Godric's Hollow

***

Agosto 2024 [presente] - Un anno dopo.

Draco era ancora sconvolto da quanto aveva letto sulla Gazzetta del Profeta: la scorsa notte, mentre lui si rotolava ubriaco sul divano, Nott si dava alla macchia dopo avere attaccato Rose Weasley e confessato di avere ucciso Scorpius per vendetta.

Il Ministero non gli aveva ancora scritto, ma l'istinto suggeriva a Draco che Harry non era l'unico Potter fornito di capelli neri con cui era necessario fare due chiacchiere.

I Mangiamorte erano capaci di tutto, ma i Figli di Salazar non erano da meno. Draco continuava a sospettare di loro. Quei marmocchi pestiferi sapevano molto di più di quanto lasciassero intendere, e Albus era stato nel gruppo fin dall'inizio. Forse era proprio lui il nuovo capo e, in ogni caso, godeva di prestigio e doveva essere molto informato. Per questo era importante andare a parlare proprio con lui.

I Potter abitavano in Godric's Hollow, nello stesso rudere che tanti anni prima era stato meta di pellegrinaggio e di memoria per i maghi della Gran Bretagna, e che adesso era soltanto il cottege rimesso a nuovo in cui l'ex Bambino Sopravvissuto aveva portato a vivere la sua famiglia.

Mentre scivolava lungo il marciapiede, tenendosi alla larga dai Babbani del paese e specialmente dai gruppi numerosi, Draco provò a immaginare cosa ne sarebbe stato di lui se l'Oscuro Signore avesse vinto.

Lo scenario gli metteva i brividi. Alla supremazia di Maghi più forti di lui, Draco preferiva di gran lunga sopportare i Babbani, accettare i Mudblood ed essere ancora vivo per raccontarlo.

Farsi gli affari suoi e stare al sicuro era ciò che aveva creduto di volere per molto tempo (e anche ciò che aveva cercato di mettere in testa a Scorpius, inutilmente), ma era stato prima di ritrovarsi impantanato nel lutto. Adesso desiderava solo che i Mangiamorte avessero preso lui al posto di suo figlio.

Quando Draco suonò alla porta contrassegnata dal nome dei Potter, chi andò ad accoglierlo non era nessuno che portasse quel cognome. Era invece una ragazza bionda che non aveva nemmeno controllato chi ci fosse dall'altra parte. Aprendo la porta, aveva gridato alle sue spalle:

"Ragazzi, Lily è tornata! Smettetela di litigare... oh."

Calypso Greengrass cambiò del tutto espressione quando riconobbe Draco.

"Calypso." Esclamò il mago, sospettoso. "Tu cosa fai qui?"

Prima che la ragazza potesse rispondere, al piano superiore esplosero delle urla:

"Ti stai dando troppo da fare, per i miei gusti." Disse la prima voce, che apparteneva a un ragazzo. "Devi darti una calmata, Dorian!"

"Cos'è, hai paura di non reggere il confronto con me? Hai tremendamente ragione."

"Mi stai sfidando? È davvero questo che vuoi? Se è così, io sono pronto!"

"E voi volete che intervenga io e vi Schianti fuori di qui una volta per tutte?" Gridò una terza voce, senza dubbio quella di Albus. "Piantatela! Tutti e due!"

Aggrappata alla maniglia della porta come fosse un sostegno, Calypso sorrise d'imbarazzo e disse a Draco:

"Uomini. Loro, ecco... AAAAL!"

Al si precipitò giù per le scale in risposta al richiamo disperato di Calypso, ancora irritato dalla discussione coi suoi amici.

"Sì, sì, lo so, ma quei due è da ieri sera che..." Alla vista di Draco si paralizzò. "Malfoy. Non aspettavo visite. Cercavi mio padre?"

"Cercavo te. Non ero sicuro di trovarti da solo, ma non credevo nemmeno che avresti dato una festa."

Al piano di sopra le voci si spensero. Albus scambiò uno sguardo d'intesa con Calypso, lasciò che Malfoy entrasse in casa e, prima di chiudere la porta, si assicurò che per strada nessun Babbano li stesse osservando.

Anche se Draco aveva rinunciato a indossare un abbigliamento particolarmente eccentrico e aveva dato una sistemata ai capelli bruciati dall'Ardemonio, sapeva anche lui che servisse ben altro per passare inosservato tra i Babbani. Gli abitanti di Godric's Hollow erano delle creature curiose e dall'isterismo facile come qualunque altro Babbano.

"I miei genitori sono a lavoro, mio fratello è agli allenamenti dei Cannoni di Chadley e mia sorella è alla Tana, così... Stiamo solo passando del tempo." Spiegò Albus.

Calypso scappò nervosamente su per le scale, e il ragazzo guidò Malfoy in un salotto che splendeva di un bianco abbagliante, illuminato da due grandi finestre.

"Su questo non ho dubbi." Rispose Draco. "Le vostre riunioni di solito sono molto più formali di così."

Li ricordava ancora seduti al tavolo da pranzo del Manor, con Scorpius a capotavola e Dorian e Calypso ai suoi lati, in una grottesca imitazione in formato adolescente di quelle che un tempo erano state le riunioni dei Mangiamorte.

Albus non ritenne necessario dare altre spiegazioni.

"Avresti fatto meglio a usare un Incantesimo di Disillusione, o qualcosa del genere, per venire qui." Lo rimproverò. "Hai dimenticato che questa non è Hogsmeade? Non puoi andare in giro conciato in quella maniera e sperare di passare inosservato."

"Puoi credermi, lo so bene."

"No, non lo sai. Se vuoi diventare lo zimbello dei Babbani sei sulla pista giusta. Loro hanno l'abitudine di filmarsi a vicenda e, se qualcuno ti ha registrato, ti assicuro che entro stasera sarai lo zimbello di tutti."

Il salotto dei Potter era pieno zeppo di aggeggi Babbani che Draco non avrebbe saputo da che parte iniziare a catalogare. Era la prima casa di Non-Purosangue che Draco avesse mai visitato, e la trovava tremendamente aliena, fin troppo babbanofila anche per uno come Harry. Si domandò con curiosità come un aspirante Mago Oscuro come Albus riuscisse a sopportare di vivere in un ambiente del genere senza impazzire.

"Sai parecchie cose sui Babbani, forse perché sei praticamente uno di loro." Lo punzecchiò Draco. "È ironico che uno come te se ne stia tutto il giorno a giocare con l'elettricità come un Magonò qualunque. Scommetto che agli esami di Babbanologia eri il migliore della classe."

"Questo posto non è il Manor, lo so. Alla mia famiglia piace usare la tecnologia babbana... persino mia madre dice sempre che non potrebbe più fare a meno della domotica. Ma non ha importanza. È soltanto la casa dei miei, io non resterò qui per sempre. E non ho mai seguito una sola lezione di Babbanologia in vita mia." Specificò Albus con irritazione, come se fosse una questione molto importante.

"Nemmeno io, ma una volta ho visto un serpente gigante divorare la Strega che la insegnava." Draco aveva sperato di spaventarlo, ma Albus si era rivelato indifferente senza sforzo, nella misura in cui lo sarebbe stato se gli avesse detto che fuori pioveva. "Vedo che non sei uno che si impressiona facilmente."

"Tutti dobbiamo morire, in un modo o in un altro. Posso preoccuparmi per me e per pochi altri, ma non mi importa di come muore un'insegnante che nemmeno conosco." Rispose il ragazzo, scrollando le spalle. "C'è qualcosa che posso fare per te o preferisci continuare a parlare della gente che hai visto morire quando eri un Mangiamorte?"

Albus doveva sapere che il suo passato da Mangiamorte era il punto debole di Draco. Scorpius lo avrà raccontato agli amici un mucchio di volte.

"Chi c'è lì sopra?" Domandò il mago. "Entrambi i Greengrass sono qui, ma chi è il terzo urlatore?"

Albus andò a richiudere la porta del salotto così da poter parlare indisturbati. Nel frattempo, parve pensare alla risposta.

"Dylan Corner." Ammise infine.

"Mi ricordo di lui. È di Ravenclaw, il cervellone del gruppo. Scorp diceva che era l'unico tra voi in grado di costruire la Bacchetta Invincibile."

Albus mise le mani in tasca, inespressivo come sempre:

"Sì, lo diceva, ma come ti abbiamo già spiegato non esiste nessuna Bacchetta. Dylan ha fallito. Tutti noi, in realtà."

Insistere su questo argomento era inutile: Draco non avrebbe ottenuto una risposta diversa neanche in un milione di anni.

"Cosa sai di stanotte?" Domandò, invece.

"Tu cosa sai?" Chiese il ragazzo di rimando, con aria innocente. "Suppongo che papà ti abbia già raccontato tutto."

"L'unica cosa che mi ha scritto tuo padre, in un pezzo di pergamena che non posso nemmeno definire lettera, è che vuole parlarmi al Ministero più tardi. So quello che ha riportato il Profeta, che è comunque molto interessante."

"Una brutta faccenda." Concordò Albus. "Papà sta lavorando come un matto. Stanotte era appena rientrato a casa, quando lo zio Ron è apparso dal camino per raccontarci cos'era successo a Rose. Eravamo tutti sconvolti. Lei è stata portata di corsa al San Mungo e mio padre si è rimesso a lavoro. Adesso sta bene, è a casa senza un graffio. La zia Hermione è rimasta a vegliare su di lei per tutta la notte, ma questo forse lo saprai già, dato che voi due siete in stretto contatto."

Draco abbassò lo sguardo, sapendo che per la seconda volta si stava comportando da colpevole più di quanto avrebbe voluto. Se ci pensava, riusciva ancora a sentire il tocco delle labbra di Hermione. Dopo più di vent'anni, aveva quasi dimenticato quanto fossero morbide, quanto fosse rilassante lasciarsi cullare da lei, dimenticare tutto per un po'.
Era quasi sicuro che oltre ad averla baciata le avesse anche fatto una proposta di matrimonio, ma su questo non ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Era stato così stanco e ubriaco che forse aveva immaginato tutto. L'unica cosa di cui era sicuro, era che lei alla fine l'aveva rifiutato.

"Non è come credi." Ammise Draco, infine. "Hermione non lascerebbe mai tuo zio. Non mi sto intrufolando nella tua famiglia, se è quello che temi."

Probabilmente Albus non gli credeva e la diffidenza continuava ad essere reciproca.

"Questa non è la mia famiglia, non del tutto. Ma devo ammettere che mi darebbe molto fastidio se un altro Malfoy si facesse avanti per rovinare la vita delle persone a cui tengo. Ho già avuto a che fare con uno di voi, ed è stato più che sufficiente."

Draco esplose in una risata di scherno: "Quanto dolore, quanta commozione in queste frasi. Scorpius vi stava davvero a cuore."

"Gli dobbiamo molto, gli siamo grati per l'eredità che ci ha lasciato. Non abbiamo dimenticato che è stato lui a permettere ai Figli di Salazar di esistere, ma non prendiamoci in giro: non era esattamente l'amico che tutti vorremmo avere, e non era nemmeno il figlio ideale. Quella bruciatura è opera sua?" Draco tirò verso il basso la manica aderente, che si era sollevata abbastanza da lasciare intravedere un pezzetto di pelle ustionata. "Ovviamente. Hai cercato di entrare nella sua stanza, non è vero? Riconosco l'effetto dell'Ardemonio. Buon per te che hai trovato l'antidoto prima che la Maledizione ti consumasse."

"Sapevi della Maledizione?"

Albus annuì.

"Non è una cosa che si dimentica facilmente, quando il tuo migliore amico la usa su di te per fare pratica."

Draco avvertì una di quelle fitte, dolorose e familiari, che gli squarciavano lo sterno tutte le volte che scopriva qualcosa di spiacevole su Scorpius. Albus cercava di nascondere il suo risentimento dietro la freddezza, ma a Draco stavolta non sfuggì l'odio che stava provando.

"Ha bruciato anche te?" Gli domandò, sconvolto.

"No. Io conosco la Contro-Fattura."

Draco fu tentato di chiedergli quale fosse, ma non poteva abbassarsi a tanto con Albus. Seguì invece il bisogno di parlare da padre e difendere Scorpius laddove fosse ancora possibile:

"L'ha fatto perché sapeva di non poterti ferire." Gli disse. "La violenza è stata sempre e solo un gioco per tutti voi."

"Giusto, e perché invece lo ha fatto a te?"

Perché mi odiava, era la risposta che Draco non avrebbe mai pronunciato davanti a quei mocciosi.

"C'è qualcosa in quella stanza che non dovrei trovare?" Domandò al ragazzo.

Albus scosse la testa e stavolta parve più sincero del solito.

"Non lo so. Era solo la sua stanza, e non ti voleva lì dentro a ficcare il naso. Mi dispiace solo di non averti detto in tempo della Maledizione." Aggiunse poi, con la sua consueta freddezza. "Sei così scortese, con noi, che mi è proprio sfuggito di mente."

"Sei molto bravo a recitare quando sei con la tua famiglia, ma non riesci ad essere convincente anche con me." Disse Draco, dopo un momento di riflessione. "Credo che dovresti lasciare a Dorian il compito di manipolare certi argomenti. Lui ha una dote naturale nel raggirare i nemici che tu non hai."

"Non so se mi conviene dirtelo, ma ti sbagli sul mio conto. Ti assicuro che se davvero volessi raggirarti non ne staremmo nemmeno parlando. E poi non siamo nemici, siamo dalla stessa parte, ricordi?"

"Non possiamo stare dalla stessa parte se continuate a mentirmi." Sbottò Draco e decise di arrivare al sodo. "Il Profeta ha scritto che Nott è evaso con la complicità di suo nipote, che naturalmente è un vostro compagno di Casa."

"Conosco Trevor. È un impiastro, ma non so nient'altro di lui. Non ci ho mai parlato."

Draco stava iniziando a innervosirsi. Albus negava di avere qualcosa a che fare con Trevor, eppure la sera prima era venuto al Manor ad accusare i Nott come se non avesse alcun dubbio su di loro.

"Eri sicuro che fossero stati i Nott, tu lo sapevi!" Ribadì al ragazzo, alzando la voce.

"Ehi, non farla sembrare più grande di quello che era." Rispose Albus, mettendo le mani avanti. "Ci sono arrivato per logica. Trevor era il contatto più vicino alla tua famiglia che i Mangiamorte avessero, ed era inevitabile che l'avrebbero usato."

"Però mi sembra una coincidenza interessante, il fatto che un nemico di famiglia sia stato aiutato a evadere proprio quando i vostri rapporti con Scorp sono peggiorati."

"C'è chi afferma che la vita stessa è solo una grande coincidenza. E che rilevanza hanno tutte le altre teorie in confronto a questa?"

Draco sentì la rabbia montare. Afferrò il ragazzo per la collottola e lo strattonò.

"Adesso basta col sarcasmo! Che cosa bolle nel vostro calderone, Potter?"

"Quello che succede nel gruppo non sono mai stati affari tuoi." Rispose Albus, e si divincolò. "Cosa vuoi che ti dica? Che ci siamo alleati coi Nott? Ma allora non ci conosci affatto. Noi non siamo i seguaci del Signore Oscuro. La nostra superiorità ci impedisce di prendere accordi con un viscido Mangiamorte."

"È quello che pensate anche di me? Sono un viscido Mangiamorte anch'io, e quindi gli accordi che prendete con me non hanno alcun valore?"

"È diverso." Spiegò Albus, che aveva tentennato ma si era ripreso in fretta. "Tu non eri abbastanza neanche come Mangiamorte, per questo ci sentiamo a nostro agio con te."

Intendeva dire che Draco era inferiore persino a un Mangiamorte e quindi ancora più insignificante. Al non cercò nemmeno di nascondere la sua perfidia e accennò un sorriso odioso.

Draco non poteva fare altro che accettare il colpo. Non avrebbe saputo difendersi neanche se ci avesse provato. Si era sempre reso conto di non essere crudele quanto un Mangiamorte, e sapeva che questo non lo rendeva migliore ma soltanto vigliacco. Non aveva mai davvero scelto la sua strada e stazionare in un limbo significava aspettarsi di essere criticato da entrambe le parti.

"A Scorpius non piaceva la mia prudenza, ma alla fine le sue abilità nelle Arti Oscure non gli hanno salvato la vita in alcun modo." Disse Draco, sentendosi più stanco e anziano di quanto non fosse. "Sento che presto toccherà anche a voi."

"Non sei troppo vecchio per fare l'ipocrita?" Domandò Albus, infastidito dal sul commento. "Avresti dato qualsiasi cosa fare parte di un gruppo come il nostro, quando avevi l'età di Scorpius, ammettilo. Controllare la Magia, acquisire un potere sempre più grande... Se Scorpius ha preso da te solo una parte della sua smania di potere, allora non oso immaginare quanto lo avrai invidiato in tutti questi anni, quando lo osservavi diventare ogni giorno più potente di te. È per questo che hai cercato di ostacolarlo. Eri invidioso di tuo figlio, come adesso lo sei di noi."

Draco rimase sconvolto dall'oscurità che poteva leggere negli occhi del ragazzo.

"Sei così pieno di Magia Oscura che ogni tanto dimentico di avere a che fare con un ragazzino." Gli disse. "L'invidia non c'entra niente, quella è soltanto l'ultima risorsa di chi non sa accettare i propri limiti. Io ho già fatto parte di un gruppo come il vostro, e lo sai bene, dato che me lo hai appena rinfacciato. Conosco le Arti Oscure, so cosa significa cercare di gestire il potere e fallire nel tentativo, e vuoi sapere qual è la verità? È terrificante. Non mi ha mai spaventato il fatto che Scorp fosse più potente di me. Non volevo che mettesse a rischio il suo futuro." La voce del mago si spezzò.

"Adesso non c'è più nessun futuro." Disse Albus, e soffocò una risata. La sua impudenza era stata decisamente troppa.

"Come hai fatto a venir su così crudele?" Esclamò Draco, disgustato. "Avrei giurato che Potter vi avrebbe cresciuti come degli eroi disgustosamente buoni. Non so i tuoi fratelli, ma tu hai decisamente qualcosa che non va. Tutti voi Figli di Salazar avete qualcosa di sbagliato."

"È stato Scorp a sceglierci, uno ad uno." Gli ricordò Albus, che non si era affatto offeso. "Se c'è qualcosa di sbagliato in noi, vuol dire che c'era anche in lui."

"Questo lo so da sempre." Draco aveva capito molto in fretta che ci fosse qualcosa di sbagliato in suo figlio, ma c'era voluto del tempo per riuscire ad accettarlo. Prese di nuovo Albus per la collottola e gli disse, minaccioso: "Se mi stai mentendo, lo scoprirò. So che tuo padre, alla fine, prenderà Nott. Lo interrogherà. Se farà i vostri nomi, giuro che vi mostrerò chi tra noi è inferiore."

Albus era rimasto immobile, non aveva nemmeno provato ad allontanarsi.

"Te la prendi un po' troppo per un figlio che ti odiava." Gli disse, puntandolo con gli occhi vitrei.

Naturalmente, Albus lo sapeva. Draco non aveva davvero creduto che Scorpius si sarebbe risparmiato di umiliare il padre davanti agli amici. Eppure, quale sortilegio avrebbe mai potuto impedirgli di amare suo figlio? Era impossibile lasciarlo andare. Non importava quanto odio gli avesse riversato da vivo, o se lo avesse Maledetto da morto: Scorp restava una parte di lui.

Draco fissò Albus per un momento, ascoltando quella voce interiore che pareva conoscere il destino del ragazzo meglio del proprio. Fu il suo turno di abbozzare un sorriso amaro, e rispose al giovane Potter:

"È quello che dirò a tuo padre quando sarai ad Azkaban."

Senza alcun preavviso, in quello stesso istante, Draco venne scaraventato contro il muro. Un quadro di famiglia gli cadde sulla testa. I cinque Potter della fotografia avevano ruzzolato nella cornice fino al pavimento, ma neanche loro si sorpresero quanto Draco, nello scoprire chi era stato a lanciare lo Stupeficium.

Era stato così preso dal discutere con Albus che non l'aveva nemmeno sentita arrivare. La ragazzina che l'aveva attaccato aveva una somiglianza esagerata con Ginny Weasley ai tempi della scuola, gli occhi infuocati di una guerriera e la bacchetta ancora tesa contro di lui.

"Nessuno può aggredire mio fratello davanti a me!" Gridò Lily, infervorata dalla rabbia.

"Sei impazzita?" Strepitò Albus. "È un adulto, non puoi Schiantarlo! La mamma si arrabbierà!"

Si era rivestito della maschera innocente che era solito indossare in famiglia. Mentre si tirava su, Draco iniziò a domandarsi se ci fosse davvero bisogno di recitare di fronte a Lily. Era sicuro di non averla mai vista alle riunioni dei Figli di Salazar, ma la sua forza d'animo e il suo incantesimo erano potenti, e Scorpius era solito arruolare i migliori nel suo gruppo. Davvero Lily non era mai stata invitata?

"Ti ha afferrato per la maglietta!" Esplose la ragazza, infervorata come una madre che difende la propria cucciolata. "Ho sentito che diceva qualcosa a proposito di Azkaban! È lui che dovrebbe avere paura della mamma!"

Decisamente no, Draco rispose a se stesso, osservandola meglio. Lily non somigliava affatto a suo fratello. Il suo temperamento era caldo e schietto, votato con estrema chiarezza a tutte quelle forze del bene che avevano reso grandi anche i suoi genitori. Faceva bene Albus a non fidarsi di lei.

"Te l'ha mai detto nessuno che assomigli a tua madre in modo impressionante?" Le domandò Draco.

Lily si placò quanto bastava per accettare il complimento e rispondere con orgoglio: "Molte volte, ma grazie per averlo notato."

Albus affermò di avere la situazione sotto controllo, ma quando Lily lo minacciò di raccontare tutto alla mamma, il fratello le promise che l'avrebbe accompagnata alla prossima partita delle Holyhead Harpies, cosa che a quanto pareva desiderava da tempo.

"Anche i Maghi Oscuri sono costretti a scendere a patti con le sorelle minori." Commentò Draco poco dopo, quando furono di nuovo soli in salotto. Malgrado tutto, aveva apprezzato lo spettacolo.

"Non ne hai idea." Rispose Albus, alzando gli occhi al cielo. "Ma come vedi lei mi adora, e questo ha anche i suoi vantaggi."

"C'era dell'altro che volevi dirmi?"

"Sì, un paio di cose. Il primo, è un parere personale: vai al Ministero. So che laggiù troverai quello che stai cercando."

"E qual è l'altra cosa?"

Albus era tornato a fissarlo con quei suoi occhi verdi, glaciali, che sembravano essere stati scolpiti dalla Magia Oscura:

"Sta lontano da mia zia."

*

Potter family! Manca James, ma credo che lui non piaccia nemmeno all'AI.

*

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