Capitolo 19: Un nuovo amico
Nonostante Teresa e Asha mi avessero promesso che sarebbero venute ad accompagnarmi, non ero per niente tranquillo e felice di tornare a scuola. Sapevo che tornare fosse la cosa migliore, ma ero ancora triste per Giulia, inoltre non volevo sentire frasi di condoglianze oppure vedere la pietà negli occhi degli altri.
Quella sera, poco dopo aver finito di cenare, uscii per farmi un giro e per riflettere su tutto quello che era successo. Il freddo di dicembre che mi circondava, per un attimo, mi fece far venir voglia di tornare al caldo, ma avevo davvero bisogno di stare un po' fuori.
Dopo un lento camminare su un marciapiede che ogni tanto era occupato da un po' di spazzatura di vario tipo, arrivai in un piccolo parcogiochi deserto.
Colto di sorpresa dalla nostalgia verso le altalene, mi sedetti su una di essa e iniziai a dondolare.
"Quando è stata l'ultima volta in cui sono salito su una di queste?" pensai mentre osservavo la strada di fronte a me.
Pochi minuti dopo, la voce di un ragazzo con un forte accento straniero, mi fece ridestare dai miei pensieri.
«Ehi! Che ci fai al mio posto?»
Subito dopo, il tipo si sedette sull'altalena accanto a quella dove stavo io.
«S-scusa, se vuoi mi al-»
«Tranquillo, non serve. Il parco mica è mio» mi interruppe quello mentre collegava le sue cuffie al telefono.
Dopo aver finito, i suoi occhi verdi si fissarono sui miei e la sua mano destra piena di anelli argentati si avvicinò con lentezza verso di me per essere stretta.
«Io comunque sono Alecu, molto piacere.»
Tentennai qualche secondo, prima di presentarmi e unire le nostre mani in una stretta che durò un secondo.
«Io mi chiamo Mirco»
«Merda! Hai le mane ghiacciate. Ti secca se mi accendo una sigaretta?»
«No. Fa pure» risposi atono.
Il tipo con un sorriso fatto da denti ingialliti estrasse da una tasca un pacchetto di Winston blue già aperto per poi estrarre una sigaretta.
«Non sei di... queste parti. Come mai qui?» domandò lui mentre buttava fuori dalla bocca del fumo.
"Che gli dico ora?" pensai attanagliato dalla tristezza e dall'incertezza.
Dopo pochi secondi, passati in silenzio, Alecu prese di nuovo parola.
«Trasferito da poco? Io abito qui da quasi tre anni, la lingua l'ho imparata solo perchè ho il papà italiano.»
«Io... Diciamo che al momento abito in questa zona» asserii, poco dopo, con lo sgardo rivolto a terra.
«Capito. Per me non è male, vengo spesso in questo parco.»
"Meglio che vada. Non ha senso restare qui" pensai per poi alzarmi.
Feci solo pochi passi, prima che Alecu mi domandasse: «Che ne dici di andare a fare un giro?»
Sorpreso da quella domanda, rimasi immobile e con il cervello in panne.
"Perché? Che faccio?"
«Non staremo via tanto. Coraggio!» mi rassicurò lui.
"Tanto non ho niente da fare e magari mi faccio pure un amico."
«Ok» dissi per poi voltarmi verso di lui.
«Hai in mente un posto sp-»
«Muoviamoci che mi si stanno congelando le palle» mi interruppe lui saltando dall'altalena.
Poco dopo essere usciti dal parco, camminammo con le mani in tasca e a passo spedito verso un condominio.
«Qui ci abita un mio amico che fa... Insomma lui fa... Roba» affermò Alecu a pochi passi da un citofono al lato di un portone marrone.
«Roba?» domandai con un sopracciglio inarcato.
«Lui fa... Come si chiamano? Disegni sulle persone»
"Cosa? Ma che dice?"
«Appena entriamo in casa sua, vedrai. Non ci metteremo molto» disse lui per poi premere su un pulsante del citofono.
Pochi attimi dopo, una voce impastata dal sonno sbucò dall'interfono
«Chi è?»
«Sono Alecu, ho portato un amico, famm-»
Un suono elettrico lo interruppe.
«Dai, andiamo» mi esortò Alecu col sorriso mentre apriva il portone.
Nel frattempo che salivamo le scale, Alecu si fermò su un gradino e con gli occhi spalancati affermò: «Tatuaggi. Ecco come si dice.»
"Sul serio?" pensai sorpreso.
«Ti ho sorpreso?» domandò Alecu.
Non avevo mai conosciuto nessuno di quel mondo, perciò fui al settimo cielo in quel momento.
«È quello che voglio fare da grande» dissi euforico.
Alecu, fece un risolino che per un momento non capii.
«E pensare che io ti ho portato qua per ottenere un tatuaggio a poco» asserì Alecu per poi riprendere la salita.
Arrivati al terzo piano ci fermammo difronte a una porta che non ci mise molto ad aprirsi. L'uomo che ci aprii era piuttosto giovane e palestrato, ma il dettaglio che più attirò la mia attenzione furono i suoi occhi.
Due sfere oscure con al centro iridi di un rosso acceso.
Rimasi a fissare in silenzio quegli occhi per pochi istanti, ma furono sufficenti al tipo per iniziare a vantarsi.
«Sono belli, vero? Io li adoro, esaltano la mia bellezza.»
Alecu con una mano sulla faccia, scosse più volte la testa mentre io rimasi fermo e con lo sguardo vagante.
«Lu... Facci entrare, il mio amico si è solo spaventato» affermò Alecu con le sopracciglia inarcate.
L'uomo per nulla infastidito si fece di lato e con le braccia ci fece segno di entrare. Dopo aver attraversato l'ingresso, di fronte ai miei occhi si palesò una stanza pieni di disegni appesi alle pareti, un tavolino con sopra vari attrezzi e una sedia nera reclinabile.
«Una promessa è una promessa, hai portato un amico che vuole farsi un tatuaggio perciò... Aspetta un secondo! Ora che lo guardo meglio... Ma hai portato un ragazzino?» chiese l'uomo a braccia conserte.
"Sul serio?"
«Che problema c'è?» domandò Alecu mentre si grattava la nuca.
L'uomo con le labbra pressate e gli occhi spalancati sollevo entrambe le braccia in alto per poi mettere le mani sulla testa glabra.
«Qual'è il pr-»
«Non posso fargli un tatuaggio! Non vedi che è solo un ragazzino che va alle superiori? Dovrei sbattervi fuori a calci.»
«Aspetta! Deve esserci un malinteso. Io no-»
«Ragazzo, risparmia le parole e tu Alecu! Scordati il nostro patto. Niente sconto!» mi interruppe l'uomo con lo sguardo rivolto verso di me per poi volgerlo ad Alecu.
Alecu scosse più volte la testa per poi abbassarla mentre mormorava qualcosa in una strana lingua. Io invece alzai di poco le mani e feci due passi indietro.
«Signore, non sapevo nulla! Però ora che sono qui, devo dirle che ammiro il suo lavoro e che... si insomma io...» asserii veloce, in preda al panico.
«Ragazzo. Respira piano e cerca di non svenire»
«Io... Voglio fare il tatuatore» affermai con gli occhi chiusi.
Una volta riaperti, osservai che la faccia dell'uomo era sorpresa.
«Quindi... Fammi capere bene. Sei qui per?» domandò l'uomo con entrambe le braccia sui fianchi e con lo sguardo fisso sui miei occhi.
"Sembra un demone."
«Alecu... Lui mi ha... portato qui perchè io volevo conoscerla. Solo questo! Lei è il rpimo tatuatore che incontro» affermai con la speranza di risultare convincente.
L'uomo per qualche istante rimase zitto a osservarmi con espressione neutra e poi... Scoppiò a ridere.
«Fantastico! Non me lo aspettavo! In sei anni di carriera non mi era mai successo! Se hai domande a riguardo sono lieto di poterti rispondere.»
La tensione nel mio corpo diminuì e io sorrisi.
«Come ha iniziato la sua carriera?»
L'uomo passandosi un dito sotto il naso e con un risolino iniziò a raccontarmi tutte le sue vicissitudini, nel mentre Alecu con gli occhi all'insù fece avanti e indietro per la stanza.
«Alecu, se non ti siedi ti cacccio a calci in culo» affermò l'uomo a un certo punto.
«Mirco, hai finito? Rimanere qui per me è inutile» disse Alecu a braccia aperte.
"Forse è meglio andarcene. Devo tornare a casa."
Usciti da lì, Alecu mi mise una mano sulla spalla e mi disse: «Amico, ti chiedo scusa. Volevo solo farmi fare un... come si diceva? Hai capito, no?»
«Tranquillo, alla fine è stata un'esperienza piacevole.»
Alecu, non aggiunse altro finché non uscimmo dal condominio.
«Senti, so che non sono affari miei, ma in quel parco sembravi quasi come se fossi... come si dice? Hai presente quando muore qualcuno?»
"Purtroppo sì" pensai con i pugni serrati e con le labbra serrate.
Dopo pochi attimi di silenzio, mentre camminavamo Alecu riprese a parlare.
«Sai cosa? Non son-»
«Oggi sono stato al funerale di mia cugina» lo interruppi celere.
Lui, si fermò subito dopo. Aveva gli occhi sgranati e la voce che tentennava. Provò a farfugliare una frase di senso compiuto ma non ci riuscì.
«Domani dovrei andare a scuola, ma non ho voglia di... Non voglio che...» dissi mentre volgevo lo sguardo a terra e con le lacrime negli occhi.
«Ti fa rabbia... Lo so. Non serve che aggiungi altro. Ascoltami per un minuto. Solo uno» asserì per poi umettarsi le labbra e farmi segno con una mano di aspettare.
«Non devi permettere che la morte ti porti via la felicità. Mai! Per nessun motivo, devi mollare la tua felicità. Domani potrai anche non andare a scuola ma come lo passerai? Tra le lacrime e con un senso di rabbia e dolore? Non farlo» continuò pochi istanti dopo con un tono di voce più aspro.
Sorpreso da quel discorso, lo guardai in faccia, accigliato e con la bocca semiaperta.
«Ho proprio fatto un errore con te, per risparmiare non mi sono fatto problemi a portarti da Luca. Sono un... egoista?»
"Sì, però sono felice di averti incontrato."
«Me lo chiedi perchè non sei sicuro del termine?» chiesi divertito.
Alecu mentre si passava una mano dietro la testa, sembrò pensarci con molta dedizione.
«Sono felice di averti incontrato. Non avevo mai conosciuto un tatuatore prima d'ora, in più con un tatuaggio come quello! Io non riuscirei mai a farmene fare uno così.»
Lui sorrise per qualche istante, poi mi fece un'altra domanda che siglò l'inizio della nostra amicizia.
«Ti va di scambiarci i numeri?»
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