Capitolo 6
- Spegnila-
-Non posso! Ho paura-
- Spegnila ti ho detto! Non riesco a dormire per colpa della tua strafottuta lucina-
-Ma poi... Poi i mostri...- piagnucolò la piccola, gonfiando le guance
- No. Non esistono quei cazzo di mostri! L'unico mostro che può esserci lo divento io se non stacchi quell'affare, é chiaro?!-
-Ma ... H... Haku-
La bambina tremò al vederlo serrare la mandibola, spalancando gli occhi di scatto, prendendo a tremare come una foglia, tirando su col naso e balbettando qualche parola priva di senso, abbracciata all'oggetto luminoso che teneva sul comodino, a minima distanza con il letto.
Prese a piangere quasi subito, singhiozzando ripetutamente, cosa che fece stringere i pugni al ragazzo, il quale non ne poteva già più di stare nella stanza.
Avrebbe voluto picchiarla. Avrebbe voluto renderla sanguinante dalla testa ai piedi, così che finalmente quei due stupidi occhietti avrebbero smesso di fissarlo, di brillare definitivamente, di illuminare il posto a loro volta.
La vita non era luce. La vita era notte, la luce era una mera illusione.
Si tornò a sedere, poi si girò, sbuffando, il volto portato in direzione del muro per non guardare più la mocciosa, attaccando il labbro inferiore con i denti.
Per quella notte avrebbe lasciato perdere.
***
- Devi cambiare, dannazione! Devi cambiare! Perché ti vesti così? Perché sei così? Sei una merda! Ecco cosa sei! Ecco cosa sarai sempre se continui in questa maniera. Devi diventare come gli altri o altrimenti non farai nulla di decente nella vita!-
Silenzio. Silenzio immortale e innaturale, come se non fosse possibile null'altro se non quel vuoto silenzioso.
- Aoi! Allora? Ascolti quando ti parlo o no?!-
Ancora silenzio da parte di Aoi.
Lo schiaffo risuonò in quel giorno invernale prima che il padre facesse una smorfia e si allontanasse con aria disgustata.
-Bene. É chiaro. Non cambierai mai. Ma non meravigliarti se io e tua madre non ti parleremo più e soprattutto non ti giudicheremo parte della famiglia-
Aoi continuò a non dire nulla, andando a portare una mano alla guancia, accarezzandola lentamente con lo sguardo puntato al suolo.
***
Era un altra giornata pessima
Un altra pessima serata, con sempre la solita discussione.
- Per una buona volta, me lo potresti fare questo piacere?! Almeno una, dannazione. Io di notte non dormo per colpa tua, mocciosa di merda-
-Ho paura-
-Tu hai sempre paura! Cazzo, ma non impari mai?!- il ragazzo si alzò dal letto di scatto, scaraventando a terra i libri appoggiati alla scrivania.
Era più stressato del solito, più arrabbiato. Non ci vedeva più. Non riusciva a mettere la sanità mentale davanti a tutto.
- A me non piace il buio- ed ecco che la bambina riprendeva a piangere, guardando con quel castano chiaro Haku, il quale più vedeva quello sguardo e più si sentiva fuori di sé.
Quegli occhioni non lo incantavano. Non lo incantavano più.
Furioso, strattonò la lucina dalle mani della bimba, la quale si mise ad urlare, a pregare che l'altro mollasse l'oggetto, ma gridando peggiorò solo la situazione.
Il ragazzo gettò a terra la fonte di luminosità, spaccandola e così facendo calare un buio tremendo, così pesante che non si vedeva proprio più nulla.
La bambina prese a piangere ancora più forte, ad urlare, a tremare come mai aveva fatto prima.
Continuò a farlo per tutta la notte... O quasi.
Ad un certo punto smise definitivamente di muoversi, mettendosi a parlare tra fremiti d'isterismo.
Attacchi di panico.
Continui attacchi di panico.
Haku non ne poteva più di lei.
***
Un calcio giunse ancora prima che Aoi lo vedesse arrivare, andando a centrare il suo stomaco.
Ricevendo il colpo, cadde all'indietro, piegandosi per proteggere la parte che doleva disperatamente, tanto che sembrava avesse preso fuoco.
Aoi percepì solo un muoversi d'aria prima che un altro colpo si abbattesse sul suo fragile corpo scarno.
Raggiunse una costola: questa, probabilmente, venne incrinata dall'impatto.
Aoi tirò leggermente su col naso, gemendo per il dolore e guardando i carnefici della sua sofferenza.
Bambini.
Come potevano i bambini essere così innocenti e così cattivi all'unisono?
Come potevano pestare e non sentire minimamente empatia per la povera preda che avevano adescato e che ferivano, insultavano e deridevano ogni giorno di scuola?
Come potevano, dei bambini, essere più infernali dell'inferno stesso?
Aoi non lo sapeva e non voleva saperlo.
Un urlo scappó dalle sue labbra quando ricevette l'ennesimo colpo, l'ennesimo danno.
Ma urlò ancora più forte quando presero a tagliare i suoi vestiti ridendo, come se quegli abiti fossero carta, per poi lasciare la figura con solo la canottiera e quella gonna che tanto amava tutta tagliuzzata e strappata, tremante per la gelida aria delle mattine di Febbraio.
***
La catena suonò leggermente, tintinnando, mentre Haku si appoggiava al pozzo, guardando quella mocciosa che, in un altro attacco di panico, a malapena respirava, tremando come una foglia.
Insopportabile. Ecco cos'era quella bambina. Era insopportabile.
Non ci pensò due volte a fare ciò per cui era venuto lì.
No, non ci pensò, anche perché la sua testa era come crollata in un blackout in cui i pensieri erano come bannati.
Fissò quel nero, lo osservò brevemente, scrutandolo.
Era come vedere sé stesso.
E dopo aver osservato con tanta calma, gettò la bimba nel pozzo.
***
Entrambi si svegliarono ansanti.
Entrambi, seppur in due posti diversi, si ritrovarono ad alzarsi e a guardare il soffitto con insistenza, riprendendo fiato che il sonno sembrava aver strappato via dai loro polmoni.
Uno con un demone, il rimanente con un angelo nella stessa stanza.
Era estremamente singolare che in una notte come quella, due opposti nella sorte si fossero svegliati all'unisono per colpa del passato che li tormentava e che sbatteva ripetutamente alle porte della loro menti maledette dalla memoria, incapaci di dimenticare.
Uno per ciò che aveva fatto, l'altra persona per ciò che aveva subito.
Uno per sensi di colpa, la restante per l'odio ricevuto e così per l'odio che, in un modo o nell'altro, rimandava indietro nei confronti di coloro che incontrava tramite falsità.
Entrambi che internamente avevano animi urlanti, sfregiati e sanguinanti, più sanguinanti che in qualsiasi ferita sul corpo.
Nessuno dei due si riaddormentò, quella notte.
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