Capitolo 10
Qualche trentina di minuti prima ...
Il parco VDNKh era il centro espositivo di tutte la Russia, chiamato da alcuni anche VVC.
Era una vera e propria città nella città, fatta di vie, piazze, fontane, prati e negozi.
Ciò che lo caratterizzava maggiormente erano i padiglioni, realizzati durante il periodo sovietico in diversi stili architettonici.
Essa era ideata dagli organizzatori in modo tale che i visitatori, passeggiando all’interno del centro espositivo, compissero una specie di viaggio nell' immenso Paese della Russia– dalla penisola di Kamchatka al mar Nero – in quanto ogni padiglione rappresentava i successi di una delle repubbliche federate.
Le esposizioni erano decorate con i lavori di vari artigianati: tappeti asiatici, oggetti di ceramica e di legno, campioni di stoffe, vasellame, mosaici, e molto altro ancora.
Ognuna di queste costruzioni raccontava, solo al guardarla, infatti, la storia dell’Unione Sovietica, e la storia stessa si mostrava non solo con ciò che era esposto, ma anche con il legno, con la pietra, il vetro e il metallo di queste strutture che lo decoravano, tanto da far apparire un simile posto come il Cuore di Mosca, il Cuore di quella Terra tanto fredda, quanto grande.
Grazie alla linea arancione della metropolitana, fermata VDNKh, le due erano riuscite ad accedere al parco con estrema rapidità, evitando le folle già formatasi alle sette, sette e mezza del mattino, pronti a trascorrervi la maggioranza del tempo libero altrui, i quali lo passavano tra il luna-park fisso e l'incantevole, bellissima pista da pattinaggio, il cui lunghissimo tragitto attraversava l’intera area. Durante le piacevoli passeggiate dei turisti nel parco poi, passate a godere perfino di vari intrattenimenti -come le giostre colorate, gli attori e l'ammirare i numerosi monumenti sovietici che per tanti anni erano stati l’orgoglio del popolo russo- le due si erano persino messe a scavare, sapendo perfettamente ciò che stavano facendo.
Erano nella Piazza Dell’Amicizia Dei Popoli, la quale era proprio nel centro dell'enorme città e, protetta ed angelo, si trovavano sulla fontana che portava lo stesso nome di essa.
Già, sulla.
Questo perché al di sopra della fontana campeggiava il gigantesco covone*, il quale era una rappresentazione dell'abbondanza delle principali colture dell’ex Unione Sovietica. Attorno ad essa vi erano esattamente sedici figure di ragazze che personificavano le sedici repubbliche federali dell’Unione Sovietica, sculture di bronzo ricoperte con un sottilissimo strato d’oro.
Anche il covone era realizzato in rame dorato, ma al centro di esso vi era un piccolo, strano cerchio di terra, cerchio in cui le due figure di erano messe, proprio per scavare, seppur lo stessero facendo con le mani e non con le pale, riuscendo a non attirare l'attenzione della gente solo perché ben nascoste da quell'ammasso di oro e coperte nelle voci da quel chiacchierare chiassoso che nasceva dall'insieme di più di centomila persone.
-Ci siamo quasi, nyan?- fece la ragazza dai capelli azzurri, con tono bambinesco, battendo le palpebre con falsa innocenza, cercando di non ridacchiare, utilizzando per scavare perfino il tirapugni che aveva sulla mano sinistra.
-Quasi- rispose l'altra con tono freddo e vuoto, quasi privo di emozioni, guardando il cielo con aria impassibile, tornando al sollevare la terra il più rapidamente possibile.
-Quanto intendi con quasi, nyaa? Io nyo~glio indietro i miei Mikado- asserí, inclinando la testa e così muovendo i due codini, gli occhi celesti che improvvisamente avevano assunto lo sguardo di un cane... -gatto-... bastonato.
-Lo riavrai- sempre la risposta secca dell'angelo, seguita dallo sbuffo dell'azzurra, sbuffo che però non durò a lungo, anche perché nel giro di una decina di secondi, una sagoma sferica di colore smeraldo sbucò dal terreno, inizialmente ancora coperta, ma che man mano diventava sempre più evidente.
-É questa? Nya? Helel, é questa? Cercavi la tua moneta, nya?-
L'angelo si era impegnata in tutte le maniere per occupare la mente della protetta, spacciando la pietra per una moneta, così che nel caso il primo dei soli neri avesse deciso di far capolino nella sua testa, avrebbe trovato tutt'altro.
Era stato complicato, anche perché la diciannovenne aveva più atteggiamenti bambineschi di un moccioso di quattro anni, ma nel suo studiare quella piccoletta era riuscita a visualizzare i suoi principali punti deboli: i Mikado, la musica, i libri ed i gatti.
Non poteva fare a meno di queste quattro cose e trattando con lei -Anche ricattandola a tratti, per via della sua mancanza di attenzione e alla sua insofferenza alle regole- era riuscita a concentrare le sue attenzioni altrove rispetto all'obbiettivo di sfondo a cui lei aveva continuato a dare attenzione.
-Sí, Eevain. É questa- rispose, scostando gli ultimi cenni di terriccio prima di rivelare quella lucida pietra, la quale sembrava contenere un intero universo parallelo.
Helel, nascosta nella sciarpa e nelle cuffie, non sembrava avere espressioni che potessero anche solo dipingere il suo volto, ma in realtà stava sorridendo.
Allungò tutta la mano e afferrò la pietra elementare, stringendola nel palmo con tutte le sue forze, sentendo la gravità mancare per qualche secondo, mentre tutto si faceva luce nei suoi occhi.
*
Quando Amenadiel aveva sentito l'odore di Helel inondare i suoi polmoni, capì che era il momento di correre.
"Ha sfruttato il proprio potere, dannazione! Con il suo udire il parlare del pozzo..."
-Dorian! Dobbiamo andarcene, svelto!- saltò su, alzandosi dalla sedia del tavolo di ristorante, portando il ragazzo a guardarlo con confusione, come d'altronde tutte le persone che erano in quella stanza, camerieri compresi.
-É urgente-
A tale frase, il protetto imitò il suo angelo, cominciando a correre in fretta e furia fuori dal locale, lasciando a bocca aperta un bel po' di clientela, mentre altri semplicemente alzavano le spalle con plateale mancanza di interesse.
Appena usciti, la creatura celestiale dai capelli viola spalancò le ali, permettendo al corvino poi di aggrapparsi a lui, salendo sulle sue spalle, spiccando il volo, come tante altre figure.
Tantissime ali, nere e bianche, avevano preso a tracciare il cielo come dei pallini in movimento, tutte dirette verso un unico luogo, il luogo che sembrava essere ormai tutto alla mercé dell'Angelo femmina del suono e della sua giovane protetta.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Abbiamo finalmente finito il giro dei venti oc! Ci ho messo un sacco lol... E magari per certi versi è risultato un po' noiosetto? (Spero di no ^^') Con la fine dello scorso capitolo mi sono sentita/o parecchio ispirato/a . Perciò ho partorito questo. E... Quando ho deciso la posizione della pietra... É stata una vera e propria lotta.
Vi ho fatto una lezione su questo parco 😂😂 (esiste davvero, non è inventato. Potete andare a cercarlo su internet xD)
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top