I Dursley
*
Apparsi incautamente in una stradina periferica di Godric's Hollow, Draco e Rose corsero a perdifiato fino al cottage dei Potter, dopo aver appurato che proprio quel giorno non era rimasto nessuno al Ministero oltre l'orario di chiusura. La ragazza bussò e suonò il campanello con esagerata insistenza, temendo che Scorpius potesse apparire da un momento all'altro per le strade o sopra le loro teste.
Albus aprì la porta. Rose non lo vedeva dall'ultima volta che si erano scontrati a Grimmauld Place, dato che negli ultimi tre mesi entrambi avevano evitato con cura di partecipare alle riunioni di famiglia. Avevano saltato persino il Natale, ma solo perché i Potter avevano deciso di trascorrerlo a Hogsmeade, per stare vicino a Lily che era rimasta al Castello.
Il distacco aveva acuito la reciproca ostilità. Rose non si sorprese nel riconoscere l'odio nello sguardo malfidato di Albus.
"Tuo padre è qui? Facci entrare, Al, è una questione urgente che riguarda anche te!" Gli disse, con premura.
Avendo parlato al plurale, Albus cercò di capire chi altro ci fosse oltre lei. Quando Draco entrò nella sua visuale, l'espressione del ragazzo cambiò. Paura e rancore ebbero il sopravvento. Stava forse per chiuderli fuori dalla porta, quando lo zio Harry li raggiunse dalla cucina a passo svelto e andò a prendere il suo posto.
"Rose! Malfoy?" Esclamò sorpreso, e li lasciò entrare in casa.
L'atrio era molto piccolo e quattro persone stavano strette, così Albus si mise da parte su per le scale, salendo di qualche gradino.
"Potter, dobbiamo parlare." Disse Draco, espressivo come un cadavere. "La tua casa è protetta da Incantesimi? Potrebbero non bastare, ma è sempre meglio di niente."
Harry lo condusse prontamente nel suo piccolo studio in fondo al corridoio. Entrambi sparirono all'interno, lasciando i due ragazzi da soli. Albus aveva lo sguardo acceso da una sinistra consapevolezza.
"È tornato."
Rose annuì.
"Non hai idea di cosa sia ora. Crediamo sia andato a cercarti a Grimmauld Place, ma potrebbe piombare qui da un momento all'altro."
Albus fece un passo indietro. Annaspava, il suo petto si muoveva nervosamente e la sua mente macchinava.
"Ti odio. Hai liberato il mio peggior nemico, pur sapendo cos'ha fatto a tutti noi!" Asserì, la rabbia e la confusione che crescevano in lui. Non riusciva a immaginare come Malfoy ci fosse riuscito. Aveva ottenuto la Bacchetta Invincibile grazie a Rose, ma non avrebbe dovuto possedere anche le istruzioni per ripetere il rito.
"Sono stati commessi troppi errori, non posso negarlo." Ammise tristemente la cugina. "Ho lasciato che accadesse, ma non ho mai voluto che vi facesse del male. Voi meritate Azkaban, non la morte!"
"Povera Rose, non cambierai mai. Puoi sguazzare nella Magia Oscura esattamente come noi, ma ti crederai ancora un'innocente." Esclamò beffardo. "Sei ridicola. Non so nemmeno perché ti preoccupi tanto. Tu sei al sicuro, Scorpius ti avrà già chiesto di sposarlo. Spero che sarete felici, insieme!"
Rose digrignò i denti. Aveva finito di recitare la parte della ragazzina dolce e premurosa.
"Sei solo una grossa Testa di Troll!" Gridò. "Sono incinta, e tu sei la prima persona a cui lo dico, a parte Draco."
Albus sgranò gli occhi, sconvolto. Avrebbe potuto dire qualcosa di sgradevole, ma qualsiasi pensiero gli fosse balenato in mente lo tenne per sé.
"Peggio per te. Non voglio assistere alla scena, quando scoprirà che stai aspettando suo fratello. O magari andrà bene: ha talmente tanti disturbi legati alla figura materna che forse ti accetterà come seconda mamma." Le sue parole mordaci palesavano l'intenzione di deriderla, ma poi divenne più serio. "Almeno ora puoi capire cosa provo. Anche Calypso è incinta! Noi ve l'avevamo detto di non farlo. Qualsiasi cosa accadrà, sarà soltanto colpa vostra!"
"Non accetto lezioni da chi uccide i Babbani come rito di passaggio!" Esclamò Rose, che riteneva di avere già fatto sufficiente ammenda per le proprie responsabilità.
Albus si era sorpreso per il riferimento ai Babbani. Il suo momento di insicurezza bastò perché Rose intuisse che c'era del vero, in ciò che Draco le aveva accennato sui suoi cugini e su ciò che facevano al compimento dei diciassette anni. Si sentì male per lo zio Harry e la zia Ginny; il lato positivo, era che presto anche i Figli di Salazar sarebbero stati fermati.
Anche Albus era consapevole che la fine fosse vicina e, a modo suo, l'aveva accettata con lucidità.
"Immagino che Malfoy stia raccontando a mio padre tutto quello che sa su di me e sui Figli di Salazar. Non posso più restare. Calypso è a Grimmauld Place, non posso lasciarla sola. Devo andare, ma non illuderti che non l'avessi previsto. Ho sempre saputo che prima o poi sarei dovuto fuggire."
Rose non poteva permettergli di andare via di casa. Aveva pensato di trattenerlo con una Fattura Gambemolli, ma l'accenno a Calypso l'aveva turbata. Si era immedesimata in lei e, per quanto la odiasse, sperò ugualmente che fosse al sicuro.
"Non puoi scappare per sempre da tuo padre. Prima o poi dovrai affrontarlo."
Albus la fissò seriamente.
"Se sopravviverò, non sarà per finire ad Azkaban. Questo significa che non ci rivedremo mai più. Buona fortuna..." Aggiunse, volgendo lo sguardo alla sua pancia e poi in direzione dello studio in cui Draco si trovava in quel momento. "...per tutto."
Rimase imbambolata ad ascoltare il cugino che, salito al piano superiore, portava via qualcosa dalla sua stanza. Era stato così veloce che presto intorno a lei non rimase altro che vuoto e silenzio. Albus se n'era andato per sempre.
*
Harry aveva assunto i panni dell'abile Auror. Draco se ne accorgeva perché, malgrado il suo modo educato di invitarlo a sedere sulla comoda poltroncina in pelle di drago davanti alla scrivania, era concentrato a studiare ogni sua mossa. Nella sua mente, vagliava le infinite ragioni per le quali sua nipote e il rivale dei tempi della scuola fossero piombati insieme in casa sua all'ora di cena.
Draco si sentiva a disagio. Voleva vuotare il sacco e andare a cercare Scorpius senza perdere altro tempo. Per questo non volle sedersi e parlò senza quasi respirare.
"Albus e Lily sono dei Maghi Oscuri." Esordì. "Insieme a Scorpius e ad altri compagni di scuola, fanno parte di un gruppo segreto chiamato Figli di Salazar. Tua figlia ha ucciso mio figlio. Scorpius pensa però che sia stato Albus, e credo che voglia vendicarsi. Prima che tu lo chieda, sì, sembra incredibile, ma mio figlio è di nuovo in vita. Ho compiuto un antico rito di Magia Nera e l'ho aiutato a risorgere. Solo, non avevo previsto che sarebbe tornato... diverso. Dobbiamo fermarlo subito."
Dopo avere spiegato in maniera affrettata e confusa gli eventi degli ultimi mesi a partire da agosto, e avere risposto a qualche sporadica domanda di Potter, che da parte sua cercava di portare chiarezza in quella storia tanto assurda da sembrare irreale, Draco aspettò che l'Auror si mettesse tempestivamente in azione. Il che però non accadde.
Harry aveva ancora un gran bisogno di assimilare quelle informazioni e capirne il senso. I segni del suo turbamento emersero quando tolse gli occhiali per massaggiare i bulbi oculari, lo sguardo stanco e perso nel vuoto.
"Anche Rose è coinvolta in tutto questo?" Domandò a Malfoy, inforcando di nuovo gli occhiali al naso.
"Lei è soltanto in pericolo." Draco abbassò la testa. Aveva ancora un dettaglio importante da confessargli. Era difficile, ma lo doveva fare per suo figlio, quello che lei portava in grembo. "Potter, non è tutto qui. Abbiamo anche un altro problema."
Esitò ad andare avanti. Non voleva vedere il peso delle proprie colpe riflesso sul volto degli altri.
"Coraggio, parla." Lo esortò Harry, impaziente.
"Rose è incinta. E sono stato io." Gettò le ultime parole rapidamente, sapendo che non sarebbe mai riuscito a pronunciarle in altro modo. Indignavano persino lui.
"Che cosa hai fatto?"
Harry balzò in avanti, pronto a colpirlo. Il sangue freddo che aveva mantenuto fino a quel momento sembrava pronto a trovare uno sfogo. Draco non si difese nemmeno, ma il pugno non arrivò. Il vecchio rivale era ancora troppo eroe per gettarsi in una mischia, persino se c'era da difendere l'onore della sua famiglia.
"È successo quando viveva da me. È stato uno sbaglio, l'ho sempre saputo. Alla fine l'ho cacciata e sono sparito dalla sua vita, ma lei è rimasta incinta e se Scorpius lo scoprisse... Non posso permettermi di perdere anche quel bambino, lo capisci?"
"Ha soltanto diciotto anni, Malfoy! Te ne sei reso conto? Quello che hai fatto è indecente!" Gridò Harry a gran voce. I panni dell'Auror freddo e distaccato non gli appartenevano più. "Un bambino! Non bastava avere taciuto sui miei figli, dovevi rovinare anche Rose!"
Avere riportato in vita un terribile Mago Oscuro sembrava quasi una sciocchezza in confronto al resto.
"Non l'ho forzata, se è quello che temi. Lei era ben felice di..." Si interruppe, vedendo il pugno dell'ex compagno di scuola stringersi minaccioso. "Voglio solo che stia al sicuro. Proteggila, trovale un nascondiglio fino a quando non avrai catturato Scorpius!"
Harry cercava di ritrovare il proprio contegno professionale, ma non ci riusciva. Il suo sguardo occhialuto scattò verso la foto dei suoi figli appesa alla parete. Albus era stato immortalato nel giorno del diploma, con lo sfondo del Lago Nero, circondato da un riluttante James e da una Lily raggiante. Colto in un momento di spensieratezza, il figlio di mezzo somigliava tutto a Harry.
"Abbiamo tutti creduto che tu fossi cambiato. Io, mia moglie, la nostra famiglia. Invece hai solo portato a termine quanto avevi iniziato ai tempi della scuola. Ci hai tolto tutto quello che avevamo."
"Non ho costretto io Albus e Lily a unirsi ai Figli di Salazar. O a uccidere!" Ribatté Draco, con irritazione. "E credimi, ero troppo impegnato a compatire la mia stessa vita andata in frantumi per cercare di distruggere anche la tua."
Rimasero entrambi in silenzio. Ci sarebbe stato molto di cui discutere, ma avevano ancora un potente mago Oscuro da catturare.
"Ne riparleremo. Presto dovrai fare i conti anche con Ron e Hermione." Asserì Harry con durezza. "Ora pensiamo a rintracciare Scorpius. Dove credi che possiamo trovarlo?"
*
Harry uscì in fretta dallo studio, seguito da Draco. Rose si era seduta sugli scalini in loro attesa. Non era riuscita ad ascoltare una sola parola attraverso la porta, probabilmente perché la stanza era stata Insonorizzata. L'Auror cercò lo sguardo della nipote, desolato quanto lo era anche lei.
"Albus se n'è andato." Affermò Rose, facendo leva sulla ringhiera della scala per rimettersi in piedi. "Mi dispiace, zio Harry, non ho potuto fermarlo."
Non c'era bisogno di specificare perché fosse fuggito. Harry soffocò il dolore in gola.
"Non posso pensarci adesso. Ho bisogno di affrontare un problema alla volta. Con un po' di fortuna, non andrà lontano. Tu stai bene?" Le domandò. "Ho già informato i miei Auror, li ho mandati a fare irruzione a Grimmauld Place. Teddy è in gamba, se la caverà, e io avrò il tempo di portarti in un luogo sicuro."
Harry fece indugiare lo sguardo sulla pancia della ragazza. Era al corrente della sua gravidanza. Questo spiegava come mai Draco fosse così a disagio. Rose scoprì di non provare alcuna vergogna, ma solo ansia sapendo che presto la sua intera famiglia si sarebbe scagliata contro di lui, e che lei non sarebbe stata lì per difenderlo.
"Ho appena telefonato a mio cugino Dudley." Spiegò lo zio. "È un Babbano, e Scorpius non sa della sua esistenza. Per il momento sarai al sicuro, ma metterò comunque la sua casa sotto protezione magica. È stata l'unica pretesa di Dud per ospitarti."
A Rose non piaceva l'idea di nascondersi, forse per giorni. Aveva già trascorso troppo tempo lontano dal padre di suo figlio. Tuttavia, sapeva che Draco l'avrebbe voluta al sicuro.
"Per te va bene?" Gli domandò, volendo assicurarsi che avesse accettato di buon grado anche l'imminente trasferta dai Babbani.
Il mago biondo sollevò lo sguardo. C'era tensione nell'aria. Chiaramente, a Harry non piaceva vedere sua nipote in stretta confidenza con Malfoy.
"Non c'è altra scelta." Rispose Draco, laconico. "Devi andare."
"Malfoy, tu puoi tornare a casa." Affermò Harry senza voltarsi a guardarlo. "Non ti voglio intorno mentre sistemo i tuoi disastri. Accompagnerò Rose a Little Whinging e poi andrò direttamente a Grimmauld Place. Avrai mie notizie quanto prima."
Draco annuì, seppur visibilmente indispettito, e si preparò a Smaterializzarsi. Posò lo sguardo su Rose un'ultima volta, segno di un silenzioso saluto.
"Ci rivedremo presto." Osò dirle, prima di sparire. "Abbiate cura di voi."
"Lo faremo." Mormorò lei, afflitta, quando lui ormai se n'era andato.
Di lì a poco, Rose si ritrovò in un ordinario quartiere babbano composto da una lunga fila di villette tutte uguali. Privet Drive, recitava l'insegna, ed era contrassegnato dal numero 4 il vialetto imboccato dallo zio Harry.
Chi li fece accomodare in casa non era sicuramente il cugino Dudley, piuttosto una donna dal fisico scolpito. La sua pelle ambrata era inumidita dal sudore. Malgrado il clima freddo, vestiva con una tuta aderente e un reggiseno sportivo che metteva in mostra i muscoli ben allenati delle braccia. I capelli neri erano fermati in una coda e cinti da una fascia di spugna nera.
"Tu devi essere Harry. Io sono Jess." Affermò la donna, con voce imponente. "Finalmente ci conosciamo. Sono dieci anni che Big D. parla di te, ma mai una volta che si sia deciso a invitarti a cena. Ha sempre detto di non volerti disturbare, che fai una vita impegnativa, però che diamine: neanche lavorassi per i Servizi Segreti! E tu devi essere Rose."
Rose le porse la mano e Jess la stritolò calorosamente. La casa, che dall'esterno sembrava banale e ordinaria, all'interno ricordava con precisione l'ambiente di una palestra. Solo una piccola zona di fronte al camino ospitava dei comodi divani e la TV, il resto del salotto era occupato da tapis roulant, cyclette, attrezzi per le gambe, una serie di specchi a parete e un piccolo armadio dai cui sportelli sbucavano pesi di grandezze diverse. Anche lo zio Harry, curiosando, sembrava smarrito.
"Grazie per avere accettato di ospitare mia nipote, per di più con così poco preavviso. Non vi daremo molto disturbo. Sarà soltanto per pochi giorni."
"Nessun disturbo! La camera per gli ospiti è sempre pronta." Ribatté la donna vigorosa. "Quando ho saputo che i parenti stavano per venirci a trovare ho detto a Big D.: porta quel tuo grosso culo al centro commerciale, e va a comprare uno spazzolino e un pigiama alla ragazza. Non posso prestargliene uno dei miei perché, come tu ben sai, dormo sempre nuda. Ormai sarà di ritorno, avrà fatto tutto di corsa perché vuole incontrarti prima che tu vada via. Ha detto che hai molta fretta, ma Big D. sa che con me può stare tranquillo. Io la gente la tengo in pugno e tu, Harry, non andrai da nessuna parte prima del suo arrivo. Sedetevi!" Ordinò, e Rose e Harry messi in soggezione obbedirono all'istante. "Ho saputo che fai lo sbirro. Dove, esattamente?"
Imbarazzato, forse provando in tutti i modi a fare scivolare dalla mente l'immagine di Jess nuda, Harry balbettò una scusa già collaudata.
"Faccio parte di una squadra speciale. Anche se vivo a Godric's Hollow, mi sposto a Londra molto di frequente. Davvero, Jess, sei ospitale e mi piacerebbe incontrare Dud, ma devo proprio andare..."
Il tono della frase si spense alla fine, quando Jess, che si ergeva in piedi con imponenza, smorzò il suo tentativo di congedo con un'occhiataccia. Il clima surreale si rilassò appena, quando si udì un'auto sterzare e poi frenare bruscamente sul vialetto. Qualcuno spense il motore, sbattè la portiera e zampettò fino a casa con passi pesanti. Girata la chiave nella toppa, sbatté la porta alle sue spalle e piombò in salotto correndo.
Era un uomo enorme, alto e pieno di muscoli marcati, ben visibili al di sotto della felpa rossa sportiva che indossava, coi capelli biondi rasati fino a zero. Avrebbe potuto incutere timore, se solo non avesse avuto in volto quell'espressione da cucciolo scodinzolante, reso ancora più innocuo dal fatto che reggeva una busta di carta colorata di verde e tappezzata di cuori rosa.
"Ciao Harry!" Esclamò Dudley gioviale, porgendo al cugino il grosso manone. "Sono contento di rivederti."
Harry si alzò per salutarlo, mostrando per lui la stessa simpatia.
"È un piacere anche per me." Rispose cortese. "Dalle cartoline che ho ricevuto in questi anni ho dedotto che ti eri sistemato bene, ma ora ne ho la conferma."
Dudley guardò Jess con orgoglio.
"Sì, ho una moglie eccezionale. Questi devono essere per te." Aggiunse, dando la busta a Rose. Si sforzava di essere gentile, ma per qualche ragione si tenne alla larga da lei. "Weasley, eh? Credo di avere conosciuto alcuni dei tuoi parenti, tanti anni fa..."
Rose sbirciò nella busta, trovandovi uno spazzolino, un set di asciugamani e un pigiama nuovo.
"Siete stati davvero gentili a fare tutto questo per me. Dovete essere delle persone speciali."
Le parve di sentire lo zio Harry soffocare una risata. Dudley arrossì e, insieme a Jess, minimizzò con modestia il proprio impegno.
"Harry, davvero non puoi restare a cena?" Gli domandò poco dopo, quando lo vide prepararsi al congedo. "Io non ho ancora capito cosa sta succedendo."
"Non preoccupatevi, voi non correte alcun rischio. Ci sono questioni molto importanti che devo risolvere a Londra e devo andarci subito, ma Rose vi spiegherà tutto. Nei limiti del possibile, naturalmente."
Harry ammiccò alla ragazza, che però aveva già capito. Il cugino Dudley sapeva che lui fosse un mago, ma sua moglie non doveva scoprirlo. Era forse questo il motivo per cui non aveva mai presentato Jess alla sua parentela magica.
Di nuovo i due cugini si salutarono cordialmente stringendosi la mano, in un assurdo contrasto di grandezze - quella di Dudley avrebbe potuto ridurre l'altra in brandelli.
"Spero che la prossima volta che verrò a trovarti sarà in un momento più felice." Commentò Harry, amareggiato da un pensiero apparso all'improvviso per affliggerlo.
"Certo, Harry." Rispose l'altro, confuso.
"E soprattutto torna!" Ordinò la voce autoritaria di Jess. "A Dudley manchi tanto! Fatti più spesso una vacanza da queste parti, o il prossimo Natale dovrai ospitarci!"
Harry raccomandò a Rose di comportarsi bene e di non provare a mettersi in contatto con nessuno, in nessun modo. Sarebbe ritornato lui a prenderla, non appena la situazione fosse ritornata alla normalità. Harry uscì di casa e scomparve, lasciando Jess a domandarsi come diavolo avesse fatto a sparire tanto in fretta.
Anche se i Dursley stavano facendo il possibile per farla sentire a suo agio, Rose ebbe presto voglia di tornare a casa. Draco le mancava più che mai. Si consolava della sua assenza accarezzando quella parte di lui che le era rimasta bloccata in grembo, così come si era abituata a fare durante quei lunghi mesi di distacco.
Più tardi, quella notte, aveva ancora davanti agli occhi la maschera orribile di Scorpius e la solenne rassegnazione di Albus alla fuga, e si domandò cosa ne fosse stato di loro, se lo zio Harry li avesse già trovati.
Alle tre di notte era ancora sveglia. Per distrarsi, scese in salotto in pigiama e occupò un posto sul divano. Poco dopo, il suono delle ciabatte sulle scale le rivelò di non essere l'unica persona insonne della casa. Si voltò cautamente mentre Jess prendeva posto accanto a lei. Rose non aveva voglia di vederla nuda e per fortuna non lo era, avendo provveduto a coprirsi con una vestaglia ingombrante.
"Riassumendo quanto ci hai raccontato stasera, il tuo ex fidanzato è tornato all'improvviso per riconquistarti, ma siccome è un tipo violento c'era il rischio che potesse farti del male, perché tu sei incinta di suo padre. Ora lui è a Londra, e vuole mettere le mani su tuo cugino perché tempo fa tra di loro c'è stata una discussione. Siete inguaiati forte, in quella famiglia! Come sta il piccolo?"
Rose sentì il cuore riempirsi di amore e dolcezza e si accarezzò la curva appena accennata della pancia.
"Sta benissimo. Non vedo l'ora di conoscerlo."
"Sai già se è maschio o femmina?" Domandò ancora la donna, e Rose sorrise della sua curiosità femminile.
"No, ma sento che sarà un maschio. Non so spiegare il perché, è solo una sensazione."
"Io non ho avuto figli. Quando ero giovane ero convinta di non volerne, e adesso è troppo tardi per provarci." Disse Jess. "Preferisco mantenere la mia libertà che essere una mamma anziana. Piuttosto, mi sorprende che una ragazza giovane come te sia così felice di diventare mamma. Nessuna vorrebbe trovarsi al tuo posto, alla tua età."
Rose non si risentì della ruvidezza delle parole di Jess. Aveva soltanto detto il vero, e in ogni caso lei amava troppo suo figlio per lasciarsi turbare dalle opinioni altrui.
"Non ho mai pensato di potermi innamorare di Draco. Ora però non vorrei trovarmi nei panni di nessun altro. Tramite nostro figlio saremo legati per sempre."
"Questo Draco dev'essere un uomo fortunato." Commentò Jess, col tono di chi sa come va il mondo. "Spero solo che ti meriti."
"Io credo di sì, anche se in realtà non ha mai avuto molta fortuna. Lui non piace alle persone, ma è solo perché non sanno guardare oltre le apparenze. Non sanno che è capace di sfidare la morte per le persone che ama. Spero stia bene." Rose deglutì, pensierosa. "Ha denunciato suo figlio, e come ti dicevo, lui è un ragazzo molto violento."
"Sono sicura che sta bene." Disse ancora la donna. "Tuo zio è un uomo in gamba, Dud non fa che ripeterlo, sa cosa fare. Tu pensa soltanto alla tua gravidanza. Ora sei pronta a riposare?"
Ora che si era confidata con qualcuno, gran parte della sua tensione era scomparsa. Il sonno, quello tremendo che di solito la colpiva durante il giorno, era appena tornato con gli interessi.
"Lo scopo di questa conversazione era stancarmi?" Domandò Rose a Jess, mettendo a frutto le sue ultime energie.
La donna le sorrise:
"Insegno fitness, so come defaticare i tuoi muscoli! Naturalmente, anche la tua mente è un muscolo."
Rose fu felice di averla conosciuta. Si trascinò fino al piano di sopra, e raggiunto il letto si abbandonò al sonno.
*
Un piccolo saluto a Dudley, che secondo me crescendo è diventato così, un personal trainer coccolone e pentito, con una moglie che ricorda tanto zia Marge. Avevo quest'idea precisa su di lui e volevo tanto raccontarla :)
*
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