FILO SPINATO
Infilza il terreno
già sanguinante.
A calcare il dramma
di esecrazione intriso,
le urla dei campi.
L' agonia dietro
a sbarre di ferro spinate
che tagliano
il confine squarciante.
Passi violenti
in marcia, fieri.
Bende ciniche sugli occhi
per non vedere
divise rigate e senza dignità;
strafottenza superiore
senza pietà,
percosse umilianti
per punire
ogni forma di diversità.
Carogne marchiate
senza identità.
Sadiche
schernevoli uniformi,
contemplano e assecondano
ariane pazzie;
razza bastarda
che non merita di vivere
ma solo di soffrire.
Anguste celle
dove la morte dimora;
i Porci banchettano nei loro salottini privi di moralità
mentre il grammofono suona.
In lontananza echi di spettri
dai volti abbrutiti,
consumati dai lavori forzati.
NUMERI in fila disossati e scheletriti
attendono
l' ultima doccia
al profumo di gas.
Nelle fosse
le carni di quei corpi vuoti
scarnificate, ammassate, martoriate, livide
si decompongono.
Forni fumanti, esausti
regalano al vento
mucchi di cenere.
Rami spogli
esalando l' ultimo respiro
si accartocciano piegandosi,
perdendo
le sfinite, disperate forze...
Dal cielo sepolcrale
piovono
LE LACRIME DELLA MEMORIA.
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