Capitolo 11
Quando Fyodor aveva visto l'angelo Mikael spuntare di colpo, con la sua aurea di luce accecante tutta attorno, i capelli bianchi come la neve e gli occhi di un placido e timido celeste, con la sua pupilla a quadri, mettendosi affianco a Milo, aveva istantaneamente serrato la mascella.
Avrebbe voluto dire tante cose - Anche perché dopo la conoscenza del ragazzo dai capelli neri e dagli occhi azzurro ghiaccio, i due avevano parlato parecchio, lanciandosi sguardi di reciproco interesse, dando alle varie conversazioni un tono scherzoso, quasi seducente per certi versi...- ma si era interrotto nello stesso momento in cui Lucifer stesso aveva fatto irruzione nella stanza, le ali nere come la notte più oscura, oramai spalancate, fregandosene palesemente delle reazioni dei clienti e dei direttori dello stesso bar Черное и белое che all'istante avevano iniziato a correre via il più lontano possibile, scappando dal locale a gambe levate.
Fyodor aveva osservato attentamente l'espressione di Milo una volta dopo aver visto Lucifer, aspettandosi che si piegasse in qualche maniera, che quel suo esser puro, amichevole e perfetto sparisse, anche solo per un istante... Ma non era stato affatto così.
Dopo un attimo di sorpresa molto breve, attimo in cui comunque non aveva mostrato alcun tipo di paura ed in cui semplicemente aveva afferrato la situazione, era tornato come prima.
Nessun genere di espressione malsana aveva attraversato il suo volto, neppure nella più piccola sfumatura, tinta magari nelle sue iridi pacifiche.
No.
Vi era stata solo consapevolezza... Ed una tranquillità disumana, cosa che non solo lo turbava, ma lo disarmava dal suo scudo di sorrisi falsi.
Fyodor, Lucifer, Mikael e Milo sembravano opporsi gli uni agli altri, o almeno, Mikael e Lucifer in maniera definitiva, anche perché nessuno dei due sembrava permettere all'altro di muovere un muscolo per dirigersi verso la prima pietra, anzi, se uno del gruppo opposto si fosse anche solo diretto con lo sguardo al di fuori del bar, probabilmente l'altro avrebbe sfruttato l'occasione per attaccare, sperando in una distrazione, per poi mettersi in volo alla ricerca di ciò che entrambi volevano ardentemente.
Erano dunque in una situazione di stallo, tale da far trattenere quasi il respiro ai due principali opponenti.
I due ragazzi erano invece troppo presi a guardarsi a vicenda per preoccuparsi anche solo di "piccoli" dettagli come il prendere ossigeno.
Il rosso era incentrato nell'azzurro e viceversa.
-Fatevi da parte- asserí Mikael con tono incomprensibile, non dando in essa alcun cenno di nervosismo, cosa che invece vi era alquanto in lui -non lo mostrava, ma era proprio così, strano per una creatura celeste di tale portata-
-Io, angelo Mikael, ed il mio protetto Milo non abbiamo alcuna intenzione di combattere contro di voi.- fece una pausa - Non siete nostri nemici, a nostra visuale, per il momento. Quindi fatevi da parte e noi faremo lo stesso. Puoi leggere nella mia mente ed esserne così sicuro, Signore dei Demoni-
Lucifer non rispose inizialmente, troppo intento a scrutare in ogni singolo pensiero dell'Angelo di Luce.
Se magari Mikael non lo vedeva come nemico, lui invece lo trovava più che un avversario da combattere... E questo soprattutto per lo strano pensiero costante che sbucava nella mente del suo protetto nei confronti dell'altro.
Quel Milo sembrava indebolirlo.
La cosa non gli piaceva per niente: lo irritava.
Sapeva perfettamente che Fyodor gli sarebbe stato fedele, ma non accettava tentennanze di alcun tipo per la 'purezza e perfezione' del partner di uno degli Angeli più pericolosi in assoluto, intelligente quanto pieno di esperienza, cosa che aumentava il livello di avversità che sorgeva nel suo istinto.
Decise però, in ogni caso, di non attaccarlo.
Meglio non perdere troppo tempo in cui invece avrebbe potuto rincorrere la pietra.
*
Alis era ancora legata alla sedia.
Ancora immersa nel buio più assoluto.
Ancora in quella stanza inquietante, con Forneus che sembrava più silenzioso che in precedenza.
Ed ancora con la sua arma intrappolata nella pelle.
Non aveva permesso ad Amanda di strappargliela: vi era riuscita chissà come, anche perché una parte di lei, al di sotto dell'erotismo con cui le si era accanita la nemica, la aveva fatta tentennare più volte.
Quella parte di lei semplicemente era venuta ripetutamente ai trattamenti che la più grande le aveva riservato, sentendo i propri polmoni svuotarsi, inghiottendo a vuoto.
La sua gola le era sembrata così secca ed arida, così difficile da ignorare, con la sua intimità che pulsava e chiedeva di più, molto di più, sempre di più dalla nemica.
Si era sentita malata, malata a farsi toccare e ad amare tali tocchi con tutta sé stessa, godendo del piacere che la sottometteva fino allo stremo dell'orgasmo, svuotandola, per poi far reiniziare la tortura daccapo.
Però, per quanto quella parte di sé la avesse punzecchiata e tentata, Alis ci era riuscita.
La aveva messa da parte, la aveva sconfitta, riuscendo a riafferrare almeno un po' del suo orgoglio e a rendere i tentativi dell'avversaria soltanto fumo e niente arrosto, niente di cui si sarebbe potuta gongolare, ghignando.
E la soddisfazione della sedicenne aveva trovato il suo apice quando l'altra era uscita dalla stanza, lasciandola sola -se non in compagnia di Forneus, ovviamente- borbottando qualcosa come 'ci riproveremo un altro giorno'.
-Visto? Non possono mettermi i piedi in testa- aveva detto al suo Demone, il quale aveva risposto con un -Non ne ho mai dubitato- che aveva semplicemente aumentato la sua plateale fiducia in sé stessa, tanto da essere anche più egocentrica ed arrogante di prima.
Poi però, dopo tempo indeterminato in cui aveva parlato chiedendo possibili visuali di futuro al suo Demone, sempre ricevendo ben poche conversazioni da parte dell'altro, aveva sentito un -No- ringhiato da Forneus.
Questo semplicemente aveva attirato a pieno la sua attenzione: non aveva capito a cosa fosse dovuto e sinceramente non vi riusciva ancora, soprattutto se dopo quelle due lettere, la creatura infernale non aveva più aperto bocca, tornando muto come una tomba e facendole salire un istinto omicida nei confronti dell'altro che non avevano possibilità di paragoni.
Insomma.
Si poteva fare così?
Prima sembrare preoccupati ed allarmati e poi puff, niente, silenzio assoluto?
-Allora, mi dici cosa cazzo significava? Eh?- insistette per l'ennesima volta , non riuscendo ancora a far rispondere il compagno, decidendo dunque di gettarsi sul ripetere -Allora?- fino a far crollare le difese di Forneus, aggiungendo insulti, imponendosi a più non posso... Ma proprio come la partner, il demone era abbastanza paziente -forse troppo- e deciso da non risponderle affatto, portandola ad avere parecchi tic all'occhio e smorfie arrabbiate che aumentavano esponenzialmente, come il tono della sua voce, sempre più alto e innervosito.
Se avesse potuto, probabilmente le sarebbe uscito del fumo della testa per quanto si stava scaldando.
Ma dopo almeno tre centinaia di richiami, di termini scurrili ed alquanto inadatti per un visino tanto innocente come quello della sedicenne e di continui incalzare, la ragazza crollò esausta, mandandolo definitivamente a fanculo per la mancanza di risposta.
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