Capitolo 9

Imbracciò l'arco, prendendo istantaneamente la mira nel momento in cui il suo sguardo incrociò quello del suo avversario, la cui mano si era visibilmente illuminata, mostrando un ascia enorme che sembrava emanare pericolo da tutti i pori.
Astarot, di tutta risposta, aveva già scatenato una fiamma nella sua prima mano sinistra, mentre la seconda, sempre di sinistra , teneva ben pronta la sua spada.
La terza mano, quella unica disposta a destra, cercava invece di attirare già il calore del sole a sé, cosicché le fiamme potessero essere, oltre che di più in quantità, molto più forti e capaci di lacerare le essenze altrui.
I suoi capelli bianchi sferzavano a destra e manca a contatto con l'aria e subito il ragazzo comprese, osservando attentamente come il suo sguardo fiammante apparisse cauto, che era meglio tenersi a distanza dal nemico, il quale invece sembrava voler appunto avvicinarsi.
A confermare tale dettaglio vi era sicuramente l'avanzare in accelerata, inizialmente lento, simile ad una danza, poi sempre più veloce.
Ma nonostante sembrassero voler attaccarli, all'inizio, girarono, cambiando strada.
-Astarot?- il ragazzo chiamò la Demone, la quale ritirò il fuoco che occupava il suo palmo -Dovremmo seguirli? O magari è meglio di no?-
- La seconda risposta.- la Demone albina osservò il ragazzo mentre egli deponeva l'arco nel tatuaggio - Se li seguissimo, potremmo trovarci in una trappola. E non è detto che non ce la stiano puntando proprio ora. Meglio stare attenti, nel caso. Love, tieni sempre la mano in direzione dell'arma-
-Roger- l'espressione del ragazzo era intimidatoria a dir poco, tanto che avrebbe strappato un brivido a molti per la sua aria spettrale, ma non alla Demone del fuoco, la quale vedeva in quegli occhi oro, simile a metallo vero e proprio, una brace perfetta e ardente, coincidente alla sua in maniera quasi totale.
Lo aveva scelto per quello, dopotutto.
La prima volta che lo aveva visto, gli era apparso come ingabbiato in una vita che non voleva, con persone attorno che non lo capivano, ma con una fiamma nel suo petto che non voleva smettere di bruciare, tanto da coprirsi di maschere per far vivere quell'identità che sotto sotto lui era... E semplicemente aveva voluto lui come suo protetto.
Non gli aveva chiesto molto di sé, anche perché Love Minatozaki non sembrava uno che ne avrebbe parlato facilmente a voce, ma il suo volto, i suoi atteggiamenti, le sue frasi... Erano letteralmente un libro aperto per la Demone.
E sinceramente Astarot già riusciva ad immaginarsi alla perfezione con tutte le pietre elementari tra le mani, con il ragazzo dai capelli grigi argentei al suo fianco, leggenda tra i demoni, superiore perfino ai Lord.
Nella sua mente, già le fiamme avrebbero dominato il mondo, lo avrebbero bruciato, ridotto ad un ammasso di polvere e tutto il peccato, spedendolo nel nulla. Tutto l'odio umano si sarebbe totalmente dissolto, proprio come il posto in cui vivevano, riducendosi a feccia nell'inferno.
*

D'altra parte, i "nemici" di Astarot e Love Minatozaki, quelli che si erano inizialmente avvicinati per poi cambiare strada, avevano scelto di seguire una scia nuova, questo perché Ravan, la Demone della natura, aveva detto che avvicinarsi a quei due sarebbe stato un totale svantaggio per loro, per non dire una quasi tragedia.
Jack non aveva esattamente capito il perché, dopotutto non li aveva quasi neppure visti, gli altri due, ma non aveva fatto domande, scegliendo di seguire la decisione di quella tipetta bassa, magra, con gli occhi arancio e i capelli lisci, lunghi - in parte blu ed in parte neri- che era la creatura infernale con cui lui aveva fatto il patto.
Ella aveva un passo spedito, saltellante, quasi frenetico come quello di una lepre mentre camminava, difatti il biondo non si sarebbe minimamente meravigliato se le sarebbe spuntata una coda.
Ma non era possibile, si disse il protetto scuotendo la testa, dopotutto le orecchie -o la parte del coniglio che aveva pensato- di un demone o di un angelo erano costantemente sulla testa -o sul sedere- di costui a cui appartenevano... E no, non potevano né essere occultate, né fatte comparire come per stregoneria... e per questo si disse su almeno una decina di volte per l'idea.
Aveva letto in un libro che Ravan gli aveva dato che sia Demoni sia Angeli odiavano essere paragonati alle streghe... E che un entità sovrannaturale particolarmente permalosa avrebbe potuto segnarsi il commento e utilizzarlo come pretesto per farsi i suoi comodi.
Certo, Ravan non era quel genere di essere, anzi, sembrava anche troppo accondiscente, ma mai dire mai, magari sotto quello sguardo color tramonto si celava una bestia di Satana... Beh, sicuro...
Demone e protetto percorsero vari vicoli silenziosi, guizzando da un lato all'altro, facendo continui cambi di direzione, come seguendo una scia di odore.
Jack avrebbe voluto essere a conoscenza di che strada avrebbero raggiunto, ma meglio non sapere, a questo punto.
Proprio dal libro che aveva letto, aveva saputo che Lucifer, il cosiddetto 'secondo lord', soprannominato in tale modo da Ravan, definito da altri 'mezzo lord' o 'uno dei due soli neri' -e chi più ne ha, più che ne metta-, poteva leggere nel pensiero.
E nel caso in cui la creatura infernale avesse messo come propria destinazione il luogo della pietra... Beh. Meglio che lui non desse conferme di troppo, no?
Meglio una persona che due, in questo caso.
Jack si grattò la testa, spostando i capelli biondo cenere dagli occhi azzurro scuro, i quali si erano cacciati sulla sua visuale nel momento esatto in cui una ventata d'aria freddissima gli si era buttata addosso, portandolo poi a racchiudere le braccia attorno alla felpa nera, allacciando tutti i bottoni,uno dopo l'altro, con le mani che tremavano un poco... Per non dire troppo.
Che di mattina, quasi in direzione di mezzogiorno, vi fosse già così freddo, era davvero anormale: da aria tiepida, si era trasformata a fredda ed inquieta, come se qualcosa fosse sul punto di accadere da un momento all'altro.
Come se...
No... Non poteva essere che l'idea fosse reale... O sì?
Jack guardò Ravan, la quale stava accelerando sempre di più il passo, percependo la sua tensione tramite la smorfia che le dipingeva quelle "giovani" goti.
E ebbe la conferma al suo pensiero quando ella fu come presa da uno spasmo, gli occhi che si aprivano in maniera inusuale, per non dire assurda, tanto che sembrava che le uscissero dalle orbite.

Qualcuno aveva trovato la prima pietra.

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