Desiderio
*
Incontrare Draco dopo averlo baciato non era stato tra le cose più facili che Rose avesse mai fatto. Non poteva posare lo sguardo su di lui senza smettere di pensare a quanto fosse affascinante.
In questo era stata condizionata non soltanto dal bacio e dalle parole dolci che avevano condiviso, ma anche dalle ore di sonno turbolente che aveva vissuto dopo essere rientrata alla Tana.
Nello spazio indefinito del sogno lo aveva baciato, si era fatta stringere e aveva persino avvertito il peso del suo corpo adulto stendersi su lei, incastrandosi con naturalezza tra le sue gambe; erano sensazioni che si confondevano e si mischiavano a quelle realmente vissute con Scorpius, l'unico vero ragazzo che avesse mai avuto.
Da sveglia non avrebbe mai pensato a fare l'amore col padre del suo fidanzato, ma nel sonno era accaduto e l'aveva lasciata insoddisfatta. Perché non era reale. Non era lui. Non sarebbe mai stato lui. Eppure lo aveva sentito. La sua voce, i suoi sospiri, la pelle lacerata, sgradevole al tatto ma calda, come tutto ciò che gli apparteneva.
Ancora quella sera, al Manor, pensava a lui come al suo amante; erano delle immagini che non volevano andarsene. Draco, tuttavia, la stava evitando.
Tra di loro, il peso del non detto era una foschia invalidante, che li stordiva come pulcini appena usciti dal guscio. Distratti, comunicavano appena, sforzandosi di rimanere concentrati sulla missione che li aspettava - l'incontro coi Nott - ma di fatto reprimendo pensieri e pulsioni che pretendevano di venire ascoltati.
Prima della partenza, Draco le aveva offerto riluttante la mano diafana. Rose aveva stretto le sue dita con esitazione, sentendo aumentare i battiti nel petto, soffocando il ricordo di quelle labbra ruvide e stupende che aveva baciato sul serio e che si trovavano di nuovo vicine alle sue; labbra che nei suoi sogni avevano smesso di sfiorarle la pelle soltanto per rivelarle quanto l'amasse.
"Draco." Provò a dire. "Forse dovremmo parlare di ieri notte."
O forse potevano andare in camera da letto a fare l'amore. Solo per scoprire quanto di vero ci fosse stato in quel sogno e se la realtà avrebbe superato la fantasia. Solo per sentirlo dentro di lei, a legare le loro anime per sempre. Solo perché si stava innamorando di lui.
Non era la prima volta che si accorgeva di provare qualcosa per quell'uomo. Aveva creduto però di ingannarsi e per questo era rimasta guardinga, sapendo che quelle strane sensazioni fossero da attribuirsi alla somiglianza col figlio, unita al fatto che lui gli mancasse ancora. Ma ormai Scorpius si stava eclissando dentro al suo cuore, sempre più saturo di paura e risentimento, e non aveva dubbi che il nuovo sole avesse le sembianze più confortevoli di Draco.
Non percepiva più chi era né che età avesse, vedeva soltanto l'uomo che per tutti quei mesi aveva pensato a lei, cercando di proteggerla, amandola in un modo tutto suo, pur essendo per lui nient'altro che una scomoda sconosciuta. Nessuno, all'infuori della sua famiglia, aveva mai manifestato per lei un amore così incondizionato.
Draco era pur sempre troppo grande, troppo immerso nelle Arti Oscure e aveva già marcato le distanze, mettendo in chiaro che tra di loro non poteva nascere nulla. Non era l'uomo adatto a lei. Ciò non cambiava il fatto che, se l'avesse voluta, non avrebbe dovuto fare altro che prenderla.
"Abbiamo già chiarito che qualsiasi cosa sia successa ieri sera non si ripeterà più." Rispose lui, scontroso, con voce bassa e profonda.
Allora perché ti sento così distante? Avrebbe voluto chiedergli. Perché era così freddo con lei, toccandola come se fosse un'estranea? Le faceva male.
Poteva anche accettare di non poterlo avere. I suoi sentimenti non erano legati al possesso. Draco le piaceva perché era Draco, pieno di turbamenti e rimpianti, un animo oscuro che pure ribolliva di comprensione per certe qualità morali che i suoi simili non vedevano nemmeno.
Si sarebbe accontentata di una vita trascorsa a contemplarlo a distanza, purché lui avesse continuato a parlarle come l'altra notte, senza più muri tra loro.
"Voglio sentirti dire che tutto questo non ti allontanerà da me. Che mi cercherai e mi resterai accanto come hai fatto finora. Non voglio che mi eviti solo perché ieri notte ho commesso uno sbaglio."
"Non ti sto evitando." Rispose lui. "Sei proprio qui, davanti a me. Ti sto anche stringendo la mano. Non capisco da dove vengano questi pensieri."
"Ho paura." Gli confessò. "Non posso perderti, in questa storia sei l'unico di cui mi posso fidare."
Draco stritolava le labbra fingendo disprezzo; non era in grado di darle nessuna parola di conforto, o forse non voleva. I suoi occhi continuavano ad esprimere tutte le inquietudini e le contraddizioni che lo angosciavano. Qualcosa era cambiata in lui, che non sembrava decidersi sul comportamento da assumere con lei. Se doveva essere ancora schivo o confidenziale, se aprirsi o negarsi, evitando così di lanciarle false speranze romantiche.
"Vorrei dirti che fai male a fidarti di me, ma temo che sarebbe inutile. Tu non mi hai mai avuto, per questo non puoi perdermi." Aveva pronunciato quelle parole con crudeltà, e Rose si sentì annaspare. Le girava la testa e cercò di lasciare la sua mano. Draco però continuò a stringerla con forza. L'avvicinò a sé e sussurrò al suo orecchio: "Smetti di essere così stucchevole e concentrati sul lavoro."
Non ebbe il tempo di ribattere - né di cedere all'impulso di assaggiare la sua bocca - che lui l'aveva già trasportata nel buio della brughiera. Era ancora stordita dai suoi modi irruenti, dalla mano che aveva portato alla sua schiena per avvicinarla e da quel sussurro che le aveva tolto il fiato. Non credeva più ai suoi modi burberi, sapendo quali e quanti sentimenti si nascondessero oltre la sua corazza. Anche se le parole più dure riuscivano ancora a ferirla, si sentiva sempre più ammaliata da lui.
Soltanto quando giunsero al cospetto dei Nott, Rose riuscì a mettere da parte le emozioni per applicare alla causa tutte le sue abilità da studentessa modello. Aveva studiato il modo migliore per indurre Trevor a sentirsi al sicuro e ad aprirsi. Intanto, sperava che Draco notasse i suoi sforzi e li apprezzasse, soprattutto perché ormai lo stava facendo soltanto per lui.
Le informazioni ottenute dal più giovane dei Nott non erano state molte e neanche molto chiare. L'unica certezza che Rose aveva ricavato dalle sue parole - più simili a uno sfogo a lungo trattenuto - era che Scorpius fosse stato ucciso per mezzo di una messinscena organizzata dai Figli di Salazar; lo scopo non poteva che essere quello di incolpare una famiglia di Mangiamorte per distogliere l'attenzione da se stessi, che era proprio ciò che Draco aveva sempre sostenuto. Apparentemente, alla base del movente c'era stato l'oltraggio di una "provocazione", qualsiasi cosa questo significasse.
"Avevi ragione su tutto!" Esclamò rivolta al Draco silenzioso davanti a lei, non appena i Nott si furono allontanati abbastanza. "Trevor fa parte dei Figli di Salazar e ha dovuto obbedire agli ordini di chi è al comando! Ecco perché quei ragazzi hanno tenuto così tanto a farmi sapere che Scorpius fosse disturbato. Era il loro alibi! Una volta collegata la sua violenza ai Nott, non avremmo dovuto dubitare di nessun altro! Hanno anche finto di non conoscerlo per non essere coinvolti! Era tutto perfetto, tranne per il fatto che né tu né io gli abbiamo creduto."
Faceva freddo e le ombre della brughiera ricordavano a Rose quella notte spaventosa in cui si era gettata in pasto al pericolo senza riflettere. Non era stato da lei, adesso se ne rendeva conto, e non riusciva a immaginare di poterlo rifare una seconda volta. Non da sola, senza un vero piano, senza sapere cosa cercare o aver compreso in che situazione si trovasse.
"Festeggeremo questa splendida notizia quando avremo tra le mani qualcosa che non sapevamo già." Proruppe Draco, che al contrario della ragazza era seccato. "Anche se un nuovo elemento, in effetti, l'abbiamo ottenuto. Hai notato che non è stato in grado di dirci niente?"
"Proverò a parlare con lui tra qualche tempo, magari a Natale. Può darsi che per allora avrà cambiato idea."
Draco alzò gli occhi al cielo.
"No, Rose." La rimproverò, spazientito. "Ha detto che non può parlare. Non può aiutarci. Non può."
L'uomo rimase in silenzio per darle modo di comprendere. Si trattava di una doppia interpretazione, un codice che la ragazza in un primo momento non aveva afferrato, ma che a quel punto le apparve chiaro come il sole.
"È stato Maledetto."
Non suonava poi così strano. Rose non era ancora così avvezza alla Magia Oscura da saperla riconoscere nel linguaggio criptico di chi la praticava, ma si stava abituando a non meravigliarsi se veniva usata per vincolare un ragazzo debole ai voleri di qualcun altro.
"Quel ragazzo è paranoico, ha preso tutto da suo padre." Commentò Draco. "Ma credo di avere capito cosa gli è stato fatto. È in pericolo di vita. Non so se dipenda soltanto dalla Maledizione, ma per qualche ragione sa di essere a un passo da morte certa. Questo lo rende completamente inutile, per quanto ci riguarda."
A Rose non piaceva sentirlo indifferente alla sorte degli altri. Amava l'interesse che Draco aveva saputo dimostrare nei suoi confronti, ma avrebbe voluto vederlo combattivo anche di fronte alle altre ingiustizie.
"Non possiamo essere così egoisti. Dobbiamo aiutarlo! Troveremo una Contro-Fattura. Ne esisterà una, da qualche parte, che vada bene per lui!"
"Non farti commuovere, anche Trevor si è preoccupato soltanto di se stesso. Se ho ragione, non è un genere di Maledizione che si può annullare." Le spiegò. "È per sempre. Per questo inizio ad avere dei sospetti anche su Dorian e il suo presunto voltafaccia. Se gli è stata fatta la stessa cosa, neanche lui può voltare le spalle ad Albus. Avrà mentito anche lui. L'ho sempre detto che è un abile manipolatore. Mandarlo da me avrà fatto parte del piano."
Draco sprofondò nel suo silenzio meditativo. Non le rivelava mai per intero i suoi sospetti. Rose avrebbe elaborato volentieri delle teorie per lui, se solo l'avesse resa partecipe, se le avesse parlato come una sua pari piuttosto che come una ragazzina poco importante.
"Non possiamo fidarci di nessuno." Gli disse. "Soltanto l'uno dell'altra. Spero non ti venga mai in mente che io possa fare qualcosa contro di te. Nessuno dei Figli di Salazar mi convincerà mai a passare dalla loro parte, neanche se ci fosse un motivo più che valido per chiedermelo. È importante per me che tu lo sappia."
Aveva fatto una gran fatica a non toccarlo, mentre gli parlava. Sembrava impossibile riuscire a convincerlo della propria integrità senza potergli dimostrare anche con la dolcezza dei gesti quanto tenesse a lui.
Nella sua famiglia era normale abbracciarsi quando ci si diceva "ti voglio bene". Le coccole e le piccole manifestazioni d'affetto nascevano spontanee, spesso nei momenti più inaspettati, e Rose le aveva sempre amate. Sarebbe stata affettuosa con lui anche se non avesse provato nulla, soltanto perché era abituata ad esserlo.
Invece lo adorava e doveva fare in modo che lui non se ne accorgesse. Non aveva però ancora imparato a fingere. Draco la studiò, irrigidito, dandole l'impressione che desiderasse soltanto vederla sparire.
"Il ragazzo ha detto che Scorpius li ha sfidati e che ha pagato per questo." Enunciò lui, in tono gelido. "Potrebbe averli provocati in molti modi, ma non dirmi che non ci hai pensato anche tu: prova a negarmi che non sai chi potrebbe essere stata la sua colpa."
Rose si sentì sprofondare. Nel buio della notte riusciva a vederlo sorridere beffardo, consapevole di avere toccato il tasto giusto per ferirla. Non erano state però le parole dell'uomo a incuterle timore, quanto le implicazioni dietro alle stesse.
Se Scorpius era stato malvagio, da qualcuno doveva pur avere imparato. Draco aveva detto il vero: padre e figlio erano uguali, se non per il fatto che uno si poneva ancora dei limiti e l'altro li aveva valicati. Rose aveva conosciuto Draco nel pieno del lutto, ma quanto sarebbe stato diverso dal figlio se da giovane si fosse ritrovato nella stessa situazione? Quanto era stato diverso da Scorpius in passato, quando era un Mangiamorte?
"Non posso credere che mi stai facendo questo." Esclamò offesa. "Pensi che io non soffra già abbastanza sapendo di essere stata la causa della morte di una persona? Certo che ci ho pensato, ma credevo che dovessimo andare avanti. Sto facendo tutto questo per te e tu cerchi di farmi del male. Se volevi essere odiato, stavolta ci sei proprio riuscito."
Si allontanò da lui a grandi passi, troppo sconvolta per tentare di Materializzarsi a casa. Doveva sbollire la rabbia e si diresse verso la collina che l'aveva ospitata già una volta, durante quell'appostamento solitario che sembrava già una vacanza, rispetto a quello che le stava capitando.
Sentiva Draco chiamarla, ma non gli diede retta. Non voleva vederlo, né sentirlo, voleva solo stargli lontana il più possibile. I pensieri d'amore che aveva avuto su di lui sembravano così sciocchi, ormai. Com'era riuscita a perdere la testa in quel modo? Doveva essere stata colpa di tutti i traumi che si erano susseguiti l'uno dopo l'altro, nel giro di pochissimo tempo.
La morte di Scorpius, la scoperta dei Figli di Salazar, gli inganni, Draco che in mezzo a tanti mostri era sembrato l'unico essere umano, ma che dentro era un mostro come tutti gli altri. L'aveva ammesso lui stesso, peccato che lei avesse deciso di considerarla un'informazione irrilevante.
Facendo attenzione a non inciampare sui sassi che affioravano dal terreno, Rose continuò a camminare finché, a un tratto, venne trattenuta da qualcuno che aveva molta più forza di lei. Presto si ritrovò tra le sue braccia; un respiro e lo stava già baciando.
Era stata di nuovo lei a gettarsi sulle sue labbra. Lo odiava e lo voleva allo stesso modo, rabbia e desiderio l'accendevano dall'interno, come una fiamma che bruciava, incenerendo pensieri e ragione. Gli aveva afferrato le guance e le stringeva più che poteva per impedirgli di tirarsi indietro; lo baciava come aveva fatto in sogno, come se gli appartenesse da sempre.
Draco la teneva saldamente, e a un tratto l'allontanò. Rose provò subito imbarazzo, e si vergognò per aver ceduto ai propri impulsi. La sua freddezza la faceva sentire sbagliata, ma era solo un riflesso delle circostanze. Ne avevano già parlato. Non sarebbe dovuto ricapitare.
"Vorrei non dover rimpiangere ogni giorno di avere trascinato in questa storia la ragazza sbagliata." Disse Draco. Parlava con tutto l'ardore delle sue afflizioni. "Io non voglio farti del male, ho già ferito troppe donne. Mi ero ripromesso di salvarti dalla mia famiglia e credevo di esserci riuscito, ma poi hai deciso di annullare i miei sforzi baciandomi. Lo vedo come mi osservi, sento quello che provi dalle parole che mi rivolgi. Tutto questo mi spaventa. Ti ho seguito per assicurarmi che non saresti tornata a casa con un'altra gamba insanguinata e mi hai baciato ancora. Io non so più come dirtelo, signorina. Devi smetterla, qualsiasi cosa credi di provare per me non è reale e non è sano."
Era arrivato il momento di parlare di quanto era accaduto la scorsa notte. Tanta sincerità, tanta dolcezza, non potevano andare dimenticati come niente. Quel bacio così bello e delicato, che bastava a se stesso, senza che si affacciasse il bisogno di altra intimità, era stato il momento più romantico che Rose avesse mai vissuto. Ed era successo proprio con lui, il padre di Scorpius, di un ventennio più grande di lei. Pur essendo quasi impossibile da concepire, stava già diventando la più tenera normalità.
Se non lo avesse conosciuto non avrebbe mai saputo quanto i raggi dell'amore potessero farsi sottili e ramificati, se racchiusi nel cuore di un uomo sofferente. Sperava di vederli crescere, aiutarlo a tramutare le sue radici in una quercia maestosa, ma se anche non fosse accaduto sarebbe andato bene lo stesso. Il mondo poteva ignorare quanto fossero dolci i suoi frutti. Lei lo preferiva, sentendosi gelosa, volendoli tutti per sé.
Si rendeva conto di avere una cotta tremenda per lui, tanto da voler essere la parte espansiva della coppia, equilibrare i suoi eccessi col suo modo chiassoso e ingombrante di amarlo, ma non era sicura che ciò che provava fosse vero. Lei per prima sperava di sbagliarsi, sapendo a cosa sarebbe andata incontro se fosse stato reale. Dopo avere perso il primo amore, avrebbe perso con certezza anche il secondo.
"Io non ho mai detto di amarti." Iniziò col dirgli. "Poco fa ho perso il controllo, mi dispiace, ti prometto che non capiterà più. Quello che c'è stato ieri tra noi è stato stupendo e non lo dimenticherò mai, ma non credere che non riesca a capire quanto tutto questo sia sbagliato. Noi non abbiamo alcun futuro, ne sono consapevole. Ti chiedo soltanto di lasciarti amare, senza ostacolarmi coi tuoi stupidi muri. Lo farò a distanza, non sarò un peso per te. Renderemo quest'avventura non soltanto una tragedia, ma uno dei periodi più importanti delle nostre vite. Lasciamelo fare. Io non ti deluderò. Sono brava ad amare."
"Da te non mi aspetto niente di meno." Le disse Draco, dopo avere trattenuto a lungo il fiato. Sembrava distrutto, travolto da emozioni forti e ormai arrugginite. La sua presa sulle braccia della ragazza si fece più intensa. "Non hai niente da temere, io sarò sempre qui. La mia presenza è tutto quello che posso darti. Promettimi soltanto una cosa. Che quando questa storia sarà finita, non oserai avvicinarti a nessuno che non sia minimamente alla tua altezza."
Rose non sapeva se sarebbe riuscita a mantenere la promessa. Il suo cuore continuava a chiamare Draco. Non c'era nessun dopo, nessun altro uomo. Soltanto lui. Ma non poteva dirglielo e non aveva voglia di ammetterlo neanche a se stessa. Sentiva la delusione avvicinarsi al galoppo ogni volta che pensava a lui nel modo sbagliato. Come il suo fidanzato, suo marito, l'uomo che le avrebbe dato dei figli. Era molto più facile andare avanti se non avesse ceduto alle fantasie e avesse continuato a ripetersi: non succederà mai.
Perché era questa, la verità. Non succederà mai.
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