Il piano di Dorian III
*
Ce l'avevano fatta. Erano salvi. Era stata una fuga diversa da quando Rose era stata ferita, ma con la stessa l'ansia di mettersi al sicuro. Stavolta, infatti, non aveva pensato soltanto a se stessa.
Rose non sapeva come affrontare l'argomento, perché non era sicura di potersi esprimere liberamente. Tuttavia, non era sua abitudine vivere di inibizioni, e per questo seguì il suo cuore, che la condusse tra le braccia di Draco.
Si rifugiò nel suo petto caldo, sentendo il cuore di lui battere a un ritmo veloce, intanto che lei lo abbracciava intorno ai fianchi e abbandonava la guancia alla sua spalla. Quando il mento dell'uomo le sfiorò la nuca, in cima alla massa di ricci ingombranti, seppe in qualche modo di essere a casa, al sicuro.
Draco pareva a disagio, ma Rose non voleva niente da lui, se non dimostrargli quanto fosse felice che stesse bene e che avesse mantenuto intatti i suoi ricordi. Le tensioni di quella giornata, lo scontro con Albus, le parole velenose dei Figli di Salazar, ogni dispiacere scivolava via dai muscoli e dalla mente ora che gli stava accanto. Malgrado il suo carattere scorbutico, riusciva a trasmetterle una serenità senza pari.
Rabbrividì, quando le dita del mago le sfiorarono le spalle. La toccò con cautela, come se temesse di spezzarla, o come se non ricordasse più in che modo farlo. Rose avvertì il calore delle sue mani e un lungo brivido le attraversò la schiena.
Draco la spinse via. Rose lo assecondò, sentendo che persino nel modo con cui la stava allontanando c'era una delicatezza che le faceva bene al cuore. Ma non si allontanò molto, continuando ad abbracciarlo attorno ai fianchi.
Quando lo guardò in faccia, vide un uomo stravolto, che sembrava domandarle perché mai lo avesse fatto. Perché riversare dell'affetto proprio su di lui, un Mago Oscuro indegno e senza futuro?
"Tu sei migliore di loro." Gli disse Rose, credendo di conoscere i suoi pensieri. "Lo sei davvero, non importa cosa ne pensa la comunità magica. Molti di loro non hanno mai incontrato un vero Mago Oscuro, ma io sì. Ne ho conosciuti quattro proprio stasera, e ho visto quanto siete diversi."
Draco si incupì e la spinse via, stavolta con più decisione.
"Imparerai che il bene non si misura in paragoni. O sono un Mago Oscuro quanto gli altri, oppure non lo sono. E ti posso assicurare che lo sono."
Si allontanò da lei e andò verso il fuoco, perdendosi nell'osservare le fiamme. Reprimeva il suo dolore, ma quel luccichio tetro nei suoi occhi non lasciava presagire nulla di buono. C'era in lui una sofferenza molto più profonda di quella che Rose avesse immaginato. Era come se nascondesse degli istinti così drammatici da essere estremi.
Lo seguì vicino al fuoco, e il calore le fu di conforto. Cercò la sua mano, ma riuscì a incastrare al suo soltanto il mignolo.
"Cos'è successo con Dorian?" Gli domandò.
Draco puntò gli occhi avviliti su Rose, come se si fosse appena ricordato di lei. Si liberò della sua presa, comportandosi come se fosse disgustosa.
"Quello che ha detto di avere fatto non era vero. Non mi ha mai attaccato e non ha usato la Legilimanzia. Come ti ho già detto, abbiamo stretto un accordo, e io ho fatto finta di essere svenuto." Iniziò a raccontare, in un mormorio fiacco. "Lui ci avrebbe fatto arrivare in soffitta indisturbati, e noi avremmo dovuto controllare il contenuto della cassaforte al posto suo. Ha detto di avere scoperto la parola d'ordine mentre usava la Legilimanzia su Dylan Corner. Sembra che soltanto il Ravenclaw e Albus la conoscessero."
"Perché non ha controllato lui stesso? Poteva impossessarsi di qualsiasi cosa ci fosse all'interno, invece di lasciarla a te."
"Non voleva correre il rischio di essere colto in flagrante. E poi, afferma di non volerla. Preferiva che l'avessi io, che la usassi per il rito."
Non l'aveva ancora nominata direttamente, ma ormai era chiaro:
"L'Invincibile. Doveva essere lì dentro, ma non c'era." Commentò Rose.
Draco annuì, prima di gettarsi afflitto sul divano: "Dorian mi aveva parlato di questa possibilità, e me ne aveva dato una spiegazione. Il fatto è che siamo arrivati a un punto morto. C'è un altro personaggio in questa storia, che pure Dorian nega di conoscere. Dovrebbe essere il vero burattinaio e, verosimilmente, colui che detiene l'Invincibile."
Rose si sedette al posto di fronte al suo, osservando come il fuoco si riflettesse sulle sue iridi trasparenti. Ragionava su quanto aveva ascoltato, e arrivò infine a comprendere quale pensiero avesse fatto crollare emotivamente Draco.
"Significa che è finita. Non la troveremo mai." Affermò la ragazza, desiderando che non fosse vero, che ci fosse ancora una speranza alla quale aggrapparsi, a cui lei non aveva ancora pensato.
"Chissà." Disse Draco, in un sospiro. Poi si innervosì e, senza preavviso, la sgridò: "D'ora in poi, tutto quello che succede, qualsiasi spionaggio scellerato ti venga in mente di fare, dovrai prima riferirlo a me. Devi smetterla di fare di testa tua. Non voglio più scoprire che ti sei fatta catturare!"
Rose sentì il proprio orgoglio bruciare, anche se nel rimprovero riusciva a scorgere una preoccupazione sincera.
"Beh, io avrò sbagliato, ma tu potresti essere più gentile." Si lamentò.
"Non mi interessa. Sei sotto la mia responsabilità, e non ti permetterò di cacciarti in pericolo e di rendere infelice..."
Si interruppe, incerto, prima di dire qualcosa di compromettente. Rose però aveva capito, e le sue ferite fatte di paure e insicurezze si erano già riaperte.
"... Mia madre." Concluse, al posto suo.
Rimasero in silenzio per un po', fissando il tappeto e ascoltando il fuoco crepitare. A un tratto, un gufo atterrò sul davanzale e picchiettò il becco contro il vetro.
Draco corse ad aprire la finestra. Prese la lettera dalle zampe dell'animale e lo lasciò libero di volare via con eleganza. Guardò il timbro, lesse il nome del mittente e impallidì:
"Viene dal Ministero. Tuo zio Potter dev'essere ancora a lavoro."
Scartò la lettera e l'aprì. Rose andò a sbirciare. Poche righe erano state tracciate con una grafia frettolosa:
Trevor Nott è finalmente in condizione di affrontare il processo. Ti comunicherò la data quando avrò parlato con Hermione e il resto del Wizengamot.
H.P.
"Abbiamo ancora una speranza!" Esclamò Rose, stupita, accorgendosi che anche Draco aveva appena ritrovato la sua.
*
James crollò a terra, addormentato, al fianco della Babbana, che non aveva mai ripreso conoscenza. Era stato facile Obliviare lei: la sua mente debole e sciocca non aveva opposto resistenza.
Diversa era stata la situazione con James, che aveva lottato con fierezza fino alla fine, e che aveva avuto bisogno di una doppia dose di Oblivion per scordare ognuno degli eventi di quella sera. Albus gli aveva controllato la mente, e l'ultimo ricordo che gli aveva permesso di avere riguardava lui e la sua ragazza, impegnati a intrecciare le loro lingue sul letto padronale.
"Riportali di sopra." Ordinò a Dylan. "Hanno fumato erba, prima di venire qui. Penseranno a un effetto collaterale."
Dylan obbedì. Ancora indolenzito a causa del Petrificus, Incantò i corpi e li fece librare a mezz'aria, guidandoli poi verso le scale. Calypso rientrò in quel momento, trafelata per avere fatto tutto di corsa e molto arrabbiata:
"Sono riusciti a scappare. Il lucernario della soffitta è aperto." Disse ad Albus.
"Sarà stata un'idea di Rose." Commentò il suo ragazzo, con indifferenza. "È lei a notare certi dettagli."
Dorian se ne stava poggiato al davanzale. Rise dell'umore della sorella, e le disse:
"Non è andata male! Perché fai quella faccia?"
"Forse a te piacerà essere Petrificato da una sciocca, ma a me no!" Rispose lei, incrociando le braccia e portando il naso in aria.
Insieme, si spostarono in soffitta, dove vennero presto raggiunti da Dylan. Dopo avere rimesso la sedia al suo posto, togliendola dalla superficie del tavolo, il gruppo rimase in silenzio, schierato come un esercito, in attesa che Albus parlasse.
"È andato tutto come previsto. Complimenti, Dorian. Sei stato eccezionale anche stavolta. Lasciare che James ti rubasse la bacchetta è stato un vero colpo di genio."
Dorian sghignazzò soddisfatto e guardò Dylan, che storse il naso con antipatia. La loro rivalità non era mai stata una finzione.
"È tutta dote naturale, Al. Tutta dote naturale." Rispose con boria, gli occhi provocatori puntati sul Ravenclaw.
"Complimenti anche a voi due, naturalmente, per avere retto il gioco. Cal, amore, non prendertela per il Petrificus. Si è trattato soltanto di lavoro. Era importante lasciargli credere di avere campo libero. Dovevano sbirciare in cassaforte, lo sai. Dovevano rendersi conto che qui non c'è più nulla da cercare."
Dylan era contrariato. La sua consueta lucidità era disturbata dal nervosismo, che lo faceva tremare: "È stata una pazzia permettergli di entrare in soffitta e lasciarli andare. Ora faranno di tutto per arrivare allo Sparviero!"
Trasformò le ultime parole in un urlo, rivolgendosi a Dorian, che doveva ritenere l'unico vero responsabile dell'accaduto. Il ragazzo biondo rise di lui, sarcastico:
"Lo dici soltanto per andarmi contro, perché il piano era mio. Rilassati, Mister Nervi, lascia che di queste cose se ne occupino i grandi."
Dylan scattò in avanti, deciso a colpirlo alla Babbana. Calypso, che si trovava nel mezzo, cercò di fermarlo. Albus la aiutò a tenerlo per le braccia.
"Mi provoca, lo fa sempre! Mi ha dato del Troll davanti a tutti!" Gridò Dylan, che cercava di liberarsi dalla presa della coppia.
Dorian si divertiva come un bambino a guardare i nervi del Corvetto andare a pezzi. Ridacchiò e disse per provocarlo:
"Scusa, non credevo che il grande cervellone di casa fosse un tipo sensibile."
"Ora basta, voi due, mi avete stancato!" Urlò Albus. "Vedete di risolverla fuori da qui!"
Il rimprovero non aveva spaventato nessuno, ma Dorian sembrava ansioso di raccogliere il suggerimento e di avventurarsi in uno scontro mortale. Tuttavia, quando Albus e Calypso liberarono Dylan, nessuno si mosse.
"È impossibile arrivare allo Sparviero, non preoccuparti, Dyl." Lo tranquillizzò Calypso. Mise un punto all'argomento e domandò ad Albus: "Ma cos'hai visto nella testa di Rose? Eri così sconvolto!"
Albus si guardò i piedi. Le memorie che Rose gli aveva mostrato erano dei ricordi indelebili anche per lui, ma non lo riguardavano più. Non si riconosceva più in quel bambino smarrito. Soprattutto, non poteva tollerare di essere ricordato come un debole.
"Niente." Rispose, stizzito. "È solo che avevo indovinato. Hanno il libro e vogliono usarlo veramente per resuscitare Scorpius."
"Confermo, è esattamente ciò che ho appreso da Malfoy. Una situazione ridicola." Aggiunse prontamente Dorian. "Ci rinunceranno, vedrete. Non sanno nemmeno da che parte iniziare a cercare la Bacchetta!"
Calypso incrociò le braccia e alzò un sopracciglio, dando l'impressione di averla vista più lunga di lui:
"Draco è tale e quale a suo figlio. Vuole il potere e non ci rinuncerà, anche se ci vorranno degli anni." Gli disse.
"Già, il potere." Concordò Dorian in uno sbadiglio, stiracchiando le braccia sopra la testa. "Una forza per alcuni, una debolezza per altri."
"E tu da quale parte stai?" Chiese Dylan, sospettoso.
Il Corvetto tremava e il suo sguardo emanava scintille, ma la sua domanda aveva uno scopo. Albus gliene fu grato. Era sempre bene tenere a bada l'imprevedibilità di Dorian.
Greengrass, però, si limitò a mostrare un sorriso sardonico: "Io sarò sempre dalla parte opposta alla tua." Gli disse.
*
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