L'ultima notte di Scorpius I
Quello che state per leggere è uno dei capitoli più dark scritti finora. Alcuni nodi verranno al pettine, ma ci sarà anche qualche discorso che per il momento sembrerà incomprensibile. Abbiate pazienza, come sempre!
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14 Agosto 2024
Scorpius aveva trascorso ogni attimo del suo appuntamento con Rose appiccicato a lei come una piovra. Quando le stava accanto, l'erede Malfoy non poteva fare a meno di toccare la sua pelle liscia e di riempire di baci ogni sua più piccola lentiggine.
A Rose piaceva. A fine serata, si era divertita a sgattaiolare in camera da letto di Scorpius per darsi a lui senza nessun altro pensiero al mondo. Non le piaceva intrufolarsi in casa d'altri come una ladra, ma la parte divertente di andare al Manor - oltre al piacere di stare insieme - era la sensazione di entrare in un rifugio privato. Non soltanto perché la stanza del suo ragazzo era grande più o meno quanto la Tana, ma perché l'intero edificio era così buio e silenzioso che, a parte loro due, sembrava disabitato.
Per rispetto al padrone di casa, Rose non era mai uscita dalla camera di Scorpius, dove la coppia si Smaterializzava ogni volta che voleva unirsi, ma era rimasta ugualmente colpita dal fatto che nessuno cercasse mai il ragazzo, anche solo per accertarsi che fosse tornato. Tanto alla Tana si interessavano a Rose e Hugo, tanto a Draco, invece, sembrava non importare nulla di Scorpius.
La freddezza, almeno apparente, tra padre e figlio era un altro motivo di stupore per la ragazza, specie se paragonata al calore di una famiglia numerosa come i Weasley. Scorpius le aveva raccontato che Draco era rimasto così deluso dalle sue discutibili scelte di vita, che aveva deciso di punirlo. Il figlio aveva abbandonato quella che doveva essere "la giusta causa", così il padre ci aveva semplicemente rinunciato.
Rose non aveva motivi per dubitare delle parole del suo fidanzato; piuttosto, ne aveva molti per credergli. Lei non poteva saperlo, ma per riuscire a comprendere fino in fondo quanta verità o menzogna ci fossero nelle parole di Scorpius, era necessario osservarle da molto più lontano. Altro non era, infatti, che una questione di punti di vista.
Da brava Weasley, Rose conosceva il passato dei Malfoy e non faceva fatica a supporre che per Draco la "giusta causa" fosse quella che portava alle Arti Oscure e alle donne Purosangue. La scarsa conoscenza diretta che aveva di quell'uomo bastava a confermare il suo pregiudizio.
Sapeva infatti che Scorpius era sempre stato rimproverato per avere atteggiamenti babbani e che la sua amicizia con Albus non fosse apprezzata. Lei stessa non era mai riuscita ad avere un solo vero dialogo con Draco, che le poche volte che l'aveva incontrata aveva fatto di tutto per dimostrarle quanto fosse sgradita in famiglia.
In questo contesto, il simpatico e innocente Scorpius, amato da tutta la scuola e dai professori, non poteva che figurare come la pecora bianca dei Malfoy, l'eroe moderno che viveva soltanto per affrancarsi dalla mentalità malvagia in cui era cresciuto e per votare la propria vita a quel bene assoluto che era fatto di concordia e tolleranza.
A Rose non era mai venuto in mente che la verità potesse trovarsi dalla parte diametralmente opposta; che la "giusta causa" avrebbe dovuto portare via Scorpius dalle grinfie della Magia Oscura; che Draco aveva lottato per anni col figlio, accettando qualsiasi umiliazione pur di salvarlo; che non aveva mai lasciato a Scorpius la sua privacy, ma che era stato il ragazzo a pretenderla con la forza; che il padre non smetteva mai di vigilare sul figlio, neanche la notte, pur con discrezione e con le dovute maniere.
Rose non poteva nemmeno immaginare che la cordialità di Scorpius fosse parte del camaleontico piano per nascondere la sua vera natura, che Albus fosse una mente diabolica quanto quella del compagno di scuola e che Draco la detestava perché - a causa di ragioni ancora più misteriose - temeva per l'incolumità del suo erede.
Il rapporto di Scorpius con Rose, in sostanza, era interamente basato su di una serie di fraintendimenti che lui non si era mai disturbato di correggere. Non si riteneva responsabile per le interpretazioni sbagliate della ragazza, nemmeno se era stato lui, con una certa abilità, ad averle assecondate di proposito.
Non si rimproverava di niente e, anzi, andava fiero di com'era riuscito a mantenere separate - e per il momento al sicuro - le sue due identità. In questo modo stava salvando la sua storia con la Weasley ma, soprattutto, la vita di entrambi. O così credeva.
Era notte fonda quando Scorpius riaccompagnò la sua ragazza alla Tana. Contrariamente al Manor - che era così tetro che Draco faceva più che altro la figura del fantasma - le luci in casa erano accese. Ron ed Hermione stavano aspettando la figlia in cucina, con il pigiama addosso e un bricco di té ancora caldo sul tavolo.
I Weasley non avevano nulla in contrario ad avere Scorpius in famiglia. Ron aveva impiegato del tempo ad accettare che il ragazzo di sua figlia fosse proprio un Malfoy, tuttavia lo conoscevano già da diversi anni e l'intera famiglia era concorde nel ritenerlo un bravo ragazzo, uno a cui poter perdonare un passato di cui non era responsabile. Anche quella sera lo avevano accolto con la consueta cordialità e il giovane Mago, in risposta, aveva fatto sfoggio del suo migliore carisma. Dopo essersi assunto la colpa del ritardo, aveva scambiato delle battute simpatiche con Ron, il quale avrebbe continuato a parlare di Quidditch per tutta la notte se Hermione non gli avesse ricordato che entro poche ore avrebbe dovuto svegliarsi per andare a lavoro.
Una volta passato il momento dei saluti, Scorpius provò un moto di maligna soddisfazione nel sapere che la preziosa figlia dei Weasley, curata e protetta fino all'eccesso, fosse tornata in casa portando un'abbondante dose di DNA di Mago Oscuro in corpo.
Era impossibile che Rose rimanesse incinta con tutte le precauzioni che prendevano; anche se si amavano, era meglio così. Era già abbastanza complicato avere una nemica per fidanzata e il proprio gruppo contro. Scorpius provava comunque un piacere perverso sapendo che Rose stesse accettando il suo seme senza sapere davvero a chi appartenesse. Era questa subdola sensazione di vittoria l'unica ricompensa alle recite sociali di cui ormai iniziava a stancarsi perché, ogni tanto, rischiavano di fargli dimenticare chi era davvero.
*
La notte era ancora giovane. Scorpius abbandonò il giardino della Tana per Materializzarsi a Londra. Ricomparve in un vicolo cieco, unto e sporco, che aveva il vantaggio di trovarsi proprio di fronte al numero dodici di Grimmauld Place. Al sicuro da occhi indiscreti, i Figli di Salazar avevano scelto quel vicolo come luogo preferenziale per la Materializzazione, quando non erano sicuri di avere il via libera per apparire direttamente in casa.
Scorpius si nascose nell'ombra a osservare il palazzo, riflettendo sul suo futuro con Rose. Da qualche tempo, nel suo cuore si era fatto vivo un desiderio di cambiamento. Era una fiamma che si era formata pian piano e che Scorpius riusciva a ignorare con sempre meno convinzione. Per quanto rischioso potesse sembrare, voleva che Rose lo amasse per ciò che era davvero e non per la maschera che portava.
Non sperava soltanto che lei accettasse la sua oscurità, ma anche che ne prendesse parte. Questo avrebbe forse quietato i Figli di Salazar, quegli ingrati che stavano dando segni di insubordinazione e che si ostinavano a non volersi fidare di Rose. Per la precisione, di loro due insieme.
"Questo posto è occupato. Cercati un altro vicolo, per spiare i Babbani."
La persona che aveva parlato aveva avuto un tono scherzoso che poco si addiceva al personaggio. Scorpius non si voltò neanche, sentendolo arrivare. Dorian gli mostrò un ghigno, nascosto dietro ai capelli biondi che gli accarezzavano il mento.
"Sei a caccia, stupido bestione?" Le parole uscirono a Scorpius meno aggressive del previsto. Il fatto che Dorian fosse andato in cerca di una vittima da seviziare avrebbe dovuto fare scattare in lui i soliti campanelli d'allarme. Stavolta, però, Malfoy si sentiva così angustiato dall'abitudine di reprimere se stesso, che desiderava essere più clemente nei confronti del modo rilassato con cui il cugino viveva la propria crudeltà. "Credo di invidiarti. Sei un idiota e ti manca qualsiasi buon senso, ma devo ammettere che sei anche un ottimo Mago Oscuro. Tu almeno non ti nascondi, e so che non lo farai mai."
Dorian ragionò sulle sue parole, l'aria fresca della notte che gli spostava i capelli dal viso. Era di bell'aspetto, alto, longilineo, ma non era mai riuscito a tenersi una ragazza per più di qualche settimana. Inizialmente ammaliate dalla sua bellezza, erano tutte fuggite quando avevano iniziato a conoscerlo meglio.
Come tutti i Purosangue anche Dorian desiderava sposarsi, ma aveva un carattere freddo e le sue idee sul mondo - per quanto ripulite per apparenza degli aspetti più estremi - erano strane e si riallacciavano troppo alla mentalità di tempi ormai lontani per risultare rassicuranti. In un'altra epoca, Dorian sarebbe stato il partito migliore per qualsiasi donna Purosangue, e invece aveva avuto la sfortuna di nascere in una società che era cambiata così tanto da fare di lui un disadattato. La solitudine, comunque, non sembrava turbarlo e forse non era mai nemmeno entrata nei suoi pensieri. Scorpius era convinto che Dorian preferisse la sua libertà a qualsiasi ragazza calda nel suo letto.
"Non possiamo prendere in giro noi stessi, Scorp. Sarebbe da idioti negare ciò che siamo e lo saremmo ancora di più se lo facessimo per accontentare qualcun altro, tipo la gente che ci sta intorno e che afferma di amarci. Non ci amano veramente se non sanno nulla di noi e se non sono in grado di accettare nient'altro che la nostra faccia più pulita."
Scorpius guardò scorrere le automobili babbane e curiosò tra i passanti dall'aspetto trasandato, i quali si muovevano a destra e a sinistra come formiche incoscienti. Erano tutti ignari dell'esistenza della Magia e di quanta fatica comportasse gestirla. Il mondo dei Babbani, per quanto primordiale e animalesco fosse, appariva meno complicato di quello dei Maghi.
"Nascondersi è una questione di sopravvivenza. Prova a immaginare come sarebbe stata la mia vita se non avessi convinto tutti, a scuola, che potevano fidarsi di me. I maghi detestano ammetterlo, ma tendono ad essere degli ipocriti. Quando avevo undici anni sapevo ancora poco sulle Arti Oscure, eppure l'intera Hogwarts aveva deciso di odiarmi lo stesso. Venivo insultato nei corridoi, isolato in classe, e la mia sola colpa era quella di essere un Malfoy. Ho capito in fretta che dovevo recitare, o mi avrebbero distrutto."
"Ma non hai più undici anni. Non vai a scuola e non c'è nessun insegnante che ti giudica. Tutto quello che hai, è una Mezzosangue che non potrà mai capirti, e che ti ostini a tenere con te pur sapendo di essere incoerente. Devo pure sentirti dire che mi invidi, solo perché io sono libero di essere me stesso e tu no. Ti ci sei imprigionato da solo in questa gabbia scarlatta, Scorp! E te ne vai pure in giro la notte a cercare qualcuno che ti consoli... Patetico! Non ti sei ancora reso conto di quanto sei caduto in basso, da quando c'è lei nella tua vita."
Una ragazza babbana dai capelli scuri, con indosso un abito molto corto, stava attraversando la strada. Era da sola e fissava un aggeggio sottile che teneva in mano, un accessorio molto diffuso tra quelli della sua specie. Tutti ne possedevano uno - così come ogni mago possedeva una bacchetta - e lo guardavano continuamente. Distratta com'era, non si era accorta della presenza dei due giovani appostati nel vicolo, altrimenti il suo istinto di sopravvivenza l'avrebbe indotta a girare al largo.
Dorian ammiccò a Scorpius. Sollevò la bacchetta e mormorò: "Imperius".
La Babbana si fermò intontita, con un sandalo bloccato sul gradino del marciapiede. L'aggeggio che teneva in mano cadde a terra e si spaccò in due pezzi, ma nessuno ci fece caso, perché il tonfo venne ricoperto dal rombo di un motore di passaggio. Tramite la Magia, Dorian la indusse ad addentrarsi nel vicolo, finchè l'oscurità non la inghiottì.
"Non puoi farlo davanti al Quartier Generale." Lo ammonì Scorpius, ma si sentiva svogliato. Non gli importava più niente del Quartier Generale. Era in crisi con se stesso e tutto ciò che desiderava era uccidere, proprio come Dorian. Sentiva il bisogno di lavare la pesantezza di quelle insulse recite nel sangue, come se fosse questo l'unico modo per colmare l'insopportabile divario che si era creato tra ciò che era e ciò che con Rose fingeva di essere.
"Possiamo sempre mandarla altrove, quando avremo finito." Suggerì Dorian, suadente. La ragazza stava immobile di fronte a loro, spenta nel buio dell'incoscienza. "Non è mica la prima volta che gioco con loro. Di solito non le uccido, ci sto attento. Non lascio tracce e cancello loro la memoria con l'Oblivion. Però, se tu hai altre idee, accomodati pure."
"Sì..." Mormorò Scorpius, perdendosi nel ricordo della prima persona che aveva ucciso. "È passato del tempo, ma credo di ricordare ancora come si fa."
*
In pochi minuti, era finito tutto. Scorpius aveva tolto il sangue dai muri lerci, dai bidoni dell'immondizia e dai suoi capelli immacolati. L'odore del cadavere aveva attirato alcuni gatti randagi, che cercarono di avvicinarsi di soppiatto per rubare un boccone. Dorian, però, spedì il corpo nella strada accanto, sapendo per esperienza che la polizia locale avrebbe pensato a un tentativo di stupro finito male. Anche l'arma del delitto, un prezioso pugnale, venne prontamente rimossa.
"Ti senti meglio, adesso? Hai ritrovato te stesso?" Chiese Dorian.
Erano ancora nascosti nel vicolo, osservando la vita babbana scorrere davanti a loro, meno una. Scorpius si sentiva di nuovo pervaso da quel senso di onnipotenza che percepiva come la parte più vera di se stesso. Avrebbe potuto impugnare la bacchetta e compiere una strage di Babbani così efferata, che sarebbe stato come tornare ai tempi di Voldemort. Poteva sciogliere il suo potere oscuro contro chiunque osasse sfidarlo. Apparire, però, non era mai stato il suo obiettivo. Per Scorpius, tutto doveva svolgersi nell'ombra, magari al riparo di una modesta soffitta di Londra da cui progettare di muovere i fili dell'intero sistema, e cambiarlo.
"L'omicidio amplia le tue prospettive." Esclamò Malfoy, glorioso. "Adesso so cosa devo fare. Non rinuncerò mai alle Arti Oscure e non lo farò nemmeno per Rose."
Nella penombra, vide i denti bianchi di Dorian allargarsi in quello che doveva essere il sorriso più sincero che avesse mai avuto.
"Finalmente. Ora la smetterai con la Weasley! Ti ha già fatto avere un sacco di problemi e mia sorella dice che è destinata a dartene altri, se non la molli subito."
"Il futuro si può cambiare, non è irreversibile. Merlino, sei veramente un animale se pensi che rinuncerò a Rose solo perché lo dicono le carte o perché lo volete voi. Ho deciso che le parlerò." Gli rivelò, lasciandolo di stucco. "Saprà ogni cosa. Chi sono, cosa ho fatto, cosa farò. Sono stanco di recitare. Voglio essere accettato per quello che sono."
Dorian rise fragoroso.
"Non ti accetterà mai, Scorp. Lei non è come noi! Guardati, hai appena ucciso una Babbana e non te ne importa nulla! Ti odierà e verrai mollato, com'è successo anche a me."
"Non paragonare la mia ragazza alle tue oche smorfiose." Lo rimproverò. "Rose è intelligente, proverà almeno a capirmi. Voglio solo conoscere la sua reazione; se andrà male la Oblivierò."
Il sorriso di Dorian si spense all'istante.
"Eri davvero un buon capo, ma ora sei cambiato. Lei ti ha cambiato. Non ti rendi conto di quello che fai. Vuoi cose troppe diverse e le vuoi nello stesso momento."
"Non posso perdere Rose, mi serve." Scorpius non poteva confidarsi con Dorian. Forse non lo avrebbe tradito, ma lo avrebbe certamente deriso. Pensò che fosse più conveniente per la sua immagine lasciargli credere che intendesse usarla, ma la verità era un'altra: Rose era la ragazza più affettuosa e materna che avesse mai incontrato; l'unica che avesse mai colmato una parte della voragine che si portava nel cuore da una vita intera.
Dorian non fece domande. Piuttosto che a Rose, era interessato a un'altra faccenda.
"Ti sei spinto troppo oltre con i Mezzosangue, lo sai? Soprattutto con Albus." Gli disse, in tono di romprovero. "Stai facendo soffrire mia sorella. Non so per quanto ancora sarò disposto a sopportare la tua arroganza senza intervenire."
Scorpius gli aveva puntato la bacchetta addosso prima ancora che Dorian avesse terminato la frase. Le emozioni liberatorie scaturite dall'omicidio avevano rinvigorito per intero la sua autostima e rafforzato la sua tendenza naturale al predominio.
"Non ci provare." Lo minacciò, in un sussurro. "Ho risparmiato tua sorella e non ti ho mai punito, ma provocami e giuro che lo farò."
Dorian sostenne il suo sguardo con disprezzo. Anche se la stella di Scorpius si stava eclissando, le sue minacce facevano ancora effetto.
"Non si tratta soltanto di me. C'è insofferenza da parte di tutti." Spiegò Dorian, gelido. "Se non ti darai una calmata, se non dimostrerai di credere ancora nel gruppo e di non essere soltanto un pazzo egocentrico, i Mezzosangue ti si rivolteranno contro. E non dovrei nemmeno dirtelo, perché se lo scoprono ci andrò di mezzo anch'io."
"State complottando alle mie spalle?" Scorpius non ne era del tutto sorpreso. Aveva già colto i segnali del malcontento in molti degli atteggiamenti del gruppo, sempre meno riverenti nei suoi confronti e caratterizzati da veri e propri atti di sfida. Non aveva però pensato a un vero complotto ai suoi danni.
"Non ancora." Affermò Dorian. "Ma potrebbe accadere. Rifletti un secondo. Tu sei più forte e potresti ancora batterli, ma ricordati che in cassaforte c'è l'Invincibile. È quasi pronta, te l'hanno detto? Manca poco. Se saranno loro a usarla per primi, per te sarà la fine."
"Allora dovrò farla mia. O stai già pensando ad impedirmelo?" Scorpius gli stava ancora puntando la bacchetta all'altezza del volto. Cercava di spaventarlo per tenerlo a bada, ma i suoi discorsi erano interessanti.
Quando aveva imposto a Dylan e Albus di lavorare all'Invincibile, i due compagni erano ancora legati a lui da vincoli di riverenza, paura e sottomissione; sentimenti che garantivano a Scorpius un forte controllo sulla loro fedeltà.
Solo sette mesi prima, non avrebbero mai pensato a impadronirsi dell'Invincibile di nascosto; non l'avrebbero nemmeno sfiorata senza il consenso del loro capo. Ma adesso che la situazione era cambiata, Scorpius sapeva di non potersi più fidare di nessuno. Se la Bacchetta era quasi pronta, niente avrebbe impedito a Dylan o Albus, o a chi per loro, di usarla contro di lui.
"Non voglio essere comandato da un Mezzosangue." Rispose Dorian, e sputò per terra. "Piuttosto, li combatterei. Rose ti ha rovinato, ma tu sei ancora il capo migliore che abbiamo. Ti rivoglio com'eri un tempo, prima che lei arrivasse. Trova almeno un modo per restare a galla!"
"Sembra che tu abbia già un'idea grandiosa. Tirala fuori, voglio proprio sentirla."
Scorpius avrebbe fatto qualsiasi cosa per mantenersi al vertice del potere, anche a costo di restare l'unico membro dei Figli di Salazar ancora in vita. Dorian però non sembrava disposto a giocare tanto in fretta la sua carta. Voleva aiutare Scorpius, ma non al punto da rischiare di compromettersi, nel caso in cui i giochi di potere fossero cambiati.
"Tu sai già cosa fare. Non sei qui solo perché speravi di fare due chiacchiere con me. Volevi intrufolarti nel Quartier Genere di nascosto. Volevi rubare l'Invincibile."
Scorpius aveva abbassato la bacchetta. Non aveva paura di Dorian, che disprezzava abbastanza i Mezzosangue da non voler attaccare un proprio parente per aiutarli.
"Non volevo rubarla." Precisò. "Volevo toccarla. La Bacchetta sceglierà come proprietario il mago più potente con cui entrerà in contatto. Sono io il più forte di tutti, quindi sceglierà me. Sarà mia, e lo rimarrà anche nel giorno in cui i Mezzosangue la useranno per attaccarmi. Non ha effetto, se usata contro il proprio padrone. Sarà la mia unica speranza."
"Perché vuoi aspettare che la rubino gli altri?" Domandò Dorian, che sinceramente non capiva l'utilità del suo piano.
"Perché prenderla adesso sarebbe azzardato e porterebbe a una rivolta immediata. È meglio salvare le apparenze. Mi assicurerò la fedeltà della Bacchetta e lascerò che il legame faccia il resto. Una volta che i Mezzosangue saranno usciti allo scoperto, li ucciderò."
"E se ti stessi sbagliando?" Chiese ancora Dorian. "Il potere di quest'arma è completamente nuovo. Non puoi essere sicuro che le cose andranno esattamente come dici tu. Secondo me, dovresti pensare a un piano di riserva. Qualcosa che possa darti una seconda opportunità, nel caso in cui dovessi perdere la prima."
*
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