La Profezia II
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Settembre 2024 [presente]
La chioma scarlatta di Rose brillava sotto i raggi del sole, disturbando di passione e arroganza la quiete grigia del cimitero. Soltanto dai numerosi cipressi, disposti ordinatamente lungo il viale, giungeva il canto sporadico di alcuni fringuelli. Uno scoiattolo si era fatto avanti in cerca di cibo, ma non era riuscito ad attirare l'attenzione dell'unico essere umano ancora in vita.
Lei era l'unica strega vestita alla babbana che avesse mai solcato i confini del cimitero dei Malfoy, nonché la prima Mezzosangue dall'inizio del Nuovo Millennio. Era molto giovane e, come ogni ragazza che iniziava ad affacciarsi alla vita, aveva il cuore colmo di sentimenti e un gran bisogno di esprimerli.
Rose contemplava ormai da ore una lastra di pietra nera, la quale spiccava sulle altre per essere nuova e lucida. Il nome e la data di vita dell'ultimo erede Malfoy erano accompagnati da un epitaffio dai toni sibillini:
Scorpius Malfoy
21 marzo 2006 - 15 agosto 2024
Non c'è limite che la magia non possa valicare.
La ragazza non aveva più lacrime da piangere. In ginocchio davanti a lui, gli aveva già rivelato ogni cosa: il suo amore, le sue insicurezze, il dolore che a distanza di due settimane continuava a travolgerla, ancora più spietato che nei primi giorni.
Dopo una prima fase di negazione, in cui aveva avuto la sensazione di andare alla deriva tra le onde di un incubo ad occhi aperti, Rose era riuscita ad accettare sia la morte di Scorpius che il dolore asfissiante che l'accompagnava. Erano stati giorni di intensa depressione, durante i quali non soltanto le sue domande ma anche le indagini degli Auror erano rimaste in sospeso.
Trevor Nott era ancora in convalescenza e gli Auror, senza di lui, non potevano fare nulla. Rose poteva contare soltanto su Draco, ma lui era diventato reticente e non si faceva trovare. Neanche quel pomeriggio era riuscita a parlargli. Quando aveva suonato alla sua porta, il suo elfo Aiden le aveva detto di recarsi al cimitero di famiglia.
A quanto pareva, Draco voleva allontanarla. Rose aveva accettato soltanto perché, in fondo, non aveva mai davvero salutato Scorpius. Adesso però, mentre il sole si faceva più basso, sentiva il bisogno di ritornare al Manor. Andò a toccare il nome di Scorpius sulla pietra e gli sussurrò:
"Questo non è un addio. Sembra che qui siano tutti convinti che ci rincontreremo. Io non so cosa pensare, ma ti giuro che farò il possibile."
Accarezzò ogni singola, gelida, lettera, immaginando che Scorpius, ovunque fosse, potesse sentirla. Fu invece lei a udire lo scricchiolio sospetto di foglie e rami secchi, calpestati lungo il viale.
Rose aveva imparato a distinguere i rumori del cimitero e, soprattutto, aveva continuato a sperare nell'arrivo di Draco. Quando lo riconobbe, gli corse incontro.
In quei giorni di lontananza, Draco aveva acquisito colore ed era migliorato nell'aspetto. Vestito di nero e con il mantello, era impossibile indovinare quali cicatrici nascondesse il suo corpo. Serio e impenetrabile, era difficile indovinare anche i suoi pensieri, sebbene al momento sembrassero concentrati nel biasimare Rose.
"Credevo non saresti più arrivato." Gli disse, emozionata. "Ho così tante cose da chiederti."
L'entusiasmo della ragazza era a malapena contenibile. Carica di energie e di speranze, non aveva nulla in comune con Draco, il quale invece faceva uso di quella calma scettica e sprezzante che era il frutto di una vita trascorsa a rincorrere amarezze e delusioni. A separarli erano molti anni di esperienze, che Rose poteva solo immaginare.
"Devi smetterla di venire qui, in pieno giorno, oltretutto." La rimproverò Draco, spazientito. "Qualcuno finirà per vederti. Mi sembrava di averti detto chiaramente che nessuno deve scoprire che siamo in contatto."
Rose aveva temuto che Draco volesse tirarsi indietro - il suo atteggiamento era cambiato rispetto al giorno in cui si erano confidati - ma poi ne comprese la ragione.
"Pensi che gli Auror stiano ancora controllando casa tua?" Gli domandò.
Draco si infastidì e sbottò, nervoso: "Non mi sto riferendo agli Auror, Potter li ha mandati via. I nostri veri nemici sono altri."
"Hai appena detto nostri." Rose non era riuscita a trattenere un sorriso, sentendosi rincuorata. Era la conferma che faceva ancora parte di qualcosa, che lui non aveva cambiato idea. "E hai appena detto nemici. Mi sembra troppo. Chiunque ci sia dietro l'accaduto è sicuramente malato, ma definirlo nemico significa dargli un valore che non merita."
"Non ho mai conosciuto un'idiota più ingenua di te." Disse Draco, dopo avere ascoltato, sbigottito. "Non c'è da stupirsi che ti abbiano tutti manipolato così facilmente. Aspetta di saperne qualcosa in più, prima di infastidirmi coi tuoi inutili commenti." Sbottò nuovamente, facendo scappare un piccolo rapace dalla cima di un cipresso col tono della sua voce. "In questi giorni sono stato indaffarato, non potevo occuparmi di te. Ma adesso è arrivato il momento che tu ti renda utile."
Di lì a poco, Rose faceva ingresso nella grande sala da pranzo dei Malfoy, al cui centro vi era un lungo tavolo nero attraversato dai candelabri d'oro. Alcuni vasi, composti da preziosi e scintillanti mosaici, inframezzavano la monotonia dei porta candela, esponendo delle rose rosse ormai appassite. L'ambiente era tetro e buio, malgrado la luce che da nord entrava dalle grandi finestre, alte per metà della parete e affiancate da pesanti tende di colore verde scuro. Un grande camino spezzava il ritmo della carta da parati grigia.
Oltre a Draco, li accompagnava Aiden, riapparso per ordine del suo padrone, reggendo tra le braccia un libro antico e consunto.
"Perché siamo qui?" Domandò la ragazza, visibilmente confusa.
Andò a sfiorare i fiori, che erano talmente secchi che alcuni petali si sbriciolarono al suo tocco. Draco poggiò il libro sul tavolo e ammise:
"Siamo qui perché hai chiesto di conoscere il vero Scorpius. Era in questa stanza che si riuniva coi suoi, per così dire, amici, tutte le volte che tornava da Hogwarts. Hai mai sentito parlare dei Figli di Salazar?"
"I cosa di chi?" Rose pensò di avere sentito male. Se Draco la stava prendendo in giro, non era affatto divertente e non avrebbe funzionato.
"Ovvio che no. Scorpius ha fatto il possibile perché quella specie di profezia restasse incompiuta." Il mago scorse la confusione negli occhi di Rose. "Naturalmente, non sai neanche questo. Vedi, mi è giunta voce che l'anno scorso la cara Calypso Greengrass abbia letto le carte a Scorpius. Secondo il suo responso, proprio tu, Rose Weasley, saresti stata la rovina del nostro ragazzo."
Rose non riuscì ad accogliere quelle parole senza un brivido. Da sola, immersa nella maestosità dell'antica e oscura dimora, accanto a un mago che trasformava ogni singola parola in risentimento, si sentì in pericolo.
Draco continuava a fissare la copertina di quello strano libro che sfiorava con rispetto. Sembrava innocuo; piuttosto, erano le sue rivelazioni a non esserlo affatto.
"Perché non me l'ha mai detto?" Rose aveva avuto molto tempo per prepararsi ad ascoltare la verità, ma si sentiva ugualmente smarrita.
"Suppongo, perché avrebbe dovuto darti troppe spiegazioni. L'interpretazione che lui, Calypso e Albus ne diedero all'epoca..."
"Albus?" Lo interruppe la ragazza, sconvolta. Senza aspettare l'invito, spostò la sedia del capotavola e ci si gettò sopra.
"... era che tu avresti reso nota l'esistenza dei Figli di Salazar. Non era un rischio che Scorpius voleva correre; non volendo neanche rinunciare a te, ti ha tenacemente tenuta alla larga dal suo mondo."
L'occhio di Rose ricadde sul giovane elfo, che assisteva alla conversazione accanto al suo padrone. Era talmente basso che il tavolo lo nascondeva fino al naso.
"Quindi è per questo che non sapevo nulla dell'esistenza di Aiden. Il vostro elfo era troppo ben informato," e strano, pensò Rose senza dirlo, "per correre il rischio di presentarmelo."
La creatura strinse le labbra sottili e sollevò il mento, bloccandosi nella posa più fiera di cui fosse capace.
"Aiden ha assimilato molti degli aspetti caratteriali di Scorpius, è vero." Ammise Draco e l'elfo per l'emozione quasi svenne. "Ma non è lui il punto cardine di questa triste storia."
"Sono sicura di no." Disse Rose. "Dimmi se pensi seriamente che quella profezia sia esatta."
"Se lo è, non si è ancora avverata. Ma se vuoi saperlo, penso che i ragazzi si sbagliavano. Tu eri davvero destinata a distruggere la vita di mio figlio, ma non nel modo in cui credevano loro."
Draco spostò lo sguardo su di lei e Rose vide che era carico d'odio. Si sollevò dalla sedia e cercò riparo dietro la spalliera, alla quale si aggrappò per proteggersi. Aiden si fece indifferente come uno spettatore.
Rose iniziò a temere di trovarsi in trappola. Il che era strano, perché tutte le porte erano aperte e in più si trovavano al pian terreno. Anche senza Smaterializzazione, sarebbe potuta fuggire in qualsiasi momento.
Non di meno era terrorizzata. Non aveva mai visto Draco così arrabbiato, se non forse quel pomeriggio del quindici agosto, quando l'aveva incontrato un piano più su, dopo avere finito di pronunciare la frase: "che colpe abbia lei è tutto da vedere".
"L'hai sempre saputo..." Disse Rose, biascicando a causa delle numerose emozioni in contrasto. "La prima volta che sono stata qui, tu ce l'avevi con me. Mi odiavi seriamente. Mi hai trattata male, e da quel momento ti ho odiato anche io, perché non riuscivo a capire il motivo della tua ostilità. Insomma, sì, sono Mezzosangue e sono una Weasley, ma a sentir parlare te era come se la causa di tutto fossi io. Il motivo era questo! Tu credevi alla profezia."
"Lo penso ancora che la causa sia tu." Ammise Draco, gli occhi che emanavano scintille di rabbia. "Ma la profezia non c'entra niente. Tu sei stata la rovina di Scorpius per il semplice motivo di essere Rose Weasley. Avevi ragione, quel giorno. Eri l'errore che ha reso felice mio figlio, l'unico capriccio di cui non poteva fare a meno. Ti amava, non temere, ma è proprio questo amore che ti rende colpevole. Se Scorpius è stato ucciso, è stato soltanto per colpa tua."
"Stai dimenticando le parole di Nott. Lui ha detto... ha detto di avere preso di mira Scorp fin da quando è nato." Rose cercava di razionalizzare le informazioni in suo possesso, come sempre. Le accuse di Malfoy erano assurde, ingiuste e troppo dolorose per essere accettate senza lottare.
"Sono tutte menzogne! Ma arriveremo anche a questo." Sbottò Draco, mettendo un punto all'argomento.
"Allora, in che modo? Perché sarei proprio io la causa della sua morte?" Rose aveva fatto fatica a pronunciare quella frase così perversa.
"Per un motivo molto semplice: non piacevi agli altri Figli di Salazar e non gli sei mai piaciuta."
"Si può sapere di chi stiamo parlando?" Esclamò, ormai così stremata da non provare più paura. "Che significato ha questo nome? Dev'essere un riferimento a Salazar Slytherin quindi, di qualunque cosa si tratti, riguarda la vostra Casa."
Draco accennò un ghigno sardonico e la guardò di traverso. Era inquietante ed eloquente allo stesso modo.
"Era lì che sedeva Scorpius, durante le loro riunioni." Spiegò Draco, indicando la sedia a cui Rose era rimasta aggrappata. "Aveva dato vita a un gruppo davvero insolito e l'aveva riempito di Purosangue e Mezzosangue. Non c'erano Nati Babbani, Scorpius non ha nemmeno pensato di ammetterne uno. Tutto questo ti ricorda niente? Salazar Slytherin è sempre stato il punto di riferimento di ogni Mago Oscuro, il modello ideale di chi ammira la cultura Purosangue. Per Scorpius, però, provenire dalla sua Casa non era il requisito fondamentale. Credo lo sia stato all'inizio, per questo ha scelto la definizione di Figli, ma a un certo punto la praticità deve avere preso il sopravvento. Che io sappia, almeno un componente dei Figli di Salazar viene da Ravenclaw. Tutti insieme, studiavano certe magie che avrebbero fatto impallidire persino il Signore Oscuro. Le amavano, le Arti Oscure. Le amano tuttora, più della loro stessa vita..."
Rose ebbe un sussulto. Ricordò di quando Madama Jocastra le aveva detto che per evocare il Marchio Nero non bastava conoscere la formula, ma bisognava amare le Arti Oscure più della propria vita, o...
"...o di quella degli altri." Continuò Draco, concludendo, senza saperlo, anche il pensiero di Madama Jocastra.
"Scorpius amava le Arti Oscure." Rose aveva bisogno di convincersene ma, anche con tutte le evidenze, associare Scorpius alla Magia Nera era ancora un ossimoro. "Lui era malvagio... Ed è ciò che tutti mi hanno detto fin dall'inizio. Non volevo crederci, ma era la verità."
Guardò confusamente il pavimento, dal quale si teneva alla larga reggendosi allo schienale scricchiolante dell'antica sedia.
"Tutti chi?" Domandò Draco, ma non era una domanda. Aveva in volto lo stesso ghigno perfido col quale sembrava indurla al ragionamento. Rose capì al volo. Non poteva avere altri dubbi al riguardo.
"I Figli di Salazar. Albus, i Greengrass, la coppia che lavora al Ministero e anche Dylan Corner, che è di Ravenclaw. Sono tutti coinvolti. Non posso crederci, Albus..."
Rose si lasciò andare ancora una volta sulla sedia. Si piegò sul tavolo e abbandonò la testa sulle braccia, stravolta. Non sentiva di avere altre energie per andare avanti, sebbene non avesse mai avuto tanti dubbi e tante domande nel corso di tutta la sua carriera scolastica. Sentì che Draco prendeva posto accanto a lei.
"Ce ne sono altri, che io però non conosco. I Figli di Salazar sono undici e Scorpius era il loro capo. Non puoi immaginare fino a che punto mio figlio fosse ossessionato dalle Arti Oscure, e sarà meglio per te non scoprirlo mai. Credo che avesse dei progetti, anche se non me ne ha mai parlato..." Draco lasciò che lo sguardo cadesse su Aiden che, per la prima volta, intimorito, fece scattare la testa grigia dall'altra parte.
"Se tutto questo doveva restare un segreto, perché parlarmene?" Domandò Rose, fiacca, pensando a tutte le informazioni su Scorpius che era riuscita a ricavare da ognuno dei suoi interlocutori. "Che genere di piano malvagio prevede l'ammissione di mezze verità?"
"Uno molto subdolo, naturalmente. Avranno escogitato qualcosa. So come agiscono, per questo so che sia Nott che quella Madama Jocastra sono stati soltanto un capitolo di questa storia, non la storia intera. La manipolazione è l'essenza stessa dei Figli di Salazar. Prima che tu lo chieda, non possiamo parlarne a nessuno. Non ora. C'è qualcosa che è in loro possesso, che noi dobbiamo prima recuperare."
Ottenne di nuovo la piena attenzione di Rose, per quanto la ragazza fosse chiaramente esausta e con un gran bisogno di elaborare le informazioni.
"Va bene." Rispose, stanca. "Di cosa si tratta?"
Draco indicò il vecchio tomo che aveva sotto al naso. Rose cercò di leggere il titolo, che era scritto in un latino molto strano.
"Non disturbarti a tradurlo, il titolo non è importante, neanche l'autore. A noi importa il contenuto." Lo aprì con precisione a una pagina dov'erano stati conservati dei piccoli fogli di pergamena, molto più recenti e scritti nella familiare lingua inglese. "Difficilmente ci avremmo capito qualcosa, se qualcuno non ci avesse fatto il favore di tradurre al posto nostro."
Draco le passò uno dei fogli sciolti, curandosi di coprire gli altri con la mano. Rose aveva capito che non voleva che lei li vedesse, ma per il momento non se ne curò. Rigirò il pezzo di pergamena tra le dita e lo lesse. A una prima occhiata, vide che conteneva proprio degli appunti, brevi elenchi di ingredienti che riportavano alla memoria le lezioni di Pozioni, scritti da una mano frenetica e familiare.
"Bacchetta Invincibile." Lesse ad alta voce. Aiden fu di nuovo al centro dell'attenzione. Non osava parlare, ma sembrava aspettare che lei ci arrivasse da sola. "La bacchetta che resuscita i morti, è questa. Esiste."
Rose era a pezzi; la scoperta l'aveva colpita più quanto lasciasse trasparire. Le domande aumentavano, tra gioia e disperazione.
I suoi sensi primordiali erano in lotta: la mente razionale da una parte, che rifiutava la possibilità di superare i limiti della natura ("violare le leggi di natura è un atto mostruoso", aveva detto sua madre), il suo cuore dall'altra, che scoppiava di gioia incontenibile alla sola idea di provarci.
Anche Draco era su di giri. Lo animava una gioia vendicativa che gli illuminava gli occhi di un bagliore intrigante. Non era l'adulto che Rose aveva conosciuto superficialmente e che poteva, ancora in qualche modo, essere paragonato ai suoi genitori alla Tana. Non erano le consuete barriere morali a guidarlo e nemmeno quel genere di saggezza utile a trovare soluzioni pacate ai problemi: il suo atteggiamento ricordava con precisione quello di un mago nato, cresciuto e vissuto a stretto contatto col lato oscuro della Magia.
"Resuscitare i morti non è la sua unica qualità, ma è quella che interessa a noi. Soprattutto, è il motivo per cui la devo avere. Quei ragazzini hanno cercato di ingannarmi. Da quando Scorpius è morto, mi hanno ripetuto di non averla mai costruita, sperando di convincermi che il loro dominio sulle Arti Oscure avesse dei limiti. Io però sapevo che stessero mentendo." Affermò, con macabra gioia. "Scorpius desiderava troppo la sua arma invincibile per non obbligare quei tirapiedi a lavorarci, a qualunque costo. Questi appunti li hanno scritti loro. C'è tutto, ogni passaggio, dal primo all'ultimo rito. Rappresentano la prova che l'hanno costruita davvero."
"Davvero non sapevi che l'avessero realizzata?" Domandò Rose a Draco, stupita dal fatto che le conoscenze del mago sui Figli di Salazar avessero delle lacune così grandi.
"Scorpius non parlava molto con me." Spiegò, rabbuiandosi. "Ogni tanto potevo strappargli delle confessioni, ma in genere mi teneva all'oscuro di tutto. Conoscevo la Bacchetta e quanto lui la volesse, ma non ho mai saputo nulla sui loro progressi. Ho trovato questo libro soltanto oggi. Ad ogni modo, ora abbiamo la certezza che esiste e dobbiamo scoprire dove si trova. Tu mi aiuterai, Rose. Me lo devi."
Draco aveva afferrato la mano della ragazza, stringendola quanto bastava a farle capire che facesse sul serio. Gli occhi chiarissimi la fissavano, concentrati e sinceri nella loro disperazione. Non scherzava quando diceva di ritenerla responsabile per la morte di suo figlio. Più che esserne turbata, Rose pensò di odiare che lui la toccasse. Le metteva paura, ma riusciva anche ad accendere in lei delle emozioni che percepiva come sbagliate. Era di Scorpius che voleva sentire di nuovo il tocco, Draco era soltanto un surrogato pieno di rancore. Gli strinse le dita per dimostrargli di essere dalla stessa parte, poi si liberò della sua presa.
Non voleva chiedergli cosa intendesse farne della Bacchetta, era già evidente così. Temeva che, se avesse affrontato il discorso ad alta voce, si sarebbe accorta di quanta follia ci fosse nell'idea di riportare in vita Scorpius, oppure di quanto sarebbe stato facile. Non sapeva ancora se valesse la pena di passare dalla parte della Magia Nera. Sfidare le Leggi di Natura era rischioso, ma esisteva sicuramente anche una legge magica che avrebbe tacciato per sempre la figlia di Hermione come complice di un crimine.
"Troveremo quella Bacchetta." Assicurò a Draco. Nonostante i dubbi, Rose aveva deciso di seguire il suo istinto, il quale continuava a portarla in una sola direzione: Scorpius. "Farò qualunque cosa. Abbiamo idea di dove possa essere?"
Draco considerava il suo assenso un atto dovuto e non ebbe altre reazioni a parte quella di approvare le sue parole. Nondimeno doveva essersi accorto che qualcosa, nello scorrere naturale degli eventi, stava cambiando. Si era alleato con la figlia di Hermione e stava per coinvolgerla in situazioni precarie che l'avrebbero avvicinata all'oscurità più di quanto chiunque altro in famiglia avesse mai fatto, a eccezione di Albus. Il tutto, per mettere le mani su di un'arma, la cui stessa esistenza andava contro ogni moralità. Rose percepiva l'uomo titubante, come se tutto questo lo facesse sentire improvvisamente in colpa. Ben presto, però, fu come se nessun pensiero lo avesse mai turbato. Tornò a concentrarsi sui suoi progetti e, con estrema serietà, rispose:
"Qualcuna. Ed è proprio qui che mi servi tu."
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