Lutto II
Nota: tutto ciò che Draco dice di e a Rose, ha un significato che capiremo più avanti!
***
Albus e Rose piazzarono un orecchio contro la porta di legno massiccio, oltre la quale provenivano le voci. Non c'era traccia dei toni accesi descritti da Teddy: l'atmosfera doveva essersi placata, con tanto di guadagno per l'orgoglio di Rose, adesso sicura di avere preso la decisione giusta.
"Draco, noi non siamo mai stati amici, ma vorrei che oggi provassi a fidarti di me." Diceva Harry, con fare comprensivo.
"Sto seppellendo mio figlio e dovrò piazzare la sua tomba accanto a quella di mia moglie. Cosa vuoi che mi importi delle tue regole? Ormai non ho più niente da perdere!" Malfoy rimarcò l'ultima frase con rabbia.
Rose rabbrividì e anche Albus parve a disagio. Lui, d'altra parte, avrebbe avuto paura del padre di Scorpius anche in tempi migliori.
"Riesco a capire quello che provi, ma..."
"No, non puoi!" Gridò Draco. Un silenzio straziante seguì le sue parole. Harry non poteva capirlo: lui aveva ancora una famiglia ad aspettarlo a casa.
"Devi ascoltami, Malfoy." Proseguì l'Auror. "Ho appena attivato una Traccia sulla Magia Oscura. Da oggi in poi, chiunque userà le Arti Oscure in Gran Bretagna verrà considerato un Mangiamorte, catturato e rinchiuso ad Azkaban. Vuoi essere avventato e finire dentro anche tu? Vuoi che ci torni tuo padre, alla sua età? E a cosa sarà servito?"
Spiando dal buco della serratura, Rose poteva vedere soltanto un elegante tavolo rotondo e il suo centrotavola, un portacandele a forma di teschio. Immaginò che il signor Malfoy non volesse affatto finire ad Azkaban. Infatti rimase in silenzio, e Harry continuò:
"Il nostro mondo è in pace da quasi trent'anni, e così dovrà continuare ad essere. Sottoporremo a esame la bacchetta di chiunque faccia scattare la Traccia. Presto riusciremo a beccare quel Mangiamorte, vedrai. Ammettendo che lo sia."
"Perché non dovrebbe esserlo?" Chiese Draco.
Harry spiegò con calma: "Perché chiunque sia stato catturato anni fa è ancora in prigione. Non siamo a conoscenza di altri Mangiamorte."
"Non ci sono altri Mangiamorte a piede libero." Confermò Draco, che non sembrava felice di affrontare quell'argomento. "Ma se non è uno di loro, chi altri potrebbe essere?"
"Letteralmente chiunque. Esistono ancora tanti maghi senza alcun Marchio Nero al braccio che sono capaci di uccidere."
"Dimentichi il Marchio Nero! Soltanto i seguaci del Signore Oscuro sanno evocarlo."
Harry perse la pazienza e ingiunse: "Se sai qualcosa, parla."
"Non so nulla." Rispose Draco, chiaramente infastidito. "Stavo solo pensando... forse dei servitori... Diavolo, sei tu l'Auror, Potter, credevo fosse il tuo lavoro trovare le risposte!"
Harry sospirò. Lasciò che Malfoy si calmasse, poi tornò a domandargli:
"La tua famiglia ha ancora dei conti in sospeso con gli altri Mangiamorte?"
Una piuma incantata svolazzò sulla superficie ruvida di una pergamena, all'interno della stanza. Rose poteva sentirne il rumore. Quando Malfoy rispose, la ragazza percepì il suo rancore.
"Ovviamente sì. Credo che mio figlio abbia subito un'imboscata da parte di qualcuno che voleva colpirci nel profondo. Senza Scorpius non ho più eredi; la mia famiglia, dopo più di mille anni, si estinguerà. È una punizione meschina, degna dei seguaci del Signore Oscuro."
Nessuno, in quella stanza o fuori, si soffermò a riflettere sul fatto che anche i Malfoy erano stati i seguaci di Lord Voldemort.
"Non c'erano altri motivi per cui dovesse frequentare Knockturn Alley?"
"Non ho mai permesso a mio figlio di frequentare quel posto."
"Non ti ha detto dove andava prima di uscire di casa?"
La piuma continuava a sfrecciare sulla pergamena dell'Auror con frenesia.
"Per quel che sapevo io, era uscito con quella saputella di tua nipote. Tale e quale a sua madre..." Soggiunse Malfoy a bassa voce.
"Non ho ancora avuto modo di parlarne a Rose, ma Hermione mi ha riferito che è davvero a pezzi. E, no, non aveva appuntamento con Scorpius, almeno non questa mattina." Disse Harry, semplicemente.
Malfoy non disse nulla, ma Rose, conoscendolo un po', immaginò che stesse pensando a qualcosa di poco gentile nei suoi confronti.
Il rumore di un blocco di fogli di pergamena che veniva sbatacchiato sul tavolo lasciò intendere che l'interrogatorio fosse giunto al termine.
"Bene, direi che ho ascoltato abbastanza." Affermò Harry. "Confronterò le tue dichiarazioni con quelle rese da tuo padre e ci metteremo subito a lavoro. Cerca di stare calmo, va bene?" Aggiunse, in tono indulgente. "È stata una pessima giornata e non voglio concluderla, più tardi, con l'arresto dell'ultimo Malfoy. Ricordati della Traccia e non fare nulla di stupido."
"Stanno per uscire." Sussurrò Albus a Rose.
Entrambi i ragazzi si allontanarono dalla porta. Rose ritornò sulle scale e Albus andò a nascondersi dalla parte opposta, dietro a un piedistallo sormontato da una grossa urna. Rose, ferma sul primo gradino, fece segno a Albus di raggiungerla, ma lui scosse la testa. Proprio in quel momento, Harry aprì la porta e uscì dalla stanza.
"Se a te non dispiace, io, Ron e Hermione vorremmo partecipare al funerale." Stava dicendo a Draco. "Naturalmente, anche i nostri figli vorranno essere presenti."
"No, Potter, non voglio che venga nessuno." Disse la voce del mago biondo, che non era ancora uscito.
"Andiamo, Malfoy, lascia che almeno Rose partecipi. Che colpe ha lei?"
"Che colpe abbia lei è tutto da vedere." Fu l'aspro commento di Draco. La sua testa bianco-bionda, elegantemente pettinata da un lato, apparve in corridoio e fiancheggiò quella nera, sempre arruffata, di Harry Potter.
"Il tuo atteggiamento è completamente sbagliato, Malfoy." Commentò l'Auror, un momento prima di posare gli occhi sulla ragazza ferma sulla scala.
Poco prima che entrambi i maghi si accorgessero della sua presenza, Rose aveva esaminato il volto di Draco, notando che fosse decisamente più pallido rispetto all'ultima volta che l'aveva visto. I suoi occhi erano gonfi e aveva lo sguardo stravolto, come se non fosse del tutto presente a sé.
Rose lo capiva perfettamente: neanche lei era sicura di avere compreso fino in fondo cosa fosse accaduto. Credeva di trovarsi in un sogno e coltivava la speranza che da sveglia ogni cosa sarebbe tornata alla normalità. Al momento, però, l'incubo andava avanti e Rose doveva ammettere che fosse dolorosamente vivido.
Era difficile stabilire chi, tra Harry e Draco, fosse più scontento di trovarla sulle scale del Malfoy Manor.
"Ti credevo alla Tana!" La rimproverò Harry. "Tua madre sa che sei qui?"
"No." Ammise Rose. "Volevo parlare col signor Malfoy."
"Se non riguarda le indagini, allora non m'interessa." Sbottò il mago adulto, il volto pallido che si stringeva in un'equivocabile espressione di odio.
Rose risalì l'ultimo gradino. L'atteggiamento ostile del padre di Scorpius non l'aveva mai veramente intimorita, e aveva appena deciso che non l'avrebbe fatto neanche stavolta. A testa alta, lo fissò negli occhi e disse:
"Io credo di sì." Ribatté." Sono convinta che, malgrado i suoi modi bruschi e l'antipatia che prova nei miei confronti, le faccia bene sapere che la ragazza di suo figlio lo amasse così tanto da venire qui e rischiare di contrariarla pur di dimostrarlo. Io amavo Scorpius, e il dolore sta uccidendo anche me. Avevo bisogno di dirle che sono l'unica che può davvero capirla!"
Per un attimo, la sicurezza di Malfoy vacillò. Rose lo vide cambiare postura, gli occhi che lentamente si focalizzavano sul presente. Poi i tratti del mago si indurirono e la sua voce ruggì:
"Che idiozie! Non so che genere di sofferenza credi di provare, Rose, ma non osare paragonarti a me! Hai diciotto anni e hai perso un ragazzo che frequentavi soltanto da pochi mesi. Tu andrai avanti, ti dimenticherai di Scorpius..."
"Ma non ha importanza da quanto tempo lo frequentavo!" Lo interruppe Rose, con il suo ardore. "Lei non ha mai voluto conoscermi, non sa cosa provo, e non sa che non cambio i miei sentimenti come fossero calzini! Non smetterò mai di amare Scorpius; non posso nemmeno immaginare una vita senza di lui!"
Rose aveva notato un bagliore sinistro accendersi negli occhi di Draco. Non sapeva cosa gli fosse passato per la mente, ma in ogni caso l'aveva fatto infuriare. Ignorò la ragazza e se la prese con Harry:
"Potter, non voglio vedere più nessuno in questa casa che sia anche solo lontanamente imparentato con te. Vale anche per il funerale! E dì ai suoi genitori di tenere questa strega bugiarda lontana da me." Aggiunse, puntando il dito contro Rose.
Harry cercò di calmare entrambi, ma Rose aveva ancora troppe emozioni in gioco. Anche se Malfoy era un osso duro, non era giusto lasciare che sminuisse i suoi sentimenti.
"Non sto mentendo!"
"Non mi importa! Pensi che la tua vita sia finita? E cosa ne pensi invece della mia?"
"Mi dispiace." Disse Rose, cedendo all'emozione e non riuscendo a evitare che i suoi occhi si bagnassero. "Non posso ancora credere che sia successo. Soltanto ieri siamo usciti insieme e andava tutto bene. Era vivo, parlavamo, eravamo felici. Com'è possibile che adesso non ci sia più? Non lo vedrò mai più e non so nemmeno perché è successo!"
"La morte è un ponte, o un abisso. Un passaggio verso qualcos'altro oppure un precipizio nel nulla. Spero la prima. Ma temo la seconda." Era stato inaspettato. Draco aveva lasciato che una parte delle sue angosce trapelasse di fronte a Harry e Rose e adesso non poteva fare niente per tornare indietro.
"Morire è decisamente un passaggio, Draco." Harry voleva essergli di conforto, ma il padrone di casa era già tornato in sé. Storse il naso, come se non vedesse altro che vermi disgustosi.
"Io però non lo accetto." Esclamò Rose. "Non so dove sia Scorpius e onestamente non mi importa. So soltanto che lui non è qui. Qualcuno me l'ha portato via, e io non ho alcuna intenzione di restare a guardare. Se c'è qualcosa che posso fare per aiutare, qualsiasi cosa, voglio saperlo e voglio essere coinvolta."
La ragazza non parlava a nessuno in particolare, voleva solo rendere palesi le sue intenzioni; tuttavia, Malfoy era rimasto colpito dalle sue parole, tanto che Rose vide qualcosa accendersi in lui.
"Non pensarci nemmeno." Intervenne Harry, allarmato. "Non sappiamo ancora cosa stia succedendo e non voglio che nessuno di voi ragazzi corra dei rischi."
"E Scorpius?" Chiese Rose.
"Ci penserò io." Harry si rivolse anche a Draco. "Non preoccupatevi, nessuno dei due. Si risolverà tutto, avrete giustizia."
L'ostilità di Draco, come al solito, impedì a Harry di offrirgli conforto e lo persuase a rinunciare. Sembrò quindi che non ci fosse altro da dire. Harry aveva necessità di parlare a Teddy e al resto degli Auror, prima di andare, poi avrebbe accompagnato Rose a casa personalmente.
Prima di seguire lo zio al piano di sotto, Rose scrutò la figura pallida e imbronciata di Draco Malfoy che se ne stava zitto a braccia conserte a fissare il pavimento. Dietro di lui, poteva ancora vedere Albus muoversi nella penombra del corridoio, facendole dei gesti che Rose tradusse come un "ci vediamo alla Tana", infatti poco dopo scomparve.
"Allora, arrivederci, signor Malfoy." Disse, cauta, la ragazza.
Forse era un'illusa, ma continuava a desiderare la sua approvazione. Non si era mai sentita accettata in quella famiglia, che era tanto legata a certe tradizioni e pure condivideva un passato travagliato coi suoi genitori.
Draco però non disse nulla, limitandosi a puntare lo sguardo severo su di lei. Rose si domandava quali pensieri si muovessero dentro quella bella testa e se davvero Malfoy potesse odiarla così tanto come sembrava.
"Credi davvero di amare mio figlio?" Domandò il mago, proprio quando Rose si era ormai rassegnata e aveva iniziato a scendere le scale.
"Ma certo!" Affermò lei, con tutta la sincerità possibile.
"Allora sei un'idiota."
Quell'epiteto inaspettato non la offese. Perché amare doveva renderla un'idiota? Rose non capiva, ma non aveva importanza.
"Lei non ha mai accettato che uscissi con Scorpius." Disse la ragazza. "Ora che lui non c'è più, ho solo bisogno di sentirle dire che ha cambiato idea."
"Non hai bisogno della mia approvazione." Ribadì il mago. "Non ti serviva prima e sicuramente non ti servirà adesso. Ho assistito a troppi errori nel corso della mia vita per avere ancora voglia di approvarne uno."
Draco non avrebbe potuto essere più insensibile. Rose non se n'era mai accorta, ma proprio adesso scopriva di detestarlo. Offesa, esclamò:
"Sarò pure un errore, ma ero un errore che rendeva felice suo figlio, e questo non può negarlo in nessun modo!"
Malfoy stava per dire qualcos'altro, ma lei non voleva più ascoltarlo. Non ne poteva più di quel mago, né della sua casa inquietante che per secoli aveva raccolto i peggiori tra i Maghi Oscuri, una lunga serie di produzioni malfatte da cui soltanto Scorpius si era salvato.
Che altro poteva aspettarsi da Malfoy se non che la umiliasse? Rose aveva cercato di fare la cosa giusta, sperando che nel padre ci fosse qualcosa del buono che c'era stato nel figlio, invece non c'era nulla. Non c'era niente di sano in Draco Malfoy, quasi che Scorpius non fosse neanche frutto delle sue stesse viscere.
Si allontanò in fretta giù per le scale, fino a raggiungere lo zio Harry che, fortunatamente, era pronto ad andare. Poco prima di Smaterializzarsi a braccetto con lo zio, Rose fece in tempo a guardare verso l'alto e a vedere oscillare il mantello di Draco, mentre tornava a grandi passi nella sua stanza, dove sbatté la porta.
"Te l'avevo detto." Le disse Albus, con soddisfazione, quella sera alla Tana.
Avevano appena finito di cenare, una delle cene più lugubri e disordinate a cui Rose avesse mai partecipato.
Tutti gli adulti erano arrabbiati e al tempo stesso dispiaciuti con Rose e, se da una parte dicevano di capirla, dall'altra la condannavano per avere disubbidito, riesumando allo scopo diversi aneddoti dei tempi di guerra.
Solo Hugo e Albus erano riusciti a cavarsela. L'assenza del secondo non era stata notata e i due vennero soltanto rimproverati per avere coperto Rose.
La ragazza aveva deciso di farsi perdonare riassettando la cucina - usando gli incantesimi casalinghi appresi da nonna Molly - mentre il resto della famiglia raggruppata in giardino era ancora impegnata in confronti e supposizioni.
"Te l'avevo detto." Ripeté Albus, soddisfatto. "E, se non sbaglio, te l'ha detto anche Teddy che non era il momento."
"Non esiste un momento giusto per parlare della morte." Rispose lei, saggiamente. Per fortuna Albus se n'era andato prima che Malfoy la definisse un errore, altrimenti avrebbe gongolato di più. "Comunque, devo proprio dirtelo: oggi ho capito come mai il Cappello Parlante non ti abbia messo in Gryffindor con me."
"Non sono un codardo." Ribatté Albus, rabbuiandosi. "È solo che Malfoy non era un tipo affabile neanche quando le cose andavano bene."
Rose si fermò di colpo, come se avesse appena ricordato qualcosa di molto importante:
"È assurdo che nessuno te l'abbia ancora chiesto. Tu stai bene?"
Albus non si era aspettato quella domanda e non era un ragazzo abituato a esprimere ad alta voce i propri sentimenti. Schivo per natura, i tanti anni trascorsi a Slytherin avevano peggiorato il suo carattere.
Tuttavia, Scorpius era stato il suo migliore amico per quasi otto anni e, anche se la fine della scuola e la frequentazione con Rose li avevano allontanati un po', l'amicizia che li legava era ancora forte.
"Io..." Mormorò il ragazzo, guardandosi cupamente le mani. "Non riesco a credere che non lo vedrò mai più."
Non aggiunse altro, tutta la sua attenzione rapita dallo scorrere dell'acqua dal rubinetto, dove i piatti sporchi volavano magicamente a fare un bagno. Rose era certa di avere capito. Lasciò perdere i piatti, ripose la bacchetta in tasca e torturò il cugino con un altro breve abbraccio.
James e Lily tornarono dal giardino per avvisare Albus che era ora di tornare a casa. Quando i Potter furono andati via e il resto della famiglia si preparava per la notte, Rose si rese conto che l'idea di rimanere da sola la terrorizzava. Lassù, nella sua stanza, sotto le lenzuola, non l'aspettava nient'altro che dolore.
Tutta la sofferenza che aveva represso durante il giorno, distratta dall'episodio del Malfoy Manor e dalla presenza della sua famiglia, nella solitudine sarebbe tornata più forte di prima.
Lei, un errore secondo Draco Malfoy, che sentiva ogni parte del suo essere andare in frantumi ogni volta che si riaccendeva la consapevolezza che il ragazzo che amava non era più tra i vivi; lei, che non poteva dubitare neanche un secondo del fatto che anche Scorpius l'avesse amata, e non importava quante volte il padre avesse provato a insinuare il contrario; lei, che adesso sentiva accendersi anche una grande voglia di vendetta.
Rose non sapeva nulla dell'aldilà, ma era certa che nessuna Magia al mondo potesse portare in vita i morti. E se Scorpius non poteva più tornare, era così importante chiedersi dove si trovasse? Forse suo padre avrebbe potuto trarre consolazione da quella risposta, ma lei no.
Mentre il torpore della notte calava sulla Tana e i suoi abitanti, Rose poteva contare sulla prima vera certezza di quella giornata: quel fuoco inaspettato che le rinvigoriva il petto decise per lei che non avrebbe trascorso i giorni successivi a piangere, sapendo che l'assassino di Scorpius restava libero di continuare a uccidere e di vantarsi delle sue prodezze. Non poteva permettere che la memoria di Scorpius venisse oltraggiata, e che lo stesso male che l'aveva colpito venisse inflitto ad altre vittime. L'indomani, avrebbe dato il via alla caccia.
***
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top