GABRIEL

Lei ha la forma delle mie mani, lei ha il colore dei miei occhi.

Non esistono parole migliori che la possano raccontare perché... come si può raccontare la perfezione? Ogni volta che la rivedo, l'emozione mi assale, mi toglie il fiato e la ragione, mi fa dimenticare ogni mia risoluzione. È talmente bella e dolce da farmi scordare del mondo.

Entra piano nella stanza, con quel passo lieve che sfiora appena la superficie. I suoi piedi nudi sono stupendi. Il mio sguardo risale lungo le sue gambe, accarezza la stoffa leggera del suo vestito, sbircia le curve del suo corpo nell'attesa di poterle svelare. Ogni suo movimento mi fa girare la testa, la distanza tra noi che si assottiglia è una frenesia che mi eccita senza che io possa controllarmi.

Lei sorride, si lascia cadere al mio fianco, l'onda dei suoi capelli mi annega. Non le chiedo mai nulla, non in questi momenti. La mia bocca corre subito a cercare la sua, ci baciamo senza fiato. Forse è davvero perché mi è mancata tanto, forse è solo per evitare di parlare.

Parlare fa male. Parlare, in alcuni casi, è dolore. Noi siamo dolore.

Le mie dita si ancorano tra le sue ciocche miele. Hanno lo stesso colore e la stessa leggerezza del suo profumo. Senza quasi pensare, le sfilo il vestito senza che lei faccia resistenza. Le mie mani corrono ingorde a prendere possesso di quel bene sospirato. Le strappo una risata leggera e un brivido. Si gira tra le mie braccia come una sirena, si abbandona con la schiena sul letto. Io la guardo dall'alto per qualche istante. Vorrei che il tempo si fermasse adesso, vorrei che lei potesse essere sempre qui, così, con quello sguardo innamorato negli occhi verdi, con quell'espressione di felicità a illuminarle il suo viso. Con un movimento lento, sbottono la camicia, i pantaloni, precipito nel suo abbraccio.

Ogni volta il nostro amarci è intenso e disperato.

___________

La luce è grigia e amara, non è ancora giorno. Guardo il soffitto, cerco di riprendere lucidità. Lei è rannicchiata su un fianco, un braccio abbandonato sul mio petto, le gambe intrecciate alle mie. Dorme ancora, o finge di farlo. Sta succedendo di nuovo, lo so, lo sappiamo. Stiamo evitando il problema, stiamo schivando le parole, ma fare l'amore per tutta la notte non riempirà il vuoto delle ore che ci attendono. Siamo al capolinea.

Non al capolinea di un'amore. Quello c'è sempre, e sarei un vigliacco a negarlo. Al capolinea di una passione, quello sì. Perché non si può far sopravvivere una passione in mezzo a tante rinunce. Non si può passivamente accettare una storia vissuta a metà. Non per sempre, e non quando quella persona la vorresti con te in ogni istante. Non ci si può accontentare di un'amore a mezzo servizio. Non quando, con questa donna, io vorrei sia i giorni che le notti, le albe e i tramonti, il sole e la pioggia. Vorrei le stupide attenzioni e il cibo take-away, il cinema di pomeriggio e le serie tv sul divano, le barzellette che non fanno ridere, il raffreddore che ti chiude il naso e ti fa sembrare stupido. Vorrei tutti i momenti imperfetti della vita, invece di sopravvivere aggrappato alla perfezione di poche ore.

"Zoe, dobbiamo finirla".

Lei spalanca gli occhi. Sapevo che non dormiva davvero. D'istinto chiudo i miei, per sfuggire a quel lampo di sorpresa e dolore che emana da lei. La voce che colpisce il mio orecchio è debole, stanca.

"Lo hai già detto l'altro ieri", sussurra prima di quietarsi di nuovo.

"Sì, ma stavolta ho deciso. Dobbiamo finirla".

Silenzio.

È un sì? È un no? Ha senso cercare in lei una risposta, quando io e solo io posso decidere che è finita? Eppure mi accorgo che quella risposta la sto aspettando, con un'ansia nel cuore che mi fa tremare.

"Questa è stata la nostra ultima notte".

Pronuncio questa frase crudele scandendo ogni suono. Forse essere duro mi aiuta a credere in ciò che dico. Forse sto solo cercando di spingerla a una reazione che mi sconfessi. Non lo so.

Lei non dice nulla.

Io mi sciolgo dall'abbraccio, mi metto a sedere sul letto disfatto. Zoe rimane raggomitolata. La sua pelle luminosa accende la penombra della stanza, i capelli sono un mare infinito di possibilità, le ciglia le si disegnano sul volto perfetto. Come tutti gli uomini che non riescono ad avere ciò che desiderano, in questo momento sto pensando solamente a come farla a pezzi. È meschino, ignobile, vile. Ma è l'unica cosa che so fare.

"Voglio una donna che mi stia accanto ogni momento. Sono stanco di poterti vedere solo di notte. Voglio una relazione vera, non questo assurdo compromesso. Là fuori, Zoe, c'è tutto un mondo che non abbiamo mai potuto esplorare insieme, ed è a quello che io appartengo. Non a questa stanza. Questa stanza è una finzione. Come te. Come questa storia".

Lei non dice nulla.

Non mi guarda mentre la pugnalo con le parole, e forse è un bene. Sono come uno di quei killer della televisione, capaci di perpetrare le più assurde atrocità, ma incapaci di sostenere lo sguardo delle loro vittime. Mi alzo, comincio ordinatamente a rivestirmi.

"Voglio una donna con cui trascorrere il mio tempo, Zoe. Tutto il mio tempo".

"Tutto il mio tempo sei tu, e credevo che saresti stato infinito".

La sua voce mi blocca, mi assale, mi tortura. Devo rivestirmi più in fretta o non avrò la forza di andarmene.

"Il nostro tormento sarà infinito, se non prendiamo questa decisione adesso".

"Sono nelle tue mani".

Ha pronunciato quella frase sollevandosi e cercandomi gli occhi per la prima volta da quando abbiamo iniziato questa discussione. Non c'è astio, nel suo sguardo. Solo docile rassegnazione. E speranza, forse. Ma lieve, incorporea. Come lei, che la mia mente sta già tentando di cancellare, di strappare alle sensazioni vive trasmesse dal mio corpo.

"Vado al lavoro", stabilisco deciso. "Al mio ritorno non ci sarai".

"Lo so".

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top