Ministero della Magia I

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Se Hermione provò anche solo una punta di imbarazzo quando incrociò lo sguardo di Draco, non lo diede a vedere. Non sembrava nemmeno sorpresa di incontrarlo al Ministero. Una volta date alcune direttive a una dipendente, si fece largo con sicurezza verso di lui, come se per tutto il giorno non avesse aspettato altro che il suo arrivo.

Il suo aspetto era curato ed elegante. Neanche stavolta era riuscita a domare la sua solita zazzera di capelli ricci, ma indossava un tailler blu e si era posta uno strato di trucco leggero che la rendeva imponente, all'altezza del suo ruolo al Ministero.

Delle sottili occhiaie bluastre erano le uniche prove della notte passata al San Mungo a vegliare su sua figlia, come Draco aveva appreso da Albus. Questo, però, non le aveva impedito di tornare a lavoro e l'aveva forse resa più combattiva di prima.

"Come stai, Draco?" Non gli diede il tempo di rispondere. "So che sei in cerca di notizie, ma Harry non è ancora tornato. Sarà qui a momenti, tra poco dovrà incontrare i giornalisti nell'Atrium."

Hermione era così fredda che Draco si domandò se il bacio della sera prima non fosse stato solo un sogno. Naturalmente si trovavano in pubblico, al Ministero, nel bel mezzo del "Secondo Livello. Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi Wizengamot", come aveva risuonato la metallica voce femminile dell'ascensore mentre le porte si spalancavano.

Non era il luogo più consono per le confidenze, ma trattarlo come un completo estraneo sembrava esagerato. Con quel bacio, avevano oltrepassato confini e abitudini ventennali. Qualsiasi cosa fosse accaduta a Rose nel corso della notte, non poteva averne ridimensionato il peso.

"Anticipami qualcosa tu." Suggerì Draco. "Saprai meglio di me cosa sta succedendo. Io mi sento frastornato. È come se qualcuno mi stesse martellando la testa e io non riuscissi a farlo smettere."

Lo sguardo di Hermione si addolcì.

"Il tuo problema si chiama hangover." Scherzò, a voce bassissima per non farsi sentire da nessuno degli impiegati di passaggio nell'androne. "Esiste una pozione a base di limone che può risolverlo in un attimo."

"Molto divertente." Rispose Draco, che però era contento di essere riuscito a scongelarla. "È un modo per dirmi che non vuoi parlare con me?"

Hermione incrociò le braccia, come a voler opporre un muro tra di loro, e rispose in un sussurro:

"Voglio aiutarti, Draco. Soprattutto non voglio più vederti conciato come ieri sera. Devi darti forza, reagire, affrontare la realtà."

Forse era una sua impressione, ma gli sembrava un'imbeccata ai discorsi che c'erano stati tra di loro la sera prima. Hermione lo aveva rifiutato e stava continuando a farlo.

"Non è facile. Non riesco a smettere di pensare a stanotte." Neanche Draco era sicuro di sapere a quale parte di stanotte si stesse riferendo: se all'emozione paralizzante che aveva provato nel vederla apparire per la prima volta in casa sua, al bacio, ad averla di nuovo tra le sue braccia, o semplicemente alle vicende che avevano coinvolto Rose.

Il ricordo della sera precedente aveva messo in leggero disagio entrambi, che però continuarono a fare finta di niente.

"Sì, beh, neanche io." Rispose Hermione, chiaramente in imbarazzo. "Prima credi che tua figlia sia a casa al sicuro e poi scopri che... Ma è così che funziona, no? I figli non sono nostri, non possiamo proteggerli per sempre."

"Lei sta bene?" Le domandò Draco.

Non che fosse in pena per la salute della ragazza. Aveva già saputo da Albus che era tornata a casa senza un graffio, il che era più di quanto potesse importargli. Ma Hermione al Manor era stata molto dolce con lui, e Draco non voleva deluderla se poteva evitarlo, anche se questo significava fingere un interesse che non aveva.

Hermione annuì lasciando che l'insicurezza la scalfisse appena. Anche se fingeva il contrario, era evidente che fosse ancora profondamente scossa.

"Sta bene, è stata coraggiosa." La voce tremò. Socchiuse gli occhi per scacciare i cattivi pensieri. "Senza di lei non saremmo a questo punto con le indagini. Non so molto, ma so che Harry ce l'ha in pugno. Nott non sarà un latitante ancora a lungo."

A Hermione importava davvero che lo prendessero; la vita di sua figlia era stata in pericolo, per cui la caccia a Nott era diventata una faccenda personale.

"Non devi fingere di essere forte." Le disse Draco. "Lo vedo che sei sconvolta, non devi nasconderlo a me."

Hermione reagì con completo sbigottimento e Draco se ne risentì. La loro conoscenza non era iniziata nel migliore dei modi, ma non era certo la prima volta che si interessava a lei.

"Non mi nascondo." Rispose Hermione. "Mi sento come se stessi precipitando nel vuoto e sono vagamente consapevole di avere i piedi ben saldi a terra, ma a parte questo sto bene." Chiuse il discorso in fretta, e Draco tornò a riflettere su quanto fossero lacunose le notizie in suo possesso.

"Com'è andata, esattamente?" Le domandò.

Hermione si guardò intorno, incerta se parlare. Non voleva rivelare delle notizie riservate in un luogo in cui chiunque poteva ascoltarla. L'androne del Secondo Livello era troppo affollato, tra gli impiegati più anziani in pausa-pettegolezzi e quelli più giovani che sgambettavano tra scrivanie e uffici, pieni di incombenze, sognando una promozione che ripagasse il loro impegno.

"Ci sono dettagli che non abbiamo ancora rivelato a nessuno." Disse Hermione, e sottovoce raccontò tutto quello che sapeva: di come Rose fosse andata di nascosto a Knockturn Alley, della strana strega che aveva incontrato e di tutto quello che le era capitato dopo. A Hermione tremavano le mani mentre Draco rifletteva.

"Qual è il nome della strega?"

"Una tale Madama Jocastra. Tu hai idea di chi sia?"

"No, non credo." Rispose Draco sinceramente, rimpiangendo di non avere spremuto Albus un po' di più. "E Rose era sola? Non l'ha aiutata nessuno?"

"Ha detto di avere fatto tutto da sola. Lo sapevo che non si sarebbe data pace, è così testarda."

Draco era perplesso. Come mai non era venuta a lui l'idea di mettere qualcuno sotto torchio a Knockturn Alley? Perché aveva lasciato fare il lavoro sporco a una ragazzina? Forse era stato troppo impegnato a rimuginare contro i Figli di Salazar per ricordarsi che esistevano anche altre strade.

Non poteva prevedere che Rose si sarebbe messa a compiere delle indagini per conto proprio, ma non era sorprendente che da sua madre, oltre al cervello, avesse ereditato l'indole da ficcanaso.

"È tua figlia, sono anni che sente parlare delle tue imprese. Non si è lasciata sfuggire l'occasione di viverne una sua."

Il commento uscì più aspro di quanto avrebbe voluto. Draco stava pensando a quando Rose era venuta al Manor a sbandierare tutto il suo sciocco amore adolescenziale per Scorpius, e ricordava di quando si fosse detta disposta a fare qualunque cosa per lui.

Sul momento, aveva trovato quella dichiarazione falsa e stucchevole, ma adesso ogni cosa sembrava avere un senso.

"Perché la tratti sempre male?" Domandò Hermione. "Non hai mai voluto che frequentasse tuo figlio, ma è una brava ragazza, e non si merita questo da parte tua. Ha già fatto tanto per te, ha lottato contro Nott! La odi perché ti ricorda me? Adesso non odi più le persone per il loro sangue, ma in base a quanto mi somigliano?"

Hermione aveva parlato senza sosta, e quella frotta di domande aveva mandato Draco in confusione. Non poteva rivelarle il vero nocciolo della questione. Nei mesi in cui i loro figli si erano frequentati, le sue preoccupazioni avevano riguardato Rose soltanto di riflesso. Non si era trattato né di lei, né della sua famiglia, né della condizione del sangue: il vero problema riguardava il crescente clima di tensione tra Scorpius e i Figli di Salazar.

"Non volevo che frequentasse mio figlio, è vero, ma non la odio." Si affrettò a precisare Draco, prima che Hermione ricominciasse a difendere Rose. "E il fatto che ti somiglia non significa che rischio di confonderla con te. Detesto il fatto che si comporti da temeraria. Ora che è sopravvissuta dove Maghi migliori di lei sono morti, dovrai creare un'altra stanza, in quella stupida casa, per fare entrare lei e il suo orgoglio ingombrante."

Draco non sapeva che sarebbe arrivato a quel punto quando aveva iniziato a parlare. Capì di avere esagerato quando scoprì Hermione fissarlo a bocca aperta.

"Ti stai ascoltando?" Gli domandò, sconvolta. "Parli di mia figlia come se fosse così superficiale da rischiare la vita per una sorta di gara di popolarità! Come se l'avesse fatto per se stessa, per egoismo! Ma non c'è persona al mondo che sia meno egoista di Rose!"

Ma è anche un'ingenua come poche altre. Pensò Draco, e stavolta si dispiacque per lei. Non avrebbe mai potuto confondere Hermione con Rose, perché la madre con la sua intelligenza e la sua esperienza non si sarebbe mai fatta ingannare per mesi da un Mago Oscuro e le sue menzogne.

Il che, rifletté meglio Draco, andava tutto a suo svantaggio. Se voleva frequentare Hermione, avrebbe dovuto rivelarle ogni cosa a proposito di suo figlio e i suoi amici.

"Comunque, dovevi avvertirla che non si scherza coi Maghi Oscuri." Le disse, solo per avere qualcosa da criticarle. "Tu lo sai bene, in fondo."

Non aveva ancora finito di pronunciare la frase, che Draco si era già pentito di avere aperto bocca. Hermione nella sua adolescenza aveva combattuto molti Mangiamorte, ma lui con quel tono tagliente aveva rievocato ancora un volta ciò che era accaduto tra loro, tanto tempo prima.

E che motivo c'era di tirare in ballo la loro vecchia storia proprio adesso? Forse Draco doveva accettare di non poter stare bene con se stesso se con Hermione non ne combinava almeno una sbagliata su tre.

"Sì, non si scherza con quelli come voi." Affermò Hermione. "Lo sa anche Rose, ma l'ha fatto per amore. È per questo che ho deciso di sostenerla, invece di condannarla. Capisco che per te sia difficile da accettare. Tu non l'hai mai fatto e, di conseguenza, credi che non ci riescano neanche gli altri. Ma ti sbagli. Avrei lottato anche io, in passato, se ne fosse valsa la pena."

Quando vide gli occhi di Hermione diventare umidi, Draco rabbrividì. La strega stava parlando di loro due, della loro breve storia. All'epoca si amavano, ma poi uno dei due non era riuscito ad andare avanti.

Quanto le mancava, adesso. Hermione era davanti a lui e gli sarebbe bastato fare un solo passo per toccarla , ma in qualche modo la sentiva distante anni luce. Non era sua, ma la voleva lo stesso. Voleva toccarla senza il timore di avere addosso gli occhi di tutto il Ministero, e con la certezza che lei non l'avrebbe rifiutato se ci avesse provato.

I pensieri tornarono al bacio che avevano condiviso solo una manciata di ore prima. Draco avrebbe voluto che il ricordo potesse essere solo un po' più nitido e non ovattato dall'alcol. Ricordava che Hermione avesse cercato di toccarlo, ma che lui con enorme rammarico aveva dovuto fermarla prima che con la mano riuscisse a individuare le bende che coprivano la sua carne ustionata.

Avrebbe potuto prenderla lo stesso sul quel divano e lei sarebbe stata d'accordo, ma che spiegazione avrebbe dato poi per le sue ferite ancora fresche? Forse un giorno le avrebbe raccontato di Scorpius e di cosa lui era davvero, ma non ora. Il sentimento più grande che provava al riguardo era la vergogna.

Scorpius era un malvagio frutto delle sue viscere e rappresentava tutto ciò che Hermione aveva sempre combattuto; allo stesso tempo, Draco era ancora in qualche modo orgoglioso di lui per averlo superato in grandezza e per essere stato un vero Dominatore delle Arti Oscure, per quanto sfortunato. Di conseguenza, era anche dei suoi pensieri che si vergognava.

Il ragazzo che a diciotto anni non aveva lottato abbastanza per lei, a quarantaquattro aveva ancora qualcosa da nasconderle. Non avrebbe smesso di commettere errori, ma sicuramente non avrebbe più commesso lo stesso errore due volte.

"Herm, smettiamola di girarci intorno." Le disse in un sussurro. "Non posso continuare a fare finta di niente. E non mi riferisco soltanto a oggi, ma agli ultimi quattordici anni, da quando sono rimasto vedovo."

"Non ora." Lo avvertì Hermione, e indicò qualcosa con gli occhi.

L'impiegata con cui Hermione aveva parlato quando Draco era arrivato, era già di ritorno con un raccoglitore tra le mani. Draco la guardò meglio: era giovane, aveva i capelli di un marrone molto scuro e il viso affilato. Poteva avere vent'anni anche se truccata ne dimostrava di più. Nel complesso era di aspetto sgradevole e stava rivolgendo a Hermione uno dei più sghembi sorrisi di cortesia che Draco avesse mai visto.

"Ecco, signora Weasley, questo è quanto ho recuperato in Archivio. Ci sono tutti i documenti del '98 che mi aveva richiesto." Disse la giovane, porgendo il raccoglitore a Hermione.

"Sì, grazie Stella, hai fatto in fretta. Posso chiederti di cercare anche tra i documenti del '99?"

Stella lasciò indugiare un momento lo sguardo su Draco, poi rispose alla sua Direttrice a testa alta:

"Nessun problema." Assicurò la ragazza, e con un pesante colpo di tacchi fece retro front in direzione dell'Archivio.

Stella non aveva dato segno di averlo riconosciuto, ma Draco aveva l'impressione di averla già vista. Non era sicuro che appartenesse ai Figli di Salazar - non li conosceva tutti così bene - ma l'unico motivo per cui una ventenne potesse risultargli familiare era che avesse frequentato la sua sala da pranzo per diverse estati.

Hermione sospirò, guardando il grosso raccoglitore che cullava tra le braccia come un bambino, o forse più come uno scudo da opporre tra lei e Draco, dato che aveva scelto di non farlo levitare.

"Vieni nel mio ufficio." Disse infine, rassegnata. "Devo poggiarlo da qualche parte."

*

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