La Trilogia dell'Amore - Dramione
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Settembre 2024 [presente]
Dopo il processo, Hermione era tornata a casa e si era chiusa nel suo studio, immersa nella lettura di un mucchio di pergamene. Rose bussò intorno alle cinque per portare alla madre una tazza di tè, e lei si illuminò di gioia per il suo bel gesto e le chiese di restare. Con un colpo di bacchetta, avvicinò una sedia alla figlia e la sistemò accanto alla propria, davanti alla grande scrivania in mogano.
"Come stai, tesoro? È da parecchio che non ci prendiamo del tempo per noi. Ti sei trovata bene al Ministero? Se sei pronta, lo sai che il posto è ancora tuo." Disse Hermione, spostando un ciuffo di ricci indomabili dietro l'orecchio, prima di avvicinare la tazza da tè alle labbra.
"Non voglio tornare." Rispose Rose, abbassando il capo. Se anche avesse potuto raccontare la verità a sua madre, non l'avrebbe fatto. Non si fidava più di lei come prima. Decisa ad affrontare l'argomento, la ragazza domandò: "Non ti ho mai chiesto cosa stavi facendo in giardino, quella notte. Ricordo che eri vestita come se dovessi andare da qualche parte. O come se fossi appena tornata."
Hermione posò la tazza sul piattino, con lucida concentrazione. Rose sperò che non avesse intenzione di mentire, perché ci aveva riflettuto ed era sicura che la notte concitata in cui era tornata ferita alla Tana, avesse colto sulla madre un altro dettaglio importante che poi aveva scordato: il suo odore.
Per tutto il tempo in cui si era occupata di lei, prendendola tra le braccia, chiamando disperatamente aiuto e bloccandole la ferita, Hermione aveva avuto addosso l'odore inconfondibile dei Malfoy. Rose lo ricordava soltanto adesso, dopo avere passato tanto tempo intorno a Draco rischiando di perdersi in quelle strane sensazioni che ogni tanto tornavano a galla.
"Sapevo che prima o poi me lo avresti chiesto. Mi somigli tanto. È per questo che noi due siamo andate sempre d'accordo."
"Non tergiversare, ti prego."
"Risponderò alla tua domanda, ma a una condizione. Ti dirò dove sono stata, se tu spiegherai a me cosa ti sta succedendo. Sei cambiata, Rose. Hai rinunciato alla carriera dei tuoi sogni, e ti vedo che sei sempre distratta. Non sei più tu. Quindi, il patto è questo: ti svelerò il mio segreto se tu mi svelerai il tuo."
Rose aveva sempre avuto una forte affinità caratteriale con la madre, e proprio in virtù della loro somiglianza intuì che la proposta di Hermione non serviva a invitarla a parlare; piuttosto, a impedirle di insistere.
Nessuna delle due avrebbe confessato il proprio segreto, e quando Rose fissò la madre negli occhi fu certa di conoscere la ragione della sua reticenza. Quella notte, Hermione aveva fatto visita a Draco. Persino lo strambo Aiden si era ricordato di lei! Malfoy aveva negato di essere coinvolto in una relazione con sua madre, ma allora perché nasconderlo?
"Sei sempre molto furba." Commentò la ragazza. Furiosa, si alzò dalla sedia e raggiunse la porta in poche falcate.
"Prima o poi verrò a saperlo." Disse Hermione. Rose si bloccò. "Fatti coraggio e parlarmene ora, prima che tutto si complichi. Ti farà sentire meglio."
"E a te non farebbe sentire meglio?"
Rose abbandonò la stanza, lasciando la madre alle prese col significato della sua allusione. Andò a chiudersi in camera sua, giusto in tempo per vedere arrivare alla finestra un barbagianni grigio, che conosceva per essere uno dei gufi meno appariscenti in possesso dei Malfoy.
Raccolse la lettera dalla zampa dell'animale e la scartò in fretta, talmente emozionata da dimenticarsi di ricompensare il viaggiatore piumato con un biscotto. Il barbagianni, rimasto fuori al freddo, sbatté le ali con irritazione e si accontentò di un riposino sul davanzale.
Ti aspetto a mezzanotte.
Nessuna firma, niente spiegazioni, solo una calligrafia elegante che Rose avrebbe attribuito a Draco anche se non ne avesse avuto la certezza.
Non vedeva l'ora di raggiungerlo. I loro incontri segreti erano ormai gli unici impegni che per Rose avessero un senso. La parte davvero faticosa, era stare senza di lui per tutto il resto del tempo.
**
Scendendo le scale, Hermione si soffermò ad ascoltare i rumori davanti alla camera della figlia. Il silenzio la insospettì:
"Rose? Sei ancora lì dentro, vero?" La voce offesa della figlia rispose con un assenso. "Non allontanarti senza prima avere avvisato tua nonna. Io sto uscendo, ho delle commissioni da sbrigare."
"Va bene." Rispose la ragazza nello stesso tono indisponente di prima.
Hermione si diresse al pianterreno e recuperò il cappotto dall'appendiabiti accanto alla porta.
"Non prendi la Metropolvere, cara?" Domandò la dolce Molly, mentre sferruzzava il prossimo regalo di Natale per i nipoti.
Il tempo era stato clemente con lei. Il suo volto si era riempito di rughe e i suoi fianchi si erano allargati, ma per il resto era la stessa energica matriarca di sempre.
Hermione non si era mai sentita così sporca. Non bastava aver tradito la fiducia del marito, doveva ingannare persino la suocera, che era stata come una seconda madre per lei.
"Preferisco Materializzarmi."
Hermione le diede le spalle, perché non vedesse quanto fosse a pezzi, ma quando si Materializzò di fronte al cancello dei Malfoy si sentì subito diversa. Era l'emozione di un'adolescente che stava per incontrare la sua cotta.
Era passato più di un mese dall'ultima volta che aveva visitato quel luogo. Draco le era mancato più di quanto avrebbe voluto, ma aveva resistito alla tentazione di tornare da lui. Anche se era stata dura, sapeva che presto o tardi la passione si sarebbe estinta. Aveva già vissuto quasi tutta la vita senza Malfoy, poteva continuare a farlo.
Ogni giorno ripensava a ciò che Draco le aveva fatto in passato per convincersi di non avere perso nulla. Gli scherni, la cattiveria, e poi quello smacco finale, alla fine del settimo anno, che aveva completamente distrutto la sua fiducia. Per venticinque anni aveva creduto di non amarlo, o almeno di non essere attratta da lui, ma si era sbagliata.
Da quando l'aveva rincontrato, la fiamma si era riaccesa forte quanto prima, al punto che ogni tanto si ritrovava a fantasticare di confessare ogni cosa a Ron, andare via di casa e tornare da lui. La notte si sentiva bruciare dalla voglia che aveva di lui, ed era un fuoco che suo marito riusciva a malapena a spegnere.
Anche per questo aveva deciso di barattare il suo segreto con Rose. Se lo scambio fosse andato in porto, parlarne l'avrebbe forse aiutata a prendere una decisione, una qualsiasi. Sapeva che entrambe le soluzioni, restare o andare, l'avrebbero resa felice. La scelta era tra la sua famiglia e l'uomo che amava. Era terribile vivere una vita in cui non le era stato concesso di avere entrambe, ma anche in questo caso la colpa era di Draco.
Bussò alla sua porta, preparando a mente le parole da dirgli, ma aveva appena battuto le nocche che quella si era spalancata in tutta fretta. Dall'altra parte c'era lui, gli occhi azzurri accesi dal desiderio.
**
Draco rifletteva sul fatto che la ragazzina stesse diventando sempre più rapida a rispondere alla lettere. Percepiva la fretta nel suo modo di fare, e non era sicuro che il suo entusiasmo gli andasse a genio. Doveva darsi una calmata, o presto si sarebbero fatti scoprire.
Il barbagianni gli aveva consegnato il laconico messaggio che lui stesso le aveva spedito, con l'aggiunta di poche parole che Rose gli aveva scritto a conferma dell'invito.
Le lesse sospirando. Da quando l'aveva inclusa alla sua missione, non aveva smesso di avere ripensamenti. Rose era troppo giovane, del tutto estranea a quel mondo fatto di intrighi e di Magia Oscura al quale anche lui apparteneva. Avrebbe preferito che si fosse liberata dei Malfoy così come Hermione si era liberata di Draco.
Tuttavia, Rose era anche la migliore pedina con la quale il Mago poteva avvicinarsi ai Figli di Salazar. Era una loro coetanea, imparentata con uno dei peggiori, motivata dalle sue sciocche illusioni sentimentali.
A Draco serviva, ma al tempo stesso non la voleva. La ragazza tendeva a mettersi in pericolo, era pedante, fastidiosa, presuntuosa, e lo costringeva a vigilare su di lei. Avrebbe perso Hermione per sempre se la strega più brillante della sua età avesse scoperto in cosa era stata coinvolta sua figlia, soprattutto se le fosse capitato qualcosa.
Gli occhi celesti di Draco guardavano il panorama che si estendeva oltre la sua finestra, ma la sua mente si era già persa altrove.
Ripensava a quando Rose l'aveva abbracciato. Era stato strano. Non era sicuro che gli fosse piaciuto, sembrava sbagliato, inopportuno. Nessuna donna lo aveva più stretto in quel modo per anni, e lei non era una donna. Era solo una bambina che credeva di trovare del bene anche dove non ce n'era affatto. Voleva pensare che gli ricordasse Hermione, il suo affetto, la voglia che aveva avuto un tempo di credere in lui, ma non era del tutto vero.
Rose era simile alla madre quando si faceva forte impugnando il senso della moralità, ma il suo atteggiamento sembrava più un riflesso di ciò che aveva imparato a casa. Del padre non c'era molto, se non la sua tendenza a mettere il broncio. Era figlia di Ron e Hermione, ma diversa da entrambi.
Sarebbe stata la ragazza perfetta per suo figlio, se solo Scorpius gli fosse somigliato di più; se non avesse perso il senno dietro le Arti Oscure; se non avesse deciso fin da bambino di volersi rovinare la vita. Draco non gli avrebbe impedito di sposarla se i due ragazzi si fossero resi felici a vicenda, ma così non era. Era stato costretto a fingere di odiarla, e l'aveva fatto per lei, anzi, per loro due: Hermione e Rose.
Sperava ancora che un giorno sarebbe riuscito a riconquistare la donna dei suoi sogni. Forse la sua incredibile capacità di riportare in vita i morti avrebbe affascinato Hermione così tanto da spingerla tra le sue braccia una volta per tutte. O forse no. Per una come lei, il suo obiettivo di resurrezione sarebbe stato soltanto ripugnante.
Rose si era già dimostrata diversa anche in questo. Lei era cambiata rispetto ai primi giorni e non temeva più le Arti Oscure. In qualche modo, le capiva. Da Hermione, la ragazza aveva ereditato il modo freddo e analitico di fronteggiare le sfide, ma nella sostanza era molto più simile a lui.
Pensandoci, Draco provò un moto d'affetto improvviso per lei e si sentì grato per ciò che stava facendo per lui e per l'impegno che ci metteva. Non glielo avrebbe mai detto, come molte altre cose, ma in qualche modo stava imparando a volerle bene.
Un'immagine gli si parò davanti, molto più concreta dei ricordi. Qualcuno stava varcando il cancello e s'incamminava sul suo vialetto.
Hermione.
Il suo cuore accelerò i battiti. Sapeva perché era lì: voleva parlare di Scorpius. Draco l'aveva capito fin da quando, alla fine del processo, era riuscita a intercettare il suo sguardo e a comunicargli i suoi dubbi con la sola leggera inclinazione delle sopracciglia. Ma non era la paura delle domande a metterlo in agitazione così tanto.
Era da sola. A casa sua. Tutta per lui.
Attraversò di corsa il maniero, e arrivò alla porta proprio quando sentì battere il dolce tocco delle sue nocche.
Aprì la porta e lei era davvero lì, con in faccia lo stesso senso di imbarazzo che provava anche lui. Incontrarsi in quel frangente aveva qualcosa di ambiguo. La lasciò entrare, richiuse le porte e aspettò che lei parlasse. Non sapeva cosa dirle, perché tutto ciò che aveva in mente non aveva bisogno di parole.
Accadde in un istante. Hermione si era lanciata contro di lui, gli aveva preso le guance e l'aveva baciato.
Quanto aveva atteso quel momento, quando Hermione si fosse finalmente concessa di perdonarlo e forse tornata da lui, di nuovo uniti come un tempo. Quanto aveva sognato che lei lo baciasse ancora, toccare quella pelle di seta, schiacciare i suoi seni al petto e ascoltarla gemere di desiderio.
L'avvolse a sé, con tutta la foga nata dal tempo che avevano perso; non si distaccò dalle sue labbra, né aprì gli occhi, rischiando così di distrarsi dalla più bella sensazione che avesse mai provato, ma spinse Hermione più avanti, fino a farla sedere in cima a una preziosa cassettiera dalla superficie marmorea.
Un antico soprammobile cadde a terra e si ruppe, ma nessuno se ne curò. A Draco importava soltanto che Hermione avesse avvolto le gambe nude attorno ai suoi fianchi e che si stesse aggrappando ai suoi capelli, succhiandogli le labbra come se non potesse averne abbastanza.
Sotto la gonna era così eccitata che Draco poteva sentirne l'umidità anche attraverso i pantaloni, e il suo corpo si fece duro e caldo, pronto a fare sua la strega che aspettava da oltre vent'anni.
Solo una voce si accese nella sua mente. Era quella associazione di idee che gli ricordava di non avere diciotto anni, di non essere a Hogwarts, al chiuso del suo dormitorio vuoto che ospitava soltanto loro due. Il tempo era andato avanti, segnando la sua pelle con maggiore intensità. Scorpius. Magia Oscura. Ardemonio. Cicatrici.
Ancora preso dalla gioia incontenibile di stringerla tra le braccia, si assicurò che le calde carezze di Hermione non si insinuassero sul suo petto. Poteva ancora averla su quel mobile, se le avesse impedito di spogliarlo.
E se invece era quella, l'occasione giusta che stava aspettando? Il momento in cui le avrebbe rivelato ogni cosa, parlandole onestamente almeno per una volta. Ma aveva così paura. Di spaventarla. Di perderla.
"Non sono qui per questo." Disse lei all'improvviso, staccandosi dalla sua bocca. Aveva ancora gli occhi socchiusi e appannati dall'eccitazione.
Malgrado la delusione, per Draco era un bene che si fosse tirata indietro lei per prima. Gli aveva risparmiato l'immensa difficoltà di farlo a sua volta. Poco prima di interrompere, infatti, Hermione era andata pericolosamente vicina a palpare le sue cicatrici.
"Non sei mai qui con me per questo, ma succede ogni volta."
Draco non riuscì a resistere; scese a darle un altro bacio e spinse il bacino contro di lei per trarre un po' di quel piacere che gli veniva negato da anni.
Lei ansimò, ricambiò il bacio e strinse forte le gambe attorno a lui, ma poi ritrovò il coraggio per spingerlo via. In tutta fretta, prima di poter cambiare idea, scivolò giù dal suo prezioso elemento d'arredo e si allontanò di alcuni passi.
Gli diede le spalle mentre si sistemava la gonna, volendo forse dare anche a lui il tempo di rimettersi in sesto.
"Voglio che parli con me." Gli rivelò poco dopo, spezzando il silenzio imbarazzante che li avvolgeva, ancora carico di passione irrisolta e disturbato soltanto dai loro sospiri. Lo guardò negli occhi, così da fargli capire che facesse sul serio. "Voglio sapere ogni cosa. Cosa ne è stato davvero della tua vita, cosa c'è che non va, che genere di rapporto avevi con tuo figlio. Parlamene, ti prego."
"E tu in cambio cosa mi dai? Già che sei qui possiamo metterci d'accordo. Un po' di sesso per i miei pensieri."
Dopo quel che avevano fatto, si sentiva di nuovo il ragazzino che si nascondeva dietro la perfidia per scappare dalle domande scomode.
"Sei disgustoso." Rispose Hermione, incrociando le braccia. Ma non aveva tempo per offendersi, dato che nemmeno lei era del tutto innocente. "Questo non era previsto. Sapevo che non avremmo dovuto incontrarci da soli, tra me e te succedono soltanto sbagli, ma era anche l'unico modo che avevo per spingerti a confidarti con me."
"E io che credevo ti fossi decisa a lasciare Weasley." Le disse, deluso.
"Seriamente, Draco. Non c'è proprio niente che vuoi dirmi su Scorpius? O magari sai se è successo qualcosa tra lui e Rose?"
I suoi campanelli di allarme si attivarono. Hermione poteva non saperne nulla di Scorpius, ma se c'era di mezzo anche Rose era un'altra faccenda.
"Cosa intendi?"
"Sono preoccupata per lei. È sempre chiusa nella sua stanza, dorme fino a tardi... Il suo sogno era di lavorare con me al Ministero, e ora non vuole più farlo. Credo che mi stia nascondendo qualcosa."
Hermione non sembrava in possesso di nulla di concreto con cui accusarlo, o avrebbe usato un tono decisamente diverso. Si stava soltanto sfogando, e Draco si rilassò abbastanza da riflettere sulle sue parole: gli aveva appena dato conferma che il comportamento di Rose fosse sospetto, esattamente come lui temeva.
"Questi sono problemi da femmine. Non mi riguardano."
"A te non riguarda mai niente, a meno che non si parli di te stesso." Lo rimproverò la donna, con un misto di rabbia e disprezzo.
"Ti sbagli." Hermione si sbagliava davvero, per una volta, peccato per Draco non poterglielo rinfacciare.
"Per favore, Draco, se sai qualcosa aiutami. Non pensi che lei possa essere..."
Lasciò la frase in sospeso, finchè Draco non capì. Sconvolto, esclamò:
"Incinta?"
L'allusione gli fece tremare le gambe. Non ci aveva mai pensato, o meglio, l'aveva escluso a priori. Scorpius aveva troppi progetti in corso per commettere la leggerezza di inceppare in un errore tanto serio quanto banale come poteva essere quello di una gravidanza. Per quanto l'idea di un erede in arrivo non gli dispiacesse, Rose non poteva essere incinta. Se ne sarebbe già accorto.
Hermione però sembrava fermamente convinta che quella fosse una possibilità, e insistette:
"Tutto quello che so, è che mia figlia si comporta in modo strano ormai da settimane, e che tuo figlio aveva un lato... goliardico, che ci ha tenuto nascosto. Ho paura che si sia comportato da irresponsabile anche con Rose, e se è così ho bisogno di saperlo subito. Hai mai parlato con Scorpius di Contraccettivi Magici?"
Draco storse il labbro. Non poteva rivelare a Hermione quanto fosse disgustoso per lui rimuginare sulla vita sessuale della giovane ragazza che incontrava ogni giorno.
"Come fai ad avere voglia di parlarne?"
"Perché devo farlo! E se Rose non mi racconta esattamente cos'è successo, quando tornerò a casa la costringerò a farlo!" Rispose la donna, alzando la voce.
Draco temeva l'invadenza di Hermione tanto quanto la probabile arrendevolezza di una ragazza poco più che adolescente che era anche una figlia devota, e decise di intervenire:
"Non so cosa succedeva tra loro!" Sbraitò, stanco delle sue insistenze. "Ma ho visto tua figlia proprio questa mattina, e mi è sembrata in perfetta salute. Ricordo bene com'era Astoria, quando era incinta. Era uno straccio, dormiva tutto il giorno. Ma perché te lo sto dicendo? Ci sei passata anche tu, con quel..."
Preferì non andare avanti, ma Hermione aveva capito. Si indurì in volto, e Draco vide in lei la diciannovenne ferita che aveva lasciato a Hogwarts.
"Non avrei avuto nulla in contrario, tanti anni fa, se fosse capitato con te. Non hai che da rimproverare te stesso per tutto quello che abbiamo perso."
Hermione aveva parlato con una voce bassa e intensa, nella quale Draco aveva percepito un'onesta così profonda da togliergli il fiato.
"Resta il fatto che dovresti sapere che tua figlia è a posto!" Le disse di getto; non voleva rimuginare sulla confessione della Strega o sarebbe impazzito.
"Io non so più niente. Ignoro tutto anche di te. Se mi attrai ancora è solo perché ti ricordo com'eri un tempo, ma non ho la più pallida idea di chi sia il Draco che ho davanti a me."
"Io sono sempre lo stesso." Rispose lui, ma le parole della strega lo avevano turbato ancora una volta.
"No, io sono sempre la stessa." Ribadì Hermione, toccandosi il petto. Somigliava in modo esasperante alla studentessa di un tempo. "Tu sei ancora il mio unico segreto, non ne ho altri e non ne ho mai avuti. Sei tu che continui a tirarti indietro. Poco fa ti ho chiesto di confidarti con me, e tu hai evitato di rispondere! Come speri di riuscire a costruire qualcosa con me se nemmeno mi parli?"
"È solo che non ho niente da dirti."
Non era vero. Voleva dirle di restare, ma era già troppo tardi. L'aveva delusa di nuovo.
"Chissà perché non mi sorprende. Questo è uno dei motivi per cui tra noi non funzionerà mai." Hermione andò a lasciargli un bacio delicato sulle labbra, prima di allontanarsi. "Se cambi idea, sai dove trovarmi."
Draco la osservò andare via, confuso, turbato, combattendo con la gran voglia che aveva di fermarla e confessarle ogni cosa. Trovava conforto soltanto nella certezza che il filo rosso che li aveva tenuti uniti per tutti quegli anni non si era ancora spezzato.
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