Lutto I

***

Nessuno al mondo si divertiva quanto Hugo Weasley a disinfestare il giardino di casa. Lo zio George gli aveva insegnato la tecnica, e lui si era sempre dimostrato uno studente entusiasta. Nessuno gnomo ritrovava la strada di casa per mesi, dopo essere stato lanciato via da Hugo.

Quando quel pomeriggio d'agosto mise piede in giardino, però, il ragazzo non desiderava soltanto disturbare le familiari creature infestanti: sperava invece che fossero loro a distrarlo dai suoi pensieri.

Hermione, che di solito non gli risparmiava una ramanzina quando intuiva cosa stesse per fare, stavolta non prestò attenzione a suo figlio; era troppo impegnata a discutere col resto della famiglia a proposito dei Mangiamorte e dei possibili motivi per cui la loro prima vittima era stato proprio un Malfoy.

Hugo non riusciva a credere che di tutti i Maghi al mondo fosse morto proprio un compagno di scuola. Era quasi più assurdo che sentir dire che i Mangiamorte erano tornati. Quanta altra gente sarebbe stata morta, stavolta? E cosa c'entrava Scorpius? Lui era il migliore Malfoy del suo intero albero genealogico. Un ragazzo simpatico e gentile, che Hugo aveva adorato fin da quando suo cugino Albus lo aveva invitato alla Tana la prima volta, tanto tempo prima.

L'edizione serale della Gazzetta del Profeta stava sicuramente imbastendo un articolo sensazionale, al riguardo: la foto in copertina dell'orribile Marchio Nero a squarciare il cielo di Londra, il nome dei Malfoy associato a quello dei Mangiamorte ed Harry Potter esaltato come il salvatore. Anche se aveva solo sedici anni, Hugo ne sapeva abbastanza da capire che il Mondo Magico, quel giorno, era tornato indietro di trent'anni.

Perso nei suoi pensieri, iniziò a scrutare le tane degli gnomi scavate al riparo di alcuni cespugli. Quando un naso bitorzoluto spuntò da un buco, il ragazzo lo acchiappò e lo tirò via prima che riuscisse a scappargli. La piccola creatura, sradicata, cercò di morderlo; Hugo lo fece roteare sopra la testa e, con l'abilità di chi ha già fatto molta pratica, lo lanciò oltre gli alberi che circondavano la Tana.

"Ehi, Hugo." Era la voce di Albus. Appena apparso nei confini della Tana, andava incontro al cugino con aria confusa.

Il ragazzo dai capelli rossi ricambiò il saluto, infastidito. Andava d'accordo con suo cugino, ma guardandolo aveva capito che Albus non sapeva ancora nulla. Hugo non voleva essere il primo ad informarlo.

Guardò il cugino sbirciare nella finestra della cucina, dove il resto della famiglia stava mormorando cupamente e dove ogni tanto si sentiva la voce dello zio Harry spuntare dal camino.

"Si può sapere che succede?" Domandò Albus. "Papà mi ha ordinato di venire qui attraverso un Patronus, ma non mi ha detto altro."

"C'è stato un attacco a Knockturn Alley." Mormorò Hugo, concentrandosi sul naso a patata di uno gnomo che li guardava curioso da dietro un ciuffo d'erba. "Qualcuno è stato ucciso dai Mangiamorte."

"Che cosa?"

Albus non avrebbe potuto essere più sconvolto. Fissava il cugino in attesa di sentirgli dire che fosse tutto uno scherzo, per quanto non potesse essere più evidente che Hugo fosse mortalmente serio.

"Tuo padre sta già indagando e ha detto a tutti di rimanere qui." Gli spiegò. Indicò la Tana e aggiunse: "Tua madre, James e Lily sono già dentro."

"Credevo che i Mangiamorte fossero tutti ad Azkaban!" Escalmò Albus, sbalordito. "A parte i Malfoy, ma loro..."

Si bloccò all'istante e Hugo ne approfittò per controllare una fossa nel terreno. Come poteva dirgli che Scorpius era morto? Non possedeva la delicatezza di sua madre e non era pronto a farsi carico di una eventuale crisi di nervi. Era già difficile fare i conti con le proprie emozioni, non poteva reggere anche quelle degli altri.

Albus stava per iniziare l'Auror School, ma Hugo, osservando il timore nel cugino, era quasi sicuro che stesse per cambiare idea. In effetti, il coraggio non era mai stato la più grande virtù di Albus.

Lo zio Harry - che era a capo degli Auror - lo aveva indirizzato alla sua stessa carriera soltanto perché il figlio, pur essendo molto bravo a scuola, non possedeva altre ambizioni.

Proprio quando Albus sembrò pronto a porre la domanda che Hugo temeva più di ogni altra (ovvero: chi era morto?), Rose avanzò in giardino. I suoi capelli rossi e ricci erano più arruffati del solito e il volto lentigginoso era solcato dalle lacrime.

La ragazza corse tra le braccia di Albus e lo strinse forte, continuando a piangere sul suo collo. La consapevolezza di ciò che era successo arrivò di colpo: il cugino la allontanò bruscamente e la guardò negli occhi.

"Non può essere vero..." Mormorò lui. "Non sarà mica che..."

"È morto." Continuò Rose, tra le lacrime. "È morto, Al! Scorpius è morto!"

Si coprì il volto cercando di asciugare le lacrime inarrestabili. Albus barcollò e portò le mani tra i capelli neri arruffati.

"Si sa cos'è successo?" Domandò, con un tono di voce talmente basso che le lamentele degli gnomi dietro di lui coprivano le sue parole.

Rose scosse la testa: "Non ancora. È successo a Knockturn Alley, Al. Cosa è andato a fare laggiù?"

"Lo chiedi a me? Da quando esce con te, io lo sento a malapena." Albus si era accorto di essere stato troppo duro e, al tempo stesso, di aver parlato al presente. Cercò di rimediare agli sbagli andando a confortare Rose con dei colpetti sulla spalla.

"Neanche io so nulla." Rispose lei, asciugando le altre lacrime e ripristinando una parte dei suoi modi decisi. "Dobbiamo raccontare allo zio Harry tutto quello che sappiamo, qualsiasi cosa. Frasi che ha pronunciato, luoghi che ha visitato... Anche quello che a noi sembra poco importante, potrebbe fare la differenza per gli Auror!"

"Beh, non ho mai sentito che Scorp frequentasse Mangiamorte." Commentò Albus, arruffandosi i capelli neri nervosamente.

"Certo che no!" Esclamò Rose. "Ma forse lo zio Harry può ricavare da noi delle informazioni che neanche sappiamo di avere. È importante, Albus!"

"Sì, sì, d'accordo, lo so... Sarò Auror anch'io, ricordi? Dico solo che papà farebbe meglio a parlare con chi ne sa più di noi. Tipo Draco Malfoy, dato che era un Mangiamorte anche lui."

"Ma è proprio lì che si trova adesso." Spiegò Hugo, massaggiandosi il braccio dopo un lancio. "È al Malfoy Manor. L'ha detto al camino mezz'ora fa."

Rose, che fino a quel momento era rimasta chiusa in camera sua e che probabilmente era uscita soltanto perché aveva sentito arrivare Albus, sembrò accendersi. Si asciugò il volto per l'ultima volta e provò a dare una parvenza di ordine ai suoi capelli arruffati.

"Dobbiamo andare da Malfoy." Disse ad Albus, l'aria di una che non ammette repliche. "Quel mago ha bisogno di conforto, non di un interrogatorio a poche ore dalla morte del figlio!"

Rose era solita livellare tutto sul piano della giustizia, come aveva imparato a fare da sua madre. Albus, però, preferiva evitare le seccature inutili e inquietanti; piuttosto che andare a fare le condoglianze a Draco Malfoy, avrebbe preferito farsi prendere a morsi da tutti gli gnomi del giardino.

"Non ci vorrà tra i piedi, Rose." Disse Albus, insistendo. "Non gli siamo mai piaciuti! Ci farà cacciare fuori dai suoi elfi domestici!"

"Non fa niente, dobbiamo provarci lo stesso. Io ero la ragazza di Scorpius, tu il suo migliore amico. È nostro dovere andare!"

Dato che Rose era irremovibile, Albus pensò a un altro pretesto:

"Papà ha detto che dobbiamo stare qui. Non gli piacerà se saremo di intralcio al lavoro degli Auror. Inoltre," aggiunse cupamente, indicando la cucina della Tana, "non piacerà neanche a mia madre e tua madre."

"Per ora sarete al sicuro." Intervenne Hugo, che aveva appena gettato via l'ennesimo gnomo. "Andate, vi copro io. Dirò che mi state aiutando con la disinfestazione."

Albus non ebbe altra scelta che rassegnarsi. Rose gli porse la mano e lui l'accettò, come assenso alla Materializzazione. Sparirono entrambi risucchiati dal nulla.

Riapparvero davanti ai cancelli del Malfoy Manor. A Rose bastò dare una spinta alle sbarre metalliche per aprirle ed entrare. Albus la seguiva restando un passo indietro, le mani in tasca, lo sguardo basso e un nervosismo evidente.

L'antico portone era già spalancato: avvicinandosi, i due ragazzi udirono delle voci acute che piagnucolavano in coro, l'una a coprire l'altra, mentre la voce di un mago faceva capolino per mettere ordine.

"Uno alla volta!" Gridava un esasperato Auror dai capelli blu a una ventina di elfi domestici che lo circondavano, spintonandosi a vicenda e mettendosi in punta di piedi per attirare l'attenzione. "Non capisco nulla se parlate tutti insieme!"

Albus e Rose scambiarono uno sguardo e si nascosero dietro allo stipite del portone.

"Il padrone è rimasto da solo!" Strillò una vecchia elfa, tirandosi le orecchie.

"Povero padrone, povero padrone!"

"Il padroncino era a posto!" Gridò un elfo più giovane, col naso lungo e sottile, che tirava la veste del mago per farsi ascoltare.

"Trovate il colpevole!"

L'Auror si scrollò di dosso un paio di elfi domestici che si erano aggrappati alle sue gambe.

"Va bene!" Urlò. "Va bene! Ho ascoltato tutti, ho tutte le informazioni che mi servono! Potete andare!"

Congedati, elfi giovani e vecchi si aggrapparono l'uno all'altro in preda allo sconforto, e si dispersero in una scala che conduceva al seminterrato, dove continuarono a gemere.

Il mago dai capelli blu cercò di rilassarsi facendo stretching per il collo, ma poi si accorse degli intrusi che stazionavano fuori dalla porta.

"Voi due!" Li chiamò, raddrizzando la testa piegata da un lato.

Rose avanzò timidamente, seguita da Albus, e disse: "Ciao Teddy. Ci sono novità?"

Da quando aveva sposato Victoire, Teddy Lupin era diventato un cugino acquisito dei Weasley e dei Potter, anche se tutti loro lo consideravano un membro della famiglia e un amico già da molto tempo.

"No, non ancora ma... Ehi, non sono mica tenuto a darvi queste informazioni! Perché non siete alla Tana?"

"Non potevamo stare a casa a fare nulla. Dobbiamo fare le condoglianze al signor Malfoy." Spiegò Rose, con calma.

Teddy gettò un'occhiata incerta alla scala che conduceva al piano di sopra, aspettandosi l'apparizione del padrone di casa da un momento all'altro.

"Malfoy è occupato, è con Harry. Sapete, non è affatto un buon momento. Non dovreste proprio essere qui."

"Io l'ho detto a Rose, ma lei non ha voluto ascoltarmi..." Si giustificò Albus, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della cugina.

"Aspetteremo, non c'è nessun problema." Rispose la ragazza.

"No, non capisci." Si affrettò a spiegare Teddy. "Non è un buon momento, né adesso, né dopo. Malfoy non è in sé..." L'occhio gli cadde su Albus, che sussultò. "Sta facendo una sfuriata... ce l'ha con tutti..."

"Non ha torto. Anche io sono tanto arrabbiata." Rispose Rose, il cui viso era di nuovo stravolto dalla rabbia e dal dolore. "Vorrei tanto trovare il bastardo che..." Trattenne a fatica un rantolo e Teddy le diede dei tocchetti comprensivi sulla spalla, come Albus aveva fatto poco prima.

"Lo troveremo. Chiunque sia stato non andrà da nessuna parte con tutti i sistemi anti-Mangiamorte che Harry ha impostato. Lo abbiamo spiegato anche a Malfoy, ma al momento non ha orecchie per intendere."

Rose tirò su col naso: "Se solo potessi parlargli un momento... Non importa quanto sia sconvolto, lo sono anch'io! Dovrà pur significare qualcosa!"

Teddy gli batté ancora la mano sulla spalla: "Non lo so, Rose. Non voglio che ci resti male. Prova a tornare un altro giorno. Magari con Harry e i tuoi genitori."

"Allora sarà meglio andare." Disse Albus, contrariando di nuovo Rose. "Siamo ancora in tempo, prima che a casa si accorgano che siamo scomparsi. E Teddy non dirà a papà di averci visto se torniamo subito, giusto, Ted?"

Teddy non fece in tempo a confermare, che un altro Auror lo richiamò da una stanza in fondo al corridoio. A quanto pareva, i suoi colleghi stavano avendo difficoltà a calmare Lucius Malfoy, che aveva appena chiarito di ritenere le loro domande inutili e irrispettose.

"Devo andare. Smaterializzatevi subito e non dirò nulla a Harry, va bene?" Teddy fece l'occhiolino e si allontanò.

Rose e Albus si mossero in silenzio verso l'uscita ma, non appena Teddy sparì alla vista, Rose tornò indietro verso la scalinata.

"No!" Brontolò Albus. "Quante volte bisogna spiegartelo che non è il momento?"

La ragazza era già salita di alcuni gradini. "Io non rinuncio così facilmente. Vieni con me o no?"

Anche se i due cugini condividevano la stessa età, non potevano essere più diversi. Albus si decise a seguirla soltanto per non apparire vigliacco.

Arrivati in cima, si ritrovarono in un corridoio tetro, illuminato soltanto da alcuni sporadici candelabri appesi alle pareti. Una voce familiare, che proveniva dalla stanza accanto alle scale, gli indicò la direzione.

***

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