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Una luce nel fondo di quel buio, a fargli da  strada verso quella che sembrava a tutti gli effetti essere una  via d'uscita, vi aveva preso a brillare, indicandogli di seguirla. La figura non la fece attendere e così corse verso quella luce che prendeva a spostarsi  sempre più in là ad ogni passo. La seguì finché non si fermò e non appena la raggiunse tutto scomparve, compreso il ragazzo che si era del tutto cancellato in piccoli frammenti, che avevano preso a splendere in piccoli puntini luminosi.

E tutto come era andato finí, insieme quella luce anche un nome aveva risuonato come un indistinto eco lontano anni luce.

« D-Dailén ? »

A quel sussurro debole e incredulo, il ragazzo ricoverato, aprì pian piano gli occhi verdi annacquati dalle lacrime che incosapevolmente aveva versato e li puntò verso il soffitto bianco e triste, il fastidio della mascherina per aiutarlo a respirare, si sentiva premuto all'altezza della bocca e al naso, il fastidio degli aghi che sottopelle aveva iniziato a dargli una sorta di dolore misto a dolore e pizzichio.

« Si é svegliato ! Che qualcuno venga, presto. Si é svegliato. Si é svegliato ! » urlò di perenne gioia il ragazzo, con le lacrime agli occhi e le mani strette fortemente a quelle del più piccolo, che senza avere la forza di stringere le mosse debolmente.

Una speranza, la quale non aveva mai abbandonato il più grande, quella di non arrendersi, perché sapeva, se lo sentiva che presto o tardi si sarebbe svegliato. Aveva pregato più volte i medici e ai genitori del suo ancora fidanzato di non staccare le spine, perché lui c'era ancora. Non se ne era andato del tutto. Sapeva fortemente che forse ancora non era il suo turno. Lui doveva restare sulla terra, lí con loro. Con quelli che erano i suoi affetti più cari. La sua famiglia. E il maggiore era a tutti gli effetti un membro di quella famiglia dal sapore di calore. Amore.

Il più grande stette senza parola in attesa dei medici, che di gran lunga corsero subito alla loro stanza, visitando i parametri.

Ora osservandolo, non poteva ancora realizzare che quel giorno fosse arrivato. Quello che aveva atteso in silenzio per giorni, ora vederlo concretizzarsi non aveva fatto altro sperare che in realtà non fosse solo un sogno. Solo un allucinazione voluta dai suoi fervidi occhi azzurri.

Dalla sua mente e il suore cuore finalmente di nuovo uniti.

I medici presto gli informarono che tutto era apposto al momento, ma comunque di non farlo affaticare troppo, dacché doveva ancora recuperare le forze che in quei lunghi giorni aveva perduto. Il più grande annuì con un grande e luminoso sorriso, mentre i suoi occhi tempestati di forti emozioni erano fissi sulla figura semisdraiata a letto, intento a guardare il soffitto.

« Ho avvisato i genitori, presto saranno qui ».

« Bene, allora vado a visitare gli altri pazienti. Ma per qualsiasi cosa ci chiami subito » si fece attento a fare sapere al ragazzo che aveva davanti.

Il ragazzo annuì e si avvicinò al suo ragazzo, facendogli presente che era lí con lui prendendogli una mano ancora fredda nella sua e ciò sembró funzionare dato che il più piccolo incrociò i loro sguardi.

Era così bello poter riguardare quegli occhi verdi  dall'innocenza di un bambino. Quel calore che riusciva a infondergli solo stando con lui, nel solo avere un semplice contatto, che sia stata una carezza, un abbraccio o un gesto qualsiasi. Doveva ammettere che aveva davvero avuto molto paura di perdere tutto ciò. Di perdere quel ragazzo che amava più della propria stessa vita . Più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Ma quella paura poi si era disentegrata come creta nelle mani, quando lo aveva visto risvegliarsi, lasciando spazio solo alla meraviglia, sorpresa e poi ancora la felicità.

« D-Darien ? »
Chiamò Kenny, sospirando appena. In realtà quello che adesso viveva in lui non era altro che lo spirito di Dailén, perciò di lui conosce solo il nome e sa che é il fidanzato del corpo che aveva in parte salvato. Ma quello che era chiaro era che non doveva lasciare sospetti. Quel Darien era sicuro di stare parlando con il suo di ragazzo. Dailén.

« Hai bisogno di qualcosa. Di acqua ? »
Chiese premuroso lui, dirigendosi immediatamente verso quello che era un mobiletto, con sopra una bottiglia di plastica acqua naturale e un bicchiere di plastica. Lo prese in mano e ne versò qualche litro.

« Grazie ».
Mormorò Dailén con voce bassa e impastata, nel frattempo che ne approfittò per un momento di chiudere gli occhi e godere di quella sana pace.

Udí dei passi in avvicinamento e poi percepí quella che doveva essere una tiepida carazza data su una guancia, fu lí che aprí gli occhi, sgranandoli di poco come se ne fosse stato sorpreso.

« Non ti sforzare. Ti aiuto io ».
Proruppe il più grande, facendo passare la mano libera sotto la testa di Dailén, in modo di alzarla un pochino e quando ciò fu fatto, gli avvicinò il bicchiere alle labbra dischiuse, facendolo bere.

Incosapevolmente, Kenny sentí il dovere di sostenere il bicchierino, toccando senza volere la mano grande di Darien. Ma nella farlo, rendendosi conto del gesto fatto, sottrasse immediatamente la mano, abbassando poi lo sguardo. Guardarlo era risultato impossibile al momento, era come se tutta l'aria che avesse nei polmoni venisse risucchiata fuori da una forza misteriosa.

« S-scusami. I-io n-non volevo ».

Darien accorgendosi di ciò, si accigliò. Perché Dailén sembrava diverso ? Cosa era successo ?
« Perché ti stai scusando ? »
Chiese amareggiato e con tono serio.

Cosa avrebbe potuto dirgli ? Come avrebbe potuto rispondere a questa domanda ? Era possibile che Dailén in vita sua non si fosse mai scusato ? Che bel guaio, pensò Kenny.

Doveva cercare una scusa e al più presto.

Ma nel farlo, qualcuno pensò bene di distrarre quel momento andato decisamente storto, con la sua entrata.

« O mio dio ! Dailén tesoro ».
Ruppe la voce stridula di una donna, portando così a indirizzare sulle loro sagome lo sguardo di Kenny, ma non di Darien, troppo preso a guardare il ragazzo che faticava a riconoscere.



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