Draco e Rose I

***

Qualcosa di grande e pesante precipitò a terra nell'altra stanza, spezzandosi in più parti con lo stesso fragore di un tronco d'albero; parecchi vetri si infransero. La voce di una donna evocò un Protego, seguita dalla quella più profonda e risoluta di Harry:

"Ora basta, Nott. Hai lottato abbastanza. Arrenditi e facciamola finita!"

"Potter, per una buona volta, faresti meglio a tacere!" Rose riconobbe all'istante la voce rauca di Nott, ripensò alla strafottenza con la quale la sera prima si era dichiarato colpevole e per un secondo pensò seriamente di piombare nel laboratorio e Maledirlo. "Non c'è niente nelle tue minacce che mi possa dare pensiero. Ho già vissuto più di vent'anni nel dimenticatoio, con nient'altra compagnia che topi e Dissennatori. Pensi che per me cambierà qualcosa se ci dovessi ritornare? Non sono adatto a questo nuovo mondo, e mi sta bene tirarmene fuori. O vivo o morto."

"Io ti preferirei morto." Disse Draco rabbioso, ma parlava con affanno, come se si stesse riprendendo da una lotta.

"E vorresti darmi il colpo di grazia, Draco? Sul serio? In realtà, non credo che tu abbia abbastanza fegato per farlo." Nott esplose in una risata malvagia. "Non saresti neanche qui se non fosse stato per Snape. Ricordami ancora come non sei riuscito a uccidere Dumbledore."

"Non ascoltarlo, Malfoy. Cerca solo di provocarti." C'era stato un tempo in cui Harry non avrebbe permesso a nessuno di mancare di rispetto alla memoria di Dumbledore; ormai, però, non era più un adolescente e anche il suo senso dell'onore aveva dovuto cambiare forma e dotarsi di sangue freddo. Il capo degli Auror non poteva perdere la pazienza ad ogni minima provocazione degli avversari. "Scontrarsi con te era esattamente ciò che voleva."

"Ancora una volta, ti stai sbagliando, Potter." Riprese Nott. "Sono qui perché speravo di trovare il mio vecchio amico Lucius. Non immaginavo quante cose fossero cambiate in questi anni, e che lui non vivesse più qui. Non avevo alcun interesse a incontrare quel suo patetico figlio."

Rose non aveva certo una particolare simpatia per Draco, ma iniziava a stancarsi di sentire parlare di lui in termini tanto dispregiativi, specie se a farlo era un Mangiamorte. Per quanti difetti potesse avere, Malfoy non meritava di essere insultato dallo stesso mostro che gli aveva ucciso il figlio.

Non poteva biasimare sua madre per essere diventata irrequieta, come se non vedesse l'ora di piombare nell'altra stanza; Aiden era nervoso. Lui era piccolo e, malgrado il poco spazio, riusciva ancora a scaricare la tensione saltellando.

"Cosa volevi da mio padre?" Domandò Draco.

"Oh, nulla di importante. Volevo solo discutere sul perché ho deciso di colpire suo nipote."

Era troppo. Rose cercò di uscire dal passaggio segreto, ma venne fermata da Hermione.

"Mi farai diventare matta!" La rimproverò mormorando. Spinse la figlia verso le scale. "Lo sta facendo apposta! Vuole che Draco perda la testa e commetta qualche passo falso. Non dobbiamo ascoltarlo!"

Aiden si tirava le orecchie. Anche lui voleva intervenire, ma si fidava dell'opinione di Hermione. Draco però aveva provato a Schiantare Nott e aveva fallito, perché dopo l'attacco si udì soltanto la risata gelida del Mangiamorte.

"Io e gli Auror siamo un pubblico migliore per ascoltare questa storia." Gridò Draco, ripresosi dallo scontro. "Parla, se ne hai il coraggio! Cosa gli hai fatto? Chi ti ha aiutato?"

"Suppongo che abbiate già trovato mio nipote ad Azkaban. Sta bene?" L'improvviso interesse di Nott per il nipote suonò insopportabile.

"Abbiamo portato Trevor al San Mungo, ma si sta riprendendo in fretta." Spiegò Harry. Rose aveva sperato che nessuno gli desse la soddisfazione di una risposta. "Talmente tanto, che ci ha raccontato di avere agito sotto l'influsso della Maledizione Imperius."

Un lungo momento di silenzio lasciò intendere che Harry e Nott si stessero studiando a vicenda.

"Il ragazzo può dirvi quello che vuole, non mi interessa. Ciò che conta è che abbia fatto il suo dovere quando era necessario. Non ce l'avrei mai fatta senza di lui. Trevor era la mia unica possibilità, l'unica speranza perché la vendetta dei Mangiamorte potesse finalmente realizzarsi, dopo così tanti anni. Vedi, Draco, tuo figlio è morto perché siete stati voi Malfoy a volerlo, a causa della vostra abitudine a sventolare dove soffia il vento. Siamo tutti in prigione da decenni, noi che almeno abbiamo creduto in qualcosa fino alla fine, e dove siete voi Malfoy? Ancora al sicuro nelle vostre case lussuose, a vivere vite lunghe e confortevoli. Dimmi, Draco, tu al posto nostro l'avresti sopportato? Essere privato di un futuro, sapendo che i tuoi traditori vivono felici e in libertà?"

"Ti sbagli se pensi che io sia mai stato felice. E riguardo all'essere libero, esistono prigioni invisibili che sono peggiori di Azkaban." Draco rispose in fretta, con voce calma e profonda. "Scorpius però non era affatto come me. Perché proprio lui? Un tempo ero stato io il vostro bersaglio."

"Credimi, Draco, hai smesso di essere un bersaglio da quando hai messo al mondo quel bambino."

La crudezza di quell'ammissione impressionò ognuno dei presenti. Rose guardò sua madre, sperando che l'aiutasse a comprendere un significato che era già chiaro di suo. Sperava soltanto di sbagliarsi, perché l'idea che la condanna a morte gravasse sulla testa di Scorpius fin dalla nascita era spaventosa e inaccettabile. Hermione non disse nulla ma dall'altra parte si udì la voce furiosa di Draco.

"Vigliacco, è stato facile prendersela con un ragazzo. Sei ancora capace di attaccare un Mago adulto? Perché non ci provi?"

Nott non si lasciò pregare e gli lanciò un Bombarda Maxima. Sotto la luce del Lumos, Rose vide Hermione impallidire. Era già pronta a intervenire quando, nell'altra stanza, la voce femminile chiamò un Protego Horribilis. L'incantesimo di Nott rimbalzò contro lo scudo magico e lo si sentì tintinnare come sull'acciaio.

"Fammi duellare con lui, Potter!" Era stato di nuovo Draco a parlare, furioso e disperato. "Dì ai tuoi Auror di farsi da parte! Voglio affrontarlo, non mi importa se muoio! Tanto non ho più motivi per cui vivere!"

Le sue grida erano strazianti. Aiden tirò su col naso, Hermione si portò le mani alla bocca e Rose per la prima volta riuscì a provare pena per lui. Harry invece non si lasciò commuovere.

"Smettila, Malfoy!" Gli disse, in tono pratico. "Ormai l'abbiamo preso, è finita! Non è col suicidio che riporterai indietro tuo figlio."

"Però saresti in pace con te stesso se morissi dandomi battaglia, non è vero, Draco?" Gracchiò Nott. Aveva il fiatone a causa dell'Incantesimo, proprio com'era successo la notte prima con Rose. "È questo che vedi in me, l'ultima occasione per sentirti utile, importante... vuoi morire da eroe, perché per il resto della tua vita non sei valso a niente. Ed è quasi più sensato del motivo per cui è venuta a cercarmi quella giovane Weasley... Fare così tanta strada solo per trovarmi e morire della stessa mano che ha ucciso il suo fidanzato! Una vera idiota. Per inciso, che razza di gente frequentava tuo figlio? Sapevo che i Malfoy fossero caduti in basso, ma fino al punto da avere in famiglia una Weasley Mezzosangue..."

"Eppure la Mezzosangue è riuscita a sfuggirti. Era da sola, inesperta, in una landa desolata e tu sei riuscito a malapena a ferirla." Gli rinfacciò Draco, con soddisfazione. "È evidente che non sei poi così pericoloso, una volta che esci alla scoperto. Mi hai tolto Scorpius con l'inganno, camuffandoti da un suo conoscente e portandolo in una trappola, ma è tutta qui la tua abilità. Senza quei trucchetti non vali niente. Altro non sei che un povero, perfido, vecchio. L'unica cosa che voglio io è vendicare mio figlio. Chi è il vero perdente, tra noi due?"

Ci fu un momento di concitazione quando diversi rumori e svariate voci scoppiarono nel laboratorio uno di seguito all'altro.

Da quello che si poteva dedurre, Draco aveva attaccato Nott, che però a sua volta aveva anticipato il padrone di casa di una manciata di secondi, attaccandolo per primo. Mentre Harry gridava a Draco di non farlo e l'Auror femmina si preparava a lanciare l'ennesimo Protego, una magia ancora più potente aveva scaraventato i buoni contro le pareti e i mobili. Molti vetri si infransero, qualcuno gemette e Nott pronunciò con la sua voce gutturale:

"E adesso, tocca a te... Avrai ciò che vuoi, ma non preoccuparti. Sarà finita prima che tu te ne accorga."

Non c'erano dubbi che stesse parlando a Draco, ma il fatto che lui non rispondesse preoccupò seriamente tutti e tre i visitatori del passaggio segreto. Hermione si rivolse concitata all'elfo domestico:

"Aiden, Materializzati nell'altra stanza e controlla cos'è successo." Mormorò. "Devi essere veloce. Vai!"

Aiden scomparve e ricomparve così rapidamente che sembrò non essersene mai andato.

"Sono tutti feriti!" Esclamò, in completa agitazione. "Il padrone è a terra, e anche gli altri!"

Era il momento che Hermione e Rose stavano aspettando, quello che sarebbe stato meglio non fosse mai arrivato. Il loro intervento era indispensabile, e non ci fu neanche bisogno di confrontarsi al riguardo. Rose tolse il Lumos dalla bacchetta e si precipitò con sua madre all'interno del laboratorio dei Malfoy.

Si trovavano in una ampia stanza rettangolare. Al centro vi era il camino acceso e tutto intorno le librerie e le teche ormai in macerie, pozzanghere di pozioni, un tappeto di vetri infranti e libri antichi bagnati e strappati.

Harry e i suoi Auror, che inaspettatamente erano soltanto due, un ragazzo e una ragazza, si trovavano incastrati sotto le macerie di una grande libreria ma stavano ancora bene. Erano svegli e arrancavano cercando di liberarsi.

Malfoy era precipitato dalla parte opposta e probabilmente aveva sbattuto la testa contro il muro di pietra spoglio dietro di lui. Se ne stava riverso in mezzo alle macerie, cercando con tutte le sue forze di rialzarsi ma senza riuscirci. Tutto ciò che riusciva a fare, era portarsi le mani alla testa con un'espressione di pura sofferenza fisica.

Nott era fermo al centro della stanza, proprio di fronte al camino, che lo illuminava alle spalle. L'arrivo delle due intruse lo aveva scosso e quel momento di esitazione gli fu fatale. Aveva appena riconosciuto Rose, quando lei gridò:

"Expelliarmus!"

La bacchetta di Nott sfuggì dalle sue mani, fece alcune piroette all'indietro e finì dritta tra le fiamme del camino. Nott, che era ancora lento e stanco come lei lo ricordava, non si rese conto di cos'era successo finché non fu troppo tardi.

"Noo!" Urlò l'uomo guardando la propria bacchetta bruciare tra le fiamme come legna secca, sprigionando le ultime scintille magiche. Rimase paralizzato, l'espressione sconvolta, e per un momento sembrò davvero un povero vecchio indifeso. Tornò a fissare Rose, come se avesse così tanti improperi da urlare da non sapere da che parte iniziare.

Rose sosteneva il suo sguardo con coraggio. Si sentiva forte. Aveva neutralizzato il perfido Mago Oscuro, lo aveva battuto. Harry, nel frattempo, si era rialzato e si stava scrollando di dosso la polvere, indolenzito e irritato.

"Quando tutto sarà finito, Nott, giuro che rimpiangerai la tua vecchia cella." Gli disse Harry.

Rose non capiva come mai Nott non si Smaterializzasse, ma suppose che Harry per braccarlo avesse reso Immaterializzabile l'intero l'edificio. Nott, non potendo fare altro, se la diede a gambe dalla porta principale.

La paura gli aveva messo le ali ai piedi, proprio com'era successo a Rose la sera prima. Nemmeno Harry, che a quanto pareva aveva preso una botta al braccio destro, fu abbastanza veloce da fermarlo con un Impedimenta. Il Mangiamorte fuggì e l'Auror lo inseguì. Hermione, che nel frattempo era andata a controllare Draco, decise che si sarebbe rivelata più utile aiutando Harry.

"Assicurati che tutti stiano bene." Disse a sua figlia, prima di correre fuori dal laboratorio.

Rose diede un'occhiata a Malfoy e decise rapidamente che poteva aspettare. Andò invece a soccorrere gli Auror, che con i Wingardium Leviosa si erano liberati dalle macerie, ma che avevano ancora difficoltà a rimettersi in piedi. Non vi era Incantesimo, infatti, che funzionasse contro dolori e contusioni.

Rose li aiutò a rialzarsi e a liberarsi dalla polvere, poi lasciò che si curassero da soli con le boccette di pozioni che l'Auror donna aveva portato con sé nella borsa a tracolla.

Si avvicinò quindi all'altro lato della stanza, osservando nuovamente Malfoy. Steso per terra, pallido e dolorante, non sembrava essersi accorto di niente di quello che era successo. Rose capiva di non poter più rimandare. Si fece largo tra ciò che restava di un espositore ormai a pezzi e si inginocchiò proprio accanto alla sua testa.

Senza pensarci troppo, e non sapendo in quale altro modo soccorrerlo, Rose insinuò le mani tra i suoi capelli, cercando di essere il più delicata possibile. Draco reagì al contatto con uno scatto nervoso, dovuto forse più al dolore che al disturbo.

"Voglio solo controllare che non ci sia nulla di rotto." Gli disse Rose, imitando il tono rassicurante della madre. "Tolga queste mani, per favore, altrimenti non riesco."

Draco aveva ancora gli occhi chiusi, del tutto assorto dal proprio dolore. Lentamente, allontanò le mani dalla testa e le abbandonò lungo il corpo. Rose tornò a massaggiarlo, avendo la brutta sensazione che a un certo punto da qualche parte avrebbe trovato del sangue. I capelli erano morbidi e molto corti, per cui era facile tastare la sua nuca in cerca di tagli. Draco gemette quando Rose sfiorò un punto del cranio chiaramente gonfio, ma quando lei controllò il palmo vide con sollievo che non vi era sangue.

"Credo che avrà una bella emicrania per un po', ma per il resto sembra tutto a posto." Gli disse Rose, e lo stomaco si contorse ripensando che forse, senza il suo intervento, non sarebbe neanche vivo.

Lei non lo voleva morto, però non riusciva a comprenderlo. Il comportamento di Draco era enigmatico: a volte sembrava odiarla, altre parlava di lei come se gli importasse qualcosa.

Come se quelle parole lo avessero rassicurato, Draco fece forza sulle braccia e andò ad appoggiare la schiena alla parete dietro di lui.

"State tutti bene, laggiù?" Domandò uno degli Auror. I due colleghi erano di nuovo in forze, si notava dai loro movimenti disinvolti.

"Sto bene, sto bene." Rispose Draco, mettendosi quanto più possibile comodo contro la parete. Mentre gli Auror si affrettavano a raggiungere Harry e Hermione all'inseguimento di Nott, Draco domandò a Rose, ancora inginocchiata vicino a lui: "Dov'è andato?"

"È scappato, ma non andrà lontano. È vecchio, non può Materializzarsi e non ha più la bacchetta. L'ho battuto." Rispose Rose, orgogliosa del proprio successo. "La bacchetta è finita nel camino, ora è soltanto mucchietto di polvere."

Draco guardò per istinto il camino, poi si toccò di nuovo le tempie in reazione all'emicrania.

"Dov'è Hermione?" Chiese ancora. "So che era qui poco fa."

La sensazione che tra lui e sua madre ci fosse qualcosa non se n'era mai andata. Rose, a metà tra la gelosia e la repulsione, decise di essere vaga.

"È con lo zio Harry, è corsa dietro Nott anche lei."

Draco scosse la testa.

"Ficcanaso." Mormorò, con poca energia. "Siete solo delle ficcanaso."

Rose pensò di provocarlo. Voleva rinfacciargli che senza il suo intervento sarebbe andata peggio, e magari metterlo a tacere rivelandogli che Hermione fosse venuta apposta a salvarlo perché diffidava della sua sanità mentale. Poi però ripensò a suo padre, sentì la gelosia montare e cambiò idea.

"Per fortuna siamo state aiutate." Disse Rose. "Non vi avremmo mai trovato in tempo se non fosse stato per il suo elfo, Aiden... A proposito, è sparito! Era qui, poco fa!"

Rose lo cercò con lo sguardo, ma in giro per il laboratorio non c'era nessuno. L'unica altra presenza viva nella stanza, oltre Draco e Rose, era il fuoco del camino.

"Si sarà nascosto in cucina con gli altri elfi domestici." Borbottò Draco, ma poi si rese conto di qualcosa e domandò: "Hai detto Aiden? Tua madre ha parlato con Aiden?"

Marcava il nome dell'elfo come se questo avesse un significato particolare.

"Sì." Rispose Rose. "E la mamma gli ha promesso che lei non l'avrebbe sgridato per averci aiutato. Sa che Aiden stava venendo a salvarla? È molto fedele."

Draco rimase in silenzio a fissare Rose, tutto preso dal valutare qualcosa che lei ignorava. Non era comunque facile per lui restare lucido. Il suo mal di testa doveva essere pressante, vista la sua espressione contrita.

Si guardò intorno, nella desolazione del suo laboratorio ormai distrutto.

"Dammi una mano a rialzarmi." Disse a Rose. "Ho perso la mia scorta di pozioni, ma ho ancora qualcosa da parte al piano di sopra. Devo farmi passare l'emicrania. Voglio essere lucido, quando tuo zio inchioderà Nott."

Draco allungò il braccio sinistro, e Rose si accovacciò per permettergli di appoggiarsi alla sua spalla. Era pesante, ma si notava che cercasse di non sovraccaricarla e di toccarla il meno possibile. Il contatto fisico faceva sentire a disagio anche Rose, che infatti non riusciva a sfiorargli la schiena senza rabbrividire. Era peggio che dovergli accarezzare la testa per controllare che fosse tutto intero. Ora le sue narici erano pervase dall'odore dei Malfoy, familiare e invitante, che riaccendeva ricordi di momenti più felici.

"Probabilmente non possiamo Materializzarci. Se non ha potuto farlo Nott, non ci riusciremo neanche noi." Commentò la ragazza, cercando una distrazione a cui appigliarsi per bloccare ricordi e sensazioni.

Una volta in piedi, si distaccò da lui con sollievo. Lo sentiva ancora sulla pelle, assieme a residui di polvere e segatura. Draco si toccò ancora una volta la testa, cercando l'equilibrio.

"No, infatti."

Scavalcò le macerie e si avvicinò al lato corto della stanza. Dopo avere premuto il palmo su una pietra, la più piccola tra tutte, un pezzo di muro si ritirò su se stesso, simile a una porta scorrevole. Altro non rimase che un buco rettangolare, che rivelava l'accesso a un'altra strettissima scala a chiocciola.

Rose rimase ferma dov'era. Non era sicura di avere il permesso di andare con lui e nemmeno moriva dalla voglia di farsi digerire da nuovi striminziti passaggi segreti. Immaginò che sarebbe ritornata al piano di sopra ripercorrendo la strada che già conosceva.

Draco esitò prima di attraversare il buco. Si girò verso Rose, rassegnato, e le disse:

"Tu vieni con me. Potresti servirmi, e poi non voglio sentire le lamentele di tua madre sul fatto che ti ho lasciata da sola con Nott ancora libero."

La nuova scala a chiocciola sembrava infinita. Era ancora più ripida e umida della precedente, e sia Rose che Draco dovettero puntare la luce della bacchetta sui gradini, consumatissimi e corti, per evitare di inciampare. Nessuno dei due parlava. Quando arrivarono in cima, Rose era ormai sudata e senza fiato.

L'altra estremità del passaggio segreto si aprì quando Draco sfiorò la parete, e questa, una volta oltrepassata, si richiuse alle loro spalle senza lasciare prove della sua esistenza.

Il pianerottolo era del tutto nuovo per lei. Era buio, spoglio e tappezzato da applique come gli altri che aveva visto ma, a giudicare dallo scorcio di paesaggio che riusciva a intravedere dalla stretta finestra in fondo al corridoio, dovevano trovarsi un paio di piani più su,

Sebbene riluttante a farlo, Draco condusse Rose in una stanza che non era altro che la sua camera da letto.

*


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