La vittima
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Trevor indossava solamente i calzoni del pigiama, mentre osservava la propria schiena riflessa sul grande specchio a parete della camera da letto. Aveva una corporatura così scarna che si sarebbero potute contare le ossa toraciche una per una.
A interrompere la sequenza di scheletro e carne pallida, erano soltanto i segni lasciati dal bastone che Theodore aveva usato per colpirlo, linee sparse che stavano assumendo i colori del blu.
Lo attraversavano da parte a parte, sulla schiena, le braccia e le gambe, oltre i calzoni. Aveva male dappertutto, ma il padre gli aveva proibito di accedere a qualsiasi pozione lenitiva, convinto fosse questo il modo migliore per impartirgli la lezione.
Theodore non aveva chiesto nulla di approfondito a proposito dei Figli di Salazar. Non voleva immischiarsi e gli bastava sapere che suo figlio avesse lavorato dalla loro parte. Aveva solo ritenuto opportuno impartirgli una lezione sul fatto che i Maghi Oscuri molto potenti vanno rispettati. Non ci si allea coi Malfoy, se questi sono i loro nemici.
"Qualcuno ha voluto la morte di quel ragazzo per un buon motivo." Lo aveva rimproverato Theo, prendendo fiato dopo avere colpito ripetutamente il debole corpo di Trevor, riverso per terra. "Devi essere grato che abbiano voluto servirsi di te per farlo."
Trevor strinse gli occhi, cercando di scacciare via il ricordo dell'umiliazione e del male appena ricevuti. Con suo padre accadeva spesso, ma l'ultima volta non c'era stato un tale accanimento.
Il ragazzo non riusciva neanche a sfogare le emozioni nel pianto, perché una parte di lui credeva di aver meritato la punizione. Aveva sbagliato tutto. Non avrebbe dovuto dare confidenza alla Weasley e men che meno scusarsi con Malfoy, il padre del bastardo che lo aveva condannato per la vita.
Che soffrissero pure! Cosa gli importava? Doveva smetterla di lasciarsi prendere da quegli insulsi attacchi di bontà. Come Slytherin era veramente un buono a nulla, aveva ragione suo padre. Salazar in persona si sarebbe vergognato di lui, se lo avesse conosciuto. I suoi stessi "Figli" lo trattavano come uno da niente. Gli davano soltanto ordini, per il resto lo escludevano dalle riunioni e si prendevano gioco di lui.
Gli ricordava bene il suo ruolo sociale Dorian, che in quel momento venne a imporre la propria immagine slavata e sarcastica allo specchio, apparendo alle sue spalle dal nascondiglio dietro l'armadio. Lo spettacolo a cui stava assistendo in camera di Trevor lo divertiva. Per lui era come ammirare un quadro: lividi su ragazzo, olio su tela.
"Devi averla combinata davvero grossa." Commentò sarcastico il biondo Greengrass. "Ho contato i minuti che ha impiegato a picchiarti: sono ventitré. Lo hai proprio fatto infuriare."
"Non ci vuole molto per mandare mio padre su tutte le furie." Rispose Trevor, andando a recuperare la maglia del pigiama dal bordo del letto e rivestendosi. Non riusciva a muoversi con scioltezza, ma fece il possibile per non darlo a vedere.
"E quanto credi che si sarebbero infuriati Albus e lo Sparviero, se avessero ascoltato la vostra conversazione nella brughiera?"
"Non molto." Rispose Nott cautamente. "Non ho detto nulla. Non potrei farlo comunque, no? Ho solo consigliato a quei due di farsi da parte e di lasciarvi stare."
"Sì, sono sicuro che Malfoy e la Weasley ascolteranno certamente un sedicenne mezzo scemo che ha ammesso di avere fatto da tramite ai loro peggiori nemici."
Greengrass doveva averlo appreso ascoltando i rimproveri urlati da suo padre tra una bastonata e l'altra. Trevor si sentì di nuovo a disagio. Lo avrebbe detto ad Albus? Lo avrebbero ucciso? Quasi voleva tornare da suo padre e lasciarsi picchiare a morte.
"Senti, Greengrass, vi ho informato dell'incontro perché non volevo essere accusato di avere fatto qualcosa alle vostre spalle. Ho accettato che rimanessi qui a controllarmi per dimostrarvi che non ho nulla da nascondere, ma ora è finita. Perché non te ne vai?"
Dorian gironzolò sghignazzando per la stanza. La sua pausa a effetto serviva a ricreare la giusta atmosfera per una risposta che Trevor, probabilmente, avrebbe detestato. Con soddisfazione, Greengrass affermò:
"Al non ha mai ricevuto la tua lettera. Si da il caso che mi trovavo da solo al Quartier Generale, quando l'ho intercettata. Non volevo lasciarmi sfuggire una così buona occasione di procurarmi un elfo domestico di dimensioni umane." Lo squadrò dalla testa ai piedi e storse il naso. "Beh, quasi. Comunque, sei ligio al dovere e ansioso di compiacere i tuoi superiori, e a me basta questo. Voglio darti la possibilità di riscattarti. Ammettiamolo, adesso sei meno di zero. Neanche a tuo padre importa niente di te. Ma se fai quello che ti dico, un giorno sarai ricompensato."
Trevor non era affatto sicuro di volersi fidare di lui.
"Mi stai mettendo alla prova, vero?" Domandò, strizzando gli occhietti confusi. "Devo rifiutarmi di schierarmi contro Albus, o ne farete una scusa per farmi fuori."
Dorian ridacchiò più forte di prima, andando a poggiargli una mano sulla spalla alla maniera di un vecchio amico. Le sue parole, però, erano beffarde:
"Ecco, è più probabile che ti farò fuori io se ti metterai contro di me."
In vita sua, Trevor non aveva mai lottato per niente, e non gli sembrava questa l'occasione giusta per iniziare. Albus gli faceva paura, ma Dorian anche di più.
Quando ancora frequentava la scuola, Greengrass era diventato famoso per i suoi frequenti appostamenti intorno alla capanna del vecchio Hagrid, da dove si divertiva ad acciuffare il pollame, spezzargli il collo e abbandonarlo in giardino, così che Hagrid tornando col mangime potesse trovarsi di fronte a quella spiacevole sorpresa.
Tutta Hogwarts ne era al corrente, ma Dorian era sempre riuscito a non farsi beccare dai professori e, per questo, non aveva mai scontato un giorno di punizione.
Forte della sicurezza dell'impunità, tra i Figli di Salazar si mormorava con biasimo come la sua brama di crudeltà stesse ormai orbitando intorno alle ragazze Babbane. Dato che sia fisicamente che per abilità magiche le sue possibilità di salvezza non erano superiori alle loro, Trevor comprese di non avere altra scelta che sottomettersi a lui.
"Cosa devo fare?" Domandò, in un sospiro rassegnato.
Lo sguardo di Dorian si illuminò di vittoria. Gli camminò intorno come un predatore, facendo uscire le parole con una lentezza esasperante.
"So che domani tornerai a Hogwarts, ma questo non ti impedirà di scambiare una corrispondenza con Rose Weasley. Le dirai quello che io ti dirò di dirle, mi riferirai tutto quello di cui parlerete. Semplice, no?"
Trevor deglutì. Aveva creduto di dover fare qualcosa di più complesso, anche se parlare a Rose di nascosto poteva rivelarsi per lui altrettanto rischioso. Se lo Sparviero lo avesse scoperto... Dorian avrebbe certamente negato ogni responsabilità e lo avrebbe lasciato a marcire da solo.
"Ho qualche possibilità di sapere perché devo farlo?"
"Sì, te lo spiego subito." Rispose prontamente il ragazzo, facendosi molto serio e disponibile. "Fallo per te stesso. Fallo per entrare nelle grazie di Scorpius."
"Scorp... lui... è vivo? Ma... com'è possibile? Forse si è nascosto da qualche parte?"
Dorian alzò gli occhi al cielo, mostrando un'esasperazione che Trevor aveva già visto diverse volte in famiglia e in chi gli stava vicino.
"Lui non è vivo - pezzo di idiota - ma potrebbe diventarlo se eseguirai bene i miei ordini. Riesci a comprendere? Scorpius te ne sarebbe riconoscente. Proprio a te, all'insignificante Vermicolo che sei. Aiutando me, aiuteresti lui e, di conseguenza, ti ritroveresti immediatamente in cima alla scala sociale."
Il ragazzo martoriato era in fermento. Tutti i suoi più grandi sogni potevano realizzarsi, se avesse soltanto obbedito a Dorian: era una promessa talmente allettante che non poteva essere vera.
"Hai dimenticato che non ci è permesso tradire il gruppo." Commentò Nott, che se ne dispiaceva davvero. "Mi sorprende che non siamo già morti per il solo fatto che ne stiamo parlando."
Dorian strinse le labbra con falsa comprensione.
"Povero, piccolo Trevor, che Mago Oscuro fallito che sei. Bisogna spiegarti proprio tutto. Che cosa fai durante l'estate, se non ti prendi la briga di consultare i principali volumi di Magia Oscura?"
Si decise a spiegargli brevemente in che cosa, realmente, consisteva la Maledizione. Una volta appreso, Trevor era ancora convinto di avere imboccato la via per la morte; c'era però la possibilità che questa non sarebbe sopraggiunta a causa del Patto di Sangue coi Figli di Salazar.
"Voglio farti una domanda." Disse ancora Dorian, intuendo di non averlo convinto abbastanza. "Scorpius era Purosangue come me e te. Potendo scegliere, chi vorresti al comando dei Figli di Salazar? Lui o i Mezzosangue?"
Trevor non aveva una risposta, perché la questione non gli importava. Percepiva i Figli di Salazar del tutto uguali nella loro crudeltà e gli risultava impossibile stilare una lista di gradimento. Ascoltò però la paura, mista alla voce del suo sangue, e confermò a Greengrass ciò che lui voleva sentirsi dire:
"Scorpius."
"Bravo ragazzo." Rispose quello, con un gran sorriso soddisfatto.
*
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