Draco, Hermione e Rose

Torniamo a vediamo cosa succede quando Hermione e Rose arrivano al Manor per affrontare Malfoy!

***

Rose era andata via soltanto da pochi minuti, quando un elfo domestico si era Materializzato nel laboratorio di Draco per dirgli che qualcuno aveva appena suonato alla porta.

Il padrone di casa aveva sospirato. Non riceveva così tante visite con così tanta frequenza da che la guerra era finita e gli Auror avevano tolto le tende da casa sua. Non chiese all'elfo chi fosse il nuovo arrivato, non gli interessava. Uno scocciatore valeva l'altro.

Viveva in solitudine da troppo tempo per non considerare il Manor come il suo enorme tempio privato, l'unico posto rimastogli in cui poter essere se stesso e venire lasciato in pace. Pur di non avere seccature, negli anni aveva persino rimosso i numerosi quadri parlanti dalle pareti. Questo gli aveva garantito il silenzio totale in casa, sebbene avesse anche dato motivo ai suoi antenati, accatastati controvoglia in soffitta, di sparlare di lui.

Soltanto negli ultimi tempi non aveva più modo di restare da solo - ma anche, gli ricordò una vocina, non voleva più esserlo. Le occasionali apparizioni di Dorian erano per lui di una certa utilità. Draco aveva cercato di testare la disponibilità del subdolo ragazzo chiedendogli di catturare la vipera necessaria alla pozione, e lui l'aveva fatto. Per quanto continuasse a rispondere in modo vago a qualunque altra richiesta, l'uomo riteneva di poter ancora spremere qualcosa dal presunto traditore e, di conseguenza, aveva deciso di rimandare il momento in cui lo avrebbe smascherato come doppiogiochista e cacciato via.

Rose era stata la sua compagnia più frequente. Odiava ammetterlo, ma si era accorto di sentire la sua mancanza dopo tre giorni in cui non l'aveva più vista né sentita. Era stato il motivo per cui le aveva scritto a proposito della Pozione della Resurrezione e per cui aveva accettato che venisse ad assistere. Non riusciva a essere distaccato con lei. Non voleva. Gli faceva bene avere vicino qualcuno che non lo disprezzasse. Anche quando litigavano, avvertiva da parte sua un rispetto di fondo che nessuno gli aveva mai più rivolto da quando Astoria era viva.

Lasciò cuocere la pozione a fuoco lento. I muscoli senza vita del serpente si contraevano sotto la spinta del calore, in uno spettacolo poco gradevole alla vista. Per il momento, non c'era altro da fare. Prima di andare alla porta, si occupò di nascondere il libro e le traduzioni.

Aveva circondato il maniero dei migliori Incantesimi Anti-Intruso che fossero considerati legali dal Ministero. Soltanto lui poteva Materializzarsi in casa e, nel caso in cui un altro Nott avesse cercato di forzare le sue misure di sicurezza, stavolta sarebbero scattati così tanti Sensori Segreti da svegliare l'intero villaggio a valle e richiamare gli Auror seduta stante.

Malgrado ciò, si era anche premurato di impedire che il libro di Clodoveo, con carte annesse, rispondesse all'Incantesimo di Appello. Quando non doveva usarlo, lo rendeva invisibile e lo chiudeva nel primo cassetto del tavolo da lavoro, il quale a sua volta era stato incantato per avere un doppio fondo. Se un nemico lo avesse aperto senza conoscere la password, avrebbe rinvenuto soltanto spezie esotiche e aculei di porcospino.

Tutto ciò bastava a rassicurarlo riguardo alla sicurezza del suo prezioso manoscritto, ma altri pensieri continuavano a turbarlo. Risalì i sotterranei fino al piano terra ripensando alle parole di Rose a proposito del ritorno di Scorpius.

Quello che tornerà, sarà un folle in cerca di vendetta.

Suonava come una profezia. Conoscendo il carattere del figlio, Draco sapeva che non avrebbe accettato di buon grado la propria morte, ma finora non ne aveva considerato veramente le implicazioni. Rose aveva messo l'accento su quelle due parole, folle e vendetta, che per la prima volta gli mettevano paura.

Non voleva rischiare di riportare indietro il suo ragazzo soltanto per guardarlo marcire ad Azkaban. Doveva assicurarsi di avere un piano di riserva con lui. Se non altro, per non farsi trovare impreparato.

A ben guardare, trovava insopportabile che fosse stata proprio Rose a farlo ragionare. Si sarebbe aspettato che, a quell'età, non gli sarebbe stata utile in alcun modo all'infuori della missione o del senso di pace che gli trasmetteva la sua innocenza, soprattutto perché i problemi che gli aveva creato non erano da poco.

Problemi che, a quanto pareva, non erano finiti. Quando Draco aprì la porta e si ritrovò di fronte a una Hermione furibonda, si rese conto che avrebbe fatto meglio a tenere Rose alla larga da lui. La ragazza si nascondeva dietro alla madre, con un'espressione di esagerato rammarico con la quale sperava di discolparsi. Era però difficile scusarla, quando era così evidente che si fosse fatta scoprire.

"Spiegami cosa ci faceva mia figlia in casa tua." Gli ordinò la donna, scandendo ognuna delle parole con fastidiosa precisione.

Rose spostava disperatamente lo sguardo tra lui e la madre: "Ero venuta per Scorpius, te l'ho detto!"

"Non un'altra parola, Rose!" Dopo averla fulminata severamente, Hermione ritornò a scagliare la sua furia su di lui, che non era riuscito a nascondere il disagio, piombatogli addosso all'improvviso. "Voglio sentirlo dire da te. Le permetti di venire qui alle mie spalle? Per quale dannato motivo? Se credi che lei sia un modo per arrivare a..."

Non osava terminare la frase, ma sgranò gli occhi perché lui capisse. Sfortunatamente per entrambi, anche la ragazza aveva capito.

"Puoi dirlo chiaramente." Urlò alla madre. "Lui vorrebbe arrivare a te, ma tu forse vuoi la stessa cosa!"

"Cosa stai... Non ti permettere!" Hermione, molto scossa e anche un po' in imbarazzo tornò a prendersela con Draco. "Dev'essere opera tua. Mia figlia non mi aveva mai parlato così prima d'ora. Che cosa le hai detto?"

"Oh, non preoccuparti." Intervenne Rose, alzando gli occhi al cielo. "Ascoltando lui è sempre tutto un non c'è niente, non c'è niente... Vuoi vedere? Draco, cosa c'è tra te e mia madre?"

"Non c'è niente!" Urlò Hermione di getto, colorandosi in viso, senza dargli l'occasione di rispondere.

"Però eri qui, la notte in cui mi hanno pugnalata! E quando Nott ha attaccato, volevi proteggerlo! E che mi dici del fatto che, da un po' di tempo a questa parte, sei sempre sgarbata con papà? Perché ho il sospetto che lui c'entri qualcosa anche in questo!"

Hermione fece un passo indietro, come se all'improvviso le fosse mancato l'equilibrio. Anche Draco dovette trovare un supporto nello stipite della porta. Rose stava dando libero sfogo alla gelosia che aveva trattenuto per settimane. Ciò che lo aveva sconvolto, però, era stato scoprire di non essere stato il solo ad insospettire la ragazza. Anche Hermione aveva dato a vedere qualcosa. Weasley stesso doveva esserne accorto.

La guardò. Stavolta toccava al Mago cercare una conferma e la trovò nello sguardo atterrito che la Strega stava rivolgendo alla figlia. Era tutto vero. Draco non aveva ancora rinunciato a conquistarla - stava solo aspettando il momento giusto - ma neanche lei lo aveva messo da parte.

Sperò in un segnale di complicità, ma Hermione continuò a ignorarlo. La vide recuperare logica e contegno e ribattere:

"D'accordo, Rose. Hai ragione, quello che hai detto è vero. Io e Draco siamo stati insieme per un po', tanti anni fa, durante il settimo anno. Ormai è finita, ma ti confermo che lui non mi è del tutto indifferente. Questo era il mio segreto. Ora che lo sai, devi dirmi il tuo. Ricordi ancora il nostro accordo?"

Draco non poteva credere che stesse succedendo davvero. Forse aveva respirato troppo vapore di serpente bollito e gli erano venute le allucinazioni. Valutò seriamente l'idea di Smaterializzarsi altrove e di non tornare mai più, al Manor o in qualunque altro luogo fosse stato facilmente rintracciabile da quelle due pazze.

Era tutto molto strano. Quelle donne non avevano nemmeno una relazione con lui, ma lo stavano facevando sentire come coinvolto in un litigio tra amanti, una delle quali aveva appena scoperto dell'esistenza dell'altra. C'era proprio da sperare che almeno una tacesse.

Sarebbe stato devastante. Se Hermione avesse scoperto cosa c'era stato tra lui e Rose, non stentava a credere che l'avrebbe ridotto in fin di vita. Avrebbe anche avuto ragione. Draco non poteva prevedere che Rose si sarebbe presa una cotta per lui, ma non aveva neanche fatto abbastanza per evitarlo.

Le sue debolezze lo avevano sopraffatto. Sentirsi amato davvero, senza riserve, con intensità... Era stato dalla morte di Astoria che non aveva più provato nulla di simile. Non aveva saputo rinunciarci.

"Ti ho chiesto se c'era mai stato qualcosa tra di voi, e tu hai risposto di no!" Esclamò Rose, gli occhi umidi focalizzati su di lui.

"La tua domanda era se fossimo mai stati amanti." Puntualizzò lui, facendo finta che venire studiato da una Hermione furiosa non lo mettesse a disagio. "E non lo siamo mai stati. Stavamo insieme ufficialm... Più o meno." Si voltò dalla parte opposta, sperando di non dover parlare, ancora una volta, dei motivi della loro rottura.

"Come sei finito a parlare di queste cose con mia figlia?" Lo interrogò la donna.

"Devi chiederlo a lei, alla regina delle domande indiscrete." Sbottò Draco, indicando la ragazza. "Non prendertela con me, ho solo cercato di aiutarti. Io non le avrei raccontato cosa c'è stato tra noi."

"Papà lo sa che stavate insieme?"

Rose fissava la madre, chiaramente delusa. Sapendo quanto fosse facile farsi odiare dai propri figli, Draco si sentì dispiaciuto per Hermione, la quale, però, era rimasta inflessibile. Osservandola meglio, si accorse che doveva avere in mente un piano.

"No. Non lo ha mai saputo nessuno." Sarebbero potuti trascorrere altri venticinque anni, ma Hermione avrebbe continuato a parlare del passato con toni pungenti. Non lo aveva mai perdonato. "Soltanto tu sai la verità."

Il tono della sua voce, l'intensità con cui guardava la figlia, erano dei messaggi. Draco sapeva che anche Rose li avesse compresi. Stava marcando il territorio. Voleva comunicarle di stargli alla larga, essendoci più di una ragione per la quale frequentarlo sarebbe stato molto sconveniente. Il suo istinto di mamma aveva riconosciuto in lei l'infatuazione.

"Vuoi tornare con lui?" Le domandò Rose, con voce tremante.

"Questa è una faccenda privata."

"Oh Merlino. Tu vuoi tornare con lui!"

Draco trattenne il fiato. Solo mezz'ora prima era stato compagnia di Rose; ora Hermione aveva confessato ogni cosa e, se davvero il suo rapporto col marito era vacillante, tutto lasciava presagire che presto l'avrebbe lasciato.

Si accorse in quel momento di non volere che accadesse. Voleva Hermione, ma era ancora presto per stare con lei. Il lavoro da portare a termine era tanto e dubitava che con una direttrice di reparto del Ministero al suo fianco sarebbe andato lontano.

"Non mi metterei mai con un uomo bugiardo, neanche se non fossi già sposata." Ribadì Hermione. "Ma resta comunque un discorso che non voglio affrontare con te. Ricorda il nostro accordo, Rose. Tocca a te dirmi la verità. Cosa sta succedendo con Draco? Perché continui a venire qui?"

Draco desiderò che Rose non si lasciasse andare a facili confessioni. Non doveva permettere alla voglia di sfidare la madre di prendere il controllo del suo buon senso. Ma la ragazza aveva già iniziato a scaldarsi:

"Perché lui è l'unico che mi capisce!" Gridò Rose. "Mi piace stare con lui! È diverso da come appare. Mi ha accolto quando ho avuto bisogno di parlare di Scorpius, e ora so che l'ha fatto per te. Non è mai stato gentile con me per un altro motivo che non fossi tu, mamma. Gli ho fatto domande che non avevo il coraggio di porre a te, e lui ha continuato a proteggerti. L'unica cosa che ha fatto per me, perché gliel'ho chiesto supplicando, è stato di mantenere il segreto. Volevo evitare queste scenate. Non è giusto che ci vada di mezzo lui per colpa mia. Ma naturalmente, il caro cugino Albus mi ha vista e ha temuto così tanto per la mia salute che è andato a spifferare subito tutto a casa. Come se lui non avesse proprio nulla da nascondere!"

E così, Draco apprendeva che la scenata surreale alla quale stava assistendo era in realtà opera di Albus. Chissà perché non ne era sorpreso. Era invece colpito da Rose, dalla scusa credibile che stava imbastendo per distogliere l'attenzione da lui e dalla vera ragione dei loro incontri. Le voleva bene. La ragazza riusciva ancora a farlo apparire migliore di ciò che era, anche se aveva appena scoperto del suo legame con la madre. Nominando il cugino, però, stava sottovalutando le capacità di Hermione di giungere alle conclusioni.

"Mi avete stancato." Disse Draco, fingendosi sprezzante senza difficoltà. Dopo avere fatto per lo più da tappezzeria alle loro sfuriate, il suo intervento parve così strano da stordire entrambe. "Basta, non avrei dovuto avere a che fare con nessuna delle due! Se avete finito di dare spettacolo, avrei faccende più importanti di cui occuparmi!"

"Non saresti tu se non scappassi dalle tue responsabilità!" Esclamò Hermione che, ancora turbata dallo sfogo della figlia, sembrava volersela prendere con lui.

"Quali sarebbero le mie responsabilità? Ho fatto tutto ciò che potevo! Mi sono preso cura di tua figlia e ho fatto un favore al tuo matrimonio. Se invece ti riferisci a te stessa, allora torna quando avrai firmato per il divorzio. Fino a quel momento, non ti dovrò più niente."

"Mia figlia ha una cotta per te, non lo vedi?" Sbottò lei, furiosa. "Era tuo dovere informarmi! Ma a te che importa? Hai fatto il minimo indispensabile e te ne sei lavato le mani! Sei il solito egoista di sempre!"

"Io egoista? Lo sai, avevi ragione quando hai detto di non sapere niente di me." Rispose lui, colpito nell'orgoglio. "Non sai cosa ho passato in questi anni, non sai cosa sto passando adesso..."

"Ti ho dato la possibilità di parlarmene e tu hai fatto lo spiritoso, lo hai dimenticato?" Draco immaginò si riferisse a quando le aveva proposto di fare sesso in cambio dei suoi pensieri. Un'offerta che gli sarebbe piaciuto proporle più avanti. "Ho la sensazione che tu abbia avuto più dialogo con mia figlia che con me."

Lui esitò a rispondere. Nemmeno Rose parlò. Stava lottando con una sofferenza che le storceva il volto in una smorfia. Era tremendamente gelosa. Il bisogno di confermare alla madre la correttezza di quell'affermazione, era forse un capriccio della sua vanità, e per questo lo teneva a bada.

Per Hermione, il significato di quel silenzio fu molto più ampio. Draco poteva leggerle in faccia la profonda delusione, così simile a quella che aveva già visto in lei tanti anni prima. Anche lui ne era straziato. Era stufo di litigare con lei, stufo che ci fossero segreti e incomprensioni, ma non poteva farci niente. L'Hermione Granger che aveva conosciuto a scuola non avrebbe mai accettato i suoi progetti e la sua versione adulta avrebbe continuato a non comprenderli.

"Sai che c'è, Draco?" Riprese lei, di nuovo agguerrita. "Stà lontano da mia figlia!"

Draco serrò la mascella, intenzionato a non dargliela vinta. Scambiò un ultimo sguardo con Rose, sempre più afflitta. L'avrebbe rivista ancora, ne era sicuro. Solo per questo riuscì a passare oltre al senso di smarrimento che lo attanagliava alla sola idea di perderle entrambe.

"Pensa piuttosto a tenere lei lontana da me!" Sbatté il portone in faccia alle due donne e si sentì improvvisamente molto meglio.

"Non dirmi cosa devo fare!" Gridò Hermione al portone ormai chiuso. "E tu, signorina, sei in grossi guai."

La sentì parlare alla figlia delle punizioni che l'avrebbero attesa una volta tornata a casa. Chissà se la ragazza si rendeva conto di cos'aveva appena scatenato. Avrebbe dovuto negare, negare tutto. Ora, invece, il problema non erano più le punizioni, né le sfuriate di Hermione, piuttosto le spiegazioni che lui avrebbe dovuto fornire ai Weasley e a Potter, una volta che la voce sui loro appuntamenti si fosse sparsa per tutta la famiglia.

Lo consolò un pensiero: Albus era stato il vero artefice di tutto. Se i suoi segreti fossero stati scoperti, Draco avrebbe portato a galla anche quelli del ragazzo.

*

Ron si era seduto sul loro letto matrimoniale, le spalle afflosciate. In volto, aveva l'espressione triste e risoluta insieme di chi era stato offeso ed era troppo orgoglioso per ammetterlo. Hermione si era già imbattuta molte volte negli spigoli del suo carattere. Non era stato divertente fare da tramite a lui e Harry durante il quarto anno a Hogwarts e neanche i malintesi durante la caccia agli Horcrux meritavano di essere ricordati.

Da sposati, ogni tanto era capitato di bisticciare, ma era da quella volta del Natale 1998 che Hermione non si sentiva tanto angosciata. Aveva la netta sensazione che il loro rapporto fosse in bilico, esattamente come allora. Magari stava esagerando. O forse dipendeva dal fatto che stavolta era stata lei a ferirlo, non il contrario.

Andò a sedersi al suo fianco. Era tornata da poco dal Malfoy Manor insieme a Rose, realizzando che né i suoceri né il marito avessero notato la loro assenza. Ron aveva avuto bisogno del loro conforto.

"Possiamo parlare?"

Hermione era un po' stufa di avere a che fare con uomini reticenti; Ron però era la sua famiglia, e stargli accanto sembrava più giusto e naturale di quanto non lo fosse stato con Draco. O forse aveva iniziato a pensarla così soltanto perché Malfoy l'aveva delusa ancora una volta. Aveva aperto le porte a sua figlia, invece che a lei. Era intollerabile.

"Non se hai dell'altro da rinfacciarmi." Rispose cupamente il marito. "Credo di avere già afferrato il concetto. Tu non mi ritieni alla tua altezza."

"Non è assolutamente vero. Perché la prendi sul personale? Sei sempre stato d'accordo con me sul fatto che i nostri figli meritino il meglio."

"Forse sono un po' prevenuto, lo ammetto." Disse con decisione, voltandosi a guardarla. "Non credere che non mi sia accorto di come da un po' di tempo a questa parte mi eviti. Quando siamo a letto sei fredda. Ti allontani sempre, come se odiassi essere toccata da me. Come se fossi stufa di me."

Hermione abbassò lo sguardo, non riuscendo a reggere il suo. Si era comportata male, era vero. Non era riuscita a prendere una decisione su Draco e nella confusione si era allontanata anche da Ron.

"Io... Mi dispiace davvero, Ron. Non volevo darti quest'impressione."

"Ma ho ragione?" Sembrava rassegnato, come se fosse già sicuro della risposta.

"Non potrei mai stufarmi di te. Oltre ad essere mio marito, sei anche il mio migliore amico. È solo un periodo in cui ho altro per la testa."

"Tipo un altro uomo?"

"No."

L'aveva negato all'istante, prima che Ron potesse capire quanta fatica le fosse costato mentire. Davanti agli occhi, rivedeva ancora Draco che titubava di fronte alle sue domande, Rose che spendeva parole dolci per lui.

Si sentiva ingannata da entrambi, un fallimento come madre, gelosa di sua figlia, gelosa di lui e ugualmente furiosa perché lui aveva accolto la ragazza in casa sua. Ripensava a Hogwarts, a quei mesi persi dietro a un ragazzo problematico che prima aveva preso il suo aiuto e poi l'aveva gettata via. O quasi, dato che Draco non aveva mai avuto il coraggio di dirle la verità in faccia ed era stata lei a doverla capire da sola.

"Allora cosa?" Insistette Ron.

"Sono preoccupata per Rose." Gli confessò. Doveva fare in modo che, qualsiasi strano legame si stesse formando tra quei due, venisse reciso sul nascere. "Devo raccontarti quello che ho appena scoperto su di lei e Draco Malfoy."

*

Ancora visite. Draco non ne poteva più, soprattutto perché stavolta c'erano altissime probabilità che, chi avesse suonato alla porta, fosse venuto appositamente per litigare. Magari si trattava di Hermione: avendo ritenuto di non averlo insultato abbastanza durante il pomeriggio, era tornata di sera per finire il lavoro.

O forse aveva inviato la Donnola al posto suo. Di certo il padre di Rose avrebbe preteso da lui delle spiegazioni molto più dettagliate, del genere che si ottiene a forza di urla e scazzottate. Draco era pronto a tutto, persino a un informale interrogatorio da parte di Harry. Quasi ci sperava che dietro la porta ci fosse Potter. Si sarebbe divertito un sacco a parlargli di Albus. Avrebbero perso entrambi, ma ne sarebbe valsa la pena.

Deciso a risolvere la questione una volta per tutte, andò ad aprire personalmente. Era talmente irritato che spalancò la porta così di scatto da fare vento, abbaiando nello stesso momento:

"Che cosa c'è?"

Davanti a lui non c'era però nessun padre in cerca della resa dei conti. Non c'era neanche nessuna donna in vena di chiarimenti. Era soltanto Rose.

Di nuovo lei. Draco non riusciva a crederci. Cos'era venuta a fare? Ci teneva proprio ad attirare su di lui le ire della famiglia.

"Hai anche la faccia tosta di tornare? Fuori di qui! Non sei più la benvenuta." La sgridò. Aveva già avuto troppe seccature per un solo giorno e, se l'avesse accolta di nuovo, si sarebbe solo assicurato di averne delle altre. "Quante volte ti ho detto di stare attenta, che ti saresti fatta scoprire?"

"È stata colpa di Albus, non mia." Rispose lei prontamente. "Voleva farci litigare!"

"E tu non lo hai aiutato neanche un po', vero? Tornatene a casa, o stavolta ci penserò io ad avvisare tua madre."

Le sbatté il portone in faccia e si allontanò. Dopo alcuni minuti tornò indietro. Aveva la netta sensazione che Rose fosse ancora lì.

Lo era. Ferma nel patio a giocare con i lacci del giubbotto, indecisa sul da farsi. Cercava di pronunciare delle parole che però non uscivano. Draco si accorse in quel momento che per terra ai suoi piedi c'era uno zaino rosso ancora aperto e straripante di roba, che sembrava essere stato riempito alla rinfusa.

"Me ne sono andata di casa." Confessò la ragazza. "Posso stare da te?"

Draco impiegò qualche secondo ad afferrare la richiesta. Poi si spostò e la lasciò entrare, senza dire una parola, senza rendersi del tutto conto di cosa stava facendo.

*

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