aria tossica

Un'altra bomba era caduta vicino a lui scoppiando in un assordante e insopportabile rumore, ma ormai non lo sentiva quasi più, tutto gli ronzava nelle orecchie e allo stesso tempo sentiva solo la densità di quel silenzio artificiale creato dal suo cervello.
Il fumo gli offuscava la visuale, arrancava nel buio come un cieco, gli occhi lacrimavano facendo colare lo sporco depositato sulle guance verso il mento per poi abbandonarsi in una libera caduta verso il terreno, ogni respiro, ogni movimento era calibrato e preciso come quello di un chirurgo, niente margine di errore, nessuna seconda possibilità, zero ripensamenti, non poteva giocare con il fuoco, sapeva che il minimo errore avrebbe messo al repentaglio la vita dei suoi compagni, la propria e quella di lui soprattutto, non poteva rischiare.
"Mi sto avvicinando all'obiettivo, qualsiasi cosa, copritemi."
Sussurrò con la voce più flebile che riuscì a tirare fuori.
Strisciava tra le sterpaglie e stringeva tra le dita il fucile, così forte che sotto i guanti ruvidi le nocche erano diventate di un bianco simile al latte, in viso una ferita sanguinava unendosi alle lacrime sporche sotto gli occhi, nulla però faceva male, l'adrenalina lo aveva anestetizzato più di quanto potesse fare una dose di morfina.
"Ricevuto, ti guardiamo le spalle."
Si ritrovò quasi a trasalire udito quell'accento britannico che gli risuonò in cuffia, annuì come se lo potesse vedere e continuò a muoversi, con il viso graffiato dall'erba secca o bruciata che si trovava pochi centimetri più in basso.
Pochi metri più avanti c'era l'uomo che doveva sopprimere e Soap giurò di aver sentito il sangue diventare come ghiaccio nelle sue vene, gli occhi azzurri salirono attentamente sulla figura dell'uomo in mimetica e nonostante la visione ridotta e il bruciore che provava, si alzò senza fare alcun rumore, furtivo come una lepre e leggero come una rondine, mettendo in atto ogni duro allenamento dell'esercito.
Arrivò alle spalle dell'uomo con il pugnale seghettato stretto nella morsa del guanto ma la terra tremando lo fece cadere per terra con il viso schiacciato contro le pietre dell'asfalto dissestato, l'uomo si voltò rivelando la maschera di Ghost, si avvicinò a lui con in mano una pistola, Soap aggrottò le sopracciglia, poi un rumore assordante raggiunse i suoi timpani.
"Soap!"
Una volta
"Soap rispondi!"
Due volte, diventava insopportabile.
"Jhonny cazzo svegliati!"
Lì diventò tutto nero, poi bianco, poi di nuovo nero, si sentiva in una nube di gas tossici, non vedeva, si sentiva soffocare. Poi tra il fumo, le nubi e il soffocare vide finalmente la sua oasi, la sua piccola pozza di acqua fresca: gli occhi chiari di Ghost e lì si svegliò alzando bruscamente il busto dal materasso su cui era sdraiato e lasciando andare un urlo strozzato, come se ancora qualcuno stesse indirizzando verso la sua gola fumogeni di ogni tipo.
"Jhonny...cazzo mi hai fatto preoccupare."
Lo scozzese si girò verso la voce udita, aveva i pugni chiusi, gli occhi lucidi e qualcosa su un fianco, fece scendere lo sguardo andando a incappare con la mano ruvida e segnata di Ghost poi si spostò senza alcun ordine dato dal suo cervello.
"Non toccarmi, non toccarmi t-ti stavo uccidendo..."
Ghost sapeva bene cosa stava succedendo, ma purtroppo non aveva la stessa consapevolezza sul come comportarsi, così spostò la mano cercando di essere il più delicato possibile.
"Jhonny è finita, non mi hai mai ucciso e non ci hai tentato...è finita non siamo più lì."
Soap si portò le mani ai lati della testa picchiettando con le dita sulle tempie e ripetendo le stesse parole intimamente come una preghiera, gli occhi persi tra le coperte sfatte e la mente assente e in lotta con sé stessa.
"Siamo a casa adesso, siamo solo noi due, nessuno si può fare del male qui, Jhonny sei al sicuro..."
Il britannico tentò ancora di richiamare l'attenzione del moro su di lui, riuscendoci solo quando gli prese le mani allontanandole dal volto.
"Va tutto bene, mi credi? Va tutto bene..."
Gli occhi azzurri di Soap raggiunsero quelli di Ghost con una lentezza disarmante lasciandosi poi andare con la testa sulla sua spalla scoppiando subito dopo in un pianto liberatorio.
Il britannico iniziò ad accarezzarlo piano sulle braccia, in seguito tra i capelli e sul viso asciugando poi con l'indice le limpide lacrime che gli attraversavano le guance verticalmente.
Ghost sapeva cosa significasse ritrovarsi in un guerra da un momento all'altro, nella mente e nella realtà, sapeva il dolore lancinante provato al petto, il cervello che sembra volerti uscire dagli occhi, il fiato che graffia la gola, i polmoni.
Sapeva di non poter fare nulla, ma quando abbassò lo sguardo verso il compagno e lo vide dormire nuovamente tra le proprie braccia un brivido di consapevolezza e fierezza lo attraversò.
"Ti proteggerò sempre Johnny, non perdere mai la fiducia in me."

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