Difesa Contro le Arti Oscure I

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Questo doveva essere un breve flashback per conoscere meglio il passato tra Rose e Dylan Corner. Poi sono partita per la tangente e si è trasformato in un lungo capitolo!

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Gennaio 2024 [flashback]

C'era stato un tempo, a Hogwarts, in cui le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure erano rese incostanti e confuse dal fatto che ogni anno il professore in carica cambiava, o moriva, o finiva ricoverato al San Mungo, o veniva licenziato per essere un lupo mannaro. Tempi bui, certamente, ma da allora il mondo era cambiato. I tentativi di Voldemort di ritornare al potere erano un lontano ricordo a cui nessuno pensava mai volentieri e, alla sua morte, anche la Maledizione che gravava sulla cattedra di Difesa contro le Arti Oscure era scomparsa insieme a lui.

Ormai da molto tempo l'insegnante in carica era il professor Kettleburn, un giovane muscoloso e precocemente brizzolato che faceva sospirare tutte le studentesse di Hogwarts e storcere il naso ai maschietti invidiosi. La sua caratteristica migliore non era però l'avvenenza, bensì l'approccio moderno alla materia, per il quale i libri di testo non erano altro che un'appendice alle lezioni pratiche. Con i banchi addossati alle pareti, il centro dell'aula diventava l'arena in cui esercitarsi con gli Incantesimi e le Contro-Fatture.

Difesa divenne fin da subito la materia preferita di tutta la scuola e persino di Rose Weasley, che nei duelli riusciva a spuntarla più per la sua buona memoria che per un'innata vocazione nel combattimento.

Ai G.U.F.O. aveva mancato l'Eccezionale per un soffio - era stata ingannata da un Avvicino molto furbo - ma adesso che frequentava l'ultimo anno Rose era ancora più decisa a fare del suo meglio per guadagnare il massimo dei voti in tutti i suoi M.A.G.O.

Per il settimo anno, era previsto che gli studenti di Gryffindor condividessero l'orario di lezione coi compagni di Ravenclaw. Dopo gli Slytherin, i Ravenclaw erano la Casa che i coraggiosi Gryffindor sopportavano di meno, se non altro perché tendevano sempre far vedere quanto fossero più intelligenti degli altri. 

Rose non dava peso alle piccole beghe tra le Case: avere avuto un cugino Smistato in Slytherin l'aveva resa più tollerante nei confronti della Casa più infamata di Hogwarts; quando poi aveva scoperto che anche il suo amico Scorpius era un bravo ragazzo, pur provenendo da una famiglia di Serpi da generazioni, aveva dedotto che nella maggior parte di ciò che si diceva sulle Case di Hogwarts ci fosse un briciolo di verità e una tonnellata di bugie.

Rose non diede retta nemmeno alla sua amica Mary Jordan quando, entrando nell'aula del professor Kettleburn assieme ai Ravenclaw, cercò di strapparle del sarcasmo contro i presunti rivali.

"Oggi le facciamo a pezzi, queste scimmie ammaestrate." Le disse Mary, a voce abbastanza alta perché qualcuno dell'altra Casa sentisse.

I Ravenclaw non erano soliti dare confidenza ai Gryffindor e a maggior ragione si consideravano troppo superiori per cedere a una così banale provocazione. Soltanto Dylan Corner lasciò intendere di averla sentita, ma non per questo si dimostrò interessato a rispondere: si limitò a poggiare la borsa in un angolo, assieme a tutte le altre, scrutando Mary con un'ombra di disprezzo.

Il professor Kettleburn, come spesso capitava, era in ritardo. A voler credere alle sue parole, la lezione precedente non terminava mai senza che uno studente pasticcione si ficcasse la bacchetta nell'occhio o si ritrovasse con un orecchio in fronte per avere pronunciato male una Contro-Fattura, costringendo l'insegnante ad accompagnarlo in Infermeria. Voci maligne, però, volevano che approfittasse di ogni quarto d'ora libero per incontrarsi con la nuova, giovane insegnante di Aritmanzia, anche se non c'era nessuno, tra insegnanti e studenti, disposto a confermarlo.

Nell'attesa, l'intera classe finiva sempre per mettersi a chiacchierare del più e del meno. Nessuno si accorse di quell'unico studente che era rimasto fuori da qualsiasi conversazione. Si trattava di Dylan Corner e non era nemmeno la prima volta che in classe o in qualunque altro posto restava isolato.

Dylan era un ragazzo molto alto e magro coi capelli castani e gli occhi scuri, forse il più ombroso della sua Casa. Sembrava che vivesse in uno stato di allerta costante; nervoso da sempre, nell'ultimo anno lo era diventato ancora di più. Trovandosi da solo in mezzo ai compagni Ravenclaw che ridevano e scherzavano senza darsi pena della sua presenza, ne pativa tutto l'imbarazzo: si grattava il retro del collo, gli occhi arrossati e tormentati.

"Come va, Dylan? Stai avendo difficoltà col tema di Astronomia?" Le domandò Rose, molto gentilmente. Si era allontanata dalle sue amiche per venirgli in soccorso, come spesso accadeva durante le lezioni condivise.

Dylan non aveva molti amici perché era un tipo musone che non si perdeva in chiacchiere; amava però parlare di scuola ed era questa una passione che aveva condiviso con Rose fin dal loro primo anno, essendo entrambi due studenti intelligenti e ambiziosi.

"N-no, cioè, insomma, forse un po'. Ho dovuto passare tutta la notte in Biblioteca ma non sono riuscito a superare i novantasei centimetri di pergamena." Dylan abbozzò un sorriso stentato, senza che la sua ansia si fosse calmata del tutto ora che qualcuno gli aveva rivolto la parola.

"Oh, novantasei? Io sono arrivata a sessantuno, ma mi mancano ancora da leggere una ventina di libri del Reparto Astronomia, e poi pensavo di inserire un approfondimento a proposito delle nebulose."

"S-se non sai dove trovare abbastanza materiale sulla nebulosa di Orione, ti consiglio di cercare nel Reparto Libri Babbani."

"Ti ringrazio, Dylan, lo farò. Più tardi incontrerai Al e Scorp?" Domandò Rose, arrossendo improvvisamente.

Nominare Scorpius la faceva sentire stupidamente in imbarazzo, come se dal modo in cui pronunciava il suo nome si dovesse capire cosa provava per lui. Era sciocco, Rose lo sapeva, ma aveva così tanta paura di non essere ricambiata che temeva di morire di umiliazione se si fossero sparse voci troppo precise sui suoi sentimenti. Dylan però non aveva colto nulla di strano e si limitò a rispondere alla domanda. Annuì così all'improvviso e con così tanta forza che la sua cervicale crocchiò.

"Sì, noi... noi... dobbiamo finire i compiti di Trasfigurazione."

"Siete diventati grandi amici." Commentò ancora Rose. "So che vi frequentate dall'anno scorso, ma ormai vi vedo in giro sempre insieme."

Non era sicura di essere riuscita a nascondere una punta di risentimento. Doveva esserci davvero qualcosa che non andava in lei, se era arrivata al punto da invidiare Dylan solo perché a differenza sua poteva passare del tempo con Scorpius.

Dylan non parve notare nulla neanche stavolta, e annuì di nuovo:

"C-ci incontriamo per lo più per studiare, ma andiamo d'accordo..." Ammise, e abbassò lo sguardo.

In quel momento, il professor Kettleburn entrò in aula accolto da ovazioni da stadio. Ridacchiando, andò a piazzarsi là dove sarebbe dovuta esserci la cattedra e sollevò le braccia per riportare il silenzio tra i suoi studenti, già raccolti al centro della stanza.

"Bene, allora. Le vostre bacchette sono pronte?" Squillò la sua voce gioviale. "Cominciamo! Vi dico subito che ho in serbo qualcosa di speciale per voi, quest'oggi. Dato che siete stati tutti così bravi da avere già assimilato il programma di metà anno, ho deciso che possiamo prenderci una pausa e dedicarci allo Stile Libero!"

Gli studenti esultarono felici, e anche Rose, che non vedeva l'ora di gettarsi in un sano allenamento. Ciò che il professore chiamava "Stile Libero" non era altro che un'esercitazione generale, in cui ciascuno studente sceglieva da solo gli Incantesimi da usare.

Non era un evento che si ripeteva spesso, e per questo era sempre molto apprezzato: l'ultima volta che Rose si era sbizzarrita in uno Stile Libero, era stato lo scorso giugno nei pigri giorni che precedevano l'inizio delle vacanze estive, quando aveva duellato contro Mary e con sua grande soddisfazione era riuscita a batterla.

"Stavolta però non vi chiederò di duellare." Precisò il professore, facendosi serio. "Vi offrirò qualcosa di completamente diverso che vi sarà utile ai M.A.G.O., dove vi sarà richiesto di usare l'istinto. Dovrete essere scaltri nel comprendere il pericolo che si nasconde lungo il percorso di prova e veloci nel tirare fuori l'Incantesimo o la Contro-Maledizione che più si adatta alle circostanze. Non è facile, ve lo garantisco, non quando si ha così poco tempo per decidere e sapendo che la prossima mossa potrà fare la differenza tra la vita e la morte." Una ragazza di Ravenclaw si lasciò sfuggire un urletto di paura, ma il professor Kettleburn allontanò la tensione con una risata. "Suvvia, non rischierete di morire durante gli esami, state tranquilli! Ma vi voglio preparati al mondo là fuori perché, anche se Lord Voldemort è stato sconfitto, non sappiamo cosa ci riserva il futuro."

Sia i Gryffindor che i Ravenclaw tremarono alla prospettiva di imbattersi in un vero Mago Oscuro. Soltanto Dylan ascoltava con freddezza.

"Lei pensa che un giorno potrebbero sorgere altri Maghi Oscuri come Lord Voldemort, professore?" Domandò Mary Jordan, dopo avere alzato la mano.

Il professor Kettleburn annuì, scotendo appena i capelli brizzolati.

"Finché esisterà il Mago esisterà anche il Male, la brama di potere, la spregiudicatezza." Si fermò a misurare l'effetto che avevano avuto le sue parole. "Per questo dobbiamo saperci difendere. A questo proposito..." Addossato alle pareti, assieme ai banchi e alla cattedra, c'era anche un vecchio baule. Il professor Kettleburn vi puntò contro la bacchetta ma non la usò, preferendo fissare i suoi studenti in posa teatrale. "Sto per evocare per voi delle creature infide, che attaccano soltanto la notte. Sarà prima necessario chiudere qualche finestra." Con un paio di colpi di bacchetta, le finestre si chiusero e le candele del lampadario si spensero. Molti studenti sussultarono quando si ritrovarono avvolti nel buio più completo e Rose si aggrappò alla manica della persona più vicina a lei, che era ancora Dylan.

"Scusa." Gli sussurrò, mollando la presa.

"Non fa niente." Rispose il ragazzo.

Al buio non potevano vederli, ma anche i loro compagni si erano avvicinati l'un l'altro e si tenevano a braccetto.

"Un Incubus è una creatura della notte che ha paura della luce e attacca soprattutto i bambini. Cercherà di colpirvi alle spalle, vi farà il solletico, vi tirerà i capelli e si aggrapperà ai vostri vestiti, ma voi non dovrete lasciarvi spaventare. Colpitelo senza sosta, con qualsiasi incantesimo vi venga in mente." Riprese l'insegnante. "Anche se sembra incorporeo non lo è affatto. Più lo attaccherete più perderà energie, e alla fine se ne andrà. Qualche incantesimo sarà più efficace di altri, ma se insisterete abbastanza vincerete lo stesso. È tutto chiaro?" Rose rafforzò la presa sulla propria bacchetta, facendosi coraggio. Una serie di mormorii d'assenso confermarono al professore che la classe era per lo più pronta. "Sto per aprire il baule... Alohomora. Via!"

Gli occhi di Rose si erano già abituati alla presenza di poca luce. Vide la sagoma del professor Kettleburn scivolare lontano, e i suoi compagni, stretti tra loro, che puntavano le bacchette alla cieca. Poi tutto si fece confuso.

La stanza si riempì di ombre molto rapidamente, e Rose non riuscì più a distinguere gli Incubi dagli studenti se non dal fatto che alcune ombre si muovevano a scatti, troppo repentine per essere umane.

Una ragazza urlò nel buio.

"Reagite!" Gridò di rimando il professor Kettleburn, dal suo rifugio. "Non cedete alla paura!"

Urlarono anche altre persone e qualcuno cadde a terra.

"Mi ha preso la gamba! Aiuto!"

"Lo sento sul braccio! Lo sta tirando!"

"Guarda che sono io, idiota!"

Rose non si era mossa dal suo posto. C'era qualcuno accanto a lei, ne sentiva anche il calore, e dedusse che fosse ancora Dylan.

"Come mai non sono ancora arrivati a noi?" Gli domandò. Si trovavano in fondo alla stanza, dietro alla maggior parte dei loro compagni, ma era improbabile che fosse la distanza a impedire agli Incubi di attaccarli.

"Hai paura?" Domandò il ragazzo. Il suo tono si era fatto diverso. Se di solito era nervoso e insicuro, stavolta faceva sfoggio di una insolita sicurezza.

"Non molto. Sono troppo razionale per avere davvero paura del buio."

"Ecco perché."

Gli Incubi si muovevano come umani velocizzati, ma quando stavano fermi era impossibile distinguerli dagli altri.

"Percepiscono la paura." Valutò Rose. "Noi non ne proviamo abbastanza, quindi attaccano gli altri."

"Non ti è mai capitato di incontrarli, quando eri piccola?" Domandò Dylan.

"No, mai."

"Sei fortunata." Sembrava che avesse qualcosa di angosciante da raccontare, ma poi la sua voce cambiò. "Attenta, ne hai uno davanti!"

L'aveva visto anche Rose. Mentre i suoi compagni scappavano e gridavano, un'ombra era scivolata verso di lei; la stava fronteggiando, come se volesse sfidare la strega ad accattarla. Rose era una ragazza razionale, ma persino lei si intimorì.

"Infuoco!"

L'incantesimo lanciato da Dylan si rivelò efficace. Dalla sua bacchetta fuoriuscirono delle bolle infuocate che abbatterono l'Incubus all'istante. Prima che il corpo ombroso della creatura si distorcesse fino a formare un vortice e implodesse, Rose riuscì a scorgere una bocca nera che si dilatava mostruosa, oltre i limiti umani.

"Ce l'hai fatta!" Esclamò Rose, ancora impressionata.

"È vero!" Confermò Dylan, particolarmente euforico.

Nel frattempo, anche il resto della classe aveva deciso di attaccare i demoni, e l'oscurità era illuminata dalle scintille colorate emesse dalle loro bacchette. Stavano tutti urlando i loro incantesimi. Nessuno, però, sembrava in grado di eliminare gli Incubi da solo, così come aveva appena fatto Dylan.

"Bravissimi!" Gridava il professor Kettleburn. "Avanti così!"

Dylan attaccò un altro Incubus con una magia che Rose non conosceva, che frantumò la creatura in mille pezzi oscuri. In mezzo al suono degli incantesimi, si udì una risata cupa.

"Sei tu, Dylan?" Domandò Rose. Nella confusione di luci e ombre aveva perso l'orientamento. Sentiva che c'era qualcosa che non andava nel comportamento del ragazzo, così come nei suoi incantesimi apparentemente troppo potenti.

Non ricevette risposta, e preferì continuare la caccia. Voleva mettersi alla prova, capire in che misura Dylan fosse più forte di lei. Sembrava un fuoriclasse, ma forse poteva esserlo anche lei. Ci provò così intensamente, che ebbe male al braccio quando riuscì a eliminare un Incubus. Era anche piuttosto seccata. Aveva attaccato la creatura con molteplici Fatture ed era stata obiettivamente più brava del resto della classe, tuttavia le sue magie non erano state neanche lontanamente potenti come quelle di Dylan.

Lo cercò e lo vide là dove lo aveva lasciato, a gustarsi la scena dei compagni ancora in lotta, con un sorriso maligno che a Rose non era sfuggito grazie alle luci fugaci degli Incantesimi.

"Come riesci a farlo?" Gli domandò.

"Non te la prendere." Rispose lui, accondiscendente. "È che devi osare di più."

"Cosa intendi con osare?" Ripeté Rose, perplessa. "Non so se il professor Kettleburn vuole che usiamo Incantesimi fuori dall'ordinario."

"Dubito che noterebbe la differenza, in mezzo a questa confusione."

"Guarda che non devi scherzare con queste cose!" Gli disse ancora Rose, continuando a percepire in lui qualcosa di molto strano. "Non puoi rischiare di farti espellere quando manca così poco ai M.A.G.O.!"

Dylan non l'ascoltava. Puntò un altro Incubus e lo fece implodere.

Rose non sapeva se doveva più ammirare o provare invidia per Dylan. Non c'era partita contro di lui. Aveva cercato di spiare i suoi incantesimi, ma li pronunciava a voce così bassa e i loro compagni urlavano talmente tanto che non riuscì a sentire una sola parola. 

Quando l'ultimo Incubus fu eliminato, l'intera classe era stravolta. Il professor Kettleburn fece loro un grande applauso e si affrettò a riaprire le finestre. Gli studenti si erano gettati a terra, esausti e ansimanti; una ragazza di Ravenclaw piangeva in ginocchio, consolata da un'amica.

Anche Dylan si era seduto a terra. Fissava la classe e rideva, ma era un sorriso inquietante, sadico. Si era divertito a sterminare gli Incubi, questo era evidente, ma gli era anche piaciuto primeggiare su quegli stessi compagni di classe che erano abituati a dimenticarsi della sua esistenza.

TBC

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