La Profezia I
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Maggio 2023 [flashback]
Proprio come il suo corrispettivo celeste, Scorpius amava brillare al di sopra degli altri e lo riteneva un suo diritto naturale. Le ragioni erano molteplici e nascevano da considerazioni di ordine pratico.
Innanzitutto, Scorpius era uno degli ultimi Purosangue rimasti al mondo, il che lo faceva sentire particolarmente raro e speciale. Come puro discendente di Maghi, si riteneva inoltre erede di grandi abilità magiche, arricchite però da quello che riteneva essere un cervello sopraffino. Per quanto potesse sembrare un giovane presuntuoso, però, i successi che aveva ottenuto coi Figli di Salazar non facevano che dargli ragione.
Da due anni, un gruppo di studenti eterogenei per Casa ed età si riuniva una volta a settimana nella Biblioteca di Hogwarts, utilizzando strani libri per svolgere dei compiti che nessun professore avrebbe mai assegnato. Studiavano le Arti Oscure sotto gli occhi di tutti, senza che nessuno se ne accorgesse.
Quella del non destare sospetti era stata una fortuna che Scorpius si era guadagnato duramente. Nel corso degli anni, aveva saputo crearsi un buon nome, a scuola, che era riuscito a soppiantare - sebbene a fatica - la pessima fama della sua famiglia. Se durante il primo anno ad Hogwarts c'era stata viva diffidenza nei suoi confronti a causa del cognome che portava, adesso, per l'intera scuola, lui non era più "Malfoy" ma soltanto "Scorp".
Era così che lo appellavano gli studenti delle altre Case, ma anche la ragazza più dolce e interessante che avesse mai conosciuto, Rose Weasley.
Ed era così che Scorpius amava risplendere sugli inferiori: ammirato e rispettato da una mandria di sciocchi che cedeva alle sue lusinghe, temuto e obbedito da un ristretto numero di adoratori dell'oscurità che pendevano dalle sue labbra, senza che i primi potessero mai sospettare dell'esistenza dei secondi.
Quel giorno, era una domenica mattina di fine anno scolastico calda e assolata. Scorpius sedeva sotto a un albero con la consueta compagnia di Albus e Calypso, i quali negli ultimi tempi si stavano comportando in modo davvero strano. Davanti a lui parlavano a malapena e, quando lo facevano, si trattava solo grugniti e sguardi fugaci.
Scorpius si rilassò sul tronco, le mani dietro la testa. Calypso si riscosse come da un sogno e si preparò a stargli accanto, come obbedendo a un ordine silenzioso.
"Ferma." Le intimò il ragazzo. "Non in pubblico e non davanti a lei."
Con un cenno del mento indicò una criniera rossa che avanzava in cortile assieme ad alcune Gryffindor.
"Spero non ti stai riferendo a mia sorella." Ironizzò Albus. "Ma non sono d'accordo nemmeno se stai puntando Rose."
Rose, Lily e le loro amiche passeggiarono in giardino senza vederli.
"Perché no?" Lo stuzzicò Scorpius. "Non credere che non mi sia accorto che ha una cotta per me da anni. E poi abbiamo un certo feeling, io e Rose. Hai già dimenticato il matrimonio di Teddy alla Tana?"
Era accaduto il mese scorso, durante le vacanze di primavera: Rose aveva dimenticato di prendere posto con le damigelle di Victoire perché distratta dai giochi di magia di Scorpius. La famiglia li aveva cercati ovunque e si era diffuso anche un certo imbarazzo, quando Albus li aveva trovati in mezzo al bosco a dare vita a un pupazzo fatto di foglie.
"Rose è troppo buona per te." Commentò Calypso, che non sembrava essersi dispiaciuta per il rifiuto. "Come credi che la prenderebbe se scoprisse chi sei veramente?"
Scorpius scrutò la Gryffindor in lontananza, ammirando il modo in cui i suoi boccoli illuminati dal sole ondeggiavano quando parlava, e quei sorrisi puri e gioiosi che ogni tanto aveva rivolto anche a lui.
"Si indignerebbe, com'è nella sua natura di cuore puro. Lei è il mio frutto proibito." Si lasciò sfuggire, con aria sognante. "Non è come te, Cal. Tu sei la mia dea oscura, ma Rose... Mi piacerebbe poterla avere, anche soltanto una volta."
Albus fissò le proprie scarpe, imbronciato. Aveva qualcosa da dire ma rimaneva con le labbra serrate.
"Vuoi che faccio le Carte per voi?" Suggerì Calypso, che stava già tirando fuori la custodia vellutata dei suoi tarocchi dalla tasca della lunga gonna.
"Quella roba porta sfortuna, Cal, fidati." Le disse Albus, continuando a fissarsi i piedi, le mani piantate al terreno.
"Macché sfortuna! Se sei capace a leggerle ti dicono solo la verità." La ragazza poggiò il mazzo sull'erba, lo divise in due parti e iniziò a mescolare.
"È questo il punto..."
Scorpius odiava Divinazione e concordava con Albus, ma lasciò che la compagna andasse avanti. Era curioso di scoprire la risposta alla domanda che lo assillava da sempre: c'era speranza, per lui e Rose?
Non l'aveva mai confidato a nessuno, ma aveva avuto un debole per la Gryffindor fin dai loro undici anni, da quando si erano conosciuti per la prima volta sull'Hogwarts Express. Era stato Albus a presentarli dopo che, per puro caso, era finito nello stesso scompartimento di Scorpius e aveva convinto Rose a restare.
L'Albus di undici anni, come quello che stava per compierne diciassette, non era eccessivamente affezionato alla cugina; se aveva desiderato la sua compagnia, era stato perché lei a quell'età era già una piccola donna piena di carattere, capace di far sentire protetto il più debole dei Vermicoli, oppure Albus. Spaventato e insicuro, il compagno aveva avuto bisogno della protezione di Rose così come adesso bramava quella di Scorpius obbedendo, allo scopo, a qualsiasi suo ordine.
Dal quel primo settembre, Rose era stata il sogno proibito di Scorpius e il pensiero più lieto in cui trovare conforto nei momenti di infelicità. Unire le loro vite, però, sembrava sbagliato per entrambi. Per quanto potessero piacersi, avevano imboccato già da tempo sentieri opposti, che mai avrebbero potuto incrociarsi.
Calypso dispose i tarocchi tra i ciuffi d'erba, in sequenza, andando a formare una croce equilatera dotata di braccia molto lunghe.
"La carta della Morte è comparsa proprio alla fine." Commentò, senza sembrarne sorpresa, dopo avere estratto la tredicesima carta e averla messa nel posto designato. "Questa potete capirla anche voi profani."
"Stai dicendo che uno dei due finirà sottoterra?" Scorpius si era allarmato, ma restava memore di come la cieca fiducia in una profezia avesse condotto Voldemort al fallimento.
"La morte fisica non è il solo significato di questa carta." Spiegò Calypso, paziente, mentre aggiungeva altri quattro tarocchi intorno ai bracci. "È più una fine simbolica. Significa che come coppia non durerete a lungo."
"E c'era bisogno dei tarocchi? Lo so già che alla fine sposerò te." Scorpius si stiracchiò contro l'albero, ridendo divertito, senza quasi accorgersi che i due amici si erano incupiti.
"Leggo che però hai buone probabilità di successo." Tornò a spiegare Calypso, con un colpetto di tosse. "Ci sarà un'occasione favorevole che vi farà avvicinare. Ma, come ti dicevo, non durerà."
Scorpius non se ne turbò. A guardare Rose da lontano, così pura e intoccabile, avrebbe detto che sarebbe stato un delitto averla soltanto per poco tempo e poi perderla, forse regalandola a un idiota conformista che le avrebbe dato una vita banale e noiosa.
Ma la stessa Rose altro non era che una bacchettona senza fantasia - come molte ragazze all'infuori della sua adorata Calypso - e Scorpius era consapevole che neanche lui poteva cambiarla. Non senza ricorrere alla Magia Oscura, la quale però avrebbe annullato tutti quegli aspetti veraci che tanto lo attraevano in lei. Si riscosse dai suoi pensieri quando vide Calypso studiare le carte con un'espressione particolarmente crucciata.
"Che cosa hai visto?" Domandò Albus, allarmato, gettando occhiate alle carte senza capirci nulla.
Calypso fissò Albus intensamente. Il ragazzo cercò di toccarla ma poi si ritrasse, temendo di sbagliare.
"Allora?" Insistette Scorpius, che iniziava ad agitarsi.
"La mia è solo un'interpretazione e potrei sbagliarmi..." Esordì la ragazza. "Ma credo che faresti meglio a dimenticarti di Rose. Se la frequenterai succederà qualcosa di brutto. Un male ricadrà su di te e su chi ti sta vicino. È questo il responso delle carte."
Non volle aggiungere altro e si affrettò a raccogliere i tarocchi, mentre Scorpius e Albus si guardavano in faccia turbati.
"Ma almeno saremo felici?" Domandò Scorpius, in un momento di confusione.
"Oh, sì." Rispose Calypso, con semplicità. "Molto felici."
Scorpius rimuginò in silenzio.
"Non ho mai sentito niente di più stupido." Esclamò, all'improvviso, sprezzante. "Sembra quasi che Rose sia destinata a distruggere i Figli di Salazar. Ma questo non può succedere."
"Come puoi esserne tanto sicuro?" Domandò Albus.
"Perché non sono un idiota. La Divinazione è una materia imprecisa e non svela il futuro, ma uno dei tanti possibili futuri. Ora che so cosa potrebbe accadere, potrò impedire che si realizzi."
Calypso non rispose, occupata com'era a mettere via tutto. Anche Albus scelse la via del silenzio. Scorpius volse lo sguardo verso la sua Gryffindor preferita che ormai lo aveva notato. Rose lo salutò con la mano per poi riprendere a parlare con le amiche, paonazza come non mai. Scorpius l'aveva ricambiata con un largo sorriso che era nato spontaneo e che, ne era sicuro, con lei nei dintorni non sarebbe andato via facilmente.
"Non posso credere che proprio lei sarà la mia rovina." Disse più tardi, quella sera a cena. Stava fissando Rose attraverso i tavoli di Hufflepuff e Ravenclaw, dove un febbricitante Dylan Corner consumava il pasto in solitudine.
"Hai sempre detto che la Divinazione è per chi non sa pensare con la propria testa." Disse Albus, a bassa voce, per non farsi sentire da Calypso che sedeva all'altro fianco di Scorpius.
"Inizio ad avere i miei dubbi." Mormorò il mago biondo, a denti stretti.
Osservava Rose parlare coi suoi compagni di Casa e lo sentiva nelle ossa l'effetto che lei aveva su di lui. Scorpius voleva distruggere la sua anima candida per farla risplendere della propria luce oscura, ma al tempo stesso voleva che Rose restasse così com'era: la tenace e pedante Gryffindor che aveva sempre conosciuto... e che un giorno gli avrebbe distrutto la vita.
"Io vorrei che la lasciassi perdere." Disse Albus infilandosi del cibo in bocca con aria vaga. "Voi due siete troppo diversi, e non servono i tarocchi per sapere che prima o poi scoprirà tutto su di te... su di noi."
Scorpius lo fulminò con lo sguardo. Lo conosceva bene e sapeva cosa passasse nella testa del compagno.
"A te importa solo di te stesso." Sbottò. "Hai paura che la tua preziosa famiglia scopra in quali acque torbide stai sguazzando. Lo sai che potrei offendermi, Al? Sembra quasi che ti sia pentito di avermi seguito in quest'impresa."
Albus reagì con un ostinato silenzio, continuando a infilare in bocca tutto il cibo che poteva.
"Abbiamo tutti paura di venire scoperti, anche tu." Disse quando non poteva più farne a meno.
"Io però sono pronto a subirne le conseguenze. Tu invece sei solo un vile Mezzosangue."
Al lasciò perdere la cena, incredulo. Pur essendo molto orgoglioso del suo status, Scorpius non si era mai interessato alle questioni legate alla purezza del sangue.
"Da quando ti importa che sono un Mezzosangue?" Gli domandò.
Scorpius sbuffò. Non aveva voglia di parlare di politica.
"La lotta per la supremazia dei Purosangue è pura utopia." Iniziò a spiegare. "Ci stiamo estinguendo e non c'è modo di evitarlo. Ma questo non significa che le nostre prerogative siano false. Siamo migliori degli altri, più nobili, come tu e tutti quelli come te non sarete mai."
Albus voleva reagire ma non osava farlo. Aveva paura delle magie di cui Scorpius avrebbe fatto uso per punirlo.
"Ti rendi conto che Rose è più Mezzosangue di me, vero?" Sbottò il mago coi capelli neri.
Scorpius cercò la ragazza, e ancora una volta riuscì a incrociare il suo sguardo. Colorandosi di imbarazzo, la Gryffindor fece finta di nulla.
"Nessuno è perfetto, a parte me." Rispose tranquillo, anche se in cuor suo non poteva smettere di pensare che Rose lo fosse davvero.
Scorpius tornò nella Sala Comune di Slytherin dopo il giro di ricognizione che gli spettava di ruolo, essendo un Prefetto. Anche Rose portava la spilla, ma lui quella sera l'aveva incontrata solo di sfuggita, senza avere l'opportunità di parlarle.
La Sala Comune si era svuotata in concomitanza col suo maestoso arrivo. I pochi compagni ancora in piedi lo avevano salutato con vari gradi di rispetto e deferenza ed erano spariti nelle loro stanze. Rimanevano soltanto Albus e Calypso, che si erano addormentati sui tavoli con la testa poggiata alle pergamene, dopo una tardiva sessione di studio. I loro volti erano vicini e si intravedeva una macchia d'inchiostro sulla guancia di Al.
"Levicorpus." Scorpius pronunciò la formula e Albus ebbe un brusco risveglio a testa in giù.
Calypso si svegliò di soprassalto a causa delle urla del compagno, appeso a mezz'aria, mentre i capelli neri accarezzavano il tavolo come setole di una spazzola.
"Che diavolo hai in quella testa? Fallo scendere!" Gridò Calypso.
Quando Albus rimise i piedi a terra, Scorpius stava ancora ridendo sguaiato. Il loro trio si era formato ben prima della nascita dei Figli di Salazar. Calypso era stata sua amica e promessa sposa fin dall'infanzia, ed entrambi si erano legati ad Albus durante il primo anno ad Hogwarts. Da quel momento in poi erano stati inseparabili, anche se Scorpius sospettava che i due compagni negli ultimi mesi lo fossero diventati troppo.
"Merlino, devono averti messo del veleno a cena, in quel Succo di Zucca." Esclamò Albus, che stava ancora boccheggiando, stravolto.
A Scorpius non era sfuggito come Calypso avesse rinunciato a toccare Albus, dopo avere guardato il suo promesso sposo.
"Sai bene che posso fare di meglio." Si vantò Scorpius, con voce tagliente.
"Calmiamoci!" Intervenne Calypso, mettendosi tra i due uomini. "Scorp, non stavamo facendo niente di male. Soltanto i compiti, lo vedi anche tu."
La necessità di specificarlo era servita a insospettire Scorpius, più che a tranquillizzarlo.
"Perché, doveva esserci dell'altro? Fila in dormitorio tu, lasciaci soli." Albus non poté fare altro che obbedire rassegnato all'ordine di Scorpius. Evitando di scambiare lo sguardo con Calipso, si rifugiò in camera e richiuse la porta. "C'è qualcosa tra te e Albus?"
Calypso non sarebbe stata un'amante delle Arti Oscure se non avesse posseduto la capacità di conservare il sangue freddo. Malgrado ciò, la soggezione che aveva nei confronti del parente era tale da farla tremare e, per questo, aveva nascosto le mani dietro la schiena. Non voleva svelare le sue debolezze, pur sapendo che Scorpius le conoscesse già.
"Non potrei mai farti questo." Lo rassicurò, convincente. "Non sono neanche sicura del motivo per cui lo hai pensato. Albus ti rispetta, lo sai. E per quanto riguarda me, sono tua e lo sarò per sempre, te lo giuro."
Il silenzio della Sala Comune era assordante. Scorpius l'aveva appena Incantata perché nessuno dai dormitori potesse origliare, ma era come stare sottovuoto in una bolla asfissiante.
"Sai che posso usare la Legilimanzia su di voi. Sono più bravo io a scandagliare le vostre teste che voi a Occluderle. Non vi conviene mettermi alla prova."
Scorpius tirò fuori la bacchetta e la mostrò a Calypso, minaccioso. La vide sussultare di paura e se ne rallegrò. Se davvero la ragazza gli stava nascondendo qualcosa, l'avrebbe scoperto non appena i suoi nervi sarebbero saltati.
"Non vogliamo mentirti. Io e Albus siamo solo amici, come lo siete anche voi due." Spiegò lei, sforzandosi di nascondere la paura. "E se c'è qualcuno che non sta rispettando la promessa di matrimonio, quello sei tu. Hai messo gli occhi addosso alla Weasley e non ne fai nemmeno un mistero. Le carte hanno detto che ci porterà alla rovina, ma tu la vuoi ancora. Sei un vero egoista!"
Scorpius si avvicinò a lei e la inchiodò al tavolo, davanti cui si trovava. Adorava che fosse così arrabbiata da avere trovato il coraggio di rispondergli: le ragazze forti erano la sua passione. Analizzò il suo bel viso, con gli occhi azzurri e le gote leggermente arrossate. Le labbra rosse erano strette e curvate dall'indignazione.
"Con Rose voglio solo giocare. Ma mi piace vederti gelosa. Ti sto aspettando da tutta la vita e non mi hai ancora concesso neanche un bacio."
Calypso andò in affanno, le labbra più serrate che mai. La vicinanza a Scorpius le era odiosa e si spinse indietro col busto.
"Non mi sento pronta, Scorp. È presto, siamo ancora giovani, c'è tempo..."
Le sue parole somigliavano a una supplica. Forse era vero che con Albus non era ancora successo nulla, ma l'istinto suggeriva a Scorpius che senza un suo intervento la situazione sarebbe degenerata.
"Abbiamo diciassette anni. Siamo grandi abbastanza per un bacio."
Si chinò su Calypso che si tirò indietro il più possibile, finendo per poggiare i gomiti alle pergamene ancora sciolte sul tavolo. I suoi nervi alla fine avevano ceduto e aveva iniziato a piangere; Scorpius non si lasciò commuovere e approfittò della posizione della ragazza per intrufolarsi tra i lembi della sua lunga gonna. Calypso si tirò su dal tavolo e, in preda al terrore, cercò di spingerlo via.
"Ti prego, Scorp... Ti prego... No." Lo sussurrò sulle labbra ridacchianti del ragazzo, che accolse il suo fiato come fosse l'antipasto.
"Baciami." Le ordinò, tenendole le braccia ferme. "Fallo, e ricorderai per sempre chi sono io per te."
"So già chi sei." Pianse Calypso.
Bloccata nella sua presa, non poteva sfuggirgli in alcun modo. Si arrese e chiuse gli occhi, le lacrime che continuavano a cadere lungo la guancia. Quando una di queste scivolò sulle sue labbra, Scorpius andò a raccoglierla.
Il primo bacio con Calypso ebbe il sapore del sale. Un lento morso sulle labbra vermiglie della ragazza che terminò in fretta: Scorpius aveva vinto, e questo bastava. Si contentava di farle capire quale fosse il suo posto: tra le sue braccia, per sempre.
Calypso aveva socchiuso le labbra e assecondato i movimenti pressanti e rivendicatori del ragazzo solo per accontentarlo. Quando finalmente si staccò da lei, la strega diede sfogo alle sua emozioni. Per l'imbarazzo di essere vista singhiozzare come una bambina, nascose il volto tra le mani.
"Chissà se un bacio di Albus ti avrebbe fatto lo stesso effetto." Disse Scorpius con indifferenza, guardandola piangere. La stava ancora sovrastando a bordo tavolo, cinta tra le sue braccia. "Spero che non lo scopriremo mai. Se dovesse succedere, sappi che non mi importerà di chi dei due è la colpa: io me la prenderò con Al. E quando avrò finito, di lui non resterà nulla su cui piangere."
Calypso avrebbe dovuto spaventarsi e negare, invece rinsavì. Con mano ferma, agguantò Scorpius per le guance e lo baciò con decisione.
Scorpius lasciò che fosse lei a guidare il bacio, divertito dalla sua evidente inesperienza che sapeva di sottomissione. Non c'era passione, ma soltanto controllo. Sapere di averla in pugno lo faceva sentire bene. La sua mente si rilassò e, mentre la stava ancora baciando, sul nero delle palpebre chiuse apparve il volto di un'altra ragazza.
Rose Weasley stava sorridendo per lui, proprio come quella mattina, coi ricci mossi dal vento e gli occhi dolci e timidi, incapaci di sostenere a lungo i suoi.
All'improvviso, Scorpius provò un disagio sconosciuto. Interruppe il bacio bruscamente, come se ne fosse disgustato, e la guardò in faccia. Si rese conto, allora, che avevano provato la stessa sensazione. Sebbene Calypso fosse sua, Scorpius non era mai stato tanto sicuro di non volerla. Forse aveva ragione lei. Era ancora troppo presto per stare insieme.
"Sparisci." Le disse, soltanto.
Le lasciò campo libero per andare, evitando di perdersi ancora in quel viso così simile al suo che era come guardarsi allo specchio. Le espressioni, la rabbia malcelata, la voglia di sfidarlo, erano parte di Scorpius e forse le uniche cose che avrebbero mai condiviso.
"Sai, Scorp, credo di essermi sbagliata a proposito di Rose." Disse Calypso, inespressiva, facendo in fretta a raccogliere la sua roba dal tavolo. "Credo che dovresti frequentarla. In fondo, lo dicevano anche le carte che con lei saresti felice. Dovrai solo ricordarti di stare attento."
La ragazza si ritirò nel suo dormitorio senza attendere una risposta. Scorpius si gettò, pensieroso, su di uno dei divani di fronte al camino. Il cuore non faceva che riportarlo a Rose, ma la mente aveva altri piani. Durante le vacanze di primavera, si era dato da fare nella biblioteca del Manor e finalmente aveva recuperato il libro di cui si era messo alla ricerca già da molto tempo. Era vecchio di mille anni e Scorpius non riusciva a capirci una sola parola, ma tra i disegni delle sue pagine ingiallite aveva riconosciuto la Bacchetta Invincibile e questo gli aveva confermato che la sua esistenza non fosse soltanto una leggenda.
Aveva desiderato poter mettere le mani su quel libro per così tanto tempo, che il suo buon senso gli proibiva di sprecarne altro con le ragazze. Pur non amando l'idea di rinunciare a Rose, sentiva di non avere altra scelta. Profezia o meno, doveva metterla da parte e concentrarsi sui suoi obiettivi. Si consolava con la consapevolezza che - a differenza di Calypso - Rose lo avrebbe aspettato per davvero, fino alla fine dei tempi.
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