La Trilogia dell'Amore - Drose

*

"Ho saputo che a casa ti comporti in modo strano. Hai pure lasciato il lavoro. Questo non me l'avevi detto."

Era appena scoccata la mezzanotte. Rose non aveva fatto in tempo a mettere piede in salotto, che Draco l'aveva già aggredita. Gli era bastato scorgere dal corridoio quel suo sorrisetto serafico per innervosirsi. I loro incontri notturni erano nati dalla necessità di organizzare dei piani d'azione contro i Figli di Salazar, ma la ragazza li stava apprezzando un po' troppo. Aveva sempre voglia di parlargli, di fare congetture, di esporre i suoi ragionamenti, il che a lui sarebbe andato bene se non avesse compreso che si stesse lasciando coinvolgere a tal punto da perdere la prudenza. Per l'ennesima volta.

Doveva scuoterla, e c'era riuscito. Rose perse all'istante il suo sorriso, fermandosi imbambolata al centro del salotto. Aiden, che l'aveva accompagnata, fuggì via prevedendo la tempesta.

"Come lo sai?" Gli domandò.

Portava la sua solita criniera sciolta sulle spalle, che le conferiva quel perenne aspetto da ragazza acqua e sapone, unito al fatto che non portasse mai un filo di trucco o qualcosa di appariscente. Bastava lei da sola, col suo carattere, a farsi notare ovunque andasse.

Draco posò il bicchiere sulla mensola del camino e le andò incontro con fare imponente. Ce l'aveva con lei, voleva spaventarla e non sapeva nemmeno perché. Forse soltanto per sfogarsi per il fatto che le cose con Hermione fossero andate male. Come se anche questo fosse in qualche modo colpa sua.

"Non ha importanza! Ti stai comportando in modo sospetto, e così facendo stai mettendo in difficoltà anche me!"

Percepì le rotelle della ragazza muoversi, dietro la sua fronte liscia. Non era affatto una stupida. Cambiò umore e si innervosì quando giunse alla soluzione.

"Tu hai parlato con mia madre! Di nuovo! Ma cosa accidenti c'è tra di voi?"

"Non c'è niente. È venuta qui soltanto per chiedermi se tu e Scorpius facevate sesso, perché ti crede incinta!" Draco avrebbe preferito evitare l'argomento, ma aveva anche bisogno che lei capisse.

Rose sgranò gli occhi dall'imbarazzo, e per istinto si portò una mano al ventre piatto. Guardandola riflettere, Draco si domandò se la ragazza avesse mai pensato di portare in grembo, un giorno, l'erede dei Malfoy. Lei e Scorpius erano giovani ed erano stati insieme solo per pochi mesi, ma tutto ciò non aveva impedito a Hermione di covare lo stesso desiderio con lui durante il settimo anno, stando a ciò che lei gli aveva appena confessato. Madre e figlia erano donne che si legavano completamente ai loro uomini, ed entrambe avevano rischiato di restare incastrate coi Malfoy per sempre.

C'era quasi da desiderarlo. Se Rose avesse aspettato un figlio, Draco avrebbe rinunciato a riportare in vita Scorpius. Avrebbe sentito ancora la sua mancanza, ma in questo modo avrebbe salvato il bambino dalla nevrotica influenza del padre. Sarebbe stato anche un bel modo, per la sua famiglia, di ricominciare daccapo.

"Io non mi comporto in modo strano e sicuramente non sono incinta." Affermò Rose. "Ma è dura alzarsi presto la mattina quando ho passato tutta la notte in missione o a parlare con te. Forse questo mi fa sembrare letargica."

"Allora dovremmo mettere fine ai nostri incontri."

Tutto sommato, sembrava la cosa più giusta da fare. Un giorno si sarebbe riavvicinato a Hermione avendo meno segreti sconvolgenti da rivelarle.

"Non ci provare!" Strillò la ragazza, in un'esplosione di rabbia. "C'è ancora troppo di cui dobbiamo discutere. Ormai ci sono dentro, e continuerò a venire qui fino a quando non mi sarà tutto più chiaro!"

"Non metterai a rischio i miei piani!" Rispose Draco, con lo stesso tono col quale sgridava il figlio da piccolo. "Da domani andrai a lavorare. Ti aiuterà a mantenere un alone di normalità, e ci terrà al riparo dai sospetti."

Rose reagì al suo ordine infuriandosi, e a lui ricordò Scorpius. Non era la prima volta che Draco notava delle leggere somiglianze nel carattere dei due ragazzi, e gli faceva piacere, lo trovava sano. Significava che tra di loro c'era stato anche qualcosa di vero. Incrociò le braccia e replicò, testarda:

"Ho un sacco di parenti davvero preoccupati per me che hanno fallito nell'impresa di convincermi. Perché dovresti riuscirci proprio tu?"

Era vero, Draco non aveva autorità su di lei, ma per qualche ragione tendeva a credere il contrario.

Gli veniva naturale darle ordini. L'avrebbe fatto con chiunque, ma anche guardando indietro aveva sempre pensato di dover gestire la vita di Rose come se fosse sua. Negli ultimi tempi questa convinzione si era fatta più forte e si rendeva conto che non fosse normale. Non provava niente per lei, ma continuava ad avere a cuore il suo destino come non era mai accaduto neanche con Hermione.

"Sei troppo giovane per rovinarti la vita a causa mia." Le disse, dandole a vedere un disprezzo che era frutto dell'abitudine. "Devi pensare ai tuoi sogni. Non voglio essere biasimato, quando tra qualche anno ti guarderai indietro e scoprirai di avere sprecato tempo ad assecondare la follia dei Malfoy."

"Tu non mi stai rovinando la vita." Rose si era addolcita e aveva compreso che era lui ad avere bisogno di conforto. "Grazie a te ho capito che non sono tagliata per la burocrazia. Non tornerò mai al Ministero. Un altro lavoro forse, chissà. Ma per ora ci sei soltanto tu. Voglio dire, tu e Scorpius. Non mi importa di nient'altro."

"Non hai paura?"

"Ne avrei, se fossi sola. Ma per fortuna ho te."

Draco l'aveva già vista spaventata durante la fuga da Grimmauld Place, ma pure in grado di mantenere la lucidità. Era una dote invidiabile. Certi Mangiamorte avrebbero pagato oro per essere come lei. Lui stesso l'avrebbe fatto, per questo era così deprimente sentirla parlare di lui come se fosse un uomo migliore.

"Oggi ho chiesto a Theo di poter avere un incontro in privato con suo figlio." Draco cambiò argomento. "L'ho convinto ad accettare, è per domani notte. Verrai con me, sarai tu a parlargli."

"Va bene. Io però gli ho già parlato." Rispose lei tranquilla, e gli raccontò del breve dialogo che aveva avuto con Trevor al Ministero.

"Sei stata brava." Convenne Draco, alla fine del racconto. "Ricordati di fare uso del tuo intuito anche domani."

"Si comportava in modo strano." Continuò a raccontare la ragazza, andando a prendere posto sul solito divano pieno di cuscini ricamati. "Diceva che se mi fossi avvicinata lo avrei insudiciato. Gli dava fastidio che fossi una Weasley Mezzosangue, proprio come aveva detto suo nonno, ma la cosa strana è che nel caso di Trevor sembrava una recita. Avevo l'impressione che non lo pensasse veramente. Qual è la tua opinione?"

"Non posso sapere cosa c'è nella sua testa." Commentò Draco, prendendo posto in poltrona. Qualche idea ce l'aveva, ma parlare di ragazzini che imitano i genitori per compiacerli era uno di quegli argomenti scottanti che preferiva evitare.

"No, voglio dire... qual è la tua opinione sul mio sangue? Mi credi ancora indegna di questa famiglia? Se fossi stata incinta..."

Draco fu tentato di ridere di scherno, ma se l'avesse fatto avrebbe di nuovo attirato i sospetti su di lui e Hermione. Perché avrebbe dovuto importargli del suo sangue, se voleva già così tanto sua madre? Aveva qualche riserva sui Weasley, ma Rose per fortuna sembrava avere ereditato da loro soltanto caratteristiche che lui poteva sopportare.

"Mi hai mai sentito giudicare il tuo sangue?"

"Hai sempre detto che non sono giusta per i Malfoy. Che sono stata un errore." Precisò Rose, e Draco percepì dal suo tono di voce quanto quelle parole le facessero ancora male. "Me l'hai urlato in faccia poco più di un mese fa, proprio fuori da questa stanza."

"Perché, tu ti credi giusta per questa famiglia?"

Rose tentennò. Finora, la ragazza aveva soltanto scalfito la superficie, ma doveva esserle bastata a capire quanto fossero diversi i Malfoy da qualsiasi altra famiglia di Maghi che avesse mai conosciuto.

"Lo ero per Scorpius, o almeno ne ero convinta. Se mi avesse detto chi fosse fin dal principio, non lo avrei mai frequentato."

"Credevo volessi aiutarlo." Le rimbeccò Draco, che non aveva scordato quello sciocco discorso al cimitero sul suo bisogno di essere salvato.

"Se riusciamo a farlo tornare indietro, servirà il mio aiuto a entrambi. Avete bisogno di me, non potete gestire tutto questo da soli."

Ne era seriamente convinta e Draco ne rimase colpito.

"Astoria era come te." Le rivelò, prima di riuscire a impedirlo. "Credeva che sarei stato perso senza di lei."

Aveva ragione, pensò sentendo quel poco della propria forza apparente sgretolarsi. Quella ragazzina si era affidata a lui perché lo credeva forte, ma non aveva idea di come si fosse sentito alla sua età, quanta paura avesse avuto e quanto Astoria fosse stata importante per lui. Sua moglie era stata la sua roccia, e quando aveva perso lei era crollato anche il suo mondo.

Rose si rialzò e scivolò in ginocchio di fronte a lui. Poggiò una mano delicata sulla sua gamba, l'altra la portò sul suo viso. Draco pensò subito di scacciarla, ma il suo era stato un gesto così rapido e spontaneo che non riusciva a trovare la voglia di reagire.

"Sei molto più coraggioso di quello che credi." Gli disse lei, carica di sincera dolcezza. "Se stai dubitando di te stesso, ti sbagli di grosso. Non hai bisogno del mio aiuto, sono io che voglio dartelo."

Draco rimase incantato dal suo sorriso, e dalle parole che poteva ancora ascoltare all'interno della propria mente. Sei più coraggioso di quello che credi. Come avrebbe voluto rivelarle il suo passato, ammettere le proprie meschinità, umiliarsi affinché lei smettesse di credere in lui e lo lasciasse fallire in solitudine, come avevano già fatto tutte le altre donne della sua vita, abbandonandolo, in un modo o in un altro.

La cosa peggiore, era che Rose stava ripetendo gli stessi errori che aveva già commesso con Scorpius. Se credeva di vedere in lui qualcosa di buono, voleva dire che non aveva ancora imparato la lezione. Draco doveva farle aprire gli occhi una volta per tutte.

"Vieni con me."

La condusse in fondo al corridoio del secondo piano e l'accompagnò in una stanza polverosa e soffocante. Le finestre erano chiuse e le tende non erano mai state tirate. Si respirava l'odore pungente del legno e quello più confortevole delle pagine consumate dei libri antichi. Era come una biblioteca, con un grande tavolo al centro della stanza e intorno tanti scaffali pieni di libri, ma anche degli oggetti strani.

Un corno, teschi umani e animali, ampolle di formalina il cui contenuto era coperto dalla polvere ma ricordava le interiora; un pugnale d'argento, feticci di ossa e crini di unicorno, alcuni oggetti di uso comune - porta candele e calamai - che dovevano per forza contenere un potere legato alle Arti Oscure.

Rose scrutava con attenzione ogni ripiano, ogni oggetto, divenendo sempre più inquieta. I suoi occhi erano spalancati e si stritolava le braccia come se avesse freddo.

"Era la sua stanza privata. È qui che ho trovato il libro sull'Invincibile." Spiegò Draco, e Rose ascoltò stravolta.

"Come hai potuto permettere tutto questo?" Gli domandò, con un fil di voce. "Scorpius era malato. Questo posto riflette il contenuto della sua testa. Soffocante, ossessivo. Aveva dei disturbi molto gravi."

"Non sono mai entrato qui, finché era in vita. Aveva stregato la stanza perché chiunque provasse a varcarne la soglia venisse attaccato con l'Ardemonio."

Rose comprese con dispiacere il riferimento. "Le tue ferite, ecco com'è successo. Però ce l'hai fatta, hai eliminato la Maledizione."

"Alla fine ho compreso che il sangue era la chiave. La stanza lo ha assorbito e mi ha lasciato passare. Credo sia stato un errore di Scorpius." Spiegò il Mago. "Mi ha rinnegato così tanto da scordare che il suo sangue era anche il mio."

Rose rifletteva sulle sue parole, tirando su col naso. Si era commossa e asciugò velocemente gli occhi. Era strano vederla nel bel mezzo di una stanza che poteva fare concorrenza al negozio di Magie Sinister per la quantità di Artefatti Oscuri che conteneva, fianco a fianco a un ampolla in cui galleggiava un cuore di incerta provenienza. Portarla laggiù era stata una violenza, ma necessaria.

Adesso avrebbe capito chi erano i Malfoy e quanto torbido fosse il mondo che si celava dietro la loro bella e - nel solo caso di Scorpius - amichevole facciata. Non c'era più spazio per le idealizzazioni. Forse, non c'era più neanche una ragione per restare.

"So che c'è qualcos'altro che non mi dici, su di lui." Disse Rose in un sussurro, evitando accuratamente di gettare l'occhio sul cuore in formalina. "Ma va bene così, non credo che in questo momento riuscirei a sopportarlo."

Corse in corridoio e, piangendo, andò verso la finestra. Ora che aveva raggiunto il suo obiettivo, Draco pensò di lasciarla sola e andarsene, fuggendo dall'incombenza di confortare una ragazzina che faticava ad accettare una realtà che per lui era semplicemente la sua vita. Rose aveva una lezione da imparare e doveva apprenderla da sola. Tuttavia, per quanto lo negasse si accorgeva di provare per lei una tenerezza che dalla morte di Astoria non aveva più sentito per nessuna.

"Se tutto questo è troppo per te, puoi andartene." Le disse comprensivo, avvicinandosi a lei.

"No." Affermò Rose, di impulso. Asciugò le lacrime e gli parlò rabbiosa. "Non te la darò vinta, so che volevi esattamente questo da me. Mi hai mostrato la sua stanza per spaventarmi, così non sarei più tornata! Vuoi liberarti di me, perché hai paura che mia madre ci scopra! Per Merlino, Draco, dimenticala! Tu non puoi averla e non l'avrai mai, comunque vadano le cose!"

"Non so nemmeno di cosa parli!" Ruggì lui. "Ti ho mostrato quel posto perché tu avessi la possibilità di scegliere! Pensi che io sia rimasto sconvolto da tanta Magia Oscura? Affatto. Io sono ancora orgoglioso di mio figlio. Scorpius è stato tra i migliori Maghi Oscuri che abbia mai incontrato." Nel pronunciare quelle parole, Draco provò un senso di liberazione immenso, una gioia travolgente. Non avrebbe mai trovato la forza di lasciarsi andare con Hermione, ma era un sollievo poter mostrare finalmente se stesso a una donna di cui non temeva il giudizio. "Volevo usarti per trovare l'Invincibile, ma ora non voglio più farlo mentendoti o nascondendoti chi era Scorpius o chi sono io. Mio figlio non era un ragazzo malato d'amore; era un vero e proprio cultore delle Arti Oscure, come lo sono anch'io. Io non sono un buono, Rose. Non lo sono mai stato."

Era fatta. Si era quasi completamente aperto con Rose, e lei lo aveva ascoltato con la stessa espressione stravolta. Se ne sarebbe andata, e l'unico cruccio che rimaneva a Draco era di doverla indurre a mantenere il segreto sulla missione che, a quel punto, avrebbe portato avanti da solo.

Rose calmò i respiri e rimase in silenzio per un po'. Le guance brillavano ancora dell'umidità delle lacrime.

"Cosa pensi di me, Draco?" Gli domandò a un tratto, con voce incerta. "Mi odi? Mi credi ancora un errore?"

Draco era confuso. La ragazza stava ancora parlando della maledetta frase che gli era sfuggita quel giorno, quando Scorpius era appena stato ucciso e lui non riusciva nemmeno a respirare dal dolore che provava. Sentiva di odiare qualsiasi essere vivente col quale entrava in contatto, per il solo fatto che fossero tutti in vita tranne suo figlio, che era l'unico di cui gli importava.

"Tu non sei un errore." Si costrinse a spiegarle, deciso a risolvere la questione una volta per tutte. "Quella volta mi hai frainteso. Ti ho detto che avevo assistito a troppi errori per avere ancora voglia di approvarne uno, ma non mi riferivo a te."

"Allora cosa?"

Rose era sinceramente interessata alla risposta. Per Draco era difficile esporsi tanto, ma era come se in qualche modo lo dovesse a se stesso. Aveva mostrato alla ragazza il suo lato peggiore, ora doveva convincerla di non essere soltanto un Mago Oscuro.

"Il vero errore lo hai commesso tu, il giorno in cui hai deciso di uscire con mio figlio. Sapevo come sarebbe finita tra voi fin da quando ti ho incontrata a Hogwarts. Ho visto in te tutti i pregi di una ragazza per bene, e non potevo sopportare che Scorpius ti facesse soffrire. Tu non meritavi di essere presa in giro. Meritavi qualcuno che fosse più adatto a te, alla dolce ragazza che sei. Non sapevo che saresti diventata una delle cause della sua morte e per questo ti ho odiata, è vero, perché era la riprova che non dovevate stare insieme, ma non sei responsabile per quello che fanno gli altri. Temo di essere io il responsabile di quanto è successo a te. Non ho fatto abbastanza per impedirlo."

Rose aveva assorbito ogni parola, ma Draco non riusciva a guardarla negli occhi. Le aveva detto troppo. Non c'era abituato. Con Hermione non si sarebbe mai aperto così tanto, ma con Rose era facile. Lei lo faceva sentire a suo agio.

"Come potrebbe essere colpa tua?" Domandò retorica la ragazza, la voce piegata dalla commozione. "Tu ci hai provato. Hai cercato di farci lasciare fin dal primo momento, e nell'unico modo in cui potevi farlo senza rischiare di tradire tuo figlio. La colpa è mia, che non ho saputo vedere al di là dei tuoi muri, abbagliata com'ero dalle menzogne che gli altri mi raccontavano su di te."

"Non tutto quello che hai sentito su di me è menzogna. Sono stato un Mangiamorte. Sono cattivo e te l'ho appena dimostrato." Si affrettò lui a precisare.

Rose scosse la testa con decisione: "Non è vero."

Si levò in punta di piedi, poggiò le mani sulle spalle e lo baciò. Era diverso da qualsiasi bacio avesse mai ricevuto. Non ruotava intorno alla passione, piuttosto a un sentimento così delicato e fragile da farli sentire entrambi vulnerabili.

Draco aveva avvertito un fremito quando le labbra della ragazza lo avevano toccato. In quell'istante, il tempo si era fermato. Il loro contatto gentile e cauto, come un primo bacio, era tutto ciò che lui riusciva a percepire. Aveva schiuso le labbra per la sorpresa e lei gli stava lasciando piccoli e lenti baci, ai quali non aveva il coraggio di rispondere.

Era solo una ragazzina, aveva diciotto anni, non sapeva cosa stava facendo. Presto se ne sarebbe pentita e avrebbe detto di lui che si era approfittato del suo momento di debolezza. Ma Draco non voleva approfittarsi di nulla. Non era previsto un posto per Rose nel suo cuore e non ci sarebbe mai stato.

Ciò non gli impediva di percepire il suo amore avvolgerlo con una tenerezza di cui aveva un tremendo bisogno. Non poteva amare Rose, ma quel contatto con lei lo stava rendendo felice come non lo era più stato in molti anni. Come a volerla ringraziare, mosse appena le labbra su di lei, ormai umide dei suoi baci, prima di richiuderle.

Rose si distaccò con estrema lentezza e andò a fissarlo con occhi che vibravano di adorazione. Gli sembrava di averla baciata per un'eternità.

"Per tutti questi anni ti ho creduto un mostro, ma il vero mostro era Scorpius." Gli disse. "Lui non mi parlava come te. Le sue parole erano come miele, mi incantavano, ma non erano reali, e io me ne accorgo soltanto adesso, ascoltandoti. Tu sai quel che dici. Ogni tua parola porta il peso di un rimpianto. Com'è possibile?" Andò a sollevargli la manica del braccio sinistro fino a mostrare la cicatrice, ciò che restava, indelebile, del Marchio Nero. Tracciò i bordi con le dita e le sue carezze delicate lo fecero rabbrividire. Il Marchio la impauriva, ma allo stesso tempo non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. "Questo c'è ancora. Non ne avevo mai visto uno. È terribile, eppure so che non ti rappresenta."

Provò a baciarlo una seconda volta, ma Draco si voltò per impedirglielo. Rose non si scompose, se l'era aspettato.

"Mi credi troppo piccola per te, vero?"

Aveva ancora le sue labbra a pochissimi centimetri dalle sue, erano calde, dolci e invitanti, ma lui non voleva più baciarle. Non era giusto nei confronti delle persone che amavano. Draco era in imbarazzo, ma le voleva bene per essere stata l'unica, nella sua ingenuità, ad avergli offerto quella seconda opportunità di cui lui aveva così bisogno.

"Non sei soltanto piccola, sei anche molto confusa." Le spiegò, sentendosi avvolto, all'improvviso, da un'immensa tristezza. "Non era questa la reazione che speravo di ottenere da te. Nemmeno io sono buono per te. Se ancora non riesci a crederci, te ne accorgerai presto."

"Può darsi." Concordò lei. "Ma resta il fatto che ho trovato più amore nelle tue parole che in qualsiasi bacio mi abbia mai dato Scorpius. Come potrei lasciarti?"

Si gettò tra le sue braccia e lo strinse forte. Draco le passò timidamente le mani attorno ai fianchi, ricambiando l'abbraccio tanto quanto il buon senso gli suggeriva di fare. Le accarezzò i capelli, ma quando la sentì sospirare attorno al suo collo e certi brividi gli attraversarono il corpo, capì che se non si fossero allontanati subito, uno dei due avrebbe commesso qualcosa di cui si sarebbe pentito.

Si staccò da lei e si spostò verso la stanza di Scorpius, per spegnere le luci e richiudere la porta. Quando non trovò altro modo per perdere tempo, mentre stava ancora fissando la maniglia della porta alla quale giorni prima aveva offerto il suo sangue attraverso un taglio, disse a Rose:

"Allora tornerai domani?"

"Hai ancora dubbi?" Rispose lei, sorridendo. Era felice, sprizzava gioia come il giorno in cui l'aveva incontrata per la prima volta in compagnia di Scorpius. Come un'innamorata.

Draco vide quanto fosse pericolosa la nuova strada che avevano intrapreso. Non poteva innamorarsi di lui, non era giusto, non era sano. Non l'avrebbe portata da nessuna parte, se non incontro ad altra sofferenza. Rose confermava la sua tendenza a infatuarsi degli uomini sbagliati.

"Io non posso amarti." Le disse, con durezza. "E non ho niente di buono da darti. Se ti aspetti qualcosa da me che vada oltre l'obiettivo della nostra missione, sappi che ti stai sbagliando."

"Lo terrò a mente." Rispose lei, ancora raggiante. "Temo avesse ragione Albus quando mi ha detto che Scorpius non merita di tornare in vita, però per me non è più così importante. Mi basta sapere che lo meriti tu. Voglio solo aiutarti, ed è quello che farò. Non ti libererai più di me."

Rose era così felice, che nel pronunciare quella frase scoppiò a ridere. Anche Draco sentì il cuore sciogliersi. Era la più dolce minaccia che avesse mai ascoltato.

*

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