Fine dei giochi
*
Lily stava facendo colazione al tavolo di Gryffindor. Non era del tutto lucida, perché aveva festeggiato la mezzanotte del suo diciassettesimo compleanno bevendo idromele di contrabbando fino a tardi, assieme alle sue compagne di dormitorio. Era stato divertente, tuttavia ora pagava le conseguenze della mancanza di sonno unita agli effetti della prima leggera sbronza della sua vita.
Era di malumore e aveva una pessima sensazione. Non c'era niente, in quell'ordinaria mattina scolastica, che facesse temere l'arrivo di un dramma inaspettato - a parte forse una particolare concitazione al tavolo degli insegnanti, che parlavano fitti tra di loro - però la sera prima era accaduto qualcosa di strano: planata a terra alla fine degli allenamenti di Quidditch, per pochi attimi si era sentita risucchiare da una forza magica invisibile.
All'inizio non se n'era preoccupata, ma ormai il ricordo le era tornato in mente e l'assillava con prepotenza. Cercò Orella al tavolo degli Slytherin, focalizzò lo sguardo su di lei e aspettò di incrociare il suo. Anche Orella la stava cercando e la trovò a sua volta. Le magie della Gryffindor e della Slytherin si agganciarono tra di loro.
"Hai sentito anche tu, ieri sera?" Chiese Lily con la forza della mente. "Credevo di avere esagerato con le piroette, ma a pensarci bene è stato come se qualcuno stesse cercando di farmi Materializzare altrove."
"È successo anche a me e persino al pivello."
La telepatia si interruppe all'improvviso quando qualcuno passò in mezzo al loro contatto visivo. Lily non riuscì a continuare la colazione senza sentire lo stomaco in subbuglio e fu più scortese del solito con Lou Smith, quando le rivolse la parola per sapere a che ora fossero gli allenamenti della squadra, dato che da quell'anno il capitano era lei.
I gufi del mattino planarono in Sala Grande. Lily li scrutò uno ad uno cercando tra di loro la civetta di famiglia, che però inspiegabilmente non arrivò. Era il suo compleanno. Come mai la mamma non le aveva inviato nulla? Né una lettera di auguri, né un pacco di biscotti fatti in casa?
Persa nei suoi pensieri, la ragazza non si accorse che l'arrivo dei gufi aveva messo in subbuglio l'intera scuola. Lo capì solo quando la sua amica le mise sotto al naso una copia della Gazzetta del Profeta appena arrivata:
L'INCUBO RITORNA: È GUERRA CONTRO I FIGLI DI SALAZAR
Il titolo a caratteri cubitali era seguito da una foto che occupava l'intera pagina. Harry Potter fronteggiava tre giovani ragazzi nella strada di Grimmauld Place, uno dei quali si caratterizzava per avere un aspetto mostruoso.
"Questo è Dorian Greengrass, il pazzo!" Esclamò l'amica, attonita, indicandone la figura dalle spalle larghe in foto col grasso dito indice. "C'è persino quel tipo strano di Ravenclaw, te lo ricordi? E quello al centro... è impossibile, ma qui c'è scritto che è Malfoy!"
Girarono a pagina due e la sua compagna lesse qualche riga dell'articolo. Lily aveva perso la sensibilità ai muscoli. Si sentiva molle, e bevve del Succo di Zucca per cercare sostegno negli zuccheri.
"...C'è la possibilità che Scorpius Malfoy, il cui presunto omicidio ha tenuto impegnato il Ministero per mesi, abbia inscenato la propria morte per potersi dedicare indisturbato alle Arti Oscure. Il suo obiettivo è senza dubbio quello di distruggere i nostri cari valori fatti di inclusione e rispetto reciproco. Non lo permetteremo." - Queste le parole del Ministro Shacklebolt, interpellato subito dopo gli scontri di Londra in cui hanno perso la vita 37 valorosi Auror.
Il Capo Auror Harry Potter ha richiesto formalmente che i Figli di Salazar vengano condannati per Apologia delle Arti Oscure e Omicidio di Massa.
Hermione Weasley, Direttrice dell'Ufficio Applicazione della Legge Magica, ha accolto l'istanza questa mattina.
I sedicenti "Figli di Salazar" si trovano attualmente rinchiusi all'interno della loro fortezza. I migliori Spezzaincantesimi della Gran Bretagna stanno collaborando col Ministero per riuscire ad annullare la barriera di Magia Oscura che da sola li separa da Azkaban."
"Qui però non dice se ce ne siano altri, né come li abbiano scoperti!" Esclamò l'amica. "Che faremo se verrà fuori che sono stati coinvolti altri compagni di scuola, gente che magari conosciamo e che sta facendo colazione con noi proprio in questo momento? Oh, Lily, ho così tanta paura!"
"Anch'io."
Non osò tentare un altro contatto visivo con Orella. Tra le tante esclamazioni di sconcerto che giungevano alle sue orecchie, molte riguardavano gli Slytherin. La Casa di Salazar era tornata al centro dell'odio e dei pregiudizi delle altre Case.
Si alzò dal suo posto solo per raggiungere Hugo, qualche sedia più avanti. Il ragazzo aveva tra le mani una lettera molto lunga e stava raccontando qualcosa agli amici, che lo ascoltavano assorti.
"...mia sorella, ovviamente, non ne sapeva niente. Ora è al sicuro in un posto segreto, ma non potrà tornare a casa se prima non catturano Scorpius! Io non riesco a crederci. Ha passato un sacco di tempo in casa mia, sembrava normale!"
Lily si fermò alle spalle del cugino, lui non l'aveva ancora vista arrivare. Forse a casa sapevano di lei? Avevano già informato Hugo e ora lui stava per raccontarlo all'intera scuola? Non poteva aspettare di scoprirlo. Fece retrofront e uscì dalla Sala Grande, ignorando le sue amiche che la richiamavano indietro, sconcertate. Risalì le scale in tutta fretta e urlò, quando qualcuno le tirò un braccio per fermarla.
"Cosa facciamo?" Le domandò Trevor, secco, senza fiato per la corsa e acciaccato dalla paura. Dietro di lui, Orella risaliva a fatica le scale del primo piano. "Era Scorpius, ieri, che tentava di portarci al Quartier Generale! Credi che dovremmo andare?"
"State lontani da me!" Gridò Lily, allontanando bruscamente il braccio.
"Ma il nostro capo sei tu!" Ribatté Orella. "Devi dirci cosa..."
"Io non vi conosco!" Strillò ancora la ragazza dai capelli rossi, accorgendosi che uno studente ritardatario che scendeva le scale per colazione li stava ascoltando con curiosità. "Ma se fossi al vostro posto, lascerei la scuola!"
Lily continuò la sua scalata fino alla Torre di Gryffindor, chiedendosi se dovesse farlo anche lei: abbandonare Hogwarts, scappare, finendo così per dare a tutti la prova della propria colpevolezza. Ma se nessuno l'aveva ancora scoperta, perché i suoi parenti non le avevano scritto? Si erano ricordati di avvertire Hugo, ma non del suo compleanno. E cosa ne sarebbe stato di Al, Cal e del bambino, ora che Scorpius era tornato? Non poteva certo fare affidamento su Dorian per proteggerli.
Le venne in mente che non aveva ricevuto notizie nemmeno da parte di Albus e Dylan. Forse qualcosa aveva impedito loro di scriverle. Sapeva già dove si trovasse Dylan, restava da scoprire in quali mani fosse caduto Albus.
Arrivata al quarto piano - così di fretta che si sarebbe potuto pensare che avesse avuto le ali ai piedi - rischiò un collasso quando si ritrovò faccia a faccia con la Preside, immersa in un dialogo molto serio con Harry Potter. Si fermò di botto, osservando suo padre voltarsi e riconoscerla. Il suo aspetto era sciupato e solcato da profonde occhiaie, a malapena nascoste sotto la montatura rotonda. Lily lesse in lui un'intensa delusione.
"Buon compleanno, figlia mia." Le disse afflitto, come se fossero condoglianze. "Stavo giusto chiedendo alla preside di lasciarti tornare a casa per qualche giorno. Vogliamo festeggiare il tuo diciassettesimo compleanno in famiglia."
Lily forzò un sorriso di circostanza.
"Sarebbe bello, ma James e Albus si lamenteranno un sacco quando sapranno che ho ricevuto un trattamento speciale. E credi davvero che ti rimarrà del tempo per me, con questi nuovi Maghi Oscuri da acciuffare?"
Harry la studiò.
"Avrò sempre tempo per la mia bambina. In ogni caso, è già deciso. La preside è d'accordo, stavo giusto scendendo in Sala Grande ad avvisarti."
Lily mostrò un sorriso ancora più ampio, fingendo di non notare che persino l'anziana McGonagall la stesse giudicando con indulgenza.
"Molto comprensivo da parte sua. Allora vado a riempire il baule. Dove ci incontriamo?"
"Di fronte al portone principale, suppongo." Harry aveva tentennato. Non voleva lasciarle tanta libertà di azione, ma se l'avesse pressata l'avrebbe indotta a scappare. "Ti aspetto lì tra un quarto d'ora. Mi raccomando, non di più. Ho molta fretta."
Lily recepì il messaggio: non doveva tardare, o sarebbe venuto a cercarla. Annuì con fare rassicurante e proseguì verso la Torre di Gryffindor. Entrò in Sala Comune, ignorò i compagni di Casa che oziavano in pigiama davanti al camino, si chiuse in dormitorio e rifletté.
Era evidente: suo padre sapeva di lei e le aveva teso una trappola. Fingere di voler festeggiare il suo compleanno solo per rinchiuderla con l'inganno in una cella provvisoria del Ministero. Lo odiò. Harry combatteva i maghi e le streghe come lei, ma sembrava impossibile che potesse andare persino contro sua figlia.
Se era stata Rose a informarlo, quella sciocca aveva scordato di rivelargli un dettaglio importante: che lei fosse un Animagus, uno in grado di gettarsi da una torre e volare. Se suo padre lo avesse saputo, le avrebbe impedito di raggiungere il dormitorio. Una simile fortuna non andava sprecata.
Spalancò la finestra e si preparò ad andare. Diede un'ultima occhiata malinconica alla sua stanza e al panorama scozzese che probabilmente non avrebbe più rivisto, e si preparò alla Trasfigurazione. Proprio allora, un piccolo gufo dal piumaggio blu scintillante arrivò alla sua finestra. Lily lo lasciò entrare, perplessa, perché non sapeva cosa fosse, ma la creatura si dissolse non appena lei lo sfiorò, trasformandosi in un foglio di carta consunto. Lo prese e lesse la grafia piccola e ordinata del mittente: l'aveva riconosciuto subito, era il suo Dylan.
Lily,
ti scrivo in fretta questa lettera, su di un foglio strappato a un vecchio libro, perché so che la Gazzetta del Profeta avrà già scritto di noi e che tu sarai spaventata. Albus è qui con noi a Grimmauld Place, stiamo tutti bene, ma tuo padre sa di te. Raggiungici adesso, prima che venga a prenderti.
P.s. buon compleanno, con tutto il mio amore.
La ragazza accartocciò la lettera e la mise in tasca. Leggere nero su bianco la conferma di ciò che stava accadendo era come la fine del mondo. Solo ora si rendeva conto che non sarebbe stata mai più una star del Quidditch, popolare e amata, ma soltanto una deplorevole criminale. I suoi genitori non l'avrebbero più guardata come la loro unica dolce figlia, ma come l'emblema dei loro fallimenti. Non era facile da accettare, tuttavia era troppo orgogliosa per rinunciare a una sfida. Il suo ardore da Gryffindor si era riacceso.
Lily era una Figlia di Salazar. Una strega che sapeva come governare la Magia Oscura, che aveva già ucciso e che ora tutti avrebbero temuto. Se scappare non fosse stata l'unica alternativa ad Azkaban, il suo posto sarebbe stato comunque tra i suoi compagni. Per questo, capì di non poter fuggire senza i due Slytherin. Aveva sbagliato a negarsi, non si sarebbe riconosciuta se non fosse tornata indietro.
Corse di nuovo al piano terra, pensando di usare degli incantesimi per nascondersi agli occhi di Harry, ma non ce ne fu bisogno, perché suo padre non era ancora arrivato. Imboccò la via per i Sotterranei pensando a un modo per comunicare con Orella nella sua Sala Comune, quando una voce conosciuta attirò la sua attenzione. Dietro di lei, nascosti da un'armatura dell'androne, c'era qualcuno che discuteva.
"Di cosa t'impicci, Nott? Levati dai piedi." Sbottò la voce di Hugo.
"Ma l'hai raccontato a tutti... perché io non posso saperlo?" Domandava Trevor, supplicandolo.
Lily ripercorse un paio di scalini per osservare meglio, all'ombra delle mura scure. Un amico di Hugo ridacchiava dei suoi improperi, mentre Trevor gli girava intorno nervosamente.
"Perché mi sei antipatico! Per colpa dei tuoi compagni di Casa, il mio amico Teddy è ricoverato al San Mungo in gravi condizioni! E poi, sei così insistente che secondo me potresti essere una spia di Scorpius. Gli hai retto il gioco durante il processo, vero? Attento, che se mi dai fastidio scriverò a mia madre!"
"Io voglio solo sapere se lei sta bene!" Affermò Trevor, così ostinato che pure i quadri alle pareti si erano appassionati alla discussione.
Lily si accorse che il cugino aveva avuto la sua stessa reazione: stupore, e un moto di comprensione che arrivava chiaro. A Trevor piaceva Rose.
"Sta bene." Rispose Hugo, dopo qualche secondo di riflessione, continuando a studiarlo. "Ma lei non è per te... lasciala stare."
Abbassò lo sguardo, a disagio, come se fosse a conoscenza di una realtà che non voleva rivelare a nessuno. Lily credeva di sapere cosa fosse - la fissazione di Rose per i Malfoy era evidente - e si concentrò sul comportamento di Trevor, che l'aveva infastidita. Qualcosa non andava in lui, e la sua cotta per Rose era solo un altro punto a suo sfavore. Lasciò che supplicasse Hugo per avere altre informazioni, decidendo all'istante di volerlo escludere dai giochi. Lui era l'anello debole, andava sacrificato.
Orella fu di ritorno da quello che doveva essere stato un momento di solitaria meditazione in giro per i Sotterranei di Hogwarts. Gli ultimi eventi avevano scosso così tanto il suo animo burbero, che nel rivedere Lily rinunciò a fare l'offesa e soltanto la trascinò nell'aula vuota più vicina.
"La McGonagall ha appena tenuto un discorso in Sala Grande." Raccontò la Slytherin, con sguardo tetro. "Ha detto che Hogwarts è un posto sicuro e che Harry Potter ha tutto sotto controllo. Poi un Ravenclaw ha espresso ciò che evidentemente pensavano tutti, che alcuni di noi potevano trovarsi ancora a Hogwarts, e allora ha confessato di avere già preso accordi col Ministero, e che gli Auror resteranno al Castello fino a controlli ultimati!"
"Mio padre sa che siamo qui e vuole beccarci." Commentò Lily aspramente; il cuore batteva forte. "Ti ho cercata per dirti che dobbiamo andarcene. I Figli di Salazar ci aspettano a Grimmauld Place."
Orella scosse il testone in segno di assenso, schiacciando le labbra sottili per darsi coraggio.
"E Scorpius?"
"Non credo sia ancora lui il nostro problema. Dalle poche righe che mi ha scritto Dylan, si direbbe che non dobbiamo più temerlo. Renditi invisibile e vai alla stazione di Hogsmeade. Io arriverò in volo e da lì ci Materalizzeremo al Quartier Generale. Nott lo lasceremo qui, non ci serve più."
Non molto dopo, un leggiadro sparviero si levò in volo sui tetti di Hogwarts e presto scomparve oltre i confini del castello.
**
In poche ore, un gruppo di reclute si insediò definitivamente a Hogwarts. La Preside aveva dovuto riadattare per loro uno stanzino per le scope, che da quel momento in poi si sarebbe chiamato Reparto Sicurezza. Le reclute erano dei ragazzi diplomati a Hogwarts da pochi anni, il che doveva forse servire a tranquillizzare gli studenti più sensibili.
Trevor passò per caso dal loro corridoio e vide all'interno una ragazza annoiata, seduta a cavalcioni sulla sedia. Stava parlando al suo collega, esclamando:
"Non ci posso credere che Al sia sempre stato uno di questi fantomatici Figli di Salazar. Sì, era parecchio strano, ma era anche un Potter! Chi poteva immaginare che sarebbe diventato un Mago Oscuro?"
"Non hai sentito?" Ribatté il collega, abbassando la voce. "Anche la sorella è coinvolta. Se n'è andata dopo avere letto dei Figli di Salazar sulla Gazzetta del Profeta, e proprio nel giorno del suo diciassettesimo compleanno. Harry l'ha cercata ovunque, finché non ha dovuto accettare che semplicemente era riuscita a scappare."
"Stai parlando di Lily?" Squittì la ragazza. "Per Merlino, povero Harry! Uno come lui non meritava dei figli del genere!"
"Ora manca all'appello una Slytherin minorenne. La professoressa Sinistra sta ultimando le ricerche, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che anche lei sia scappata. Se si fosse soltanto nascosta nell'armadio l'avremmo già trovata."
Le lezioni scolastiche si erano svolte regolarmente, tranne quelle di Erbologia e Cura delle Creature Magiche, che erano state rimandate a tempi e luoghi migliori. Trevor aveva notato fin dal primo istante l'assenza di Lily e Orella ed era stato il primo a intuire che se ne fossero andate senza di lui. Ora che aveva ascoltato la conferma, il suo petto si rilassò e tornò a respirare regolarmente. Non era rimasto più nessuno - a scuola o da qualunque altra parte - che potesse tormentarlo. Era libero.
Rinvigorito da una nuova energia, lasciò i due giovani Auror ai loro pettegolezzi e si precipitò con entusiasmo alla lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Aveva sentito dire che quel giorno sarebbe stata particolarmente interessante. Prese posto nell'ultimo banco sul lato degli Slytherin e il suo sguardo ricadde su Hugo, che tra tutti i Gryffindor era il più scosso. Le voci sulla scomparsa di Lily avevano già iniziato a circolare.
Kettleburn si trovava in piedi, davanti alla cattedra; faceva rigirare la bacchetta tra le mani, statico fino al punto da essere surreale. Da un anno ormai non era più l'insegnante gioviale e scattante di un tempo, ma quello che avevano davanti non era nemmeno il mago paranoico che avevano imparato a conoscere.
"Sta bene, professore?" Domandò Hugo, lieto forse di distrarsi dai suoi problemi per focalizzarsi su quelli degli altri.
"Sì." Rispose l'insegnante brizzolato, lo sguardo distante. Intorno a lui piombò il silenzio. "Sto bene. Sto molto bene. Credevo di essere impazzito, invece avevo ragione. I Figli di Salazar mi hanno attaccato, quel giorno, e hanno cancellato la mia memoria. Devono essere davvero potenti. Dylan Corner è molto potente. Quel povero ragazzo... se solo gli avessi dedicato più tempo, forse..."
"Cosa ne pensa di Scorpius?" Domandò ancora Hugo, la fronte stretta in un cipiglio ferito.
"Lui non era così insospettabile come credete." Ribatté l'insegnante, sollevando un sopracciglio. "Già due anni fa avevo notato che Dylan fosse cambiato molto, da quando aveva iniziato a frequentare quel ragazzo. Sapevo che le manie di perfezione di Scorpius nascondessero i segni dell'insicurezza, della paura persino, e a volte ho temuto che anche lui si fosse segretamente avvicinato alle Arti Oscure, ma come potevo affrontare con lui quell'argomento, se non me ne ha mai dato l'occasione? È stato molto furbo. Tanto quanto quel suo parente meno raffinato, Dorian Greengrass."
Nessuno sembrava avere il coraggio di nominare Albus davanti a Hugo, ma Trevor sapeva che stessero tutti pensando al secondogenito dei Potter. Non si era ancora parlato di lui sul Profeta, ma girava voce che fosse scappato di casa, e doveva trovarsi a Grimmauld Place.
"C'è una lezione che non vi verrà spiegata da nessun libro di Difesa Contro le Arti Oscure." Affermò ancora il professore, interrompendo il mormorio degli alunni. "Se volete sconfiggere il vostro nemico, imparate a conoscere i suoi punti deboli. Cosa sta cercando? Cosa lo motiva? La soluzione sta nella risposta a queste domande. Non abbiate mai paura di rischiare." Aggiunse con solennità. "Io non ne ho. Voglio combattere, e se non lo facessi penserei di avere sprecato la mia occasione. Date sempre il massimo per dare un senso alla vostra esistenza."
Alla fine della lezione, Hugo si finse indaffarato a riporre i libri in borsa e lasciò che i suoi amici andassero avanti senza di lui. Sperava di parlare in privato al professor Kettleburn, ma si rivelò sfortunato: l'insegnante non era in vena di dispensare nuovi consigli e non aspettò che la classe si svuotasse prima di prendere una porta laterale e sparire nella sua stanza.
Hugo era deluso, ma gli bastò accorgersi di essere rimasto da solo in aula con Trevor Nott per diventare nervoso. Stavolta fu lui a rifiutargli la parola, e si dileguò a grandi passi in corridoio.
Trevor volle riprovarci all'ora di cena, quando trovò il ragazzo pel di carota a fissare il piatto ancora vuoto, picchettandolo con la forchetta d'oro. In un impeto di coraggio, percorse il tavolo dei Gryffindor e si piazzò nel posto vuoto accanto a lui.
Hugo lo puntò col suo sguardo sprezzante. Anche altri Gryffindor lo stavano guardando male, mentre discutevano dei Figli di Salazar.
"Dobbiamo parlare." Mormorò lo Slytherin, forzando le parole a uscire fuori. "Ma qualsiasi cosa ti dirò dovrà restare tra noi."
"Che gorgosprizzo vuoi da me?"
Trevor si sporse in avanti, mantenendo la calma.
"Dobbiamo impedire a Lily di uccidere dei Babbani, e tu devi aiutarmi."
"Impedire a Lily di fare cosa?" Esclamò Hugo, strabuzzando gli occhi. "Per i peli pubici di Merlino, chi diavolo sei tu?"
"Sono esattamente quello che pensi." Rispose l'altro. "Ma ho ascoltato Kettleburn e ho deciso di farmi avanti. Credo che le sue parole abbiano fatto effetto anche su di te, perciò dimmi: hai già deciso che senso vuoi dare alla tua vita?"
Più tardi, lo Slytherin si ritrovò in Guferia, sperando di non pestare al buio il guano scivoloso. Stava aspettando che Hugo attaccasse una lettera alla zampa del suo barbagianni, anche se era complicato, dato che doveva sorreggere la sua scopa ultimo modello ultra-sensibile che scattava in avanti a ogni minimo movimento.
"Puoi darla a me, se vuoi." Disse Trevor, gentilmente.
"Per vederti scappare con la mia scopa? No, grazie! Non mi fido di te!" Attaccato il nastro alla zampa, il barbagianni si disperse nella notte. "Almeno mamma e papà sapranno il motivo per cui me ne sono andato. A differenza vostra, io non sono un Mago Oscuro! Io li combatto!"
"Gli hai parlato di me?" Domandò lo Slytherin, pur conoscendo già la risposta. "Hai fatto bene. Ora sapranno che ti sto aiutando e tu magari capirai che in questa storia ho tutto da perdere."
Hugo lo fissò attentamente.
"Perché lo stai facendo? Se è per mia sorella, ti ho già detto che è inutile."
Trevor guardò i suoi piedi e poi il cielo nero puntellato di stelle. Rose era solo una piccola parte della gloriosa immensità celeste alle quale aspirava di arrivare, la più preziosa e irraggiungibile. Nello spazio infinito delle sue più sfrenate ambizioni, la voce che si levava più alta di tutte lo spronava a inseguire un solo destino, il quale trovava diretta espressione nella parola: redenzione.
"Non voglio più essere un cattivo." Ammise con semplicità. Gli sfuggì una lacrima, che il Gryffindor, al buio, scorse scintillare.
Si mise a cavalcioni sulla scopa e fece gesto a Trevor di avvicinarsi. Salito in sella, sistematosi comodo, i due ragazzi presero il volo e partirono insieme in direzione di Londra.
*
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top