Epilogo
La barriera di Magia Oscura intorno al numero dodici di Grimmauld Place era scomparsa. Quando i Figli di Salazar se n'erano accorti, poco dopo essere rientrati al Quartier Generale, non avevano battuto ciglio: avevano capito che Scorpius era stato sconfitto, stavolta per sempre. Non servivano parole.
Gli Auror sarebbero potuti arrivare da un momento all'altro, ma fortunatamente l'Incantesimo di Disillusione intorno alla soffitta era ancora attivo. Sapendo che non sarebbe durato per sempre, ognuno dei ragazzi si era messo all'opera per svuotare gli scaffali da libri e pozioni che, adeguatamente rimpiccioliti, venivano raggruppati in vecchi bauli rubati alle camere da letto.
Il lavoro veniva svolto nella mestizia e coi singhiozzi di Calipso in sottofondo. Si era seduta al tavolo perché aveva dolori al ventre, e intanto piangeva di rabbia:
"Non lo voglio rivedere mai più!" Strepitava di tanto in tanto. "Se osa farsi vivo gli strappo gli occhi e glieli faccio mangiare! Quel traditore di un fratello! Dove sarà andato? Che intenzioni avrà?"
Albus faceva avanti e indietro tra lei e i bauli da riempire. Per tranquillizzarla, si atteggiava come se avesse tutto sotto controllo, ma Lily era certa che anche lui stesse ribollendo di rabbia. Dorian aveva minacciato di morte suo figlio: se era la guerra quella che voleva, l'avrebbe avuta. C'era infatti nell'aria la sottile consapevolezza che, presto o tardi, Dorian e i Figli di Salazar si sarebbero scontrati di nuovo.
La Gryffindor rimpicciolì una grande ampolla. L'aveva scelta di proposito, perché si trovava vicino a dove Dylan sfogliava i vecchi libri. Il suo naso stava di nuovo bene, ma le moine della ragazza non erano servite a riallacciare i rapporti: il Ravenclaw continuava a fingere che lei non esistesse, come se durante la battaglia non avesse mai cercato di salvarla da morte certa. Lily non l'avrebbe dimenticato: era la prova che lui l'amava ancora.
Lo guardò sottecchi, aspettando che aprisse il libro di Clodoveo per parlargli:
"Gli Auror avranno già sequestrato la nostra Bacchetta. Probabilmente la distruggeranno. Pensi che un giorno potrai rifarlo? Intendo, costruire altre Invincibili?"
Lo osservò alzare gli occhi al cielo con irritazione. Richiuse con un tonfo il vecchio volume e lo gettò nel baule più vicino.
"Potrei, ma non lo farò. Ne ho abbastanza. Il troppo potere dà alla testa."
"Oh, non essere così drastico, Corvetto." Si intromise Stella, il cui volto sottile era sciupato dalle occhiaie. Raccolse un libro e lo adagiò insieme agli altri. "Potremmo averne bisogno per difenderci, o magari per portare avanti qualcuno dei piani di Scorpius. Conquistare il Ministero non suonava poi così male. Potremmo riprovarci tra qualche anno, quando saremo ancora più forti."
Lily lasciò che la sua proposta restasse in sospeso. Era troppo stanca per pensare ad altro che non fosse il suo Dylan, il quale, a sua volta, rimase in silenzio.
La soffitta venne svuotata da tutto il materiale e i bauli furono pieni. I Figli di Salazar potevano partire, ma non c'era premura: anche se nessuno ne parlava, le loro facce emanavano un netto timore per l'ignoto. Non avevano un posto dove andare. Avrebbero vagato tra castelli e rifugi abbandonati fino a quando non avessero trovato un luogo sicuro in cui stabilirsi.
Prima della Materializzazione, cercarono tutti un posto in cui fermarsi a scaricare la tensione accumulata in serata. Dylan si precipitò nel salotto con l'arazzo. Lily lo seguì: aveva l'impressione che l'avesse portata laggiù di proposito.
"So che non puoi perdonarmi." Gli disse, quando furono soli nella stanza. Dylan l'ascoltava di traverso, con aria altera. "Ma non puoi nemmeno smettere di amarmi! Ti amo anch'io! Non so perché l'ho fatto! Ti assicuro che sto minimizzando quando dico che è stata l'esperienza più umiliante della mia vita! Mi faccio schifo da sola, Dyl!"
"Peggio per te." La sgridò, continuando a evitare il suo sguardo. "Il guaio è che, anche se ti amo ancora, disgusti anche me. Doveva essere proprio Greengrass...! No, le cose tra noi non torneranno mai più quelle di prima, scordatelo."
Lily non poteva arrendersi. Se l'avesse fatto, avrebbe perso.
"Bene, vorrà dire che non torneranno come prima, perché saranno migliori!" Esclamò, stringendo il pugno per affermare la propria volontà. "Quando sarai pronto, ricominceremo da capo. Vivremo tutti insieme per il resto delle nostre vite, Dyl. Non c'è speranza che tu possa dimenticarti di me."
La sua insistenza lo aveva stupito così tanto che alla fine aveva ceduto e l'aveva guardata negli occhi. Era ancora mortalmente ferito, ma c'era anche qualcosa nel suo sguardo che convinse Lily di avere fatto centro. Prima o poi, avrebbe ottenuto da lui un'altra possibilità. Doveva solo aspettare.
***
Draco era appena uscito vivo da un lungo colloquio coi Weasley avvenuto nello studio di Potter, il quale per l'occasione avrebbe dovuto fungere da territorio neutrale. In realtà, questo non aveva impedito a Ronald di massacrarlo di insulti, e se non era sceso alle mani era stato solo perché aveva promesso a Harry di non creargli disturbi.
Si trattava infatti una situazione delicata. Anche i Potter avevano i loro dolori da affrontare. Pur a distanza di giorni dalla fuga dei suoi figli, Ginny era ancora inconsolabile. Sua madre e il figlio maggiore le stavano sempre accanto, facendola sfogare e ripetendole che il comportamento di Albus e Lily non era dipeso da lei.
Draco l'aveva intravista in cucina, abbracciata alla madre. Se in un primo momento aveva pensato di condividere con lei la sua esperienza simile, era stato il risentimento verso i Weasley a fargli cambiare idea. Lo odiavano tutti, e lui li odiava a sua volta. Non c'era niente che volesse fare davvero per quella famiglia. Li stava già accontentando abbastanza con le loro richieste su Rose.
Entrò in salotto, dove Ron e Hermione erano sgusciati prima di lui. La ragazza stava ascoltando attentamente la madre farle il resoconto di quanto lei, suo padre e Draco avessero appena discusso. Ron stava accanto alla figlia, la collera trattenuta espressa anche dal rossore delle sue orecchie.
Quando ebbe finito di ascoltare, Rose si rivolse a Draco. Era stravolta.
"Davvero non vuoi sposarmi?" Gli domandò, ferita, toccandosi la pancia come a fornirgli un'inconscia ragione per la quale avrebbe dovuto farlo.
Draco fissò Ron e Hermione con aria di sfida. L'avevano deciso loro al posto suo, ma lui era stato d'accordo. Non riteneva necessario sposarla. Da qualche parte nella sua mente, un pensiero continuava a bisbigliargli che sarebbe stato un errore.
"Sei troppo giovane per rimanere intrappolata con me se tra qualche tempo cambierai idea. Non ti piacerà la mia famiglia. Prima o poi vorrai andartene, stare con qualcuno della tua età..."
Rose, i cui occhi si erano arrossati, squadrò rabbiosa i suoi genitori.
"Siete stati voi a mettergli in testa questa sciocchezza, vero? Non dovete negarlo, fareste qualsiasi cosa pur di separarci!"
Hermione provò a calmarla dicendole che non c'era fretta. Avrebbe comunque vissuto con Draco e, dopo qualche anno, se ancora avesse provato sentimenti per lui, potevano riparlarne.
"Per adesso la tua priorità è il bambino." Concluse Hermione.
Rose tirò su col naso. Si era calmata sapendo che l'avrebbero lasciata vivere con lui, anche se sembrava ancora insoddisfatta.
"La mamma mi ha portato a fare i controlli. È maschio." Disse a Draco. Non si erano più incontrati dal giorno della battaglia. "Lo chiamerò Lucius, come tuo padre. Voglio che anche i tuoi genitori imparino ad accettarci."
Draco sarebbe stato ugualmente felice se avesse avuto una femmina, ma un figlio maschio rappresentava per lui il culmine delle sue più grandi speranze. Era una notizia meravigliosa. Ora poteva davvero ricominciare da capo e farlo nel migliore dei modi.
Non riusciva a manifestare le proprie emozioni davanti ai Weasley. Forse non l'avrebbe più fatto neanche quando fosse rimasto solo con Rose. Si era già lasciato andare fin troppo, con lei. Invece, si unì al coro di chi riteneva che chiamarlo Lucius sarebbe stato inopportuno.
"Devo poter decidere anch'io." Esclamò Draco, sovrastando le parole di Hermione che suggeriva alla figlia di rifletterci meglio. "E io voglio per lui un nome che sappia di futuro, non di passato."
"È esattamente questo il motivo per cui deve portare il nome di tuo padre. Non voglio che finisca per odiare nostro figlio, sapendo quanto sarà diverso da lui!"
Draco si risparmiò di dirle che l'avrebbe odiato lo stesso. Presto se ne sarebbe accorta da sola e avrebbe ringraziato tutti loro per averle risparmiato di affrontare la seccatura di un divorzio.
Ritornarono insieme al Manor. Non era stato facile staccare Ron e Hermione da Rose. Soprattutto suo padre, avrebbe preferito tagliarsi un piede piuttosto che lasciarla andare via col viscido nemico dei tempi della scuola, il che era per Draco una di quelle soddisfazioni che avrebbe sempre ricordato con sadico piacere.
Il Manor era cambiato. Aiden era stato condannato a svolgere servizio presso le cucine di Hogwarts; sua madre, la vecchia Daisy, aveva scelto di andare con lui per non lasciarlo solo, ma anche perché aveva bisogno di un drastico cambio di vita: il suo cuore debole era incapace di sopportare la nuova dipartita della padrona Astoria.
Le valige di Rose erano già arrivate. Draco le fece levitare fino alla stanza della ragazza. Era spiacente nel vederla così entusiasta perché sapeva che stava per deluderla.
Verso sera, quando arrivò il momento di andare a letto, Rose lo invitò a seguirla. Si fece accompagnare fino alla porta della sua stanza. Era assonnata, sempre più gonfia, ma ancora piena dalla sua malizia giovanile.
"Non dormirò con te." Fu costretto a dirle, quando Rose aveva già aperto la stanza e aveva cercato di baciarlo. Lui si era negato, lasciandola di stucco.
"Perché?" Domandò, supplichevole.
"Fa parte del patto. Non ti devo toccare. Non lo farò fino a quando non avrai partorito e ti sarai schiarita le idee."
Rose sospirò.
"Resta solo con me."
"Non posso rimanerti accanto senza volerti anche solo accarezzare." Ammise il mago. "Non prendertela coi tuoi genitori. Sono io che voglio darti quest'ultima possibilità di scelta. Nei prossimi mesi, conoscerai veramente la mia vita e la mia famiglia. Se tutto questo non dovesse piacerti e decidessi di lasciarmi, mi spezzeresti il cuore se io nel frattempo avessi imparato a considerarti la mia donna."
Si morse il labbro per avere parlato troppo. Rose si addolcì. Draco adorava come lei sapesse sempre come prenderlo.
"Tu hai bisogno che ti dia una prova d'amore. Va bene, ti accontenterò. Ti dimostrerò che sono davvero la tua donna, anche senza anello. Ma che mi dici di te? Ho qualcosa da temere? Per me sei già il mio uomo, ma tu continuerai ad esserlo?"
Draco scavò nel proprio cuore, ripensando agli alti e bassi della sua intera vita. Si accorse di non dover andare troppo lontano per trovare la risposta.
"Sempre."
***
*
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