Serge X
De Tracy, nonostante la notevole stazza, non faticava a nascondersi tra gli alberi che circondavano il villaggio Irochese e Serge – che aveva impiegato anni ad affinare l'arte di rendersi invisibile durante la caccia – non poté che apprezzarlo un poco di più.
«Siete certo che il vostro compare non ci tradirà?» chiese a un tratto il capitano.
Dai fruscii incerti che si udirono dal folto della macchia, quel dubbio doveva essere condiviso dai suoi uomini, perché si strinsero attorno a loro per udire la sua risposta.
«Perché dovrebbe? Ahanu odia questa gente al pari dei francesi, come tutti gli Uroni.»
«Eppure è l'unico che ha risposto alla vostra chiamata e si è offerto di farci da guida.»
Serge si guardò bene dal menzionare il fatto che Keme era anche sua nipote: si sentiva più al sicuro nel lasciar credere al comandante di star salvando due donne bianche e non una meticcia illegittima e la sua matrigna.
«Suo fratello Ahiga non era al villaggio quando sono arrivato e non potevamo certo fermarci ad aspettare che lui e i suoi compagni risalissero il San Lorenzo. Se così non fosse stato, sono certo che si sarebbero uniti a noi.»
"Non è vero" protestò la voce della sua coscienza. "Non puoi essere sicuro: Ahiga disprezza Marion quasi quanto ama Keme! E gli altri... Perché dovrebbero battersi per l'uomo che li sta derubando?"
De Tracy aggrottò le sopracciglia, chiaramente insoddisfatto della maniera con cui aveva svicolato la sua domanda, ma non ebbe il tempo d'indagare oltre: dall'altra parte del villaggio si levò il richiamo cristallino di un'allodola e Serge strinse la presa sul suo moschetto.
«La via è libera.»
Aveva partecipato a degli scontri, in passato, ma si era trattato di piccole scaramucce tra bande di amerindi, o di un incontro commerciale con esploratori inglesi e olandesi che si era fatto troppo teso.
Il mestiere di soldato non aveva mai esercitato alcuna attrattiva sulla sua indole turbolenta — pur potendo permettersi, per nascita, di comprarsi una buona posizione nell'esercito. Dunque non avrebbe mai immaginato di dare l'assalto a un villaggio irochese insieme a una brigata di mercenari; e il fatto che tutti – perfino il gracile spasimante di Jeannette – paressero molto più esperti di lui aveva di certo contribuito al suo nervosismo.
Ma Serge aveva dalla sua una buona mira e la feroce determinazione a ottenere vendetta per la morte di Pierre e per il rapimento di Marion e Keme.
"Sono lì, da qualche parte" si disse, per farsi coraggio mentre avanzava fuori dal riparo degli alberi. "Aspettano che le riporti a casa."
Non contemplò nessun altro scenario: sapeva che, se solo avesse esitato e si fosse lasciato ghermire dalle sue paure più nere, non sarebbe stato in grado di scendere in battaglia.
Fuoco, ovunque.
Fuoco sui tetti delle lunghe case, fatti di frasche e catrame, che bruciavano veloci e spandevano intorno un fumo denso e nero, che rendeva ogni cosa indefinita.
Fuoco nei campi di granoturco già devastati dallo scontro.
Fuoco che si avvolgeva attorno ai corpi e alle vesti delle persone e le ardeva vive mentre queste si dibattevano come pesci presi all'amo.
E nel mezzo di quella carneficina, Serge si aggirava chiamando a gran voce la figlia, senza più infierire sugli Irochesi: non erano rimasti che donne e vecchi e bambini che cercavano disperati una via di fuga dall'inferno.
«Dannato chi ha appiccato queste fiamme!» ringhiò, e sentì le lacrime salirgli agli occhi per il fumo e lo sconforto.
"Non le troverò mai!" pensò, col cuore in gola.
D'improvviso si scontrò con un bambino e quello barcollò e si aggrappò disperato alle sue ginocchia. Serge fece per spingerlo via con la canna del moschetto, irato, quando scorse un paio di familiari occhi neri scrutarlo da sotto una frangia malamente tagliata.
«A'istęh?» mormorò Keme, mentre il terrore lasciava spazio alla meraviglia e poi alla gioia. «A'istęh!»
Serge l'afferrò per un braccio e la sollevò quasi fosse stata una piuma d'oca, serrandosela contro il petto mentre attraversava il villaggio per portarla in salvo, brandendo il fucile con rinnovata carica. Per un breve istante, Dio e i suoi miracoli gli erano paesi tangibili quanto una fetta di pane: stentava a credere di aver avuto una tale fortuna, ma si sentì grato bei confronti di qualsiasi forza muovesse l'universo. Sua figlia era di nuovo tra le sue braccia e non c'era nient'altro che contasse al mondo che non fosse portarla al sicuro.
«Va bene» bisbigliò quando la udì singhiozzare, voltando il capo affinché non vedesse che pure le sue guance erano umide e rosse. «Va tutto bene. Sta tranquilla, è tutto finito...»
Solo quando la depositò sul limitare del bosco si concesse di tornare a respirare normalmente e di gratificarla di un'occhiata più approfondita. Seppur pallida e molto scossa, Keme sembrava illesa: gli Irochesi le avevano tagliato i capelli sopra le orecchie e le avevano messo addosso una loro veste, ma non parevano averla maltrattata.
"O forse non ne hanno avuto il tempo" pensò Serge, digrignando i denti. E un secondo pensiero, decisamente più sinistro, lo fece irrigidire.
"Non ne hanno avuto il tempo... Perché erano impegnati a torturare Marion?"
«Dov'è Marion?» chiese alla figlia, poggiando un ginocchio a terra affinché i loro sguardi fossero alla stessa altezza. A quella domanda, il viso di Keme si contorse in una maschera di paura e dolore.
«Là» balbettò, alzando un dito tremante per indicare una capanna che sorgeva sul limitare del villaggio e che era ormai del tutto avvolta dalle fiamme.
Qualcosa si spezzò nell'animo di Serge, che cadde a sedere nell'erba folta del sottobosco e fissò attonito, senza davvero vederli, gli uomini di De Tracy che ponevano fine allo scontro.
Era stata una schiacciante vittoria per i francesi e Marion vi aveva perso la vita: due concetti alieni e inconciliabili per la sua mente confusa e per il suo animo dilaniato dall'orrore.
"Mia moglie è morta."
Non provò il miscuglio di rabbia e rimorso che l'aveva colto quando aveva assassinato Adelaïde, né la follia che si era impadronita di lui quando Yarhata era spirata. Era un dolore amaro come la vecchiaia, simile alla nostalgia delle cose perdute senza mai averle davvero possedute.
E a stemperarlo c'era il rammarico, pungente quanto un ramo di biancospino, che gli rimproverava di non aver saputo trarre il meglio da quella donna che la sorte gli aveva regalato come sposa.
Poi Ahanu emerse dalle fiamme coi modi silenziosi che gli erano soliti, l'enorme figura che si stagliava contro il rosso dell'incendio come il profilo di un santo sui vetri piombati delle chiese.
Sulle prime, Serge non comprese cosa fosse il fagotto che aveva tra le braccia: fu solo quando una ciocca di capelli bruni e carbonizzati scivolò da un lato e Keme lanciò un grido di contentezza, che riconobbe il volto butterato di Marion.
Saltò in piedi con rinnovato vigore e il sollievo che gli invase le vene fu così intenso che incespicò nel tentativo di precipitarsi verso l'amerindio.
Ahanu si sistemò meglio Marion contro la spalla: pareva straordinariamente piccola e inerme e Serge provò una fitta al cuore.
«Dammela!» ordinò con voce soffocata, tendendo le braccia.
«È viva, ma per poco» lo ammonì l'altro, passandogli il suo prezioso carico. «Era svenuta davanti alla porta di quella casa laggiù...»
Ma Serge non lo stava già più ascoltando, poiché era intento a osservare con la massima attenzione le palpebre di Marion, che si stavano lentamente sollevando.
«Siete un angelo?» chiese con voce rauca, le labbra socchiuse in un'espressione così colma di stupore da strappargli una risata.
«No, mia cara. Decisamente non un angelo.»
Solo allora lo riconobbe e si agitò nella sua stretta, voltando il capo da una parte all'altra.
«Keme...?»
«È salva» la rassicurò lui, facendo cenno alla bambina di avvicinarsi. La piccola obbedì come se non stesse aspettando altro che il suo permesso e posò una manina sulla guancia di Marion, accarezzandola con affetto là dove il fuoco aveva sovrapposto nuove ferite alle cicatrici del vaiolo.
Gli occhi della donna si riempirono di lacrime.
«Sono stata... Così in pena...» singhiozzò, tentando di fermare il pianto con il dorso della mano. Per un istante un sorriso tremulo si affacciò sul suo viso, subito sostituito da una nuova ondata di lacrime.
«Non fare così» protestò Serge, abbassando il capo verso il suo come se non vi fossero altro che loro due al mondo. «Siete salve entrambe, siete vive... Perché piangi ancora?»
Marion dovette cogliere la disperazione nella sua voce, perché con evidente fatica si calmò un poco e strofinò tra due dita una ciocca strinata.
«Che peccato» sussurrò, in tono forzatamente ameno. «Ho sempre avuto dei bei capelli.»
Serge strinse la presa sulle sue spalle e la costrinse a fissarlo negli occhi seri.
«Non mi sei mai sembrata così bella.»
«Pensavo che non foste il tipo d'uomo che scambia il vero per il falso per entrare nelle grazie di una donna» lo rimbeccò lei, ma le era tornato un po' di colore sulle gote e gli occhi scuri s'erano fatti più animati.
«Non lo sono» confermò Serge e le sfiorò le labbra, rese irregolari e fredde dalle cicatrici, con un casto bacio. «Avevo solo bisogno di qualcuno che m'indicasse dove guardare.»
Poi si sottrasse al suo sguardo stupito e imbarazzato, l'appoggiò con delicatezza sul terreno e lasciò che Keme s'occupasse di lei, poiché in quel momento non avrebbe sopportato di vedere disgusto o rifiuto nei suoi occhi.
E d'altronde, lo sguardo che De Tracy gli rivolse quando lo raggiunse valeva più di molte parole: quella piccola schermaglia non era che l'inizio.
Incredibile ma vero, sono riuscita ad aggiornare. Questo capitolo mi ha fatto dannare in molti modi: innanzitutto c'era un esame (a blocco, quindi in realtà erano 6 🙈) di mezzo, poi la scena non usciva mai come volevo io... Alla fine ho rinunciato a cercare di descrivere lo scontro e sono passata direttamente alla succulenta fase finale, che spero vi abbia almeno un poco ripagato dell'attesa 😂😏😏
Chissà, se mai avrò il coraggio di revisionare questa storia poi ci rimetterò mano. Al momento sono cotta da questa giornata d'esame, quindi mi scuso in anticipo per eventuali errori-orrori, il capitolo è privo di revisione 🙈
Poi ho fatto un calcolo... E mancano dodici capitoli alla fine della storia 😱 mi sembra di averla iniziata ieri aiuto ahahahah
Gli aggiornamenti potrebbero risultare irregolari perché la mia sessione non è ancora finita... Tuttavia non vi preoccupate, ci sarà un (breve) periodo di tranquillità per i nostri poveracci 😂
Enjoy ❤️
Crilu
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