Capitolo 3

- Non é ancora chiaro come vi sia stato l'incidente sulla via Tverskaya. Le telecamere riescono solo a riprendere un enorme ammasso di fumo che si é spostato col vento in direzione delle macchine. Sono stati però setacciati vari dei negozi che si affacciavano sulla strada e nessuno di essi dava segni di combustione e le telecamere poste in essi hanno mostrato un attività regolare. Sono stati intervistati vari testimoni e nessuno di essi sembra nello stato mentale di poter dare risposte, difatti sono tutti in uno stato di shock. Vi informeremo di più al prossimo aggiornamento-
- Mi viene quasi da ridere. Gli angeli devono sempre essere così stramaledettamente esagerati e... Ovviamente devono fare la propria entrata in grande- il demone si cacciò in bocca una patatina, lanciandosela e riuscendo a fare canestro, le gambe incrociate e il telecomando stretto in una mano che , a conclusione della notizia, aveva ripreso a svolgere uno zapping privo di tregue.
-E gli umani sono decisamente parecchio stupidi. Probabilmente avranno cercato di evitare di parlare del fatto che le persone siano sì in stato di shock, ma che stiano urlando dalla paura di brutti ricordi-
Il protetto, nella stessa stanza, semplicemente stava in silenzio, sdraiato sul letto, con lo sguardo che era guizzato sul proprio demone e le braccia incrociate dietro alla schiena.
-Se non é stato Gavriel con la sua protetta a fare tutto questo, io sono un pinguino- aggiunse il demone, non ricevendo nessuna risposta dall'altro -E tu non potresti spegnere quell'affare? Mi da sui nervi-
Nessuna risposta dal compagno, ancora.
-Ohi. Spegnila- asserí quello con tono autoritario, osservando il ventenne mentre girava lentamente la testa, andando a far guizzare il proprio sguardo sottile di un giallo a sfumature oro in quello carminio del demone.
-No-
-Perché no?- domandò parecchio irritato, facendo schioccare la lingua contro il palato, mettendo particolarmente in mostra i lunghi e affilati canini, agitando le orecchie.
-Perché io non smetterò mai di fumare, neppure se me lo chiedi tu-
Il demone dai capelli violacei con leggere sfumature nere, alzò nettamente gli occhi in direzione del cielo, o più che altro, del soffitto, con piena seccatura.
-Allora vai a fumare fuori da qui. Odio l'odore di sigaretta-
Il protetto ebbe un espressione piena zeppa di disappunto: non riusciva a comprendere. Dopotutto Zepar aveva scelto lui per il contratto, non qualcun'altro, pur sapendo che quella piccola stecca tra le sue labbra si poteva definire la sua cosiddetta droga.
Non avrebbe dovuto scegliere qualcuno che tollerava di più e che possibilmente non fumasse?
In parte si sentiva preso in giro da ciò... E lui detestava sentirsi preso in giro, ma preferí non dire nulla.
Magari era la sua ultima scelta dopo essere stato rifiutato da tanti altri umani, dopotutto non ogni persona vivente avrebbe accettato di andare incontro ad una simile situazione con il rischio di morire che si poteva definire quasi costante.
Già, era abbastanza fuori di testa, lui, ma questo lo sapeva già.
Piuttosto davvero non comprendeva Zepar.
"E chi li capisce, i demoni" pensò, alzandosi dal letto per uscire come richiesto, dirigendosi in direzione del balcone.
Fortunatamente non erano troppo distanti dal piano terra, difatti avevano richiesto una camera al primo piano, quindi non avrebbe avuto troppi problemi con le altezze.
Avevano scelto un hotel completamente casuale: tre stelle, buon servizio...
Il pagamento? Lo avevano svolto tranquillamente con dei soldi rubati ad un conto corrente di uno sconosciuto, semplicemente imparando a memoria il suono della sequenza dei tasti del suo bancomat e fregandogli la carta in un borseggiare talmente tanto rapido da non avergli neppure permesso di capire esattamente come era accaduto e soprattutto quando.
Nonostante la sua plateale irritazione per il gesto parecchio scortese, anche lì non aveva fatto commenti: insomma, da qualche parte dovevano poi dormire e non avevano neppure la più piccola quantità di denaro.
Di certo non si sarebbero messi a farlo per strada come i barboni, sarebbe stato estremamente pericoloso con tutti gli altri angeli ed i demoni in giro... E a dir poco umiliante.
Scacciando il pensiero, si ritrovò a guardare distrattamente davanti a sé, osservando il cielo scuro che simboleggiava che la notte era in arrivo ormai, incrociando, seppur non volontariamente, una ragazza con lo sguardo, la quale se ne stava nella stanza di un altro albergo, senza balcone, ma spuntando dalla finestra.
Appariva estremamente pensierosa.
Aveva capelli castani scuro, non troppo lunghi, con le punte leggermente più chiare e occhi rosa con sfumature arancio.
Il suo volto appariva innocente ed estremamente adorabile ai suoi occhi, seppur fragile ed insensibile in una maniera parecchio strana.
Era magra, bassa, completamente priva di forme se non nei fianchi che risultavano molto pronunciati.
La continuò ad osservare per diversi istanti, da quel balcone, con la cicca della sigaretta inizialmente tra le labbra che cadeva giù in direzione del suolo.
Gli sembrava così... Angelica e bella, così eterea...
Si riscosse nel momento esatto in cui la ragazza si accorse di lui, ricambiando lo sguardo in silenzio.
O almeno così fu per qualche istante e basta, istante in cui i loro sguardi avevano continuato ad incrociarsi, quasi cercando di leggersi, ma comunque un istante soltanto, difatti se ne uscí con un irritato -Cazzo guardi?- che letteralmente lasciò di stucco il protetto.
Sia per l'inaspettato insulto, sia per il fatto che la voce che aveva appena parlato era maschile.
"Ma l'educazione?" Si disse, per poi decidersi ad ignorare totalmente quel tizio così scortese e il suo aspetto che decisamente faceva a pugni con la sua personalità, ovvero quella di un cafone.
Rendendosi conto di aver finito col perdere la sigaretta, semplicemente rientrò, chiudendo per bene la finestra a vetro e tirando giù le tende blu.
Le aveva richieste lui di un simile colore, anche perché in precedenza erano state di un orrendo verde pisello che stonava e che risultava un pugno in un occhio.
-Già finito?- chiese dunque Zepar -Ti ricordavo più lento, Logan. Eri così nervoso da finirla a velocità sovrumana?-
-Mi é caduta- semplicemente disse lui, tornando a buttarsi sul letto, fregandosene del rumore orrendo che emisero le assi.
-Ah, ecco. Anche perché tu ci metti un eternità- aggiunse il demone, concludendo il suo zapping spegnendo la TV.
Logan si strinse nelle spalle, sentendo il desiderio di poter avere nuovamente il filtro tra le labbra.
Era una dipendenza, la sua e non poteva farne proprio a meno.
Il corvino tornò poi, poco dopo, a guardare Zepar, il quale aveva preso a mordicchiare e leccare il proprio pelo per pulirlo, proprio come un gatto.
Lui li odiava, i gatti e continuava a chiedersi come avesse finito con lo stare con quel demone che tanto glieli ricordava.
A detta di Zepar, oltre a lui c'erano altri nove demoni, tutti con caratteri estremamente particolari... Eppure lui era finito con quello che aveva affianco.
-Posso farti una domanda?- chiese Logan con tono cauto, portando l'altro a guardarlo brevemente.
-Spara-
-Quante persone hai visto prima di raggiungere me?-
Il demone piegò un orecchia, poi si diede una leccata ad il proprio polso ed infine rispose -Zero-
-Zero?-
-Zero. Nessuno mi aveva intrigato particolarmente prima, avevano tutti la stessa aurea e cercavo qualcuno di interessante, ma di non troppo debole. Ho visto te e ti ho scelto. Basta . Fine-
-Okay. Grazie-
Logan tornò a girarsi, trovandosi a guardare, seppur con poco interesse, il muro, per poi riportare alla mente l'immagine del castano.
"Lui, per quanto maleducato, mi sembra interessante" si disse, per poi chiudere gli occhi e addormentarsi.

*

-Vuoi restare affacciato a quella finestra ancora a lungo? Datti da fare Mason, qui c'é una sporcizia da fare schifo-
Il ragazzo dai capelli castano scuro si girò in direzione del proprio demone, Satana, osservando la 'sporcizia da fare schifo- ', che in realtà non era neppure presente, anche perché la stanza era praticamente lucida.
Per qualche strano motivo, il lord , o mezzo lord, anche perché se lo cointendeva con Lucifero quel titolo, aveva un disturbo che gli faceva odiare i germi e glieli portava a far vedere ovunque.
Buffo, no?
No.
Mason non lo trovava per nulla buffo, anche perché lui non era capace di portare le soddisfazioni al proprio demone quando doveva lucidare una stanza da soffitto a pavimento.
Se per quello, il ragazzo si sentiva incapace di fare qualsiasi cosa.
Anche di parlare a volte, per quanto se ne stava zitto.
Accettò però in ogni caso lo straccio che il demone gli porse e prese a passarlo sul pavimento, inginocchiandosi, con le braccia che già dolevano ai primi cenni di movimento.
Cercava di mantenere un respiro regolare mentre puliva e con la coda dell'occhio vedeva Satana che spruzzava disinfettante da tutte le parti.
E mentre lo faceva, si ritrovò a pensare al ragazzo del balcone, il quale era arrivato e sparito in un batter d'occhio appena si era dimostrato scontroso.
Era stato più forte di lui reagire in quella maniera: non gli piaceva quello sguardo.
Sembrava quel tipo di persona che cercava di leggerti come un libro aperto, ma lui non voleva essere sfogliato e letto, tantomeno aperto: dopotutto le sue pagine erano quasi tutte strappate e provare a capirlo non portava mai nulla.
Sinceramente non sapeva neppure perché ci stava pensando, perciò si costrinse ad allontanarlo dalla testa.
Doveva pulire per bene il pavimento, altrimenti chissà con che scenate se ne sarebbe uscito Satana.

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