Catarsi 🍋

*

Rose ritornò al Manor più in fretta che poté. I suoi incantesimi di Trasfigurazione Umana erano svaniti già da tempo e anche le magie intorno alla divisa scolastica davano cenni di cedimento. La camicia, che fino a quel momento era stata della sua misura, si era ingrandita come una tenda e la gonna si era già trasformata in un pantaloncino. Riuscì comunque a raggiungere il bagno di Mirtilla Malcontenta senza dare troppo nell'occhio, recuperare il suo zaino e cambiarsi d'abito. Il fantasma si offese a morte per il fatto che Rose non potesse restare con lei a parlare di ragazzi e le spruzzò dell'acqua sulla schiena mentre andava via. Fuori dal castello pioveva ancora, così pure coperta dal suo impermeabile, la ragazza tornò a casa bagnata fradicia.

Si Materializzò fuori dai cancelli del Manor e corse disperata dentro casa. Il portone era ancora aperto e la pletora di elfi, radunati all'ingresso, iniziò a urlare confusamente non appena la videro entrare. In quel parapiglia di voci e eco, Rose scorse Aiden. Si divincolò dagli altri elfi e afferrò lui per la manina, trascinandolo più distante, dove avrebbe potuto distinguere le sue parole da quelle degli altri.

"Cosa diamine è successo, Aiden?"

"Intrusi... maghi cattivi travestiti da maghi buoni! Hanno raggiunto i sotterranei con l'inganno... Il libro è stato rubato e la Pozione è distrutta!"

Rose non lo avrebbe considerato un disastro, se non avesse saputo quanto il progetto fosse importante per Draco. "Come sta il padrone?"

"Io l'ho visto andare di sopra! Mi ha ordinato di non seguirlo. Ho provato a spiegarglielo, signorina Rose, ma non ha voluto ascoltarmi..."

Aiden era concitato, ma Rose non capiva. "Spiegare cosa?"

"Ho delle copie!" Esclamò l'elfo. "Una sera, mentre il padrone era ubriaco, ho rubato la sua bacchetta e l'ho usata per fare delle copie alle traduzioni. Il padrone ci aveva già provato e non c'era riuscito. Io lo so il perché! Il padroncino Scorpius usava sempre delle pergamene che non potevano essere riprodotte. La considerava sicure. Ma mi aveva anche spiegato che quel genere di magie non funzionano con me, e così... sono riuscito a fare delle copie e le ho tenute da parte, per tutte le evenienze!"

"Aiden, sei un genio!" Esclamò Rose, sentendosi rincuorata come non mai. "Allora non è finita! Abbiamo tutto, e la Pozione potrà essere rifatta! Dobbiamo correre subito a dirlo al tuo padrone!"

Dato che Aiden aveva ricevuto l'ordine di stargli alla larga, Rose gettò l'impermeabile a terra e proseguì da sola. Zaino in spalla, corse fino alle camere da letto. Erano entrambe vuote. Non sapeva in quale altro luogo cercarlo, ma poi una folata di vento gelido attraversò il corridoio. Rose seguì la corrente, che la condusse a una balconata semicircolare.

"Draco!" Gridò, piombando all'esterno. Lo trovò coi gomiti poggiati alla ringhiera, a tenersi la testa con le mani. "Non è tutto perduto! Aiden ha le copie! Ci riproverai ancora, avrai la Pozione, e stavolta nessuno tornerà per fermarti!"

Draco scosse la testa, bloccato nella propria autocommiserazione.

"A che servirebbe?" Rispose. "Ti hanno attirata a Hogwarts di proposito. Non hai mai avuto alcuna speranza di mettere le mani sulla Bacchetta. E io non posso lottare contro di loro per sempre."

"Draco, guardami." Rose gli poggiò una mano sulla spalla, fin quando lui non si convinse a voltarsi, puntando gli occhi arrossati su di lei. "Andrà tutto bene. Io ho la Bacchetta."

Gettò per terra il suo zaino e ne tirò fuori una stecca storta e scheggiata. La mostrò a Draco con un gran sorriso gioioso. Lui fissò la bacchetta, incredulo. Allungò la mano per toccarla, ma poi la ritrasse, come se temesse di spezzarla.

"Ne... ne sei sicura?"

"Sì, è lei!" Rose era felicissima. Aveva conquistato la Bacchetta dalle mani dello Sparviero e aveva reso felice Draco nello stesso giorno. Sembrava impossibile poter raggiungere un picco più alto. "Prendila. Adesso è tua."

Draco la prese. La rigirò con delicatezza tra le mani, ammirandola stupefatto.

"Era soltanto un bastoncino. Non sono nemmeno riusciti a dargli una forma decente. Un ammasso di schegge, che però nasconde un potere immenso. E ora è tutto mio."

Qualcosa nel modo intenso in cui fissava l'Invincibile non piacque a Rose. Sembrava fuori di sé. Tuttavia, non poté fare niente quando lui la strinse tra le braccia e si piegò a baciarla, la potente arma ancora stretta tra le mani.

"Ora che ho la Bacchetta, il tuo lavoro qui è finito." Le disse, dopo il bacio. "Posso andare avanti da solo. Tu devi metterti in salvo. Se vivrai con la tua famiglia, nessuno oserà farti del male."

Draco le ripeteva discorsi simili ormai da giorni e lei era così abituata a sentirli che aveva smesso di preoccuparsene: la notte continuavano a fare l'amore e le loro vite insieme scorrevano con una semplicità che sembrava destinata a durare. Ora aveva un nuovo ostacolo da affrontare, nel tentativo di scavarsi un posto nel cuore di quell'uomo e restarci, e tutto ciò la infastidiva. Era stanca di lottare. Voleva solo godersi un po' di meritata felicità.

"Ti prego, non mi cacciare." Lo supplicò. "Ho dovuto lottare per avere questa Bacchetta. Sei fai così, non mi dimostri alcuna riconoscenza!"

"Puoi anche restare, ma prima o poi tua madre verrà a cercarti. Devi promettermi che quel giorno andrai via con lei."

Dato che non aveva più avuto contatti con sua madre nemmeno tramite lettera, Rose dubitava che l'avrebbe rivista tanto presto. Per cui, promise che il giorno in cui sua madre le avrebbe chiesto di tornare alla Tana, lei l'avrebbe fatto. Draco parve molto soddisfatto, ma non con la malignità di chi vuole liberarsi di un peso. La guardava con dolcezza malinconica, accarezzandole la guancia, in un modo che Rose non poteva fraintendere: anche se non l'ammetteva, l'amava.

"Sei stata la sorpresa più incredibile della mia vita. Quando credevo di avere perso tutto, ecco che sei arrivata tu a mettere sottosopra il mio piccolo mondo." Le disse e la baciò dolcemente. "Questa sera mi sarei buttato giù, se non fosse stato per te. Ci avevo già provato una volta, tanti anni fa, a Hogwarts, e allora è stata tua madre a salvarmi."

Rose vide la scena nella propria mente, e provò una paura sconosciuta.

"Come ti aspetti che io ti lasci, dopo avermi confessato che hai pensieri suicidi?"

Draco appoggiò la fronte alla sua, massaggiandole con una mano la schiena umida e infreddolita:

"Non li ho più. Tu mi hai messo il cuore in pace. Per tanti anni, non ho aspettato altro che di essere amato senza riserve, e tu l'hai fatto. Continui a farlo. Anche se tra noi finirà, vivrò in pace il resto della mia vita sapendo di averti conosciuta. Spero che anche tu potrai avere un bel ricordo di me."

Lei lo abbracciò forte attorno al collo e strinse gli occhi per impedirsi di piangere.

"Io ti amerò per sempre." Gli confessò.

Rose non avrebbe saputo spiegare come, di lì a poco, si era ritrovata in camera di Draco, stesa sotto di lui, nudo per la prima volta. Forse era stata di nuovo Materializzata, o forse avevano semplicemente camminato fino alla camera da letto, abbracciandosi, baciandosi, spogliandosi a vicenda fino a quando non avevano toccato la superficie morbida del materasso. Era già molto strano ritrovarsi nella sua stanza. Finora, Draco l'aveva avuta in camera di Rose, tanto che lei si era convinta che volesse tenerla lontana dal suo letto. Ma forse era stata una coincidenza. Altrettanto strano, era che lui avesse deciso finalmente di togliersi di dosso qualunque vestito portasse, mostrandosi a lei con le proprie ferite da ustione. E questa non poteva essere una coincidenza. Stavolta si fidava completamente di lei.

Era tutto diverso, e al tempo stesso unico. Poteva essere tanto un inizio quanto una fine, Rose non lo sapeva, ma si perse ugualmente nel mondo fatto di sole sensazioni nel quale lui riusciva a trasportarla. Fin dalla loro prima volta insieme, aveva percepito nel suo modo di approcciarsi all'intimità una sicurezza dovuta all'esperienza. Credeva di essersi abituata a lui e ai suoi movimenti, ma stavolta la sorprese, riuscendo a scuotere i suoi sensi con un'intensità travolgente. Attraversava tutto il corpo, facendola sentire più viva e recettiva che mai.

"Dammi un altro figlio." Mormorò Draco, anche lui travolto dall'intensità del momento. Aveva gli occhi chiusi e si muoveva in preda a un'estasi incontrollabile, con movimenti veloci, imprecisi, senza controllo.

Rose si sentì infiammare da una nuova passione. Era così forte l'amore che provava per lui che prima ancora che Draco parlasse sapeva già di volergli dare un figlio. Ci pensava da un po', ma non negli stessi termini. Se finora parlare di gravidanze aveva avuto il senso di un contratto, ora il desiderio era vero, genuino, profondo. Voleva tutto di lui, e voleva anche suo figlio.

Anche con Scorpius aveva provato dei sentimenti intensi, ma con lui la volontà di diventare madre non era mai arrivata così forte e precisa. Erano troppo giovani e lei guardava al futuro, a tutte le cose che potevano ancora fare insieme. Con Draco, invece, Rose non vedeva altro che il presente, nel quale non c'era trionfo più grande che fare culminare la loro passione con un figlio.

E così si perse ancora, nelle spinte e nelle sensazioni che la facevano impazzire, mentre ogni parte di sé, ogni cellula, ogni atomo, affermavano a gran voce la volontà di creare una nuova vita.

"Dammi un altro figlio." Ripeté ancora Draco, ansimando e tornando subito a darle un bacio. "Hermione."

Nello stesso momento in cui la schiena di Draco si arcuava e ringhiando si svuotava dentro di lei, Rose si era paralizzò. Il momento del più grande piacere aveva coinciso col più grande dolore, e ormai non sentiva più nulla.

Non riuscì più a ricambiare i suoi baci languidi. Appena possibile, lo spinse via, tirò il lenzuolo e lo usò per coprirsi prima di scendere dal letto. L'aveva ferita, rabbia e gelosia non le davano tregua. Sembrò che Draco, invece, non si fosse accorto di nulla. Ancora stordito dall'estasi, cercava di capire dove avesse sbagliato. A fatica, afferrò la propria biancheria intima e si alzò, toccandosi i capelli con aria vagamente colpevole.

"Quello che ti ho detto prima... Non dicevo sul serio, non ero in me. Se non sai come applicare un Incantesimo Contraccettivo, lo posso fare io per te."

"Pensi che il problema sia questo?" Urlò Rose. "Ti ricordi come mi hai chiamata? Io non sono Hermione! Lei però è sempre nei tuoi pensieri! Non importa cosa io possa darti, lei verrà sempre prima di me!"

"Sei ingiusta." Reagì Draco, confuso. "Non so perché l'ho detto, non me ne sono reso conto. Onestamente, credo che per me sia stato meno spaventoso pronunciare il suo nome, che quello di una ragazza di diciotto anni."

Rose sgranò gli occhi e urlò con quanto fiato avesse in gola:

"Ti spaventa pronunciare il mio nome, ma non hai problemi a portarmi a letto!"

Draco stavolta scelse di tacere.

"Volevo darti tutto." Gli rivelò lei, ancora. "Come hai potuto? Tu mi hai fatta sentire amata, ma ora non riesco nemmeno a guardarti in faccia."

"Allora torna a casa tua." Insistette Draco. "Ci siamo già detti addio, non servono altre parole. Doveva andare così."

Malgrado la rabbia, Rose non voleva separarsi da lui; il senso di perdita la faceva soffrire più dell'offesa ricevuta. Non riusciva però a dare un freno alla propria gelosia e, pur di vendicarsi, pur di mostrargli quanto fosse arrabbiata, stavolta accettò.

"Me ne vado ora stesso!" Strillò la ragazza, sperando in cuor suo che Draco la trattenesse. "Conserva bene quella dannata Bacchetta, o la prossima volta manderai Hermione a riprenderla!"

Poco dopo, Rose stava già riempendo lo zaino coi pochi vestiti che aveva portato dalla Tana. Ripose le sue cose senza fretta, aspettando che Draco bussasse alla sua porta per fare pace. Lui però non arrivò mai. Lei non lo vide più, e fu costretta a usare Aiden come tramite, perché riferisse al padrone che stava andando via. Lasciò sul comodino la sua copia delle chiavi, s'incamminò lungo il vialetto del Manor e poi fuori dal cancello. Il rientro alla Tana non poteva essere più straziante.

*

*

Non poteva che essere uno scherzo di pessimo gusto. I Figli di Salazar - quelli veri - sarebbero stati capacissimi di mettere su una scena tanto crudele per il solo gusto di farle del male. Se così non fosse stato, Rose avrebbe dovuto credere che la ragazza che avanzava verso il centro dell'aula fosse veramente il famigerato Sparviero. Ma non era possibile. Quella era soltanto sua cugina Lily.

"Lasciateci sole." Ordinò Lily agli altri due, fissando Rose negli occhi. Orella e Trevor obbedirono come soldati e sgusciarono via dall'aula.

"Lily?" Disse Rose. La porta si era appena richiusa. Erano da sole, come tante volte lo erano state durante l'infanzia, solo che adesso sembrava inquietante e pericoloso. "Che cosa ti hanno fatto?"

"Proprio niente." Ammise lei, candidamente. "Che tu ci creda o no, nei Figli di Salazar ci rispettiamo. Beh, escludendo Scorpius e quel patetico vomito di Lumaca Carnivora che è Trevor Nott, ovviamente. Per il resto, siamo un gruppo piuttosto affiatato. Io e Al gestiamo gli ordini, è vero, ma lo facciamo in nome del bene comune."

Lily aveva ingannato Rose per tutto il tempo. Quel giorno al cimitero, era stata lei a organizzare la trappola. Dylan era stato davvero di vedetta e, come da accordo, all'arrivo di Rose aveva fatto segnale a Lily. Sua cugina si era finta dalla sua parte e aveva insistito perché non andasse a Kockturn Alley solo per ottenere l'effetto opposto e spingerla laggiù, nel covo dei Maghi Oscuri; allo stesso modo era accaduto con Trevor, al quale aveva fatto scrivere una lettera di addio solo per istigarla a tornare a scuola. Lily era l'unica a conoscerla abbastanza bene da creare per lei delle trappole così perfette.

Solo poco tempo prima, Rose non avrebbe sopportato tanto dolore. La sua vita era sempre stata molto semplice, apparentemente ricca di affetti e di onestà. Poi, molte delle sue certezze erano crollate: Scorpius si era rivelato un folle bugiardo, sua madre non era la strega perfetta che credeva, Albus era malvagio e ora anche Lily. Poteva farcela, poteva gestirla. Aveva già imparato a farlo. Le tornarono in mente le parole di Draco a proposito dello Sparviero e del suo ruolo all'interno del gruppo. Se l'Animagus era il vero capo, significava che doveva essere anche l'omicida di Scorpius.

"Madama Jocastra non mi ha mai detto la verità sulla morte di Scorpius." Commentò Rose, esternando i suoi pensieri. "La storia su Nott era soltanto una delle vostre menzogne ben studiate. In realtà, lei era tua complice, e tu l'assassina."

Lily rise. Portava ancora la divisa di Gryffindor, i cui colori si perdevano nella scarsa luminosità dell'aula. Sembrava che non avesse aspettato altro che il momento in cui si sarebbe rivelata a lei.

"Oh Rose! Hai una mentalità così ristretta, che non so come riesci a non morire asfissiata. Pensi che il peggio sia uccidere, ma non valuti le circostanze. Sono tante le cose che ignori di me, tesoro, e ancora meno ne sai di Scorpius."

"Allora aiutami a capire." Affermò Rose. "Soltanto tu conosci le risposte alle mie domande. Voglio sapere in che modo la forte e intelligente Lily sia diventata la potente assassina che controlla la Bacchetta Invincibile."

Lily aveva sempre amato mettere in mostra se stessa e le proprie abilità. Nascondersi per così tanto tempo doveva essere stata per lei una vera tortura, infatti sorrise di gioia all'idea di raccontarsi. Tirò fuori una bacchetta dalla manica della camicia e la mostrò a Rose. Era storto e grezzo, come un qualunque ramoscello strappato da un albero della Foresta Proibita.

"La Bacchetta Invincibile." Disse Lily con orgoglio. "Ho pensato che volessi vederla."

"È orribile." Commentò Rose. "Vi rispecchia."

Lily continuò a sorridere.

"Ti racconterò ogni cosa, Rose, e poi ti farò una proposta. Sappi che ci tengo veramente tanto, a quel che ti chiederò, quindi scegli la tua risposta con cura. Ad ogni modo, temo che la nostra storia dovrà partire da molto lontano. Precisamente, dai miei dieci anni..."

*

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