Grimmauld Place Numero Dodici I

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Il fuoco verde della Metropolvere non brillava da molti mesi, nel camino dei Black. Ne era la prova la quantità di polvere che arrivò in faccia alle due donne dai capelli rossi, quando riapparirono tra le fiamme.

Rose uscì dal camino tossendo, muovendo la mano davanti al naso per allontanare i pulviscoli. Insieme alla zia Ginny, si trovava in una cucina cupa e asfissiante, in cui respirava soltanto l'odore penetrante del legno. Nulla era mai stato cambiato, e l'unico elemento di novità era rappresentato dalle ragnatele, appese al soffitto da un anno.

Sia Rose che Ginny poggiarono sul tavolo i secchi portati da Godric's Hollow, carichi di panni e prodotti per la pulizia. Sarebbe stato un lavoro lungo. Almeno, si erano dotate di tute comode e buona volontà.

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"Abbiamo qualche idea di dove possa essere?" Aveva chiesto Rose, riferendosi alla Bacchetta Invincibile.

Draco doveva sapere dove trovarla. Aveva l'aspetto tormentato di chi non pensava ad altro, inoltre non avrebbe cercato Rose, dopo tanti giorni di silenzio, se non avesse avuto un piano. Le aveva raccontato tutto ciò che sapeva dei Figli di Salazar, così che fosse subito pronta a entrare in azione.

"Voglio che indaghi sulla tua famiglia." Le aveva spiegato il mago, con voce calda e ferma. "Vai dai Potter. Non a Godric's Hollow, ma a Londra. Mi serve un sopralluogo della casa di Grimmauld Place. Controlla stanza per stanza e riferiscimi tutto quello che ti sembra insolito."

Era stata una richiesta sorprendente. Draco però non sembrava avere dubbi. Era come se Grimmauld Place fosse per lui il punto di svolta.

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La zia Ginny era una donna pratica. Come giocatrice delle Holyhead Harpies e, già da diversi anni, giornalista per la sezione sportiva della Gazzetta del Profeta, era abituata ad affrontare le sfide in maniera diretta.

"Ne avremo per tutto il giorno, tesoro." Disse alla nipote, dopo essersi guardata attorno con attenzione. "Spero non ci sia un'infestazione di creature magiche, o potremmo di non finire mai."

Rose pensò che, ironicamente, la presenza di creature magiche infestanti era proprio ciò che Draco si aspettava di trovare a Grimmauld Place.

"Il lavoro non mi spaventa." Affermò la ragazza, scrollando le spalle. "E poi, avevo voglia di fare qualcosa di diverso dal solito."

Ginny le rivolse uno sguardo carico di amarezza. Voleva bene a tutti i suoi nipoti, ma Rose era speciale. Essere sempre stata presente quando i suoi genitori crescevano e si innamoravano, l'aveva resa quasi una seconda figlia per lei.

Rose capì che la zia stesse per tirare fuori l'argomento Ministero, sebbene lei avesse già spiegato molte volte all'intera famiglia di non sentirsi affatto pronta per iniziare. Non poteva concentrarsi sul lavoro. Non su quello ufficiale, almeno.

Alla Tana avevano accolto la notizia con stupore, e subito erano iniziate le insistenze mascherate da consigli. Per questo, quando la zia Ginny abbassò lo sguardo e decise lasciarla in pace, Rose sentì di esserle molto grata.

"È più di un anno che non vengo qui." Riprese la donna. "Dico sempre che faremmo meglio a venderla, questa casa, ma lo zio Harry non vuole. Ha ancora troppo a cuore la persona che gliel'ha lasciata."

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"Stai parlando della casa di Sirius Black?" Domandò Rose. "Non ci sono mai stata, non so nemmeno dove si trovi. Non ci vanno neppure lo zio Harry e la zia Ginny, se non forse una volta l'anno per le pulizie. Pensi che i Figli di Salazar la stiano usando come covo?"

Grimmauld Place era abbandonata e disabitata, due caratteristiche che avrebbero fatto gola a un qualsiasi adolescente in vena di riservatezza. Figurarsi poi se questi adolescenti erano anche dei Maghi Oscuri.

"Non lo penso, lo so già." Draco aveva tentennato e guardato altrove. Non voleva dare spiegazioni sui motivi per cui lo sapesse. Rose decise di tenere il conto di ognuna delle sue esitazioni, per tirare le somme più avanti.

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"Non vengono qui neanche i ragazzi?" Domandò Rose, riuscendo a sembrare indifferente.

"Non che io sappia." Dall'espressione allarmata di Ginny, come madre di ragazzi ancora giovani e un po' ribelli, si capiva che sperava fortemente di no.

"Però Albus starebbe benissimo qui. È sempre così schivo, che non mi stupirei se un giorno decidesse di trasferirsi."

"È schivo e pure pigro." Ribadì Ginny. "Non saprebbe occuparsi di questo posto per due giorni di fila. E poi in casa non c'è mai. O è all'addestramento o esce fino a tardi."

"Davvero? E cosa fa?"

"Mi piacerebbe saperlo. Secondo me ha una ragazza, ma chi può dirlo? È probabile che tu lo scopra prima di me."

Rose si sorprese della facilità con cui aveva ottenuto le prime informazioni. La zia Ginny, però, aveva scambiato il suo stupore per un'ammissione di colpa. Imbarazzata, la nipote si distrasse lanciando un Gratta e Netta alla ragnatela più vicina.

"Stai tranquilla, Rose, non ti obbligherò a parlarmene. Ho avuto sei fratelli, so cosa vuol dire custodire un segreto."

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"Non voglio entrare in casa d'altri di nascosto." Affermò Rose. "Non posso farlo senza che nessuno della famiglia lo sappia."

Si domandò se Draco fosse a conoscenza delle sue apparizioni notturne in camera di Scorpius. Forse aveva sempre intuito che ci fossero state. Aveva una casa troppo grande e un figlio troppo ribelle per credere che non avrebbe usato la sua enorme camera da letto per stare con lei. In ogni caso, Rose non se n'era mai andata in giro per il Manor a curiosare e non aveva intenzione di farlo a Grimmauld Place.

Draco era chiaramente seccato dal suo ennesimo inutile sfoggio di principi morali. Si portò le mani alle tempie, come faceva spesso quando parlava con lei, e socchiuse gli occhi sospirando.

"Lo farei da solo, ma ormai avranno impostato degli Incantesimi Sensori contro di me." Si sforzò di spiegare a Rose. "Solo tu puoi entrare lì dentro senza farti accorgere."

"Non ne sarei così sicura." Commentò la ragazza. "I Figli di Salazar non si fidano neanche di me. Hai detto tu stesso che mi detestano."

"Allora trova un altro modo, ma fallo!" La sgridò Draco, spazientito. "Fatti portare in quella casa dai tuoi zii, con qualsiasi scusa!"

Da quando Rose aveva iniziato a conoscerlo meglio, era scomparsa anche l'antipatia che aveva provato per lui all'inizio. Ciò non significava che fosse disposta ad accettare che alzasse la voce contro di lei.

"Ho già detto che farò tutto il possibile per aiutarti, ma ricordati che non sono il tuo elfo domestico. Fermo restando che neanche lui dovrebbe essere trattato come uno schiavo."

Rose incrociò le braccia, offesa. Draco la guardò a sua volta imbronciato. Nessuno dei due aveva intenzione di cedere per primo, ma poi la vocina di Aiden li riscosse.

"Aiden non è uno schiavo." Ribatté l'elfo con decisione, dal fianco di Draco. I suoi occhioni chiari esprimevano orgoglio. "Aiden è felice. Aiden ama il suo padrone. Aiden pensa che tutti dovrebbero amare il suo padrone."

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"Ti mostro la casa, così controlliamo in che condizioni sono le altre stanze." Disse Ginny, facendo strada a Rose fuori dalla porta e su per le scale del seminterrato. "So che sei felice di darmi una mano, ma non sai quanto avrei voluto riuscire a coinvolgere anche Albus. Sarebbe stata una buona occasione per guardarlo in faccia per più di cinque minuti. A proposito di cose spiacevoli, attenta a non fare rumore o rischierai di svegliare qualcuno." Aggiunse, quando arrivarono all'ingresso del piano terra, indicando una cortina di tende rosse appese al muro, in apparenza senza alcuna ragione.

"Lì dietro c'è un quadro?" Domandò Rose, incuriosita.

"Esatto. Era la proprietaria di questa casa, una vera arpia. Slytherin fino al midollo." Spiegò a bassa voce. Le ultime parole, però, le avevano scatenato un groppo in gola. Si era ricordata che anche suo figlio faceva parte della stessa Casa. "Naturalmente, Slytherin non è più il ricettacolo di Maghi suprematisti. Lo era un tempo, ormai accoglie soprattutto ragazzi introversi e ambiziosi. Nulla di strano."

Entrarono in un salotto dove c'era un grande arazzo appeso alla parete. L'albero genealogico dei Black si interrompeva con una serie di morti e alcune bruciature. Non c'erano discendenti diretti.

A parte la polvere e alcune uova schiuse di Doxy, che potevano essere lì da mesi, sembrava tutto in ordine. Rose si soffermò a osservare i dettagli, scorgendo possibili conferme al recente passaggio di qualcuno. La polvere sulla libreria non sembrava uniforme e aveva scorto tracce di impronte sul pavimento scuro, ma soltanto perché le aveva cercate. Ginny non ci aveva fatto caso.

"Sai, zia Ginny, in realtà anch'io so molto poco di Albus. Voglio solo dirti che non è colpa tua se è un tipo così... particolare. Tu e lo zio Harry lo avete cresciuto sano e per bene, proprio come James e Lily."

Rose lo pensava davvero. Forse al cugino era successo qualcosa di misterioso durante la scuola, che lo aveva segnato così tanto da cambiarlo. Magari aveva bisogno di aiuto. Era impossibile credere che quella del Mago Oscuro fosse semplicemente la sua natura.

L'espressione di Ginny si riempì di tristezza. Non essere mai riuscita ad entrare in contatto col figlio di mezzo era uno strazio che le faceva male al cuore.

"Non so se sia davvero colpa di qualcuno, ma sono tanto preoccupata per lui. Sai che ha passato a stento gli esami psicologici previsti per l'ammissione ad Auror? Gli esaminatori lo hanno definito incline alla dissimulazione e alla risoluzione aggressiva dei conflitti. Ha rischiato l'espulsione. Se non fosse stato per il cognome che porta, temo che sarebbe successo."

Un Mago Oscuro come Auror era una prospettiva terrificante, ma Ginny non poteva saperlo. Rose si domandava perché Albus avesse imboccato una strada che non gli apparteneva. Magari lo faceva per confondere le acque, ma sembrava comunque un mestiere che non avrebbe mai amato.

Zia e nipote continuarono il giro della casa. Rose non trovò nulla di sospetto tra le stanze del piano di sopra, anche se ogni porta aperta e ogni piega nel letto le sembrava un possibile indizio del passaggio dei Figli di Salazar. Ben presto, l'ultima stanza da controllare rimase la soffitta. Ginny salì le scale per prima e Rose la seguì.

Giunta a metà strada, la ragazza percepì il proprio corpo appesantirsi. Era come lottare contro una forza invisibile, che la tirava indietro mentre lei provava ad andare avanti. La testa si annebbiò e lei si sentì stordita. Non sapeva dov'era, né cosa stava facendo. Si accorse soltanto che sua zia si era fermata un paio di gradini più su.

Le idee si fecero confuse, il suo corpo divenne sempre meno ricettivo. Rose non riusciva a resistere all'impulso impellente di tornare indietro. Chiamò Ginny, ancora immobile davanti a lei. Quando la donna si voltò, le sue pupille erano dilatate.

"Non c'è niente qui sopra. Va tutto bene." La zia aveva mosso le labbra e aveva parlato, ma l'aveva fatto con una voce sconosciuta, fredda e metallica, che non le apparteneva.

Rose non riusciva a concentrarsi. Fu a malapena consapevole di avere ripetuto: "Va tutto bene", che subito si era ritrovata nel salotto del primo piano con la bacchetta in una mano e lo strofinaccio nell'altra.

Ebbe un momento di smarrimento. Cos'era andata a fare in soffitta? Non riusciva a ricordarlo. Sapeva soltanto che non sarebbe stato necessario tornarci. Ginny entrò in stanza canticchiando.

"Pronta con gli Incantesimi Casalinghi?" Domandò, sorridente, alla nipote.

Da qualche parte nella sua mente, Rose era sicura che sua zia fosse appena stata male. Il che non aveva senso, dato che la vedeva davanti ai suoi occhi in perfetta salute. Si mise a lavoro, ancora turbata da quella strana sensazione.

Più tardi, quando aprì la finestra del salotto per fare cambiare l'aria, ne approfittò per affacciarsi su quella strada di Londra che non conosceva. Già a una prima occhiata dovette ammettere che non fosse tra le migliori; poi però si ricordò.

Era già stata lì una volta, quasi un mese prima. Dylan l'aveva portata nel vicolo che fronteggiava la casa, dopo la fuga da Knockturn Alley. Rose non poteva saperlo, ma il palazzo che quel giorno aveva osservato distrattamente era stato proprio il numero dodici di Grimmauld Place.

Si domandò per quale ragione il Ravenclaw l'avesse salvata da morte certa solo per portarla di fronte alla casa abbandonata dei Potter. Se quel luogo era importante per loro, avrebbe dovuto tenerlo nascosto. Si era forse trattato di un errore?

Mentre cercava la risposta, le tornò in mente un ricordo molto più recente che però stava già svanendo dalla sua memoria. La soffitta. Era successo qualcosa lassù, che non riusciva a ricordare.

Basandosi sulle proprie conoscenze scolastiche, Rose giunse alla conclusione che doveva aver subito l'effetto degli Incantesimi Dissuasori. Chi li aveva applicati, voleva assicurarsi che nessuno riuscisse a mettere piede in soffitta. Il che doveva significare, con discreta probabilità, che aveva trovato il Quartier Generale dei Figli di Salazar.

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