Aiden, l'elfo domestico

***

La definizione di "poco audace", a conti fatti, non rendeva giustizia a Rose.

Prima d'ora non aveva mai avuto modo per accorgersene, ma stava imparando che preferiva combattere i suoi avversari personalmente, piuttosto che restare in un cantuccio ad aspettare che qualcun altro lo facesse al posto suo. Non era soltanto la cosa più giusta da fare, ma anche la più nobile e coraggiosa.

La ragazza era sempre stata un topo da biblioteca, ossessionata dai voti scolastici e bonariamente spinta dalla sua famiglia ad esserlo, ma era anche una Gryffindor, e per questo capace di tirare fuori il meglio di sé in ogni circostanza.

Materializzandosi, era apparsa nell'impeccabile giardino dei Malfoy, in mezzo al perfetto prato all'inglese colorato di un verde brillante. Le colline erano accarezzate dalla luce del sole ancora alto ad ovest, che lentamente scendeva ad allungare le ombre degli alberi. L'aria fresca le solleticava la pelle mentre, nascosti da qualche parte nel bosco limitrofo, alcuni uccellini cantavano gioiosi.

Il Manor era proprio davanti a lei, austero e tetro tanto quanto lo era stato quello dei Nott. Un altro elemento in comune, era l'innaturale silenzio che li circondava e che Rose aveva imparato a riconoscere come presagio di sventura. Se una battaglia era in corso, stava accadendo in una stanza remota.

Il freddo iniziò a farsi pungente, simile al gelo che la ragazza aveva provato a Knockturn Alley e che, proprio come quella volta, non era dovuto tanto alla temperatura quanto all'inquietudine.

Fu molto felice di vedere apparire sua madre, con quel suo completo blu pervinca che faceva da contrasto al grigiore del palazzo e delle mura di cinta.

Hermione non aveva impiegato che pochi minuti a raggiungerla dal Ministero. Adesso stava solcando il prato a grandi passi, con tutta l'eleganza che i tacchi da otto centimetri le permettevano di avere affondando nel terreno. Aveva l'andatura di un dinosauro e un'espressione altrettanto simile.

"Non azzardarti ad aprire bocca." La rimproverò sua madre. "Credi che io mi diverta a vivere nel terrore costante di poterti perdere? Non avrei mai voluto trovarti sanguinante in giardino, passare tutta la notte al San Mungo e sperare che il pugnale che ti ha ferita non fosse anche avvelenato! Non te lo meritavi! Tu sei una ragazza in gamba, ma non erano queste le sfide che volevo per te!"

Lo sfogo di Hermione intristì Rose, che avrebbe voluto spiegarle tutto, ma non in quel momento. Il tempo scorreva e loro dovevano ancora rintracciare lo zio Harry e gli altri all'interno di un maniero molto grande. Spostò lo sguardo tra sua madre e il portone, desiderando di poterlo raggiungere in fretta.

"Ti prego, mamma, non ora. Non è facile neanche per me, capisci? Ti prometto che quando tutto sarà finito torneremo alla nostra vita di sempre."

Rose si sentì in colpa nel promettere il falso, sapendo che neanche la cattura di Nott avrebbe risolto le tante questioni che ancora restavano in sospeso.

"Non devi comportarti come Malfoy. Non voglio che diventi come lui." Affermò Hermione, all'improvviso.

"Di cosa stai parlando?" Rose non credeva che esistesse eventualità più ridicola di lei che prende una qualunque delle abitudini di Malfoy.

"Sei vendicativa. Stai facendo tutto questo per vendetta. È il motivo per cui sei scappata ieri e per cui sei qui oggi." Hermione puntò il dito contro il portone del Manor. "Non ti farò entrare lì dentro se non mi prometterai che starai attenta e che userai il cervello."

"Come vuoi." Ribattè Rose esasperata, alzando gli occhi al cielo e sperando che la discussione finisse in fretta. "Ma non è stata la vendetta a portarmi qui. Non ci pensavo nemmeno, finchè tu non hai detto che saresti andata."

"Io avevo un buon motivo." Spiegò Hermione, arrossendo. "Malfoy ha bisogno di aiuto, e Harry non può occuparsene. Ora seguimi e fai quello che ti dico."

Sembrava che Hermione avesse fretta di chiudere il discorso su Draco. Rose era turbata, ma preferiva rimandare le chiacchiere a un secondo momento.

Madre e figlia attraversarono in silenzio il portone già spalancato; le loro bacchette erano sguainate, pronte a cogliere qualsiasi rumore.

L'ingresso era ampio e silenzioso e Rose lo osservò per bene: di fronte a lei c'era la scala, che ben conosceva, che portava ai piani superiori; ai lati si aprivano alcune stanze e dei corridoi bui, illuminati soltanto da scuri candelabri attaccati alle pareti; all'ingresso, sopra le loro teste, pendeva un grande lampadario circolare. Non c'erano quadri, i muri erano spogli se non per la carta da parati scura e intatta. Il Manor era un luogo spettrale. Rose poteva immaginare quanto fosse stato difficile per Scorpius crescere da figlio unico in un ambiente così triste.

Ovunque alla Tana si respirasse calore e conforto, al Manor era gelo e solitudine. Mancava la luce, che qui era severamente allontanata da tapparelle chiuse e tende molto spesse; mancavano i colori accesi e vivaci, sostituiti dalle tonalità di nero e marrone scuro dei mobili antichi e prestigiosi; mancava soprattutto il calore di una famiglia allegra e amorevole sempre pronta ad accoglierti col sorriso.

Draco non sembrava tipo da esprimere affetto e non c'era nessun altro in casa che potesse dare a Scorpius il conforto e l'amore di cui avesse bisogno. Era ovvio che la perdita di sua madre lo avesse ferito così tanto. Non l'aveva mai davvero conosciuta e in quello stato di abbandono e solitudine doveva aver desiderato il suo amore più che mai.

"Dove andiamo adesso? Potrebbero essere ovunque." Domandò la ragazza.

"Non possiamo interferire col piano di Harry. E poi, sarebbe troppo pericoloso. Non vado da nessuna parte con te al seguito." Hermione si era innervosita, forse perché si era resa conto che Rose senza di lei avrebbe agito da spericolata. O forse - pensò la ragazza con sospetto - era seccata perché non poteva andare a cercare Malfoy. Rose respinse l'impulso di vomitare, proprio mentre Hermione le diceva, indicando la stanza più vicina alla loro sinistra: "Aspettiamo qui dentro. Se qualcuno avrà bisogno del nostro aiuto, ce ne accorgeremo."

Madre e figlia entrarono in quello che doveva essere il salotto per le grandi occasioni, visto il lusso della mobilia bordata in oro. Hermione era disgustata e si rifiutò di addentrarsi. Forse aveva un'attenzione particolare per Draco, ma di sicuro detestava tutto ciò che riguardava la sua vita e che gli faceva da appendice.

Rose si sentiva spaesata in mezzo a tanta pomposità, ma non la odiava. Le era di conforto immaginare Scorpius andarsene in giro per quelle stanze.

"Non toccare niente." La ammonì Hermione, piazzata accanto alla porta per tenere sotto controllo la situazione.

Rose si stava solo guardando intorno. Stava per dire a sua madre di smetterla di trattarla come una bambina, quando vide qualcosa muoversi dietro al bracciolo di uno dei divani. La tenda verde che vi era accanto si mosse visibilmente e una vocina si lasciò sfuggire un sussulto.

Anche Hermione la sentì. Preparò la bacchetta e si avvicinò circospetta alla zona incriminata. Rose la seguì, fino a quando la figura che cercava di nascondersi non decise di uscire allo scoperto.

Poggiò le manine lunghe e sottili sulla superficie del bracciolo e spinse in alto la propria testa liscia e ingrigita, fornita di grandi orecchie a punta. Quando anche il lungo naso fu in bella vista, non ci furono più dubbi: era soltanto un elfo domestico.

Sembrava giovane, forse nemmeno vent'anni, e stava tremando di paura. Data l'intensità con cui fissava le due donne, dovevano essere proprio loro a terrorizzarlo.

"Non vogliamo farti del male." Spiegò Hermione, con dolcezza, abbassando la bacchetta. "Io mi chiamo Hermione, lei è mia figlia Rose. Siamo qui perché abbiamo saputo di un Mago cattivo che si aggira per il Manor. Tu sai dov'è? Sai dirci cosa sta succedendo?"

L'elfo strizzò gli occhi in direzione di Hermione. Quando uscì dal suo nascondiglio, Rose si accorse che la creatura indossava una tunica smanicata lunga fino alle ginocchia.

"Io ti conosco." Disse l'elfo alla Strega più grande, gli occhi strizzati e il dito indice posato sul mento. "Sei già stata qui, proprio l'altra sera."

Rose stava per lasciare cadere la bacchetta, ma sua madre non si scompose e neanche il tono di voce cambiò in alcun modo.

"Temo che ti stai sbagliando, non ero io. Posso sapere il tuo nome?"

L'elfo continuò a fissarla a occhi stretti per un po', poi lasciò perdere e rispose:

"Mi chiamo Aiden, signora... Stavo andando a soccorrere il mio padrone, ma quando ho sentito arrivare gli altri Maghi mi sono nascosto... Era già passato di qui quel brutto Mago Oscuro... Ha ucciso due dei nostri elfi domestici, che si sono sacrificati per impedirgli di entrare, e temevo che... Non che non volessi morire anch'io da eroe, ma non sarei stato di alcuna utilità come cadavere, no?"

"Assolutamente." Confermò Hermione. "Mi dispiace molto per i tuoi amici."

"Anche a me." Disse Rose.

Aiden annuì tristemente.

"Erano dei bravi elfi! Sarei stato con loro se non fosse stato il mio turno di preparare la cena! Sono morti da eroi, e adesso saranno seppelliti nel cimitero padronale! È grande un onore, davvero un grande onore per degli elfi domestici!"

"Immagino di sì." Anche se lo diceva, Hermione non poteva esserne meno convinta. Di sicuro pensava a quanta ingiustizia ed emarginazione ci fosse ancora nei loro confronti. "Ma devi sapere che le altre persone che hai visto arrivare sono Auror. Stanno dalla tua parte, proprio come me e mia figlia. Non sarà necessario morire per dimostrare quanto vali. Basterà solo dirci in che modo possiamo aiutare Draco."

"Loro... Sono scesi nei sotterranei." Spiegò l'elfo. "Nessuno conosce quel posto quanto me e il padrone. Ci sono dei passaggi segreti. I vostri amici possono nascondersi, mentre io penso a colpire il Mago Oscuro alle spalle!"

L'esistenza dei passaggi segreti era una buona notizia. Rose sapeva che sua madre stava pensando alla stessa cosa: potevano intrufolarsi nei sotterranei e assistere agli eventi da vicino, senza essere d'intralcio o correre pericoli inutili.

"Gli Auror non vorranno nascondersi." Insistette Rose. "Ma se ti va di accompagnarci, puoi mostrare a noi i passaggi segreti. Li useremo per salvare il tuo padrone e tutti gli altri."

Aiden stava decidendo cosa fare, mordicchiandosi le unghie e spostando il peso da un piede all'altro.

"C'è qualcosa che non va, caro?" Chiese Hermione, gentilmente.

"Padrone... non vuole... estranei... in giro... curiosare..." Furono le sole parole che madre e figlia riuscirono a decifrare, con Aiden che parlava mordendosi le unghie.

"Per questa volta il padrone se ne farà una ragione!" Esclamò Rose, esasperata quanto poco prima lo era stata con sua madre. "Malfoy si riprenderà la sua privacy quando non ci sarà più un assassino a vagare per casa sua! Dobbiamo intervenire! Abbiamo Aiden, abbiamo i passaggi segreti e siamo in netta maggioranza, che cosa potrebbe andare storto?"

Rose non aveva alcun bisogno di convincere sua madre. L'unico che doveva ancora prendere una decisione era proprio il giovane elfo domestico.

"Ti prometto che il padrone non ti sgriderà se ci aiuti. Gli parlerò io." Lo tranquillizzò Hermione. "Cosa desideri più di tutto? Ti piacerebbe un bel berretto?"

Aiden si ritrasse, in apparenza ancora più spaventato di quanto non fosse stato fino a quel momento.

"Un berretto? Vuol dire indumenti? Per essere libero? Oh no..."

Aiden si accucciò per terra e pianse a dirotto. Rose si chinò per consolarlo, e i gemiti della piccola creatura magica si mischiarono alle sue lamentele:

"Grandioso, mamma! Ci serviva proprio un elfo domestico in crisi!" E gli diede dei colpetti gentili sulla schiena.

Hermione si inginocchiò di fronte a lui, scomoda a causa delle decolté e della gonna troppo stretta.

"Aiden, nessuno ti caccerà da questa famiglia se non vuoi andartene. Mi stavo solo chiedendo cosa ti renderebbe felice in cambio del tuo aiuto."

Aiden aveva finito di piangere e si soffiò il naso rumorosamente sull'orlo della tunica.

"Io non voglio niente. Anzi, sì." Si fermò a pensare. "Voi potete...? Sapete come... ridare vita ai morti?"

Lo sguardo di Aiden era carico di speranza, ma se la favola dei Tre Fratelli aveva insegnato qualcosa a Rose era che la Morte non poteva essere ingannata.

Forse Aiden non aveva mai letto le Fiabe di Beda il Bardo o magari era solo un elfo domestico speciale. Rose non riusciva a immaginare che fossero in molti a non avere ben chiaro il concetto di morte.

Guardò sua madre e vide che anche lei era divisa tra un senso di pietà e imbarazzo, sapendo di dover spiegare concetti basilari a una creatura che, forse, avrebbe avuto serie difficoltà ad accettarli.

"Mi dispiace che i tuoi amici non ci siano più. Come hai appena detto, sono morti da eroi e potrai sempre essere orgoglioso di loro. Nessuno potrà riportarli in vita, purtroppo." Spiegò Hermione al povero elfo, cercando di essere il più delicata possibile.

"Oh, ma io non pensavo affatto agli elfi domestici." Esclamò subito Aiden, sorprendendosi del fraintendimento. "Non potrei mai pretendere così tanto... forse le vostre magie non funzionano con quelli come noi. No, no, io mi chiedevo se... se sapete come fare tornare indietro il padroncino."

Rose, accovacciata accanto a lui, cadde seduta per terra. Hermione si era commossa. Strisciò le ginocchia più vicina a lui, preparandosi all'infausto compito di distruggere le sue speranze. Parlò lentamente, avvertendo il bisogno di abbassare la voce in segno di rispetto:

"Nessuno può essere riportato indietro dalla morte, neanche i Maghi. È un fenomeno irreversibile che nessuna Magia potrà mai alterare."

Aiden era molto confuso.

"Sul serio? Nessuna Magia? Ma non può essere... Io ho sentito... Sono sicuro che esiste una bacchetta che può..."

Hermione doveva essere ancora una volta dolce e risoluta. Lo fissò negli occhi e continuò a spiegare:

"Purtroppo no, Aiden. Neanche la Bacchetta di Sambuco può vincere la morte, e comunque adesso si trova in un luogo al quale non possiamo accedere." Dopo la Battaglia di Hogwarts, Harry aveva riposto Bacchetta di Sambuco tra le braccia del legittimo proprietario, all'interno della tomba bianca che accoglieva i resti mortali di Albus Silente. "Se anche fosse possibile resuscitare i morti, resterebbe il fatto che manipolare le leggi di natura è un atto mostruoso. Se ci provassimo, dovremmo fare i conti con delle conseguenze terribili."

L'elfo afferrò le proprie orecchie e le tirò verso il basso.

"Mostruoso?" Ripeté l'elfo, frastornato. "Perché mostruoso? Secondo me non è mostruoso voler rivedere quelli che abbiamo perso... Se esiste la bacchetta ed esiste la Magia, perché usarle sarebbe sbagliato?"

"Aiden, mi dispiace che stia toccando proprio a me dirtelo, ma seriamente: non esiste nessuna bacchetta e nessuna Magia in grado di resuscitare i morti." Insistette Hermione.

"Non è possibile... Non è possibile..." Aiden prese a fare avanti e indietro toccandosi il mento. "Il padroncino era convinto che... Lui era sicuro che esistesse un modo, me lo diceva sempre! Perché lui ci credeva e voi no?"

Rose iniziava a perdere il conto delle rivelazioni incredibili che scopriva su Scorpius. Le sembrava che chiunque, ormai, chiamasse col nome del suo ragazzo un perfetto estraneo. Stavolta, però, intuiva che nel raccontare questo genere di storie a Aiden, il padroncino avesse voluto semplicemente prenderlo in giro.

"Non credo che dicesse sul serio. Lui parlava molto con te?" Gli domandò Hermione, ancora una volta con condiscendenza.

In un battito di ciglia, l'elfo domestico tramutò la confusione in orgoglio.

"Sì, il padroncino aveva grande considerazione per Aiden! A volte mi raccontava le cose che faceva, quando non poteva dirle a nessun altro... Si fidava di me! E io non rivelerò mai i suoi segreti, per nessun motivo al mondo!"

Segreti, pensò Rose avvilita, ancora una volta ci sono di mezzo dei segreti. La stessa esistenza di Aiden era stata un segreto per Rose fino a quel momento. Naturalmente sapeva che in casa di Scorpius esistesse una pletora di servitori pronti a viziarlo a qualsiasi ora del giorno e della notte, e Scorpius non era stato tanto ipocrita da negare che adorasse essere servito; ma non aveva mai nominato Aiden, né tantomeno aveva fatto intendere che uno qualsiasi dei suoi elfi domestici significasse qualcosa per lui.

Rose però non sapeva fino a che punto credere alla bizzarra creatura. Se Aiden aveva difficoltà a capire la morte, forse aveva anche frainteso il proprio ruolo nella vita di Scorpius. Ma se invece stava dicendo il vero, allora l'elfo custodiva memorie che erano un vero e proprio tesoro.

"Non potresti raccontarci nulla neanche se te lo chiedessimo, non è così? Sei costretto per natura a obbedire agli ordini dei tuoi padroni." Rose voleva capire se esistesse una speranza che Aiden parlasse, ma doveva farlo in un modo discreto, così da non costringerlo a mettersi sulla difensiva.

"Il padroncino non mi ha mai ordinato di tenere la bocca chiusa... Io l'ho fatto e basta." Dichiarò lui, con il petto gonfio e un pugno stretto all'altezza del cuore.

"Sei un bravo elfo domestico, caro." Convenne Rose, imitando la voce condiscendente della madre. "Ma se mi racconti esattamente quello che ti ha detto..."

Aiden poteva essere un elfo stralunato, ma non era stupido.

"Non posso farlo, signorina. I segreti del padroncino dovranno morire con me. Se un giorno scoprisse che gli ho mancato di rispetto, mi punirebbe! Niente più onori per Aiden, niente più cimitero di famiglia!"

Mentre l'elfo tornava a tirarsi le orecchie, in preda al panico per una punizione immaginaria, Rose si mordeva la lingua dalla voglia di inveire. Possibile che la creatura non riuscisse proprio a comprendere che se fosse possibile riavere Scorpius, ci avrebbe già pensato la sua famiglia?

La morte del suo ragazzo era già abbastanza dolorosa per lei, senza doverla spiegare in continuazione a un servo così cocciuto.

"Io ero la sua ragazza, a me puoi dire tutto." Disse Rose, ritrovando la calma e sforzandosi di essere gentile. "Dimmi almeno di quali Magie ti ha parlato, così potrò fare delle ricerche e capire come usarle."

Aiden se ne stette zitto a tirarsi le orecchie. Fissava Rose coi suoi occhioni innaturalmente grandi, valutando la decisione da prendere. Proprio quando parve pronto a parlare, Hermione intervenne con un tono che non ammetteva repliche.

"Basta, Rose, gli stai confondendo le idee. È bene ricordare anche a te che la Terza Regola della Legge di Gamp afferma espressamente l'impossibilità di ridare la vita a qualcosa di morto. E poi, come ho già detto, è moralmente impossibile violare le leggi di natura senza andare incontro a conseguenze orribili. Ci stiamo focalizzando sulla questione sbagliata." Hermione si rivolse direttamente a Aiden, addolcendosi appena: "Adesso ascoltami, caro. Se non c'è proprio nient'altro che desideri a parte salvare il tuo padrone, allora portaci subito da lui."

Rose si alzò in piedi, seccata con sua madre che, forse, le aveva appena impedito di ascoltare qualcosa di importante. Tuttavia, si era stufata anche lei di quei discorsi sulla morte, e preferiva rimettersi in azione.

Anche l'elfo si riscosse. Gonfiò il petto e disse:

"Voglio salvare il padrone, sì... sì... Per di qua!"

Aiden si mise in movimento con uno scatto rapido e, saltellando veloce come una lepre, condusse Hermione e Rose di nuovo all'ingresso e poi alla scala che conduceva al piano sottostante.

Il seminterrato dei Malfoy era un ambiente tetro e umido quasi quanto quello di Hogwarts, ma decisamente più piccolo. Sia i muri che il pavimento erano composti da grandi blocchi di pietra grigia, e l'illuminazione era data da un solo piccolo lampadario che, come tutte le luci presenti in casa, pareva essere stato incantato per non spegnersi mai.

Il pianerottolo era così stretto che Aiden, Hermione e Rose ci entravano a malapena ed era invaso dall'odore penetrante di cibo dal retrogusto carbonizzato, segno che la cucina era vicina e che la cena era completamente da rifare.

"Da questa parte." Fece segno Aiden, allontanandosi dalla pesante porta a doppio battente che era la più vicina alle scale e andando di fronte, verso un uscio lucido dai colori del ferro, che rifletteva la luce della fiaccola e le loro tre immagini grottescamente distorte.

La porta di ferro conduceva a un corridoio lungo, stretto e asfissiante. Non c'erano finestre ma soltanto le solite fiaccole sempiterne, poste ognuna a metà strada tra una serie di porte che si aprivano soltanto sul lato sinistro.

Di nuovo, Hermione e Rose dovettero disporsi in fila indiana per percorrerlo comodamente. Rose era stata più veloce e si era posta dopo Aiden, davanti a sua madre. Non si udiva ancora nulla di riconducibile ai suoni di una battaglia, anche perché ogni altro possibile rumore era coperto dal frastuono dei tacchi di Hermione, amplificato dall'eco.

"Sarà meglio Trasfigurarle." Disse la donna, fermandosi e puntando la bacchetta sulle scarpe. Con un colpetto veloce, le decolté blu si trasformarono in un paio di comode scarpe da ginnastica. Hermione le ammirò con soddisfazione. "Sai, Rose, credo che lo farò più spesso anche a lavoro. Il pomeriggio i miei piedi diventano come due..."

"Aspetta!"

Rose aveva udito qualcosa. Sembrava il rumore di alcune grida, giunte da qualche parte in fondo al corridoio. Anche Aiden se n'era accorto ed era corso saltellando nel punto in cui il muro faceva una piega aprendosi in una scala a chiocciola.

"Credo... credo siano nel laboratorio del padrone!" Esclamò la piccola creatura, facendo attenzione a non parlare a voce troppo alta.

"Dobbiamo scendere ancora più in profondità? Come faremo a respirare?" Esclamò Rose, ma venne zittita da un attento sssh! dell'elfo domestico.

"Sì, sì, devono essere proprio laggiù!" Disse ancora Aiden, ma invece di precipitarsi verso la scala a chiocciola tornò indietro. Si sollevò in punta di piedi, allungò le braccia fino all'estremo e, con le sue dita lunghe e sottili, andò a sfiorare una minuscola crepa del muro altrimenti impercettibile.

Alcune pietre iniziarono a muoversi come i meccanismi di un ingranaggio. Aiden, soddisfatto, si mise da parte con Hermione e Rose, finchè davanti a loro non si aprì l'accesso a un passaggio segreto, piccolo e circolare, che conduceva un'altra scala a chiocciola e ai misteriosi piani inferiori.

"Questo porta direttamente nel laboratorio! È la strada che prende anche il padrone quando non ha voglia di Materializzarsi!" Aiden si affrettò a scendere, poi risalì i gradini e si battè la fronte col palmo della mano. "Abbiamo bisogno di luce, è molto buio qui sotto!"

Rose ordinò Lumos alla sua bacchetta, e la luce rischiarò il percorso. Seguì Aiden giù per la scala, anche se la discesa si rivelò difficile e accidentata. I gradini erano stretti e consumati, così lisci che, se non stava abbastanza attenta, rischiava di scivolare. Le mura erano basse e circolari, e la costringevano a curvarsi per non sbattere la testa. Dietro di lei, sua madre aveva trovato una soluzione procedendo a ridosso del lato interno, dove l'altezza era maggiore.

"Come mai conosci questi passaggi segreti?" Domandò Rose a Aiden. Ignaro dei pericoli, l'elfo domestico balzava giù dai gradini saltellando. "Voglio dire, a te non servono. Puoi Materializzarti ovunque senza dover passare in mezzo ai muri."

"Al padroncino piaceva esplorare il castello, da bambino, e io lo accompagnavo spesso. Ero il suo elfo preferito!"

"Tu sei nato qui?" Domandò Hermione.

"Io sì, ma la mia famiglia non ha sempre servito i Malfoy. Mia mamma lavorava per i Greengrass ed era l'elfa preferita della padrona Astoria, quando non era ancora sposata col padrone. È grazie a lei che siamo venuti qui. La padrona non voleva proprio saperne di separarsi da mia mamma e per questo dopo il matrimonio l'ha portata con sè. Poco dopo, sono nato io!"

"Io ho conosciuto Astoria." Disse ancora Hermione. "Era una ragazza adorabile. Mi è dispiaciuto molto quando ho saputo che era morta."

Aiden si fermò di colpo a un paio di gradini da Rose, rabbuiato. Anche Rose si bloccò e Hermione dietro di lei.

"Noi elfi eravamo molto affezionati alla padrona. Io non ho nessun ricordo, ma la mamma non fa che raccontarmi di quanto fosse dolce e gentile. Dopo la sua morte, niente è stato più come prima." Per qualche ragione, l'ultima frase risuonò macabra.

"Sai nulla di come l'ha presa Scorpius?" Domandò Rose.

Aiden scrollò le spalle ossute.

"Io so che la povera padrona era ancora viva quando il padrone è andato a soccorrerla, e che il padroncino non ha fatto in tempo a vederla morire. Gli è stato risparmiato questo dolore, nella sua breve vita..."

Aiden tirò su col naso, afferrò il bordo della tunica e lo soffiò in un angolino ancora pulito.

"Questo non può essere esatto." Lo corresse Rose. Era molto delusa: non solo Aiden non aveva assistito personalmente agli eventi narrati ma, visto il tipo, se anche fosse stato presente avrebbe fatto confusione lo stesso. Si girò verso Hermione: "Aiden non può saperlo, ma Scorpius l'ha vista morire. È stato proprio lui a dirmelo. Credo fosse il ricordo più nitido che aveva di lei."

"Il padroncino non ha visto morire la padrona." Ribattè Aiden, confuso. "Ve l'ho appena detto. La padrona stava giocando col padroncino, è caduta per terra, il padrone l'ha soccorsa e l'ha portata in camera sua. La mia mamma avrebbe dovuto darle un antidoto, ma quando è arrivata al suo capezzale l'ha trovata già morta. Credo che ti stai confondendo, signorina Rose. È stato il padrone ad averla vista morire, non il padroncino."

Rose aveva già troppi enigmi a cui pensare. Non sopportava che Aiden cercasse di confonderla su di uno dei pochi ricordi che Scorpius le aveva confidato.

"Poteva vedere i Thestral!" Spiegò a Hermione con insistenza, ignorando Aiden. "Tutti i suoi parenti sono ancora vivi e non credo che suo padre lo abbia portato in giro a guardare morire gli estranei. Non c'è altra spiegazione: Scorpius ha visto morire sua madre!"

Aiden era triste e Rose sentiva di doversi scusare con lui per essere stata scortese, ma le parole non uscivano. Era stanca di tutte quelle persone che pretendevano di conoscere Scorpius meglio di lei.

"Non importa come sia realmente successo, forse non lo sapremo mai. Conta solo che delle persone abbiano sofferto. Non è litigando che onoreremo la loro memoria." Hermione pose fine alla discussione.

Aiden aveva perso la voglia di saltellare giù dai gradini, e il trio continuò la discesa immerso in un silenzio pensieroso.

La scalinata parve interminabile, finché a un tratto le voci provenienti dal laboratorio si fecero più nitide. Tutti e tre accelerarono il passo, fino a trovarsi su di un altro striminzito pianerottolo che terminava con una porta.

Hermione, Rose e Aiden si strinsero dietro l'uscio senza osare toccarlo. I contorni erano schiariti dalla luce cangiante del fuoco che scoppiettava dalla parte opposta, nella quale riconoscevano adesso tutti i segnali di un duello.

TBC

***

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