Amore e tradimento
***
Marzo 2024 [flashback]
Il dormitorio maschile del settimo anno si era trasformato in una piccola sala per le festicciole fin dalla sera precedente. Caleb aveva rubato del cibo dalle cucine e Caius si era procurato del Firewhisky di contrabbando. I compagni di stanza si erano riuniti fino a tardi, per bere e dare una scossa al loro noioso sabato sera.
Domenica pomeriggio, non potendo uscire all'aperto a causa della tormenta di neve che aveva preso di mira il castello, i ragazzi avevano accolto alcuni ospiti.
Caius tracannava dalla bottiglia seduto a terra, di fronte a Caleb, col quale giocava una partita a scacchi molto combattuta soprattutto tra il Re e la Regina avversari, i quali si sfidavano con tanto ardore da far pensare che tra loro ci fosse una relazione non molto segreta.
Seduto sul bordo del letto, Scorpius stringeva a sé Calypso, con fare possessivo. Rideva di crudele divertimento mentre muoveva la bacchetta verso l'alto e poi in basso, seguendo un ritmo regolare. La puntava contro Trevor, per il quale ogni oscillazione significava un volo di circa quattro metri. Lo Slytherin più grande, infatti, non aveva trovato niente di meglio da fare che farlo rimbalzare tra il soffitto e il pavimento. Ogni urletto di dolore del nuovo arrivato era per lui una vittoria e una soddisfazione.
Dritta in piedi accanto a Scorpius, l'implacabile Orella Flint osservava la scena con sguardo grave, le braccia incrociate, immobile al punto da mettere soggezione, perché non chiudeva nemmeno le palpebre.
"Basta, Scorp, ti prego!" Gridava la giovane vittima, ansimando dopo avere sbattuto per l'ennesima volta la spalla sul soffitto. "Posso sapere cosa ti ho fatto?"
Albus, seduto sul letto in fondo alla stanza, si rifiutava di guardare la scena. Non gli era rimasta alcuna pazienza per i capricci di Scorpius, e qualsiasi cosa facesse era per lui un fastidio e un intimo disgusto.
"Dovresti saperlo." Rispose Scorpius a Trevor, seguendo i suoi rimbalzi con lo sguardo.
"Ti assicuro che non lo so!"
Con la mano libera dalla bacchetta, Scorpius strinse più forte il fianco di Calypso. Lei non reagì. Fissava inespressiva il muro, con la bocca così serrata che la mascella doveva farle male.
"Hai sentito, Cal?" Le disse, con un ghigno, ignorando il suo seppur evidente cattivo umore. "Il nostro amico non ha ancora capito come funzionano le cose qui da noi. Eppure, non è niente di complicato. Io ordino, voi obbedite. Per esempio, Cal, se ora ti ordinassi di baciarmi tu dovresti farlo all'istante."
La ragazza comprese. Si voltò per unirsi alla sua bocca con un automatismo così freddo e distaccato, che il vero significato non sarebbe passato inosservato neanche a uno stupido.
Albus evitò di guardare mentre Scorpius si impossessava delle labbra di Calypso con così tanto coinvolgimento da dimenticarsi di fare oscillare Trevor. Rimasto a galleggiare a mezz'aria, il ragazzo fu l'unico a trarre un sospiro di sollievo e a desiderare che il loro aguzzino potesse distrarsi ancora a lungo.
A Orella non importava a chi Scorpius infilasse la lingua in bocca, ma odiava assistere ai loro sbaciucchiamenti. Per Caius e Caleb si trattava di una situazione imbarazzante, per Albus di una vera e propria sofferenza. Calypso usciva fuori da quelle torture sempre più distrutta e lui non poter fare nulla per aiutarla. Quando Scorpius pose fine ai suoi baci forzati, lei non osò asciugarsi le labbra, anche se Albus aveva compreso da un movimento involontario della mano che volesse farlo. La ragazza ritornò a fissare il muro, inespressiva, con gli occhi arrossati dal pianto trattenuto e le mani tremanti.
"Ho saputo che da qualche giorno a questa parte ti stai nascondendo da Orella." Spiegò Scorpius, tornando a concentrarsi su Trevor e tornando a farlo muovere su e giù. "Questo non va bene, Nott. Lei ha l'ordine di non perderti di vista. Nascondersi da lei è come disubbidire a me. E tu non vuoi che Orella paghi per colpa tua, vero?"
Trevor si affrettò a rispondere di "no" solo perché, evidentemente, sembrava la cosa giusta da dire. Orella si era fatta ancora più furiosa nel sentirsi indirettamente minacciata. Invece di prendersela col capo, puntò il ragazzo volante con molto più odio di quanto non ne avesse dimostrato prima. Non era impossibile che, una volta usciti dal dormitorio del settimo anno, gli avrebbe dato una lezione personalmente.
"Lascialo andare, Scorp." Albus stesso non sapeva dove avesse trovato il coraggio di mettersi in mezzo. Non gli importava nulla di Nott e non era certo lui che avrebbe voluto proteggere. "Si slogherà una spalla, dovrà andare di nuovo in Infermeria. Gli sono già capitati troppi incidenti in troppe poche settimane. Finirà per attirare l'attenzione di qualcuno, e noi non possiamo continuare a scagliare Maledizioni su tutti gli insegnanti della scuola, ti pare?"
Ne aveva parlato in maniera ragionevole, sperando che Scorpius non leggesse in lui la verità. Malfoy lo ascoltò e inaspettatamente, senza fare commenti, lasciò che Nott ricadesse a terra con un ultimo tonfo. Albus trattenne il respiro. Scorpius strinse gli occhi su di lui e, fissandolo, continuò ad abbracciare Calypso.
"Sei diventato molto polemico." Commentò il ragazzo biondo. "C'è qualcosa che ti da fastidio, o sbaglio?"
Albus mantenne il sangue freddo, concentrandosi sul proprio respiro: "Ti davo soltanto un consiglio. La scelta è tua."
"E per questa volta scelgo di darti retta." Affermò Scorpius. "Nott non vale le seccature che potremmo avere a causa sua. Se devo correre questo rischio, preferisco farlo per qualcosa di più importante. Infatti, temo che presto avrò bisogno di domare qualcuno di davvero irriverente."
"Forse non è come credi." Replicò Albus, ma non riuscì a evitare di abbassare lo sguardo.
Scorpius lo osservò. "Forse è anche peggio. E sappi che in quel caso non avrò pietà."
La tensione li aveva lasciati senza fiato. Persino il Re Bianco e la Regina Nera si erano distratti dalle loro beghe amorose (la Regina si era molto offesa quando la squadra del Re aveva abbattuto il suo Cavallo), e Trevor non si era mosso da terra. Voleva solo andarsene, ma temeva che rialzandosi avrebbe riportato l'attenzione su di lui.
Scorpius spostò lo sguardo su Calypso, che se aveva ripreso espressività lo doveva soltanto alla paura stampata negli occhi.
"Sei in pena per lui, vero?" L'accusò. L'aveva chiesto in una forma apparentemente tranquilla, ma quella semplice domanda non lasciava presagire nulla di buono.
"Scorp, sii ragionevole. Siamo tutti e tre amici da tanto tempo, non mi piace vedervi litigare." Calypso aveva fatto del suo meglio per non lasciarsi intimidire. Si fece forza, trovando ispirazione nelle proprie parole. "Non ne avete motivo. Sia io che Albus siamo qui per te, per servirti. Crediamo in te e non faremmo mai niente per contrariarti. Parlo anche a nome suo, perché sai bene che lui è troppo impacciato per dimostrarti a parole la sua lealtà."
Scorpius continuò a studiarla, le sopracciglia aggrottate. A un certo punto, accettò di crederle e rilassò le spalle. La situazione ritornò lentamente alla normalità. La partita a Scacchi Magici ripartì, Trevor trovò il coraggio di chiedere il permesso di andare e lo ottenne, ma Orella lo seguì con fare minaccioso. Prima di uscire dalla stanza, Scorpius le ricordò ridendo di non fargli troppo male e lei rispose con un deciso cenno del capo.
Calypso si rassegnò a farsi baciare occasionalmente per un altro quarto d'ora. Albus si era rifugiato nella lettura di un libro di scuola, del quale però non riusciva a capire una sola parola.
A un tratto, sentì la ragazza annunciare a Scorpius di dover andare via. Lei e Lavinia avevano appuntamento in Biblioteca con due compagne di Ravenclaw, con le quali dovevano portare a termine un progetto per Divinazione.
Albus sapeva che stesse mentendo. L'impegno era vero, ma riguardava soltanto Lavinia. Calypso gli aveva confidato di avere consegnato la sua parte di progetto alcuni giorni prima. Scorpius però non poteva saperlo - lei se n'era guardata bene dall'informarlo - e perciò acconsentì.
La ragazza sgusciò via lentamente, come a voler togliere ogni dubbio sul fatto che la sua non fosse una fuga; poco dopo, anche Albus comunicò di doversi allontanare, ottenendo, come previsto, occhiatacce di puro sospetto.
"Ho un'altra ora di punizione col professor Longbottom. Ti ricordi che gli ho risposto male a lezione, due volte?" Gli ricordò, mesto. Anche quella era, in parte, una menzogna.
"Le tue punizioni non erano già finite domenica scorsa?" Chiese infatti il capo, diffidente.
"Non credo di averti mai detto niente del genere."
Avallato dai pezzi degli Scacchi Magici che, per qualche motivo, avevano deciso di dargli ragione - ma il Cavallo Bianco approfittò della distrazione di un Pedone avversario per farlo fuori, suscitando altre proteste da parte della Regina Nera - Albus uscì indenne fuori dal dormitorio e corse prima in Sala Comune e poi nel tetro corridoio dei Sotterranei.
Sapeva che fosse ancora lì. Calypso non aveva alcun posto dove andare. C'era soltanto lei in corridoio, che aveva portato le mani alla bocca per coprire l'eco dei suoi lamenti.
Albus le corse incontro, le toccò una spalla e la fermò. Calypso sussultò impaurita, poi lo riconobbe e asciugò le lacrime.
"Ci vedranno."
"Non me ne frega un cazzo."
L'abbracciò e la baciò perdutamente. Andarono avanti talmente a lungo, che quando ripresero fiato ebbero paura. Si guardarono intorno, temendo che Scorpius li avesse visti e fosse pronto alla vendetta, anche se di lui, fortunatamente, non c'era alcuna traccia.
"Non possiamo." Mormorò Calypso, avvilita. "Lui me l'ha già detto una volta. Se scoprirà che tra di noi c'è qualcosa, se la prenderà con te. Ti farà del male, e io non posso permetterlo."
Albus deglutì. Era indeciso. Voleva stare con lei, ma il picco di adrenalina era sparito e ora aveva di nuovo paura di Scorpius.
In compenso, si ricordò delle avventure di suo padre in giro per Hogwarts, quei racconti che gli avevano fatto compagnia per tante sere durante l'infanzia. I passaggi segreti, i dispetti di Pix il Poltergeist, la misteriosa Stanza delle Necessità...
Non si era mai accertato che esistesse davvero e, in ogni caso, non ne aveva mai fatto parola con Scorpius. Aveva creduto che dovesse restare soltanto un suo segreto, qualcosa da custodire gelosamente fino al momento in cui avesse avuto bisogno di usarla. E aveva fatto bene.
"Conosco un posto. Vieni con me."
Prese Calypso per mano e la condusse fino al settimo piano. Passò per tre volte davanti a un muro, fino a quando una porta non apparve dal nulla. La ragazza spalancò la bocca dalla sorpresa e anche lui ne rimase sbalordito. Non era poi così sicuro che avrebbe funzionato.
Suo padre aveva detto che, prima di entrare, bisognava pensare intensamente a ciò di cui si aveva più bisogno. Quando Albus e la compagna sgusciarono nella stanza, vi trovarono un letto matrimoniale ornato da un copriletto verde smeraldo. Non vi era altro, a parte una serie di candele rosse di diverse dimensioni sparse a terra intorno al talamo, che illuminavano la stanza di un bagliore seducente.
Albus aveva pensato a un posto in cui passare del tempo con Calypso, ma non precisamente a quello. Credendo che la ragazza si sarebbe offesa, aspettò con ansia la sua reazione. Lei si guardò intorno, perplessa. Fissò il letto e le candele, ipnotiche con le sue ombre cangianti, prima di rivolgersi a lui:
"Era questo che volevi?"
Albus si grattò la testa. Era una situazione nuova per entrambi. Il ragazzo aveva sempre sperato che un giorno potesse accadere, ma non aveva mai fantasticato sul come e sul quando, viste le scarse probabilità di successo.
"Tu lo vuoi?"
Calypso si morse il labbro, facendo alcuni passi in avanti.
"Credevo che avrei aspettato il matrimonio, ma ormai la sola idea mi ripugna. Io odio Scorpius. Lo odio così tanto che vorrei ucciderlo." Tornò indietro, avvicinandosi ad Albus e osservando le sue labbra. "Non voglio che l'abbia lui."
Lo baciò. Il loro bacio timido si trasformò in fretta in qualcosa di diverso, e lei lo tirò verso il letto. Si spogliarono e Albus si ritrovò disteso sopra il corpo nudo, caldo e attraente di lei. Non sapeva bene cosa fare, non lo sapeva neanche Calypso, e si lasciò trasportare dall'istinto.
Ogni loro movimento era stato timido e impacciato. Condivisero dolore, confusione, sensazioni mai provate prima, che li fecero sentire uniti come mai lo erano stati l'uno con l'altra o con qualunque altra persona al mondo. Albus percepì Calypso come un'estensione di sé, la sua vita, il suo corpo, la sua anima.
Anche quando rimase sdraiato su di lei, sotto le lenzuola, coi loro corpi che ancora combaciavano sudati, provò una pace infinita e una gioia che non credeva possibili.
Calypso sorrideva felice, e Albus scese a darle altri lenti baci, con lei che rimaneva aggrappata a lui.
"Promettimi che non finirà mai. Promettimi che resteremo insieme per sempre." Disse Calypso, in una dolce supplica.
"Te lo prometto. Insieme, per sempre."
Si baciarono ancora, con passione crescente, unendosi e continuando a ripetersi parole d'amore.
Nessuno ti farà più del male. Siamo una cosa sola. Non lasciarmi mai.
Potevano essere passate delle ore, quando finalmente si abbandonarono sui cuscini, stanchi e sudati ma ancora abbracciati, naso a naso. Godevano del meritato riposo, nella perfezione della loro prima volta.
"Volevi davvero aspettare il matrimonio?" Domandò Albus, che era rimasto turbato da quella frase.
Calypso rispose semplicemente: "Credevo che mi sarei sposata molto presto. Non è che avessi mai avuto altre aspettative romantiche."
Entrambi stavano evitando di pronunciare il nome della rovina delle loro vite, ma Albus credeva di comprendere come si fosse sentita Calypso, bloccata in una promessa di matrimonio non voluta. In quella prospettiva, il sesso sarebbe era un dovere indispensabile a ottenere figli Purosangue. L'amore non faceva parte del piano, né era stato una certezza. L'unica certezza era nella sua totale assenza.
"Prima o poi rinuncerà a te." Le disse Albus, sperando con forza di avere ragione. "È troppo preso da Rose."
"Non hai paura della profezia?"
Albus scosse la testa. Pensava ancora che i vaticini fossero un'idiozia, ma anche ammettendo che i tarocchi avessero senso, una qualunque conseguenza sarebbe stata migliore di sapere Calypso tra le braccia di Scorpius.
Pur avendo poca voglia di farlo, decisero lo stesso di rivestirsi. Le scuse che date a Scorpius avevano permesso a entrambi di sottrarsi al suo controllo per qualche ora, ma non era il caso di esagerare. Restava loro la certezza di poter contare sulla Stanza delle Necessità ogni volta che ne avessero avuto bisogno.
Poco prima di andare, Albus tornò a domandarsi se per Calypso il concetto di "sesso dopo il matrimonio" fosse stato più che un semplice obbligo, e se invece le avesse tolto qualcosa che, in cuor suo, aveva ritenuto importante.
"Se Malfoy non esistesse e tuo padre fosse stato d'accordo, avresti voluto sposare me, dopo la scuola?" Le domandò.
Il barlume di sorpresa negli occhi della ragazza lo fece un attimo dubitare di se stesso. Forse si era spinto troppo oltre. Magari Calypso aveva imparato a detestare persino l'esistenza stessa del matrimonio.
"Ma certo." Rispose lei, in un sorriso timido.
Incoraggiato, Albus si fece avanti prima di avere il tempo di pentirsene. Cercò dentro di sé la forza necessaria ad aprire il proprio cuore, e la trovò nei ricordi confortevoli degli attimi che appena vissuto con lei.
"So di amarti già da molto tempo. Ora che siamo stati insieme, so che una volta fuori da qui non potrò sopportare di perderti ancora. Ho desiderato che esistesse un modo per legarmi a te per sempre, e ora ho la risposta. Ti va di farlo? Intendo dire... Vuoi sposarmi?"
La guardò con ansia, in trepidante attesa, ma la ragazza sembrava soltanto smarrita.
"Come?" Gli chiese soltanto. "In che modo speri..."
"Stringeremo un Voto Infrangibile." Le spiegò, rapidamente. "Giureremo l'un l'altro di appartenerci e di lottare, finché non riusciremo a stare insieme."
Gli occhi di Calypso si spalancarono, commossi, colmi di meraviglia e rispetto. Non c'era da scherzare col Voto Infrangibile. Se uno dei due avesse fallito, avrebbe perso la vita. In compenso, da quel momento in poi nessuna coppia avrebbe potuto vantare una lealtà più totale di quella che sarebbe stata a fondamento del loro matrimonio magico.
Albus si era dichiarato disposto a morire per lei. Calypso, dopo di lui, giurò di voler fare la stessa cosa.
Unirono le mani. La corda fiammaggiante, simile a un serpente, scaturita dall'Incantesimo Oscuro, si avvolse intorno alle loro braccia, mentre a turno dichiaravano a gran voce i loro giuramenti.
"Ti amo, Albus. Da adesso in poi sarò tua moglie. Giuro che ti amerò per tutta la vita e che non vorrò mai nessuno all'infuori di te. Giuro che ti avrò sempre nei miei pensieri, fino a quando non riusciremo a unire le nostre vite per sempre."
"Ti amo, Calypso. D'ora in poi sarò tuo marito. Giuro di amarti e di lottare per te. Che io possa morire se non riuscirò a toglierti dalle grinfie di Scorpius prima che riesca a portarti via da me."
Suggellarono la formula con un bacio, sentendo il serpente infuocato penetrare, pulsando, nella loro pelle. Quando tornarono a guardarsi le mani, scorsero sulla pelle delle cicatrici sottilissime e quasi invisibili. Era difficile notarle, ma loro due sapevano che c'erano. Rappresentavano l'unione del loro amore, la loro fede nuziale.
***
Scorpius continuava ad avere la sensazione di essere seguito. Credeva che il problema si fosse risolto dopo avere frenato le sproporzionate ambizioni di Nott, il quale si era fatto beccare a spiarlo in diverse occasioni, ma iniziava a pensare che in circolazione ci fosse un altro sfrontato impiccione.
Si sentiva fissato con insistenza quando andava in giro, e a volte sentiva qualcuno camminare alle sue spalle, sebbene quando si voltava non ci fosse nessuno.
Iniziava a preoccuparsi. Era stato annunciato in Sala Grande che il professor Kettleburn non sarebbe tornato a insegnare fino al prossimo settembre, e al suo posto era già arrivato un supplente. Il cambio di insegnante era avvenuto senza problemi e nessuno aveva cercato un collegamento tra il giovane Nott ferito da un Centauro e il malore dell'insegnante, che tra l'altro aveva confermato la versione sulla creatura imbizzarrita.
Questo, però, non impediva a Scorpius di sentirsi in ansia, come se la sua doppia vita fosse sul punto di venire allo scoperto. Era una sensazione frequente, ma che ogni tanto si faceva più forte e soffocante, complice il fatto che continuasse a frequentare Rose malgrado il disturbante responso delle carte di Calypso.
Durante quella banale ronda notturna, Scorpius aveva svoltato l'angolo del settimo piano quando sentì qualcuno correre via. Tornò indietro, sperando di beccare i trasgressori, ma girato l'angolo si ritrovò davanti a una ragazza molto popolare del quinto anno. Capelli rossi, lentiggini, gli occhi marroni socchiusi in un'espressione furba.
Lily aveva poggiato la spalla alla parete, a braccia conserte, come se lo stesse aspettando. Portava ancora la divisa scolastica, ma senza la cravatta rosso-oro, che aveva sempre considerato odiosa. In questo modo, aveva potuto sbottonare la sua camicia fino al petto per mettere in mostra l'attaccatura dei seni. Uno strappo al regolamento scolastico che Lily faceva spesso e volentieri, quando non c'era nessuno che potesse rimproverarla.
"Tutto bene, Malfoy?" Gli domandò, con indifferenza.
"Non c'è male, sorella di Potter, soprattutto perché sto per togliere dei punti alla tua Casa. Sei fuori oltre l'orario del coprifuoco, hai presente?" Scorpius indicò il costoso orologio che portava al polso, come se la ragazza avesse qualche difficoltà di comprendonio.
"Potrei averne un'idea." Rispose lei, stringendo il naso con fare sarcastico. Non si scompose, mantenendo con scioltezza la sua posizione.
"Naturalmente, non sei l'unica a cui avrei dovuto togliere dei punti." Continuò, dando un'occhiata vaga al corridoio vuoto. "Corner lo sa che non posso toglierli agli altri Prefetti. Devo quindi dedurre che quello che hai fatto scappare era un altro dei tuoi numerosi ammiratori."
Lily si raddrizzò, pronta a cogliere la sfida.
"È divertente che tu mi dia, molto sottilmente, della poco di buono, quando tu stesso frequenti sia mia cugina che una ragazza che ti è pure parente. Se partecipassimo a una gara a chi è più strano, stai pur certo che la vinceresti tu."
Scorpius si avvicinò a lei, divertito. "E la cosa ti rode?" La derise. "È per questo che mi segui e mi osservi? Forse ti da fastidio che nessuna delle mie ragazze sia tu."
Lily non perse il suo cipiglio altezzoso. "Come tu mi hai gentilmente fatto notare, ho già abbastanza uomini di cui servirmi."
"Buon per te. Anche perché non ho voglia di entrare dov'è stato Corner, e forse qualche Gryffindor. Una questione di rispetto tra maschi, capisci."
La ragazza perse la sua naturale freddezza e si irrigidì, scura in volto:
"Non mi piace quello che stai facendo a mia cugina. Nessuno può prendersi gioco della mia famiglia!"
"Lo vedo." Commentò Scorpius, spingendosi contro di lei e inchiodandola alla porta chiusa dell'aula di Incantesimi. "Soltanto tu puoi prenderti gioco di loro."
Si chinò su di lei, come per baciarla. Si accorse che Lily non soltanto non reagiva, ma che aveva pure socchiuso gli occhi e dischiuso le labbra in attesa di accoglierlo. Era anche più ipocrita di quanto avesse creduto.
Scorpius la conosceva fin da prima che lei iniziasse a frequentare Hogwarts, quando nell'estate dei suoi dodici anni era stato ospitato dai Potter e aveva partecipato ai pigiama party in camera di Albus con gli altri compagni del suo anno. Si ricordava di lei come di una bambina vanitosa ed esibizionista, che voleva attirare l'attenzione su di sé e che dava fastidio a quel gruppo di amici di suo fratello che era la forma embrionale dei futuri Figli di Salazar.
Non aveva mai nutrito alcun interesse per Lily neanche più tardi, quando l'aveva vista crescere e diventare formosa e attraente, perché l'opinione che aveva di lei non era cambiata. Se Scorpius avesse avuto bisogno di una compagnia egocentrica, gli sarebbe bastato andarsene in giro con uno specchio.
Per sua fortuna, lo Slytherin era anche molto abile a trarre profitto dalle debolezze altrui. Abbassò la maniglia dell'aula di Incantesimi e la spinse all'interno. Era buia, a parte le flebili luci notturne che filtravano dalle finestre. Richiuse la porta e di nuovo braccò la ragazza con le spalle al muro.
"Era qui che stavi portando il tuo amante? Incontrarmi avrà mandato all'aria i vostri piani. Gli avrà fatto male scoprire che eri molto più interessata a pedinarmi che ad appartarti con lui. Sarà per questo che è scappato."
Lily non fiatava, ma si ostinava ad affrontarlo con un cipiglio combattivo. Anche quando si gettò su di lei per baciarla con passione, il suo avvinghiarsi a lui era come una lotta. Soltanto non riuscì a trattenere alcuni gemiti, mentre Scorpius la strattonava con violenza contro il muro.
"Vedo che non sei più così in pena per Rose." La derise, staccandosi un momento da lei. "Non aspettavi altro che ti mettessi le mani addosso."
"Tu parli troppo."
Riprese a baciarlo, aggressiva, mordendogli le labbra. Fu sempre lei a fare scivolare le mani sotto la sua camicia per prima, accarezzando la sue pelle diafana e morbida e tirandolo più vicino, in preda a una passione crescente.
Scorpius accarezzò e strizzò il suo corpo oltre i vestiti, sfiorando il seno e scendendo giù, fino all'attaccatura della gonna e poi ancora più in basso. Sollevò il tessuto e intrufolò la mano tra le gambe, avvicinandosi alla sua intimità. Poteva già sentire quanto fosse calda.
Lily iniziò a gemere d'impazienza, gli morse un labbro e lo leccò. Afferrò la mano dello Slytherin e la spinse al centro tra le sue gambe, sussultando di piacere.
Lui spostò l'orlo delle mutandine, cercando di catturare con la bocca i rumorosi lamenti della ragazza. Lasciò che due dita seguissero la sua scia estremamente umida, facendosi largo con facilità nel punto esatto in cui lei voleva che andassero.
Lily urlò quando lui la riempì. Ogni movimento la mandava in estasi, si dimenava, urlava e strepitava, così tanto che avrebbero potuto sentirla a metri di distanza. Scorpius ingoiava i suoni dalle sue labbra più che poteva, ma c'era qualcosa di eccitante nella prospettiva di essere beccati, sapendo quanto lei stesse impazzendo per lui.
Scorpius non si fermava, anche se Lily aveva già bagnato più volte le sue dita e aveva perso energie, facendosi sempre più stanca, i suoi sensi sempre più sazi. Si divertiva a imporle quella tortura che la rendeva malleabile e sottoposta al suo totale controllo.
Soltanto quando le gambe della ragazza cedettero e lei rischiò di crollare a terra, Scorpius decise di smettere. Lily era sfinita.
"Non provocarmi, Potter." Le sussurrò all'orecchio, tirandosi fuori bruscamente da lei. "O farò in modo che Rose scopra il nostro piccolo segreto. Non vuoi rovinare il tuo rapporto con lei, vero? Oh, e naturalmente anche Corner saprà la verità."
"Non puoi dirglielo..." Si oppose lei, in un sussurro esausto.
"Posso e lo farò. Se proprio devo farla finita con Rose, ne approfitterò per portarti giù con me. Per quanto riguarda Dylan, beh, magari finirà per ringraziarmi."
Lily cercò di calmarlo e di avvicinarlo a sé, ma Scorpius si allontanò con disprezzo da lei. Lei se ne accorse e si affrettò a rimettersi in ordine, ferita dal rifiuto che gli leggeva in faccia. Era troppo abituata ad essere ammirata, sia a scuola che fuori, per accettare che a qualcuno potesse non piacere abbastanza da volerla.
"Perché stai con Rose?" Gli domandò, con un tono che ricordava un seppur confuso senso di protezione famigliare. "Cos'ha lei che io non ho?"
In fondo, le due cugine si somigliavano molto e non soltanto nell'aspetto. Erano entrambe popolari e affabili, sebbene una tendesse alla riservatezza e l'altra a godere della più frenetica vita sociale.
"Non sei così speciale come credi." Scorpius sapeva di averla ferita, ma non gli importava. Prima di uscire dall'aula e lasciarla sola con le sue probabili crisi isteriche, le ricordò: "E, per la cronaca, sono dieci punti in meno per Gryffindor."
*
*
Nuova ship sbloccata!!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top