezza così profonda da modellarne i contorni. "Non ho quasi fatto altro che mandare dei gufi a Potter, perché mi informasse di ogni novità, che però a quanto pare non sono molte. So di una strega anziana che è stata beccata ad affatturare un topo nel suo negozio di Knockturn Alley, ma non c'è altro." Bevve un gran sorso, prima di continuare. "Ha scritto che non può darmi alcuna conferma a proposito dell'evasione da Azkaban. Ho avuto l'impressione che non ne sapesse niente."

"Infatti è così." Confermò Hermione. "Harry ha fatto partire i controlli solo oggi. Ci vorrà del tempo prima che i Dissennatori compilino un resoconto completo dei prigionieri; in ogni caso, lui ritiene altamente improbabile che qualcuno sia riuscito a scappare."

"Eppure qualcuno è stato." Disse Draco, osservando il bicchiere su cui aveva fatto versare altro liquore. "Non avrò pace finché non avrò scoperto chi è."

"È così anche per me, credimi. Ho una figlia a casa che ha avuto bisogno di un Distillato della Pace molto forte per poter prendere sonno. Vogliamo tutti trovare l'assassino, siamo tutti dalla tua parte." Lo rassicurò, andando a posare il bicchiere vuoto. "Tu però devi stare attento. Non devi fare nulla di stupido."

Draco, per qualche ragione, trovò le sue parole molto divertenti. Scoppiò a ridere, tanto che il Firewhisky gli andò di traverso.

"Nulla di stupido." Ripeté, divertito. "L'ha detto anche Potter. Mi credete tutti un idiota?"

"Forse un pochino." Ammise lei con pacata ironia. "Non hai bevuto abbastanza, Malfoy?"

Draco allontanò il braccio per impedirle di afferrare il bicchiere. Bevve un altro sorso e domandò:

"Sono di nuovo Malfoy, adesso? E non toccare il mio Firewhisky. Tu non sei mia moglie. Anche perché se lo fossi, Scorpius sarebbe ancora vivo."

"Non essere sciocco."

Approfittando della distrazione del mago, Hermione riuscì stavolta ad afferrare quel bicchiere e a farlo sparire. Malfoy non oppose più resistenza. Si era perso nei suoi pensieri.

"Avrebbe avuto altri geni." Farfugliò Draco, che fissava spossato davanti a sé. "Un altro cervello. E sarebbe ancora vivo."

"Quello non sarebbe stato Scorpius, ma un ragazzo completamente diverso." Spiegò Hermione, per poi arrossire dopo essersi resa conto che stavano parlando di un loro ipotetico figlio. "C'è un motivo in particolare per cui pensi questo?"

"No." Rispose lui, improvvisamente a disagio in un barlume di lucidità. "Penso solo che crescerlo senza sua madre sia stato un errore. Era solo un ragazzino, aveva bisogno di lei."

Hermione non conosceva le esatte circostanze della morte di Astoria. Tanto tempo prima, quando Rose e Scorpius erano ancora molto piccoli, si era diffusa la notizia per cui la moglie di Draco fosse caduta vittima di un malore improvviso.

"Tu sei stato un buon padre. Hai fatto un ottimo lavoro con lui."

Hermione si era espressa con sincerità, ma non servì a molto. Draco si gettò contro il divano, evocò un nuovo bicchiere e si servì dell'altro Firewhisky. Lei lo guardò bere con aria di rimprovero.

"Tu non c'eri, non sai cos'ho passato."

"Ho dei figli anche io, so che non è un lavoro facile; ma ho conosciuto Scorpius, e so che era un ragazzo eccezionale. Alla Tana lo adoravamo tutti. Sei stato bravo."

"Io ci ho provato, davvero." Ammise Draco, che aveva svuotato il bicchiere a metà. La sua voce tremava e aveva le pupille dilatate. "Ma non sono mai riuscito a fermarlo. Non si faceva correggere."

"Ho sempre pensato che fosse migliore di te, in effetti." Scherzò lei, lanciandogli un sorriso affettuoso. "Se il tentativo di correggerlo comprendeva il mantenere in vita anche solo un pezzetto dei tuoi vecchi pregiudizi, allora ha fatto bene Scorpius a non ascoltarti."

Draco svuotò del tutto il bicchiere e stavolta lo passò a Hermione che, seccata, fece sparire anche quello.

"Hai ragione." Ammise Draco. "Era migliore di me. E anche più potente."

Hermione appoggiò con delicatezza la testa alla sua spalla, abbracciandogli il collo. Si sentiva in colpa perché continuava ad avere fugaci incubi sulla morte di Rose e Hugo, momenti di orrore che si sostituivano all'immenso sollievo di non trovarsi al posto di Draco. Al tempo stesso, odiava che fosse capitato proprio a lui, il quale stavolta non ricambiò l'abbraccio ma appoggiò la guancia alla sua fronte.

"Vuoi sposarmi?"

Hermione si tirò indietro, sconvolta. Cercò di valutare il suo grado di ubriachezza. Osservandolo, comprese che, pur avendo gli occhi vacui e l'aspetto stordito di chi mai si sarebbe esposto senza il sostegno traditore del Firewhisky, da qualche parte, nel suo inconscio, a quella proposta di matrimonio ci credeva veramente.

"Va bene, Draco, è ora che tu vada a letto. Da quanto tempo non dormi?"

Lui non aveva neanche ascoltato e disse ancora:

"Desideravo chiedertelo da tanto tempo. Lascia Weasley e sposa me."

Il liquore aveva impresso dei segni anche su Hermione, accaldata e vagamente assonnata, ma soprattutto arrabbiata. Come osava chiederle di sposarlo, dopo tutto quello che le aveva fatto? Era così furiosa che avrebbe voluto cedere all'impulso di fargli una scenata.

"Sdraiati." Gli ordinò, invece, alzandosi in piedi. "Dormirai qui, non ho alcuna intenzione di portarti in camera tua."

Draco non mosse un solo muscolo. Si offese, e le rinfacciò:

"Credevo di poter contare su di te, e tu stai già stai scappando."

"Perché tu esageri sempre!" Sbottò la strega, incrociando le braccia in segno di chiusura. "Voglio starti accanto, tu però devi lasciare in pace il mio matrimonio."

Draco la invitò a tornare al suo fianco. Hermione pensò di andare via, tuttavia la visione del suo ex compagno di scuola gettato a peso morto contro la spalliera del divano, stanco, sciupato e coi capelli troppo corti da un lato, era uno spettacolo abbastanza deprimente da convincerla a restare.

Ritornò al suo posto pensando che l'argomento fosse chiuso. Eppure, bastò che Draco sfiorasse la sua schiena per avvicinarla a sé perché rabbrividisse ancora una volta.

"Mi sei mancata." Le disse.

C'era di nuovo pochissimo spazio tra le loro labbra. Hermione sentì i propri sensi perdere il controllo, incapaci di soffocare un desiderio celato troppo a lungo.

Quelle emozioni la riportavano indietro nel tempo, a quei pochi e intensi giorni trascorsi a Hogwarts insieme a Draco, quando ancora credeva che sarebbe stato per sempre.

"Mi sei mancato anche tu." Ammise lei, in un sussurro. "Ma ormai è tutto diverso."

Draco annuì e andò ad appoggiare la fronte alla sua, stringendola più forte in vita. Hermione si sentì così inebriata da lui, da desiderare di spingerlo su di sé fin giù su quel divano.

"Vuoi almeno di baciarmi?" Le domandò ad occhi chiusi.

Hermione restò senza fiato. Era già una sofferenza trovarsi tra le sue braccia e non poterlo avere, perché doveva pure istigarla a tradire Ron?

"Ho un marito." Sussurrò la strega.

"E io non ti sto costringendo." Ribattè Draco. "La scelta è tua."

Entrambi socchiusero gli occhi. I punti di contatto tra i loro corpi erano così caldi che parevano bruciare.

"Sei stravolto, non sai quel che dici." Rispose Hermione, ma sapeva che stava cercando di convincere se stessa.

"Invece lo so. E se fossi davvero stravolto avrei già perso il controllo."

Hermione rabbrividì. Era sconvolgente accorgersi di quanto ancora si sentisse a proprio agio con lui, dopo tanti anni di lontananza e dopo avere trascorso quasi tutta la vita con un uomo molto più gentile di Malfoy che le aveva dato due figli, il suo migliore amico. Ciò che aveva vissuto con Draco non era paragonabile ad alcuna storia d'amore degna di questo nome, eppure se tanto tempo fa le avesse chiesto di sposarlo...

"Sei così perfido." Mormorò, scostandosi, perché desiderava baciarlo. "Non voglio tradire Ron."

"Ma l'hai già fatto. Sei venuta qui di nascosto. Sapevi che non ti volevo, ma sei venuta lo stesso. Vorrà pur dire qualcosa."

"Non è la stessa cosa." Ribatté lei. Non voleva riflettere sulle sue allusioni, così gli domandò: "Perché non mi volevi?"

"Ero arrabbiato. Tua figlia ha detto qualcosa che mi ha fatto pensare a te, a noi due, e non l'ho sopportato. Anche tu dicevi di amarmi e poi hai sposato un altro."

Hermione si raddrizzò, sentendo di nuovo la collera montare: "Vuoi davvero parlare di questo? Dobbiamo discutere di chi è la colpa? Qui? Stanotte?"

Draco la riprese con dolcezza tra le braccia.

"No. Non voglio sprecare un solo minuto di più." Disse, in fretta. "C'è un motivo se ho perso mia moglie e mio figlio, ormai l'ho capito. Loro non dovevano esistere e io avrei dovuto avere te."

Hermione strabuzzò gli occhi. Aveva sentito benissimo ma non voleva credere che l'avesse detto davvero.

"Tu non puoi parlare così." Lo rimproverò, a bocca aperta per lo stupore. "Amavi tua moglie e tuo figlio! Lo vedi che non sei in te?"

Ma Draco ne era convinto. Hermione poteva vedere come tutto, in quel volto stanco, era concentrato ad esprimere la sua verità.

"No, credimi, mi dispiace per come ti ho trattata. È stato tutto uno sbaglio. Dovevo sposare te."

L'intensità del suo sguardo colpì la strega fin nel profondo. Una parte di lei aspettava da troppo tempo di sentirsi dire quelle parole per non restarne emotivamente coinvolta. Malgrado ciò, Hermione avrebbe comunque mantenuto il controllo se solo non avesse passato l'ultima mezzora a toccarlo, andando così vicina alle sue labbra senza poterle gustare.

Prima di rendersene conto lo aveva afferrato per la nuca, nel punto esatto in cui lui l'aveva toccata la prima volta che l'aveva baciata, e finalmente aveva poggiato le labbra alle sue. Draco era stato pronto a riceverla e la baciava intensamente, assaporandola come se per anni non avesse desiderato altro. Hermione conosceva già i suoi movimenti e li assecondava. Gli passò una mano tra i capelli, continuando a perdersi nei suoi baci.

La mano scese lungo il collo e poi fino al petto. Tutte le sue energie erano volte a non cedere al desiderio bruciante di fare l'amore con lui, ma non poteva evitare di toccarlo mentre lo baciava, desiderando che non ci fosse alcuno strato di stoffa a separarli. Draco, però, le catturò ancora una volta la mano e la strinse nella sua.

Si separò da lei. Ansimarono vicini per qualche istante, riprendendo fiato. Lui le mancava già. Il loro sogno era finito troppo presto. Ne ebbe la conferma quando lo vide fissare con sdegno la fede dorata sul suo anulare, che brillava dei riflessi del fuoco nel camino.

Non disse nulla e la lasciò andare. Anche lei guardò il proprio anello e lo sistemò meglio al dito. Quel gesto, sanciva la fine della loro follia.

"Grazie per essere venuta a trovarmi." La congedò Draco. "Sono stanco, adesso."

"Ma certo." Hermione non si riconosceva più. Percepiva il vuoto dentro di sé e intorno a lei. Con Draco si era ricreato lo stesso clima di imbarazzo che era stato presente al suo arrivo. "Dimentichiamo tutto, va bene?"

"Sì." Rispose lui, guardandosi i piedi. "Non ne varrà la pena, finché starai con Weasley."

"Io non lascerò Ron." Ribadì, con fermezza. Seguì un altro momento di tensione. Sapevano entrambi che qualsiasi cosa fosse appena cominciata era già finita. "Ma puoi cercarmi, se ne hai bisogno."

Pochi minuti dopo, abbandonò Malfoy Manor per riapprodare alla Tana. A contatto con l'aria fresca del giardino, l'enorme incendio che ardeva dentro di lei si era già spento. Lontana da Malfoy, Hermione ritornava padrona di se stessa. Non c'era più nessuna emozione in lotta per il controllo della sua mente.

Rimase in giardino ad ascoltare il fruscio delle fronde degli alberi, rievocando ogni attimo della serata trascorsa con lui. Lo aveva baciato dopo più di vent'anni, ma era stato così intenso che poteva essere passato un solo giorno. Le aveva chiesto di sposarlo e non era possibile che si aspettasse sul serio che lei accettasse, però a quanto pareva non la voleva nemmeno come amante.

Anche se Draco le era mancato, stava male per avere mancato di rispetto a Ron. Ora che era di nuovo a casa, tutto ciò che era accaduto al Manor sembrava distante, come il prodotto di un sogno. Uno sbaglio da non ripetere. Tuttavia, Malfoy era ancora un padre in lutto che poteva avere bisogno di lei.

Mentre rifletteva sul futuro, Hermione sentì qualcosa muoversi nell'oscurità. Poteva trattarsi di uno dei tanti rumori della notte, ma somigliava parecchio al suono di una Materializzazione.

Tirò fuori la bacchetta e comandò un Lumos. Per un folle attimo si illuse che Malfoy fosse tornato a cercarla; quella che invece venne stanata nell'oscurità, travolta dal getto di luce improvviso, era una giovane donna che aveva tante lentiggini e i capelli rossi legati in una vaporosa coda di cavallo.

Quella stessa ragazza, che Hermione credeva al sicuro nel suo letto a dormire, vestiva coi jeans e stava leggermente piegata in avanti con una mano poggiata allo stomaco, boccheggiando per riprendersi da una grande fatica.

"Mamma."

Rose era stravolta. Hermione la guardò meglio e si accorse che i suoi jeans avevano un taglio nella parte inferiore e che del sangue colava lungo il polpaccio.

"Oddio." Mormorò la strega più anziana. Sentiva il panico che stritolava le sue ossa. "Che cosa hai fatto?"

"L'ho trovato." Ammise Rose, riuscendo ancora a gioire di vittoria. "Ho trovato chi ha ucciso Scorpius."

Crollò in ginocchio, travolta dal dolore alla ferita profonda. Ad Hermione fu subito chiaro che non poteva occuparsi di Malfoy prima di essersi presa cura della sua famiglia.

***

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